Alfabeta - anno VII - n. 78 - novembre 1985

Mensile di informazione culturale Novembre 1985 Numero 78 / Anno 7 Lire 5.000 Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposile, 2 • 20137Milano w.'.W//////U//U/////.WU/HHU///bYHIZI//HHHHm'/~ Spedizione in abbonamento postale i ~ gruppo 111/70• Printed in .Jtaly ~. A Macallan ~ i • • I ~ s1 arriva. i I pergradi. I I i i i . • I . I ' ~ 3k ~ L'homoacademicus Tokyo-Gar,accontodi Wenders Habermast,estoinedito Il manifestodi Madrid i 1\.-,~A& 'iii''iii'_&'i'Mi' i i ~ i ~ 9'~~.La& ~ i ~o/r~ i ~ I ~/HH///.W//HH/////////U/U//.WU///UHH///IWH~ Perniola/Barilli/RovaHi/Ferraris/ Testa/Illuminati/ Galzigna/GuaHerini/Taviani Boarini/LeoneHi/Fiorani ;,;, 28 fotodi Pasolini in unaseradel settembre '75 .. SuppfoJnendtoi dodicipagine: / .:,:-,;Eilòsdoefilaladanza (BeriO:,_SèrreTsh, om,Béiart,Girard)

caseaditrmicearietti Franz Rosenzweig LA STELLA DELLA REDENZIONE Prefazione e traduzione di Gianfranco Bonola «Filosofia», pagine 592, lire 55.000 «Questo libro inaugura una nuova via del pensiero ... L'intero universo ebraico brilla sotto i nostri occhi come se fosse tutto raccolto in esso». (Gershom Scholem) Franco Fortini L'OSPITE INGRATO Primo e secondo «Saggistica», pagine 238, lire 19.000 Con la solita intelligenza ed acutezza si presentano antiche e nuove pagine di Fortini. Il libro è una miniera di spunti per la riflessione sul nostro tempo. Franco Fortini ancora una volta invita alla responsabilità del pensare. Edoarda Masi IL LIBRO DA NASCONDERE «Saggistica», pagine 176, lire 16.000 Un'intensa esperienia nei più vivi problemi dell'Italia contemporanea. Un libro da nascondere per chi non ha il coraggio di discutere. Distribuzione: POE, Dif. ed. (Roma), MagnaneUi(To). Leimmagindi iquestonumero Il senso preciso di questo contributo iconografico da parte di Alfabeta a ogni studio su Pasolini è dato dall'appunto qui sotto pubblicato dal fotografo che ha realizzato la serie di immagini. E vuol essere anche una memoria degli amici di Pasolini che ora lavorano in Alfabeta, e di tutto il giornale, con atto distima profonda per tutta la sua attività. In questa occasione diamo a fianco l'elenco delle manifestazioni che, dopo quelle di Parigi (delle quali alcuni interventi teorici-critici s01fo apparsi in Alfabeta), in questi mesi presentano complessivamente a Roma agli intellettuali e ai giovani l'opera e l'intervento di Pasolini. Letterasullefotografiedi Pasolini Caro Sassi, questo è tutto. Qui il tema è la faccia di Pasolini (e dunque non mi parrebbe errato insistereper una o più immagini su dettagli dal volto, come nella «ciano» allegata). E va detto che in questa sequenza, a differenza di altri servizi o ritratti, Pasolini non posa, non sa del fotografo (ero tra il pubblico, seduto nelle prime file usavo il teleobiettivo). Questo, credo, dona forza espressi1·a a!!e immagiSommario Mario Perniola L'homo academicus («L'einsegnement au tournant» in La Quinzaine littéraire; Homo academicus, di Pierre Bourdieu) pagina 3 do parlo di un certo mio libro~ pagina 3 Renato Barilli Si per tre crescite (Narratori delle pianure, di Gianni Celati; Piccoli equivoci senza importanza, di Antonio Tabucchi; Rimini, di Pier Vittorio Tondelli) pagina 4 Anna Panicali I nostri frammenti («Per il battesimo dei nostri frammenti» e «Rosa/es», di Mario Luzi; Il nuovo pensiero, di Franz Rosenzweig) pagina 5 Cosa nostra pagina 5 Robina Giorgi Il Tasso: fra distanza e visione (Gerusalemme liberata; Discorsi dell'arte poetica e del poema eroico, a c. di Luigi Poma; I Dialoghi, a c. di Cesare Guasti; Tutte le opere di Giacomo Leopardi, a c. di Walter Binni e Enrico Ghidetti) pagina 6 Cesare Scorati Poesia nella scuola pagina 7 Comunicazione ai collaboratori di «Alfabeta» Le collaborazioni devono presentare i seguenti requisiti: a) ogni articolo_non dovrà superare le 6 cartelle di 2000 battute: ogni eccezione òovrà essere concordata con la direzione del giornale: in caso contrario saremo costretti a procedere a tagli; . b) tutti gli articoli devono essere corredati da precisi e dettagliati riferimenti ai libri e/o agli eventi recensiti: nel caso dei libri occorre indicare: auPasolininellasera del 6 settembre1975 in undibattitoal Festivaldell'Unitàa Firenze ni - specie ai primissimi piani - fino a renderle forse più credibili di altrepiù note o altrettanto note. Pasolini morì due mesi dopo quel 6 settembre (Firenze, Festival nazionale dell'Unità, dibattito «Gli orientamenti ideali delle nuove generazioni», con Cesare Luporini e Amos Cecchi insieme a lui), e che io sappia non ha mai potuto vedere nessuna di queste foto. Peccato. I giornali a cui offrii la sequenza non la vollero perché pareva loro troppo di dettaglio, dunque inadatta a essere «tagliata»nell'impaginazione; sicché fu presa in considerazione solo dopo la morte di Pasolini e sempre in foto singole. Il servizio, la sequenza-ritratto, è ancora inedito nell'insieme. In ordine di tempo, a quanto ne so, questo è il penultimo fotoreportage su Pasolini: precede di un mese una serie di Dino Pedriali, mi pare - scattata alla «Torre» dove Pasolini risiedeva e lavorava a periodi (vedi la Vita di Pasolini di Enzo Siciliano) - poi pubblicata in volume: immagini di Pasolini nudo che legge, e altre ancora. Ciao, apresto. Gim·anni Giovannetti Aurelio Lepre Manzoni microstorico pagina 8 Prove d'artista: Beppe Devalle pagina 9 Wim Wenders Tokyo - Ga pagine 10-11 Da San Francisco Francesco Leonetti pagina 13 Cfr. pagine 14-16 Testo: Jiirgen Habermas Chiarimenti (a cura di Roberto Benatti) pagina 17 Maurizio Ferraris Il segno dei tempi (Su Habermas/I) pagina 19 Pier Aldo Rovatti Modi di pensare. 2 pagina 20 Enrico Testa L'economia dell'astronauta (Le immagini dell'ambiente VI) pagina 20 Paolo Vineis Il secondo Wittgenstein (Lo stupore e il caso, di Aldo Gargani) pagina 21 Augusto Illuminati Due impulsi nietzscheani (L'operaio, di Ernst funger; Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo, di Siegfried Kracauer) pagina 22 Federico Vercellone Il buon padre industriale (L'idea del buon padre. Il lento declino di un'industria familiare, di Fabio Levi) pagina 23 tore. titolo. editore (con città e data). numero di pagine e prezzo: c) ~li articoli denrno essere in,·iati in triplièe copia: il domicilio e il codice fiscale sono indispensabili per i pezzi commissionati e per 4uclli dei collaboratori re~olari. La maggiore ampiezza degli articoli o il loro carattere non recensivo sono proposti dalla çiirezione per scelte di lavoro e non per motivi preferenziali o personali. Tutti gli articoli invia.ti alla redazione vengono esaminati. ma larivista si compone prevalentemeote di Nota Oggi osservando la straordinaria testimonianza visiva non vogliamo certo riaprire il problema del poeta assassinato, come in un libro presso Garzanti fu posto subito dopo la sua morte, da diversi intellettuali, da Laura Betti e da me. Noi supponemmo un'oscura trama politica che aveva approfittato di un momento indifeso di Pierpaolo. Poi i processi con diverse conclusioni (come è successo però in altri vari e diversi processi politici per la «destra»). Per la precisione su quegli anni,, si deve dire che Pierpaolo è stato. almeno dal '60 comunista-cattolico, con sconcerto e insoddisfazione di chi lavorava con lui (Fortini e anche Roversi suppongo, e certo io stesso). E dal '68 è stato critico severo verso la «nuova sinistra»: che era tesa nel primo periodo alla verità sulla situazione sociale italiana, in una larga e viva··militanzadi base che aveva le sue linee e i suoi propri giornali, frettolosi talora, rigorosi in altri casi, ricchi di critica, di alternativa, di utopia, di passione, di proposta. Co~ì Pasolini si contraddice\'(/ Valerio Uehò Gli studiosi malinconici (De morbiis artificum diatriba; La melanconia nel Medio Evo e nel Rinascimento, a c. di Attilio Brilli; Anatomia della malinconia, di Robert Burton) pagina 24 Mario Galzigna Il diavolo quarantenne (Lo storicismo di Luigi Russo: lezioni e sviluppi, di Aa. Vv.; Belfagor) pagina 25 Alisa Del Re Democrazia senza le donne (La démocratie sans /es femmes. Essai sur le libéralisme en France, di Christine Fauré) pagina 26 Fiorangela Di Lisa Lezioni sull'amore (Etica della differenza sessuale, di Luce Irigaray; Storie d'amore, di Julia Kristeva) pagina 27 Maria Leali Concerto e interpretazione pagina 28 Denis Gaita Polemiche in musica pagina 29 Marinella Guatterini La nuova coreografia italiana pagina 30 Ferdinando Taviani Teatro e danza pagina 31 Vittorio Boarini L'istituzione Venezia 85 pagina 32 Francesco Leonetti e Eleonora Fiorani Fuori del mito (Villa Eumènidi, di Emilio Isgrò) pagina 33 Giornale dei giornali Crisi e riforma del sistema monetario pagina 34 collaborazioni su commissione. Occorre in fine tenere conto che il •criterio indispensabile del lavoro intellettuale per Alfabeta è l'esposizione degli argomenti - e, negli scritti recensivi. dei temi dei libri - in termini utili e evidenti per il lettore giovane o di livello universitario iniziale. 9i preparazione culturale media e non specialista. Manoscritti. disegni e fotografie non si restituiscono. Il Comitato direttivo con parecchi di noi. Ma quale era diventata nel '70 la sua forzà e la sua qualità di d,enuncia morale e politica! e con quale autentica emozione! Siamo stati insieme, con ipotesi differenti. E come og.gi ci accorgiamo che la strage di piazza Fontana è rimasta cosa ignota dopo diecine di anni, nascondendo dunque in sé un segreto del Centro! Ora, queste immagini complessive di due mesi prima escludono certo in quel periodo uno stato di stanchezza nervosa o di dispersione eccessiva nella presenza e nella persona del nostro amico e compagno, migliore di noi. Quanto ali'oggi: a me pare che alcuni scrittori e intellettuali della stessa generazione di Pasolini e altri, meno o più giovani, contrariamente al parere di vari giornalisti romani (vedi anche Adornato ne/- l'Espresso del 27 ottobre) non siano stati affatto immobili, dopo il vivo periodo di Pasolini, e nelle difficoltà della «restaurazione» attuale abbiano continuato il loro proprio e intransigente discorso. Indice della comunicazione Videoglut pagina 34 Supplemento: Filosofia della danza F.L. (Berio, Serres, Thom, Béjart, Girard) (a cura di Carlo Majer) Le immagini: 28 foto di Pasolini in una sera del settembre '75 di Giovanni Giovannetti alfabeta mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeta Direzione e redazione: Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Maurizio Fer-raris. Carlo Formenti, Francesco Leonetti. Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Art director: Gianni Sassi Editing: FlorianaLipparini Grafico: Roberta Merlo Edizioni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amministrazione: via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore tecnico: Giuseppe Terrone Pubbliche relazioni: Monica Palla Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981 Direttore responsabile: Leo Paolazzi Composizione: GD B fotocomposizione. via Tagliamento 4, 20139 Milario Telefono (02) 5392546 Stampa: Rotografica. viale Monte Grappa 2. Milano Distribuzione: Messaggerie Periodici Abbonamento annuo Lire 40.000 estero Lire 55.000 (posta ordinaria) Lire 70.000 (posta aerea) Numeri arretrati Lire 6.000 Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale via Caposile 2. 20137 Milano Telefono (02) 592684 Conto Corrente Postale 15431208 Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riser11ati

L'homoacademicus «L'einsegnement au tournant» in La Quinzaine littéraire, numéro spécial n. 445, 1-31 agosto 1985 Pierre Bourdieu Homo academicus Paris, Minuit, 1984 L a svolta, il tournant, la Kehre c'è già stata. Essa risale - se- . condo la Quinzaine littéraire che le dedica un numero speciale particolarmente significativo - al 1982. Intorno a quell'anno- scrive Robert Bonnaud nell'articolo introduttivo - si sarebbe esaurita nella società .e nella scuola l'influenza del Sessantotto. La polemica contro l'autoritarismo nell'università e nella fabbrica avrebbe lasciato il posto ad un nuovo modo di considerare l'istruzione e il la- 'voro: il rigore sarebbe tornato «di rigore». Ora vivremmo all'interno di questo processo che è ben lungi dall'essersi compiuto. Il «grande anti-Sessantotto» pare che debba ancora venire: Bonnaud lo preconizza per gli anni Novanta. Quanto ai suoi caratteri, al di là di una generica rivalutazi<;medelle competenze, dell'élite, del professorato, così duramente colpite nel corso degli anni Settanta dal dilagante «culto della debilità», dal «disprezzo dello sforzo» e dalla demagogia, molto di più non è detto. Quello che sembra certo è il ritorno dell'importanza dell'insegnamento e della razionalità. La scuola non è semplicemente uno specchio: per il posto che occupa nella vita intellettuale e nella vita politica - conclude Bonnaud - essa sembra decidere di tutto. Segue una intervista a Pierre Bourdieu, redattore di un rapporto sull'insegnamento dell'avvenire sollecitato da Mitterrand al Collège de France ed autore di una ampia indagine sociologica sulla condizione del docente q del ricercatore universitario, brillantemente intitolata Homo academicus. Chi è oggi l'homo academicus? È il detentore istituzionale di un capitale culturale. Questo tipo di capitale è una «specie dominata di capitale»: esso si oppone perciò essenzialmente al capitale economico. Dall'analisi di Bourdieu la condizione sociale dei possessori di capitali culturali risulta irta di contraddizioni interne. Innanzitutto gli intellettuali possono dividersi in professori da un lato e scrittori ed artisti dall'altro, per quanto questa divisione sia sempre più relativa. All'interno di queste c~tegorie sono poi ovviamente individuabili tutta una serie di distinzioni ulteriori di carattere oggettivo e soggettivo, tra professori di diverse discipline (esiste una gerarchia delle facoltà, all'interno della quale la filosofia continua ad occupare - come già diceva Kant - il banco dell'opposizione), tra professori che esercitano la libera professione e professori fulltime, tra poeti ed artisti, tra giornalisti ed editoriali... Tuttavia, contrariamente al punto di vista corporativistico che contrappone tra loro le singole frazioni della classe degli intellettuali, l'aspetto più importante dello studio di Bourdieu è l'analisi delle varie componenti in cui si articola il capitale culturale visto nella sua differenza dal capitale economico. Bourdieu individua sei dimensioni fondamentali (e rispettivi indicatori) sulla base delle quali è possibile misurare oggettivamente il successo di un intellettuale. Esse sono: 1. capitale ereditato o acquisito (residenza, professione del padre, religione, citazione nel Chi è?... ); 2. capitale scolastico (studi secondari, universitari, laurea ... ); 3. capitale di potere istituzionale specifico (Bourdieu dice «universitario», perché limita la sua indagine a quest'ambito); 4. capitale di prestigio scientifico (libri, conferenze, partecipazione a convegni, traduzioni in lingue straniere ... ); 5. capitale di notorietà intellettuale (articoli in riviste e quotidiani, presenza nelle trasmissioni televisive, radiofoniche ... ); 6. capitale di potere politico (partecipazione a organismi pubblici, a commissioni governative ... ). Per quanto criticabili siano queste misurazioni non solo nei loro aspetti specifici ma altresì nella loro pretesa di demistificare quantificando ciò che una volta era av- .volto nell'aura della stima e della gloria, esse hanno il merito di sottolineare la crescente importanza del capitale culturale nel corso degli ultimi anni. Si può discutere se questa crescita sia dovuta al passaggio dall'età industriale all'età Mario Pernio/ post-industriale (come sostiene Daniel Beli), oppure costituisca un fenomeno complementare alla generale semantizzazione delle merci (come si può dedurre dalle opere di Baudrillard), oppure sia in rapporto con gli strumenti di comunicazione di massa (come più o meno tutti sembrano disposti ad ammettere). In ogni caso è particolarmente significativo il fatto che si possa parlare di una contraddizione essenziale tra capitale culturale e capitale economico e di una opposizione strutturale tra la classe (non ceto) degli intellettuali e la classe che gestisce il potere economico (come sostenevano già negli anni Settanta Gyorgy Konràd e Ivàn Szelényi nel loro famoso volume Gli intellettuali sul cammino della lotta di classe). Perfino la diffusione del fenomeno del ciarlatanismo culturale, nonché le isteriche reazioni anti-intellettualistiche (talora burocraticamente dissimulate), sono segni interessanti che confermano le dimensioni e la forza del fenomeno. Q uale istituzione sarà in grado di gestire la valorizzazione del capitale culturale in un rapporto di presa diretta con la società post-industriale? Secondo il rapporto al presidente della Repubblica francese redatto da Bourdieu, questo compito dovrebbe essere svolto dallo stato, mediante la moltiplicazione delle forme di eccellenza culturale socialmente riconosciute, l'introduzione nel programma d'insegnamento delle nuove acquisizioni scientifiche, l'unificazione dei saperi trasmessi sotto l'egida della storia, la rivalutazione della competenza e della funzione professorale, l'associazione alle istituzioni scolastiche e universitarie di persone esterne al mondo dell'insegnamento ... Ma questo compito potrebbe anche essere svolto dall'editoria. Per esempio, il progetto diretto da Dominique Lecourt di una Nouvelle Encyclopédie in duecento volumi, che è in corso di avanzata realizzazione presso Fayard (i primi venticinque volumi dovrebbero uscire entro l'anno prossimo) si propone appunto di registrare e sostenere la mutazione culturale in corso. Tale mutazione sembra caratterizzata dalla estensione della cultura a ciò che è stato finora sentito come non-culturale e dall'aspirazione della comunità scientifica a non farsi più rinchiudere in ghetti. In questo progetto non è la storia, ma la filosofia a costituire il punto di riferimento unificatore: Naturalmente essa è vista non alla maniera idealistica, come sistema totale delle conoscenze, ma come strategia di transito attraverso le scienze umane e di organizzazione dei materiali conservati nelle banche-dati informatiche. Infine questo compito potrebbe essere svolto dall'università stessa, vista però non sotto l'aspetto locale e nazionale, ma nella sua dimensione internazionale. È in questa direzione che il libro di Bourdieu offre gli spunti più interessanti. L'homo academicus può sottrarsi al declassamento che ha caratterizzato la sua posizione nel corso degli anni Settanta ed invertire la tendenza di quel decennio, proprio sviluppando ed accen~ tuando il significato internazionale della sua attività. Egli è solo accessoriamente un impiegato del ministero della pubblica istruzione; essenzialmente è un membro della comunità scientifica mondiale. Le condizioni in cui si esercita attualmente tale condizione - quelle che Heidegger definiva «l'orizzonte dinamico del suo lavoro», cioè l'essere sempre in transito, il deliberare in riunioni, l'informarsi in congressi ... - per quanto aberranti ,possano sembrare se paragonate al modello statico dell'erudizione ottocentesca, ricostituiscono sotto certi aspetti l'idea medioevale dell'università come associazione di maestri e di allievi in movimento per il mondo. Da questo punto di Colloquio francese italiano sulla ricerca letteraria, Roma. 13-15 dicembre 1985 vista il libro di Bourdieu si inserisce nel filone degli studi storico-sociologici su quella che è, dopo la chiesa, la più antica istituzione europea (cfr. per esempio L'università nella società, a cura di Lawrence Stone, Bologna, Il Mulino, 1980). S i aprono così una serie di interrogativi sui modi della trasmissione delle conoscenze e sul rapporto tra sapere e potere cui non è facile dare risposte definitive. Certo è che molto dipende dalla valutazione di quellò che Bourdieu definisce il «momento critico» della vita universitaria di questo secolo, il Sessantotto. Solo riflettendo sull'aspetto paradossale di questa rivolta contro il professorato in quanto tale - ma non contro il sapere, anzi in nome del sapere - è forse possibile azzardare ipotesi che vanno iv. una direzione diversa da quelle espresse sulla Quinzaine littéraire. Forse il Sessantotto è stato il primo momento di un fenomeno di lunga durata, il cui significato essenziale è l'affermazione del primato del capitale culturale sul capitale economico: in fondo, ciò che gli studenti contestavano ai professori era la loro «arcaicità culturale», il fatto di non voler capire che si aprivano alla cultura spazi immensi da gestire in modo nuovo e che tali possibilità non potevano essere costrette nei limiti angusti della concezione ottocentesca dell'università. Sotto questo aspetto il Sessantotto segnerebbe la fine del modello moderno dell'università, che si era imposto tra il 1808 e il 1810 con le riforme napoleoniche e con la fondazione dell'università di Berlino. Credere che il rapporto di presa diretta tra sapere e società fosse realizzabile attraverso il ritorno di tutte le utopie politiche degli ultimi due secoli è stato probabilmente il suo errore: questa fase utopico-politica si è conclusa. Qui la Quinzaine ha ragione: l'inizio degli anni Ottanta segna un crinale. Ma ciò non significa affatto l'impossibile restaurazione di quel che il Sessantotto ha messo in moto. In realtà ciò che la Quinzaine annuncia è più un Sessantotto dei professori, che un anti-Sessantotto. «loparlodiuncertomiolibro» «Jeparied'undemeslivres» «In tutti i campi di ricerca intellettuale si formano gruppi: scuole storiche, sociologiche, e letterarie, e anche movimenti complessivi come l'espressionismo, il surrealismo, o lo strutturalismo. La ricerca che essi conducono viene definita precisamente, più o meno. Le avanguardie organizzate del Novecento anteriore o di oggi - la Pléiade o il futurismo - hanno reso esplicito nei manifesti e nei testi teorici il modo in cui lavoravano e come, a loro giudizio, si dovrebbe operare. Attualmente non ci sono avanguardie letterarie organizzate ma talvoltagruppi connessi a una rivista o gruppi che mantengono un'affinità di amicizia o di sodalizio intellettuale. Oggi questi gruppi conducono ricerche in comune, hanno un riscontro comune delle loro ricerche individuali? Non accade piuttosto che da qualche tempo ogni scrittore compie la ricercasua propria con un procedimento peculiare, che egli espone in un suo libro o in vari scritti (così Roussel, Gadda, Vittorini, Ponge e altri) senza proporlo come modello? È questo il tema delle tregiornate di incontro. Si può intervenire in termini critici o in termini teorici personali. È anzitutto interessante che ciascuno esponga o indichi il viaggio o il problema della sua ricerca, in senso generale o relativamente a un libro. Si discuteràpoi in un dibattito libero e complessivo, con partecipazione anche di altri invitati (nel pomeriggio di sabato) se si può pàrlare di una o più tendenze comuni o condivise, provenienti dal periodo anteriore o nuovamente orientate; e ancora se oggi vi è una compatibilitàfra la ricerca nella letteraturae quella nell'arte e negli altri campi. Poiché il punto d'incrocio è oggi costituito sostanzialmente dalle riviste, in conseguenza di ciò questo convegno viene promosso dai due giornali La Quinzaine littéraire e Alfabeta: e nella mattina finale del convegno, il 15, per cura dei due giornali, gli scrittori interessati risponderanno alle domande del pubblico». Roma, 13-15 dicembre 1985 Scrittori francesi e italiani invitati per gli interventi e il dibattito: Arbasino, Balestrini, Bertolucci, Camon, Camus, Corti, de la Genardier, Derrida, Eco, Fauchereau, Fortini, Frabotta, Frenaud, Fusco, Gargani, Giudici, Giuliani, Goux, Jabés, Leonetti, Luzi, Macchia, Macé, Malerba, Manganelli, Moravia, Nadeau, Pagliaranì, Pontiggia, Porta, Raboni, Risset, Rosselli, Roversi, Sallenave, Sanguineti, Sarraute, Sciascia, Spinella, Tabucchi, Thibaudeau, Volponi, Zanzotto. La direzione di Alfabeta invita anche a partecipare al dibattito del sabato 14 dicembre, avendo seguito i lavori, alcuni critici di letteratura: Stefano Agosti, Giancarlo Ferretti, Nadia Fusini, Angelo Guglielmi, Romano Luperini; inoltre invita i collaboratori romani di Alfabeta ad essere presenti particolarmente anche nella mattinata di domenica 15. N9ta bene·. Ciascun autore che accetta di essere presente e intervenire porterà un appunto di due-tre pagine, adatto alla pubblicazione, che sarà subito fotocopiato e messo a disposizione del pubblico; e su questo appunto parlerà per non più di 15-20 minuti (non ci sarà traduzione in sala). Verrà costituita una presidenza per il dibattito del 14, pomeriggio e sera, al quale potranno via via iscriversi gli scrittori e i critici invitati (con registrazione e pubblicazione prevista); la presidenza curerà via via un breve riassunto bilingue del dibattito in corso.

Gianni Celati Narratori delle pianure Milano, Feltrinelli, 1985 pp. 150, lire 15.000 Antonio Tabucchi Piccoli equivoci senza importanza Milano, Feltrinelli, 1985 pp. 150, lire 15.000 Pier Vittorio Tondelli Rimini Milano, Bompiani, 1985 pp. 267, lire 16.500 L a stagione narrativa che ci sta alle spallé è stata particolarmente fertile di opere che non si sono segnalate soltanto per singoli e sporadici risultati qualitativi. Questi, evidentemente, non erano mai mancati, in qua e in là, nelle stagioni precedenti. Ma il fatto interessante è che queste opere valide cui ci riferiremo hanno costituito un tessuto, hanno rilanciato una presenza e incidenza di problemi, di linee, portando fuori la narrativa dal ghetto o dal limbo di una semplice cucina in cui si confezionano prodotti di consumo, con qualche ricetta d'accatto. In primo luogo, si è avuto un gradito ritorno di un narratore che taceva già da molti anni, Gianni Celati, a sua volta una delle voci più compatte e omogenee uscite dalla fucina della neoavanguardia. È un ritorno che sembra porsi nel segno della discontinuità e del cambio radicale di maniera, ma si tratta solo di ùn'apparenza. Certo, Celati si è reso conto che il modulo adottato in precedenza, nei quattro saggi narrativi offerti, dalle Comiche del 1971 al Lunario del paradis_o, 1978, rischiava di degenerare nella ripetizione manierata, nonostante la sua indubbia efficacia. Celati, lo si ricorderà, si immedesimava nel flusso di coscienza (per modo di dire) di soggetti diversi, di esistenze alienate, non troppo in sintonia con le buone abitudini della vita linguistica, sociale, professionale. Ed è per questo che può essere eccessivo parlare di «coscienza», nel loro caso, o quanto meno era una coscienza obnubilata, degradata. Di un tale continente della diversità psichica, Celati effettuava un'abbondante e compiaciuta trascrizione, rifacendone i vari meccanismi, che come ben si sa sfiorano di continuo le rive del comico e di ogni altro effetto derivato. All'abbondanza quasi mimetica delle prove di allora, il narratore ha sostituito ora una secchezza per così dire implosa, un linguaggioda referto «povero», che nulla concede alla retorica, o semmai concede alla retorica dell'antiretorica, e sfiora così le tonalità delle più celebri raccolte di novelle di origine arcaica. Nel risvolto del libro sono espressamente menzionate L~ mille e una notte, ma il nostro ricordo potrebbe andare anche al Novellino, per una medesima magrezza dell'esposizione, per una scrittura che si compiace di essere tutta cose, tuffata per intero nell'azione, o in magre battute di dialogo. Eppure, i protagonisti di questa nuova narrativa di Celati, cmne di quella di qualche tempo fa, continuano ad essere degli emarginati, dei «diversi», o per età (i minorenni, protagonisti del racconto Bambini pendolari che si sono perduti) o più di frequente per sottocultura, per menomazioni psichiche, Sipertrt.lcirescite per povertà, malattie, torti sociali. Ma in ogni caso emerge in loro un'accettazione totale dei guai subiti, e quindi l'esclusione di qualsivoglia forma di protesta. Apparentemente, essi vivono «alla pari» il mondo dell'efficienza tecnologica che si è ormai imposto dovunque, allargandosi dall'originario epicentro delle grandi metropoli fino a invadere la provincia, le piccole località quasi disperse nelle campagne. Infatti la maggior parte di questi racconti sono collocati in paesini della Padania, lungo un itinerario che da Milano porta verso le valli del Po. Ma la campagna, la natura sono state sepolte dall'invasione del modo di vivere conforme alla società industriale avanzata; vista dalla porta di servizio, dalle coulisses, questa si annuncia solo attraverso detriti, inquinamento, rumori, in un trattamento sostanzialmente omogeneo per cui non c'è molta differenza tra il villaggio più sperduto e certi panorami urbani, nei quali di tanto in tanto siamo riportati dal filo del racconto. I picari di quest'universo non contestano, non reagiscono, ma si avvalgono del diritto di ritagliarsi zone franche, di sorprendere questo paesaggio con angolazioni rare, stravolte. In sostanza, siamo a un'applicazione sistematica del motivo fondamentale delle epifanie, quasi come esso era all'origine, nel primo Joyce dei Dubliners; o come era stato ripreso, più che da altri narratori, da alcuni registi cinematografici: basti pensare al nostro Antoniani, con particolare riferimento a un film coraggioso quale fu Il grido, non per niente anch'esso di ambiente padano, e con un protagonista di modesta estrazione sociale, cui tuttavia era accordato il titolo d'onore di provare l'esperienza dell'epifania. Naturalmente, il narratore si guarda bene dal prevaricare, su quei suoi soggetti così asciutti e poveri, di reagire con qualche segnale emotivo ai loro racconti. In fondo, egli ci invita a discendere assieme ad essi, a farci altrettanto aridi e spogli quanto il panorama oggettuale circostante; ma per trarne bellissimi spunti di un'estasi fredda, di un delirio a occhi aperti, lucido, stoico, senza enfasi. I n sostanza, dunque, Celati ha confermato alcuni caratteri che sono stati della sua generazione e delle poetiche della neoavanguardia: il rigore perfino programmatico, l'estremismo nello scegliere un modulo e nell'applicarlo fino in fondo; anche se, come concessione ai tempi, ci si presenta oggi con uno sforzo maggiore di leggibilità, di scorrevolezza, che tuttavia è più che altro apparente. Il problema più arduo e intrigante è di vedere che cosa succede presso alcuni «nuovi», per i quali si è interrotta la continuità con la stagione della neoavanguardia. Le opere di Tabucchi e di Tondelli offrono in proposito un test molto indicativo, come poche altre in questi ultimi tempi (si potrebbero aggiungere tutt'al più quelle di De Carlo e di Antonaros). Diciamo subito che le concessioni alla leggibilità aumentano di qualche grado, mentre si attenuano il progetto, il programma, il rigore, la ferrea coerenza stilistica, cui in fondo, lo si è appena visto, un autore come Celati è rimasto fedele. Ma per fortuna è confermata l'adesione a certe radici della narrativa contemporanea che sono da considerare dei veri e propri sine qua non, anche se tutti i nostri imperterriti coltivatori del «romanzo ben fatto» continuano a ignorarle. C'è insomma, in questi giovani autori, una coscienza della contemporaneità che appare ormai sicura, non più rimessa in causa, ma anzi allargata, potenziata. Essi infatti dimostrano molta maestria e abilità nel maneggiare alcuni strumenti di base: il monologo interiore (se non proprio la corrente di coscienza), il punto di vista dal basso, pronto ad afferrare i dettagli minimi (dunque, anche qui, le epifanie) e a trascurare i fatti maggiori, attraverso una pratica sistematica dell'understatement. Certo, non ci sono ardimenti linguistici, che non siano le ormai inevitabili concessioni a uno scorrevole parlato, al «far presto» della conversazione quotidiana. E non risulta nessuna voglia di saggiare l'altro grande fronte della sperimentazione, quello che condurrebbe alla citazione, al pastiche, alla narrativa alla seconda. Sotto questo aspetto, sembra che gli esempi illustri di Calvino e di Eco non abbiano fatto alcuna scuola, presso i nostri giovani, i quali insistono sulla via di un impegno verso la realtà, seppure, per fortuna, affrontato con strumenti decenti, avveduti, degni del nostro secolo, anzi, con quella maturità e disinvoltura che si deve pur pretendere dall'autunno del Novecento. G li undici racconti che Antonio Tabucchi pone sotto il titolo complèssivo di Piccoli equivoci senza importanza non sono molto lontani, nel loro nocciolo, dalle novelle magre di Celati; anche qui, ne risultano protagonisti soggetti «diversi», almeno quanto a capacità di sentire, che però..,conmolto stoicismo virile intendono soffocare il loro sensibilismo contro le dure scorze della realtà oggettuale, nascondendo a noi, a se stessi gli argomenti maggiori che li fanno soffrire, e portando invece lo sguardo, con lunga carrellata, sulle circostanze minori. Gli spunti drammatici, insomma, sqno abbassati al rango di «piccoli equivoci», in nome di una virile capacità di sopportazione, di una forma di pudore, o di orgoglio, e anche di stima verso il lettore, che non deve «sapere» che cosa sta accadendo, al livello macroscopico dei fatti, ma lo deve arguire sottilmente da aloni, frange, dissonanze. In luogo dell'asciuttezza di referto propria di Celati, abbiamo allora un fine trattamento del materiale, molto letterario e retorico, ma nell'accezione buona di entrambi i termini, cioè in linea con le esigenze tecniche di una narrativa contemporanea, e di certi risultati ormai classici, per esempio del primo nouveau roman, come si offriva in alcuni suoi cultori mediani del tipo di Claude Simon. Tra gli impegni in direzione di una nuova classicità che Tabucchi si sente di assumere, ce ne sono due che tuttavia forse non sempre gli riesce di rispettare nel modo migliore. In fondo, l'analogia col mondo di Celati continuerebbe anche nell'obbligo che gli spunti di partenza provengano dal qui e ora, da una grigia prosaicità di esistenze in atto. Ma Tabucchi ricerca una tastiera più ampia e più ricca collocando le sue vicende in ambienti lontani nel tempo o nella geografia: in Rebus, per esempio, viene ricostruito un fondale da belle époque, in Aspettando l'inverno si svolge la confessione, attraverso un lungo monologo interiore debitamente oggettivato, della vedova di un dittatore sudamericano. A questo desiderio di varietà tematica se ne aggiunge un altro di costruzione romanzesca. Nel già ricordato Rebus è possibile indovinare una vicenda di spionaggio, o di loschi traffici internazionali. Cambio di mano sfrutta il filone delle spy stories. Ma un certo rischio di prevedibilità è in agguato, su questa strada: una prevedibilità, beninteso, non voluta e calcolata, come sarebbe nella «narrativa alla seconda», e che dunque viene a insidiare l'intento di delicatezza, l'esprit de finesse cui Tabucchi sembra volersi affidare. Tipico in tal senso appare / treni che vanno a Madras, con una troppo puntuale restituzione di una storia di vendetta differita, messa in atto da una vittima dei campi di tortura nazisti contro un criminale superstite, che era riuscito a celarsi in panni irreprensibili nella lontana Madras. In primo piano, ovviamente, c'è solo un delicato dialogo sul tipo del calssico Silence de la mer, che si svolge nel segno dell'assenza-presenza, nella reticenza del dire e non dire. E dunque, in definitiva, anche per Tabucchi il meglio è dato da scene e trame dell'oggi: i postsessantottini del primo racconto, dispersi tra chi è rimasto invischiato nel terrorismo e chi è rientrato nel1 'ordine; un fratello e una sorella giunti all'ultimo atto delle loro grigie esistenze parallele; un intellettuale che ricostruisce i .suoi banali amori, inestricabilmente allacciati alle ricerche su Machado; un carceriere affascinato dallo squarcio di vita sentimentale che indovina in un suo png1oniero, cui quindi non nega un favore, benché pericoloso e compromettente. Beninteso, ripetiamo, la modalità di trattamento che Tabucchi accorda a questi nuclei è pressoché opposta, rispetto a quella di Celati: volta ad amplificare, a estendere, ad analizzare. P er questo verso, risulta un buon grado di congruenza con Pier Vittorio Tondelli, giunto con Rimini alla sua terza prova, che è anche la più impegnativa, in senso quantitativo e qualitativo. Di nuovo, dobbiamo parlare di un pieno possesso di dignitosi strumenti contemporanei: il monologo interiore, il parlato basso, l'attenzione epifanica al materiale circostante, che funziona anche come correlativo oggettivo alla trama dei sentimenti, per evitare la trappola di dirli direttamente, in modi impudichi, di facile patetismo. Naturalmente, variano poi, a un esame più ravvicinato, le scelte particolari cui ciascuno dei due perviene, sia nell'ambito dei contenuti che in quello delle soluzioni tecniche. Se Tabucchi si specializza in un ambito di coscienze adulte, quasi autunnali, Tondelli, fin dagli inizi, è il cantore della condi- ' zione giovanile, così come questa si dà nella attuale società postindustriale: liberazione dell'eros e del desiderio, superamento dei pregiudizi sessuali, fascino per l'universo della cultura, volontà di successo e di carriera. Dai suoi romanzi è certamente più facile estrarre referti sociologici monocordi, laddove, lo si è visto, Tabucchi ama tastiere più ampie ed evasive. Tutto ciò comporta anche differenze di tecnica, poiché l'adesione totale al mondo giovanile, da parte di Tondelli, lo induce a uno stile più estroverso e «comportamentista», e dunque a un accostamento al romanzo nordamericano, o più in genere anglosassone, comprendendo in esso anche la grande variante del giallo o del poliziesco. Laddove Tabucchi risu_ltapiù crepuscolare, europeo, introspettivo. La novità di Rimini, rispetto alle .due precedenti prove di Tondelli, è posta nel segno di una volontà di cresc;ere, di raggiungere traguardi di clàssicità, di normalità, come già si è visto anche nel caso di Tabucchi. E quindi se Altri libertini e Pao pao apparivano come delle «non storie», delle lunghe causeries «fatte di niente», in quest'ultima opera l'autore ha cercato una struttura robusta, vistosa, plastica. È come se, delle sue tipiche «non storie», ne avesse scritte contemporaneamente sei o sette, portandole poi a scorrere in parallelo, a intrecciarsi all'ombra di un enorme contenitore, la tipica capitale delle vacanze nella nostra società postindustriale, Rimini appunto, luogo ove trionfa lo statuto ambiguo caratteristico della nostra at- ..,,. tuale condizione, sospesa tra natu- c::s .s ra e cultura, povertà e ricchezza, ~ afferm~ione di sé e invece repres- ~ sione, patimento di ingiurie, di de- ~ °' privazioni. In fondo, anche gli an- -. tieroi, i protagonisti «sottozero» di 1; Celati potevano avventurarsi fino ~ a Rimini, lungo la loro rotta pada- ~ na. Ma certo vi si sarebbero ancor i:! più chiusi in un arido esercizio di ~ epifanie fredde, implose. Tondelli t: tenta invece, con successo, la via ~ dell'esplosione, della dilatazione Ì smisurata. ~

Mario Luzi Per il battesimo dei nostri frammenti Milano, Garzanti, 1985 pp. 213, lire 26.000 Mario Luzi Rosales introduzione e note di Giovanni Raboni Milano, Rizzoli, 1983 pp. 121, lire 5.500 Franz Rosenzweig Il nuovo pensiero a cura di Gianfranco Bonola commento di Gershom Scholem Venezia, Arsenale Editrice, 1983 pp. 98, lire 12.000 I nostrfirammenti Anna Panica/i sfida, ripercorre insieme, stretta- ta ad essere - «dizione». Sembra nosce in anticipo i propri pensieri. dall'altro, dalla differenza,yercormente uniti, il pensiero e la lingua: che Luzi voglia offrirci un altro Ed è quasi leggibile - nella carta re «l'opacità presente» e passata, insegue il viaggio di un pensiero e modo ancora di raffigurare il pen- muta - il respiro lento e pausato ma resta in attesa; attraversa l'otdi una parola che partono stupiti siero: pronunciarlo a voce alta, di un'oralità che cerca nella mente tusità dell'essere ma insieme canta ma sicuri di una verità «intrepida» paradossalmente per iscritto; pro- le parole e si domanda: «C'era, sì, la ricordanza - la mormorazione (La barca) e poi, entrando sempre vare, anziché a inchiodarlo sulla c'era- ma come ritrovarlo/ quel- - di un'origine (di cui anche l'uopiù nel mondo e dialogando con le pagina, a conservarne la fluidità e lo spirito nella lingua I quel fuoco mo era parte) che non può finire, sue stesse voci, si ritrovano a do- il colore orale. Se in Al fuoco della nella materia. I Chi elimina la mel- perché la vita, sia pure come framver sospendere ogni senso, a dubi- controversia_ sperimentava la sua ma, chi cancella la contumelia?» mento, o il suo messaggio, sia pure tare del vero e del reale, fino ad visività, il suo disseminarsi in for- (Per il battesimo dei nostri fram- ridotto a frasi, esiste: lo testimoaccorgersi - loro che sognavano ma di visione, oggi sperimenta la menti, p: 9). nia una memoria senza tempo e l'unità - che tutto si perde e non possibilità di dirlo. O meglio, del In Al fuoco della controversia il materia, che risale dal fondo delrestano che lampi. suo dirsi, perché locutore è il pen- pensiero si dilatava e si disperdeva l'uomo in forma di «tremore <,lntiÈ un· pensiero profondamente sare stesso. Portato quasi «da un in un susseguirsi incessante d'im- co» e dice il suo essere stata e il moderno e tuttavia singolare, vento di serir» e, a un tempo, de- magini, qui invece il suo discorre- suo voler essere ancora. quello di Luzi. Essendosi svilup- terminato dall'accadere sfrenato e re sembra coagularsi intorno a un Ripercorrendo - quasi raccolta pato nell'esitazione e nell'affanno inver9simile della violenza, il pen- centro, darsi un ordine. Tanto che per raccolta - il cammino luziadella domanda, non ha fatto che siero parla come se si dipanasse le poesie si richiamano a vicenda: no, sorprendiamo il pensiero via rinvigorirsi e crescere spogliando- dinanzi allo sguardo: del poeta e ciascuna rinvia all'altra e tutte si .viacome sguardo, interrogazione, si: di ogni certezza, di ogni conte- del lettore. Si denuda, esponendo- legano come anelli di una stessa ricordo; poi, in modi sempre più 11 segreto della poesia di Luzi nuto definito, addirittura dell'og- si nell'atto stesso del pensare: mo- catena alle questioni primarie, es- complessi, come dialogo e nonmi sembra racchiuso nell'iden- getto stesso del pensare, fino a in-. stra i suoi dubbi, la sua mutevolez- senziali dell'esistere. Che, nella detto, ragione e soprassalti del tità di pensiero e di scrittura. Il carnarsi - in questo splendido za, persino i suoi trapassi. Tutta- sostanza, riguardano l'esserci - cuore, folla di voci che s'intersecapoeta traduce in parola il movi- Per il battesimo dei nostri fram- via non è sconnesso; conserva, nella perdita - della vita, délla no. Ma il pensiero, che è aggrovimento del pensare, lo scrive in im- menti - in una scrittura poetica semmai, la discontinuità naturale memoria, .del linguaggio. Questo gliato con la vita stessa, in Luzi è magini e il critico, accettando la che a exerg9 si titola - eò è torna- · dell'eloquio, che difficilmente co- parlare interno, mosso sempre·più soprattutto teatro del dubbio. Ed •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• i CosaNostra i • • • • : -------------- buire patenti di buoni (a se stessi) dente del Parlamento europeo e semblea degli intellettuali euro- la sua vocazione è contribuire alla : • Gli orecchioni di Adriano e di cattivi (a tutti gli altri) ai tem- da Jacques Delors, presidente del- pei, con regolari occasioni di in- conoscenza delle lingue e delle: : Carlo Formenti pi del 7 aprile, i loro tardivi e pate- la Commissione della Cee, e orga- contro~che possano farsi carico di culture europee con il supporto • • '-------------- tici appelli a ristabilire la verità nizzato dalla Comunidad de Ma- precisi progetti di azione cultu- decisivo degli audiovisivi. : : Visto su Reporter di sabato 28 set- storica e a lottare contro la «re- drid, presieduta da Joaquin Le- raie. 5. Analogamente, a livello uni-• • tembre, nell'inserto «Fine seco- pressione» non sono tali da susci- guina. 2. È sempre più chiaro che l'i- versitario, è necessario superare• : lo»: ~upino nell:erba, la_t~sta ~p- tare simpatia. È un avvenimento che ci riguar- dea di Europa, specie nella sua di- gli accordi bilaterali fra gli Stati: • poggiata allo zamo, camicia a pie- Irritante è piuttosto un certo ge- da da vicino e «Cosa nostra» non mensione culturale, rappresenta affinché le università europee di-• : coli scacchi e biro pensosamente nere di solidarietà tutto «biografi- vuole essere una rubrica soltanto una occasione storica per tutte le vengano poco alla volta i rami di- : • !nfilata in bocca, un «~aga~o del co», l'«avrei potuto essere io al lo- «in negativo». Il suo titolo per- identità che la compongono, per- . versificati di un'ampia arborescen-: : 68» legge Che fare? diLemn. ro posto», il fare come se del '68 e mette anche un rovesciamento in ché offre a esse non già di rinun- za della scienza e della cultura eu- • • Scorrendo il corsivoche sovrasta degli anni '70 - spenta la grande positivo, nella direzione appunto ciare a se stesse per lasciarsi inglo- ropee, in particolare stabilendo si- : • l'immagine apprendiamo tuttavia ubriacatura ideologica - meritas- di «ciò che ci coinvolge», o do- bare in una entità astratta e solo sterni di equivalenza che permet- • : che la citazione giusta sarebbe sta- sero di essere ricordati solo i casi vrebbe coinvolgerci, in una pro- più vasta, ma perché una simile tano la libera circolazione di stu- : • ta un'altra: L'estremismo, .malat- umani, i «c'ero anch'io» (afferma- spettiva costruttiva. occasione consentirebbe loro di denti e ricercatori da una universi- • : tia infantile del comunismo, che zione più pregnante se suffragata Il Congresso di Madrid ha avu- uscire da se stesse per capirsi me- tà all'altra, tramite l'elaborazione : • Adriano Sofri diagnostica con pre- da attestazioni di ruolo carismati- to un'importanza culturale e poli- glio, a partire da orizzonti più am- di programmi più affini pur nelle • : cisione tutta sua: orecchioni, mor- co). tica di grande rilie.vo e sarà op- pi e da più fecondi confronti con rispettive peculiarità. Una volta: • bo infantile per antonomasia, co- Ora, se c'è qualcosa di scarso portuno tenerlo come punto di ri- gli altri. Perché una identità non è che si siano istituiti su scala euro- • : me ci viene ric?rdato. già dal tit?lo rilievo nella storia del movimento ferimento, e anche riferirne con più o meno «grande» di un'altra; pea opportuni canali di passaggio : • del pezzo (guai a farh·da grandi!). degli anni '60 e '70, si tratta pro- ampiezza. Qui, dato lo spazio può essere soltanto più o meno e contatto, non resterà che dar fi- • : L'articoletto svolazza con ironi- prio - per la grande maggioranza- della rubrica, basti menzionare, aperta a quell'evento che è l'in- ducia ai movimenti degli uomini e : • ca leggerezza sui recenti arresti delle biografie dei suoi «quadri», accanto al· lucidissimo discorso contro con l'altro. È per questa via delle idee per cancellare timori e • : nell'area di Dp per fatti di «antifa- la cui disarmante mediocrità etica conclusivo del ministro dell'edu- che si può risolvere l'antagonismo aprire nuove prospettive. : • scismo militante» di una decina di e politica è inscritta nella parabola cazione, José Maria Maravall, fra unità e pluralismo. 6. L'Europa, ricca della propria • : anni fa. Si affettano distacco e sag- del pentitismo in tutte le sue va- quello straordinario del sindaco 3. Sta quindi alle istanze euro- diversità, deve allestire un servizio : • gezza gesuitici: perché agitarsi per rianti, dalla pesantezza del giudi- di Madrid, Enrique Tierno Gal- pee e in particolare alla conferen- di assistenza alla traduzione di • : ricostruire la «vera storia» degli ziario alla levità del culturale. van, che ha avuto un momento di za intergovernativa essere suffi- opere contemporanee di ogni pae- : • anni '70? Questi appelli enfatici e L'incapacità di ripensare la por- messa a fuoco fondamentale cientemente sensibili alla dinami- se. Particolarmente positiva è l'i- • : anacronistici non producono altro tata di un grande movimento so- quando, in accesa e ben motivata ca della propria coscienza per ri- niziativa di biblioteche numerose : • effetto che legittimare la pretesa ciale è in parte giustificata dalla polemica contro il pragmatismo formare i punti di vista puramente e diffuse, e che raccolgano opere• : dei magistrati di giudicare quei sua complessità e relativa prossi- dominante e minacciante la nostra mercantili e aprire i nuovi accordi dei vari paesi. Analogamente, me- : • lontani eventi (giudicare, si dice, è mità temporale. In attesa che le cancellazione culturale e politica, a questa dimensione culturale, dar rita l'appoggio immediato della • : parola grave, «che avrebbe dovuto ragioni di questa impotenza ven- ha affermato che « Europa è teo- vita a mediazioni concrete e istitu- commissione l'istituzione di un re- : • essere riservata sin dall'inizio a gano meno, potrebbero esserci ri- ria», rivendicando alla nostra ci- zionali capaci di far passare l'Eu- gime di sostegni comunitari per le • : Dio, per chi ci crede». Amen. Na- sparmiate le storie di vita. Com- viltà, che mantiene un denomina- ropa dallo stato di mercato a quel- produzioni cinematografiche e te-: • turalmente solidarizzare coi colpiti prendiamo il travaglio della colpa tore comune pur nel rispetto delle lo di spazio culturale dinamico di- levisive creative. Gli intellettuali • : è doveroso, ma è una solidarietà (tanto di coloro che devono sai- diversità che pure sono fonte di versificato e articolato. Perché qui riuniti auspicano più intensi: • che non richiede motivazioni poli- varsi da decenni di galera, quanto ricchezza, il diritto e il dovere, di l'Europa sarà culturale o non sarà rapporti di concertazione e coope- • : tiche, nascendo piuttosto dalla ba- di chi, più semplicemente, deve ri~ progettare il futuro nella coscien- affatto, e le culture che la com- razione fra i vari organi della: • nale constatazione «avrei potuto pulire la propria immagine socia- za critica del presente. pongono o si confronteranno reci- stampa europea, in vista di un la-• : benissimo essere io al loro posto». le), non comprendiamo perché si A.P. procamente, oppure si ridurranno voro di cooperazione e giornalisti-: • L'atmosfera dell'elzeviro è un po' debba manifestare con questa tea- .. alla propria memoria, o al proprio ca e letteraria, corrispondente alla • : quella di quando ci si risveglia do- tralità tutta italiana: se il ricordo 1. Gli intellettuali europei, riu- oblio. S~rebbe opportuno che il cooperazione scientifi~a e tecnica : • po aver sognato di dover ancora della propria partecipazione a niti a Madrid nell'ottobre 1985, budget per la cultura, nella com- in còrso, e che si è concretizzata• : fare la maturità (o, peggio, il mili- «quei» fatti desta solo imbarazzo e sono lieti del fatto che il luogo in missione europea, passi dall'attua- nella riunione di Madrid. : • tare): ma io gli orecchioni li ho già fastidio perché non starsene zitti, cui si incontrano sia un autentico le 0,0007% all'l % , almeno come 7. Il congresso degli intellettua- • : avuti da piccolo, che diamine! Un perché mettere in scena un penti- emblema dell'allargamento del- primo passo politico. li, persuaso di operare in tal modo: lr) • po' ansiosa senza esagerare (pos- mento che non evoca Delitto e ca- l'Europa grazie all'ingresso di 4. Queste mediazioni non pos- nella direzione della pace mondia- • <:::s siamo rivederci con un po' di im- stigo ma la commedia di costume Spagna e Portogallo - senza cui sono ridursi a identità isolate, co- le e del rinnovamento culturale, : -~ • barazzo, come alle cene fra vecchi e il faccione di Alberto Sordi? mancherebbe una dimensione es- stose e burocratiche, in cui l'idea ·auspica di riunirsi nuovamente • l : compagni di classe: «ti ricordi che I senziale dell'Europa. Ribadiscono di Europa soffochi sotto una cam- l'anno prossimo, a Cambridge o a: ~ • abbiamo combinato a quella sup- Il Ma~esto di Madrid la loro concezione di una Europa pana di vetro, senza effetti cultu- Gottingen, per formulare il bilan- • ~ : plente ... », batterci qualche affet- .._..___________ _. culturale che vada al di là del Mec, rali o creativi. Dovrebbero invece cio delle misure concrete prese a: ] • tuosa pacca sulle spalle, senza Pubblichiamo in «Cosa nostra» di una Europa che comprenda an- permettere la circolazione e l'in- livello istituzionale e intergover- • ~ : troppo impegno, due volte gli il Manifesto di Madrid, stilato a che la parte separata dell'Est eu- contro effettivo fra agenti cultura- nativo, e per rilanciare la propria: ::,..• orecchioni non si possono prende- conclusione del congresso «El ropeo, vivo culturalmente, come li. Così, sarebbe ora che la Fonda- azione di trasmissione culturale. • ~ : re, ma non si sa mai...). · espacio cultura/ europeo», pro- dimostrano gli intellettuali del- zione europea, che ha sede a Pari- Ed è deciso a far sì che questa : ~ • Non è la mancata solidarietà po- mosso e coordinato da Maria An- l'Est che sono venuti qui, e il con- gi, e che è uno degli sporadici frut- azione non sia soffocata da consi- • i.::: litica nei confronti degli aniici di tonietta Macciocchi nei giorni 17, temporaneo incontro di Budapest. ti delle decisioni culturali intergo- derazioni burocratiche o politiche, : ~ • Dp a réndere tutto questo così ir- I8, 19 ottobre 1985, patrocinato Auspicano che simili riunioni si vemative, avvii concretamente la ma che anzi siano gli stessi intellet- • ~ : ritante: dopo averli sentiti distri- da Pierre Pflimlin, attuale presi- rinnovino, concretizzando una As- sua attività, tenendo presente che tuali a farsene carico. I ~ ....................................................................................................... .

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