Alfabeta - anno VII - n. 78 - novembre 1985

Giornale dei giornali Crisei riforma delsistemamonetario D omenica 22 settembre. All'Hotel Plaza di New York sono riuniti i ministri finanziari e i governatori delle banche centrali del Gruppo dei Cinque (Usa, Gran Bretagna, Francia, Giappone e Germania Occidentale). Viene diffuso un comunicato nel quale i Cinque manifestano la propria volontà di intervenire in modo concertato sui mercati valutari, in particolare per abbassare la quotazione del dollaro, considerato sopravvalutato. La quotazione troppo elevata della moneta americana penalizza le esportazioni degli Stati Uniti, mentre favorisce le importazioni, ed è perciò indicata come una delle cause del deficit crescente della bilancia commerciale Usa e della marea protezionistica che sta salendo nel Congresso. Il giorno seguente, lunedì 23, il dollaro perde in media il 5% rispetto alla chiusura del venerdì precedente. La moneta Usa inizia così la sua parabola discendente, pilotata dalle banche centrali. Mercoledì 2 ottobre. Si apre a Seul, con la riunione preparatoria del «gruppo dei 24» (paesi in via di sviluppo) il meeting annuale del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Accanto ai problemi propriamente monetari, il meeting è dominato dal problema dell'indebitamento dei paesi del Terzo mondo (dell'America Latina in particolare) e dei possibili modi per assicurare a tali paesi il flusso finanziario'indispensabile I I Il boom del videoregistra- '' tore a cassette (VCR) in America è stato lento ad arrivare, e sarà veloce nello svanire. Il mercato del VCR è di fronte alla saturazione (glut)». Così esordisce un recente «Business Brief» dell'Economist. Infatti entro la fine di quest'anno il 25% delle famiglie americane avrà un VCR. La soglia del 25% è considerata cruciale perché è a questo livello che in Giappone e in Gran Bretagna l'incremento delle vendite dei VCR ha cominciato ad assumere un ritmo più blando. Si prevede che già nel corso del 1986 l'incremento annuo scenderà dal 45 al 10%. Per quanto possa sembrare strano, la diffusione del videoregistratore è stata più precoce e più rapida in Gran Bretagna che negli Stati Uniti. Il VCR è stato introdotto in Usa nel 1975, ma per cinque anni i consumatori sono rimasti piuttosto freddi. Il decollo è avvenuto solo nel 1980, quando le vendite dei videoregistratori hanno superato per la prima volta quelle degli apparecchi televisivi. Il fenomeno è da porre anche in relazione ai prezzi: nel 1983 il prezzo medio dei VCR venduti in Usa (quasi tutti di produzione giapponese) è sceso attorno ai 600 dollari; quest'anno si è giunti a 300 dollari, ma ci sono già segni che si arriveràpresto attorno ai 150 dollari. I .J Index - Archivio Criiico del!'Informazione per tenerli a galla. Martedì 8 ottobre. A Seul, il segretario del Tesoro Usa, Baker, annuncia il piano americano per affrontare l'indebitamento internazionale. Il piano, che aveva già suscitato alcune polemiche nei giorni precedenti in base alle anticipazioni della stampa, riceve un'accoglienza contrastata. Questi, per sommi capi, alcuni degli avvenimenti che hanno contrassegnato il convulso inizio di un autunno finanziario assai caldo. Non è certo facile trasmettere ai nostri lettori la sensazione di inquietudine che si ricava dal complesso mosaico di articoli che i principali giornali economici occidentali hanno pubblicato nelle ultime settimane. Previsioni poco ottimistiche sul tasso di sviluppo dell'econolhia mondiale e del commercio internazionale nel prossimo anno; crescenti pressioni protezionistiche, soprattutto negli Stati Uniti, con la minaccia di un'ulteriore decelerazione degli scambi internazionali; virtuale impossibilità dei paesi indebitati del Terzo mondo di pagare gli interessi alle banche occidentali, se si verificasse un rallentamento degli scambi e quindi delle loro esportazioni verso i paesi sviluppati; conseguenti minacce di bancarotte a catena in un sistema bancario e finanziario già sottoposto a violente tensioni, delle quali i prestiti internazionali rappresentano forse il fattore più dirompente, ma non certo l'unico: ecco alcuni tratti del quadro che si presentava a ministri e banchieri alla vigilia del meeting mondiale di Seul. In questo complesso groviglio, tuttavia, si è andato profilando un elemento di novità sul quale concentreremo l'attenzione, anche perché offre un possibile bandolo per dipanare la matassa. La decisione dei Cinque a New York di intervenire sui mercati valutari per riportare il dollaro a quotazioni più realistiche costituisce la premessa concreta per capire il resto. Da quasi quindici anni il mondo vive in un sistema di cambi fluttuanti: sono i mercati valutari a stabilire giorno per giorno la quotazione delle principali monete. Spezzato il sistema monetario disegnato a Bretton Woods sul finire della seconda guerra mondiale, nessun altro sistema di accordi internazionali è intervenuto a guidare le transazioni monetarie. Le riunioni di New York e Seul rivelano una tendenza a riconoscere la crisi del sistema basato sui cambi fluttuanti e a preparare l'avvento di un nuovo ordine monetario, considerato come una leva indispensabile per fugare i pericoli incombenti di una depressione economica e di un crack finanziario su vasta scala. Per ora, questa tendenza si esprime soprattutto a livello ufficioso. Ma i segni si moltiplicano. La nostra analisi prenderà in esame alcune importanti posizioni recentemente espresse da autorevoli giornali specializzati, come The Indice della comunicazione Economiste The Wall Street Journal. Nel numero datato 5-11 ottobre, il settimanale inglese The Economist ha pubblicato un ampio survey di 68 pagine dedicato alla riforma monetaria internazionale. Il sistema monetario internazionale, scrive il settimanale, fa parte di quei soggetti arcani su cui si esercita un ristretto numero di economisti, circa 300 in tutto il mondo; essi scrivono una quantità di rapporti, progetti ed analisi che vengono letti da un altro gruppo di individui, pressappoco delle medesime dimensioni. Il gruppo include alcuni «argentieri» privati, ma è dominato dagli altri funzionari delle banche centrali e dei ministeri finanziari, dei paesi più ricchi che appartengono al cosiddetto Gruppo dei Dieci (anche se sono undici dopo l'ingresso della Svizzera). «Questi funzionari - scrive The Economist - hanno i propri punti di vista, che essi offrono periodicamente in rapporti dai titoli impossibili da ricordare, i cui contenuti sono letti attentamente dai 300 accademici e ignorati da tutti gli altri». Dunque, questo Gruppo dei 600, come è chiamato ironicamente dal settimanale, è la fonte di qualsiasi discussione informata sulla finanza internazionale; tiene convegni in posti come Bellagio (Rockefeller Foundation), Berlino Ovest (Aspen Institute) e Oxfordshire (Ditchley Foundation): «le loro discussioni sono serie e intelligenti, ma Videoglut Index - Archivio Critico dell'Informazione Per capire meglio il significato di questi dati occorre considerare anche la diversa struttura dei mercati video. In Gran Bretagna i sistemi televisivi «attivi» (cioè che non si limitano a trasferire i programmi diffusi via etere) sono ancora ai primi passi. E può darsi che uno dei fattori alla base dello stentato decollo della TV via cavo in Gran Bretagna sia proprio l' elevata diffusione dei VCR: si calcola che verso la fine di quest'anno poco meno del 50% delle f amiglie inglesi disporrà di- un VCR. Negli Stati Uniti, al contrario, la TV via cavo si avvia a diventare una realtà per circa la metà delle famiglie. In particolare, i canali «pay-per-view» via cavo (che addebitano lo spettatore in base ai programmi prescelti) raggiungono già 6 milioni di case e si stima che toccheranno i 30 milioni nel 1990. La pay-per-view television è attualmente il più diretto concorrente delle videocassetteperché si basa soprattutto sullo stesso tipo di prodotto: i film, soprattutto i film in «prima visione». Oggi i film costituiscono negli Stati Uniti solo il 20% dei programmi «payper-view », ma realizzano 1'80% delle entrate. Vi sono poi paesi come l'Italia dove la TV via cavo non esiste e dove il VCR è ancora poco più di un simbolo di status. Il video domestico offre «gratuitamente» una valanga di programmi via etere. La pubblicità paga questa offerta «gratuita» e indifferenziata di film, telefilm e spettàcoli che finiscono nello stesso buco del lavan- • dino che inghiotte il tempo degli spettatori. Videocassette, TV via cavo, TV via etere, pay-per-view television, cinema e - domani - TV via satellite, videodischi, videotex, servizi computerizzati a domicilio affondano le proprie radici nella medesima risorsa: il tempo degli spettatori. È una risorsa non illimitata. Aver sottovalutato questo limite ha procurato molte sorprese a coloro che hanno puntato, in questo o quel paese, sul rapido sviluppo di questa o quella tecnologia. Altresorprese amare si annidano nel futuro. La creazione di un autentico mercato di massa dell'informazione, dove i consumaiori scelgono ciò che vogliono consumare e pagano ciò che consumano, trova un ostacolo non solo nei limiti del reddito disponibile, ma anche - in misura crescente - nel tempo disponibile. I limiti posti dal reddito arretrano continuamente con il diminuire dei costi. Non solo i videoregistratori costano sempre di meno, ma costa sempre di meno il software relativo, cioè i programmi su cassetta. Negli Stati Uniti le cassette vengono soprattutto noleggiate. Attualmente l'affitto giornaliero di una cassetta costa ·attorno ai due dollari e mezzo. Il mercato è servito da una rete di 25.000 punti al dettaglio. Ma ormai sono entrate nel business anche le grandi catene della distribuzione come K Mart e Safeway. Anche l'acquisto di una cassetta costa sempre meno: un film di recente produzione si vende fra i 20 e i 30 dollari. I prezzi praticati nel prospero mercato delle registrazioni pirata sono ancora più bassi. Finora la produzione industriale delle videocassette registratedoveva avvenire con una faticosa duplicazione in tempo reale:produrre una cassetta standard da 120 minuti richiedeva 120 minuti. Ma la Sony ha già posto in vendita un nuovo duplicatore che consente di riprodurre le cassette in un tempo 80 volte inferiore a quello reale. Un produttore californiano che ha installato otto macchine Sony po- • trà sfornare da solo mezzo milione di cassette al mese. Da parte loro, le compagnie cinematografiche Usa puntano sempre più risolutamente sullo home video (videocassette o pay-perview ); in genere, ora preventivano di trarre dal video almeno un terzo degli incassi totali di un film. Inoltre, stanno riducendo gradualmente l'intervallo standard di sei mesi che intercorrefra l'immissione di un film nel circuito cinematografico e l'immissione nel circuito dello home video. per il resto del mondo significano molto poco». «È un gap terribile» sottolinea The Economist, dal momento che il sistema monetario internazionale influenza la vita quotidiana di tutti: ciò che accade ai tassi di cambio, al debito, ai tassi di interesse si traduce in posti di lavoro, nella sicurezza di un gruzzolo, nel costo di una vacanza all'estero. «Per milioni di pers0ne può costituire la differenza fra una povertà tollerabile e una povertà intollerabile». Per questo il survey è intitolato Everybody's business, affare di tutti, ed è «presuntuosamente» dedicato a rendere intelligibili, almeno ai politici, le idee del Gruppo dei 600. «Un fallimento monetario internazionale è come una guerra nucleare. È molto meglio per i politici preoccuparsene in anticipo che dolersene più tardi». V edremo tra poco quali sono le idee che The Economist propugna per la riforma monetaria. Passiamo ora a vedere ciò che aveva scritto qualche giorno prima il più prestigioso quotidiano economico americano, The Wall Street Journal, nel suo sorprendente editoriale del 1° ottobre, Money and Leadership. La tesi è semplice qvanto formidabile, considerando l'autorevolezza della tribuna dalla quale viene proposta: la storia dimostra il successo del «gold standard», cioè del sistema in cui le monete sono convertibili in oro e sono ancorate ad esso. Anche se il ritmo di vendita dei VCR è destinato a rallentare rispetto al boom degli scorsi anni, questi sviluppi fanno prevedere un'esplosione nel!'offerta di programmi su videocassetta. L'esplosione dei VCR e della TV a pagamento prospetta un vero e proprio videoglut, un «ingorgo» nel!'offerta di programmi. L'espansione delle varieforme di «video a pagamento» preoccupa sempre più le televisioni commerciali via etere, che diffondono gratuitamente programmi e pubblicità, E preoccupa anche i pubblicitari. L'escalation delle videocassette e del pay-per-view minaccia di intaccare seriamente le grandi audiences di cui ha bisogno la pubblicità via etere. Questi problemi sono ancora risparmiati (lllafelice terra italiana, dove l'informazione televisiva è ancora una merce «gratuita», paternalisticamente elargita dai monopoli pubblici e privati del!'etere. Ma, presto o tardi, un vero mercato dell'informazione, basato su vecchie e nuove tecnologie, dovrà trovare spazio e tempo anche da noi. American video sharpen up its image The Economist, 12-18ottobre 1985, p. 84.

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