" .s ~ I::).. ~ °' ...... ~ .(;) s .... (:) l:::: ~ ~ ~ .(;) ~ - Verwandlung qualunque, ma ripete la specie di trasformazione e riscopre la solitudine e la paura che Lucio aveva subito e sofferto nell'Asino d'oro di Apuleio (e negli ancestrali racconti «milesi»). À la recherchedu temps perdu ci lancia, fin dal titolo, a una ricerca analoga alla quete archetipica della materia di Bretagna, e con un'analoga composizione a volute, a spirali che vanno seguendo i contorni di una verità che appartiene, anch'essa, alle origini. L' Ulysses, infine, nel rivisitare la trama dell'Odissea recupera la testura verbale, l'oralità dell'antica poesia narrativa e, più decisivamente, la nozione omerica del mito: nello stesso tempo discorso e macchinazione, assenza di frontiere fra parola e essere. A ragione si è denunciato il romanzo come imperialista e totalitario. Integra tutti i generi secondo il suo capriccio, ricorre a tutti i linguaggi, s'impadronisce di tutta la tradizione ... Usurpando tutta la letteratura, vuole usurpare tutta la realtà. È lecito chiedersi, tuttavia, se queste manie di grandezza non nascondano una radicale insicurezza. Così la confessa un faux-monnayeur: «Il modo in cui ci si impone il mondo delle apparenze e noi cerchiamo di imporre al mondo esterno la nostra peculiare interpretazione costituisce il dramma delle nostre vite». Sarà. Dramma, commedia o farsa. Ma in ogni caso, il romanzo viene a rispondere alla tensione fra ogni individuo e l'ipotesi di tutto il resto. Le strategie del racconto - per esempio, le celebrate singolarità del tempo e dello spazio romanzeschi - non sono in primo luogo marchingegni nella lotta con la vita? Non nascono da un'ansia di dominio, da una necessità di significato e da una speranza di libertà? El mundo - si sa - es ancho y ajeno. Forse più che contrapponendogli un mondo alternativo il romanzo lo domina riducendolo a parola e rinchiudendolo in un altro, pure verbale, che si offre recintato e ordinato poiché consiste, per principio, nella coerenza e nella solidarietà di senso di tutti gli elementi che lo costruiscono nel 11 Viaggio di Sarah Kemble Knight di Piero Sanavio è un caso esemplare di decodificazione di un diario: il diario della protagonista, una maestra di lettura e scrittura ma anche abile affarista, che nel 1704, per curare certi suoi interessi, parte da Boston per New Haven, da New Haven per New York, e infine ritorna a Boston soddisfatta di quanto ha fatto. Di questo viaggio, durato cinque mesi, Sarah annota le varie peripezie, i pericoli, le difficoltà, gli incontri, ma anche i cibi, i letti, i paesaggi, i discorsi, concludendo con un ringraziamento al «Grande Benefattore per essersi preso cura della sua indegna ancella e per averla ricondotta a casa, sana e salva». La donna aveva adempiuto al proprio compito terreno di far prosperare gli affari e provvedere degnamente alla f amiglia, da parte sua Dio aveva risposto proteggendola e cioè adempiendo a sua volta alla funzione che gli competeva: un patto onesto che le due parti avevano mantenuto. Quello del covenant, il patto, si può considerare il filo conduttore di tutto il libro, benché non sia ·linguaggio. Il lettore è libero di dare il suo assenso a questo nuovo mondo di parola; ma, se lo dà, allora, con libertà doppiamente illusoria di scegliere la vita, viene invitato a postularlo come parte d'un altro universo che egli elabora e popola, ormai, da sé solo. Arrivati a questo punto, lettore e autore, personaggi, oggetti, situazioni dell'uno e dell'altro, apparenze e interpretazioni, tutti restano travolti dal giro stesso della finzione, nel chiaroscuro della realtà e del desiderio. Lf ultima, molteplice istanza . della finzione che il romanzo crea apparterrà, dunque, tanto al lettore quanto al- ;;• # ... . (/:·: l'autore? Il successo di pubblico spinge a pensare di sì. Il genere forgiato per mostrare le cose esplicitamente e direttamente implicherà, piuttosto, il trionfo della ellissi? Il giudizio critico continua a farci inclinare per la risposta affermativa. L'indefinizione formale, la ma·ncanza di norme e, di conse-· guenza, la difficoltà di valutazione certo l'unico tema analizzato con straordinaria competenza nel documentatissimo contesto che Piero Sanaviò dispone intorno alla traduzione dell'intero diario di Sarah Kemble Knight. Quando il 21 novembre 1620 centodue pellegrini sbarcarono dal «Mayflower» sul promontorio che chiamarono Plymouth, avevano già pronto, redatto durante il viaggio, il Mayflower Covenant, il patto che li costituiva in corpo civile e politico e che sarebbe rimasto alla base della loro futura forma di governo: un patto fra l'uomo e Dio e un patto fra i cittadini e i loro rappresentanti, un patto diretto, senza mediatori accrèdftati, un pàtto quindi di cui le parti sono personalmente responsabili. I Pellegrini del Mayflower erano un gruppo di emigrati molto particolare: si trattava di protestanti rigorosi che non si riconoscevano in nessuna ipotesi europea, perciò avevano lasciato l'Inghilterra e l'Olanda per raggiungere un nuovo territorio dove inventare la propria storia, liberi di farla corrispondere esattamente ai propri princìpi. Non volevano fondare una democrazia: piuttosono prezzi che il romanzo paga per la sua ricchezza e per la sua voracità. Ma la precettistica della ellissi - la capacità di mobilitare fattori non manifesti sul piano della stretta letteralità - è quasi indiscussii: a essa si devono alcuni dei migliori espedienti e risultati dell'arte del narrare. Senza ellissi, è chiaro, non c'è romanzo. Qualunque dato di qualunque specie di realtà include infinite componenti, sfumature e prospettive: il bello sta nello sceglierne uno che supponga gli altri e implichi tutta la gerarchia di mondi - non soggettivo, verbale, mentale - propria della finzione. Una trama, a sua volta, ~ un sistema di ellissi: più o meno tacita- . .,,..•·'",.. ' ,",. ,· . . .... ...;>···.. ·.4 .. \ ~:(·' mente, va indicando direzioni e possibilità, suscitando aspettative; poi le realizza o no, le soddisfa o le defrauda, ma, in ogni modo, conferisce loro un nuovo senso in rap- . porto al zigzag di traiettorie che . l'interesse del lettore ha immaginato. L'ellissi guida la fabulazione, la struttura, il piacere del romanzo... Tuttavia, il plauso della gente educata va soprattutto alle sto vivere una teologia, ma viverla nella concretezza pratica della vita quotidiana. Non cercavano di • realizzare una utopia, come le comunità anarchiche della Patagonia; non si abbandonavano a quella vaga immagine di Paradiso terrestre primitivo (si pensi a quanto si esalterà il mito del buon selvaggio) per cui gli ammutinati del Bounty avevano perduto la propria identità; non si gettarono in una occupazione territoriale sfrenata quale si vide durante l'occ«pazione del West da parte del sottoproletariato europeo. I Pellegrini del Mayflower portarono con sé µna straordinaria ipotesi culturale, prima ancora che_politica, a cui _intend_e_v_a!}O [ t- _ tenersi • con rigorosa coerenza. E infatti, non più di sei anni dopo lo sbarco fondarono l'Università di Harvard «per istruire giovani inglesi e indiani nella conoscenza». Connessa a quella culturale e politica avevano una precisa ipotesi teologica, che intendevano realizzare nei comportamenti quotidiani privati e pubblici: compresa l'abolizione della Croce di san Giorgio dalla bandiera, quella croce rossa in campo bianco che era stata concessa dai papi ai re d' lnghilsue astuzie non obbligatorie. Basti qui evocarne una. La pagina più bella di Madame Bovary è una scena d'amore non descritta: il deambulare di un fiacre per Rouen, i nomi di strade, piazze, chiese («rue Maladrerie, rue Dinanderie, devant Saint-Romain, Saint-Vivien, Saint-Ma- •clou... »), i cambiamenti di velocità della vettura (al trotto, al galoppo, al passo), l'impazienza del cocchiere o, al massimo, un ordine («Continuez!») che esce dalle cortine chiuse raccontano perfettamente il cedimento di Emma a Le6n. Il racconto ellittico genera con abilità diabolica il miraggio d'una conoscenza della finzione identica alla,esperienza abituale, con i suoi limiti, le sue incertezze e, in definitiva, •il suo potere persuasivò. Per-sfoggio di maestria dello scrittore, per identificazione con i protagonisti, per suggerimento al lettore (l'autenticità di alcune cose può essere riconosciuta solo con la trasposizione immaginativa), per delicatezza o per gioco, il romanzo della ellissi non dipinge ma traccia terra, segno quindi di idolatria e sottomissione. I coloni di New England, nella seconda metà del XVII secolo, partivano, dunque, da un programma non politico bensì esistenziale, che naturalmente diventò anche politico, e a quello tennero fede secondo l'impegno del covenant: il rapporto fra uomini è un contratto interpersonale (si può fare un riferimento alle moderne scuole americane di psicologia comportamentistica e transazionale) secondo cui ognuno è responsabile dei propri comportamenti e deve essere rispettato nei suoi diritti. Ma anche il loro programma religioso era basato sul covenant fra Dio e gli uomini, ognuno col proprio impegno: Dio di elargire la salvezza, che solo Lui può dare, l'uomo di non peccare e compiere il proprio dovere terreno. Un patto paritario anche questo, basato sulla fiducia di una conoscenza razionale di Dio, dove ogni elemento irrazionale è temuto e perfino l'entusiasmo è considerato pericolosissimo propulsore di eresie. Ma i segni della volontà di Dio manifestata all'uomo e i segni della risposta dell'uomo a contorni; invece di ritrarre, sbozza sfondi che ritagliano profili; non sminuzza l'intreccio: delimita il luogo in bianco in cui l'intreccio accade. Oppure segue il personaggio fino ai bordi stessi del silenzio, tace con il personaggio e lascia eh~ il silenzio parli per il personaggio e per l'autore (poiché «per poter tacere - stimava Dasein - bisogna avere qualcosa da dire»); solo l'ellissi scrive davvero il silenzio. Le trovate di impianto e di tecnica, in effetti, sono congiunte alla poetica della ellissi con ammirevole frequenza. Così, il romanzo molto nutrito di episodi e peripezie guadagna meriti quando lo si scopre ubbidiente a un disegno di economia e funzionalità. Proprio l'ellissi, tuttavia, può proiettare in controluce un'azione vertiginosa su una superficie narrativa apparentemente priva di accadimenti. Norma d'interpretazione e nello stesso tempo margine di libertà, essa ci esorta a riempire i buchi del testo e a contemplare certi elementi secondo la prospettiva fornita da altri, mettendoci in evidenza le armonie del mondo; oppure ce lo rivela come caos, spingendoci a cercare vincoli che l'opera finisce per non offrirci; o, ancora, intesse dimensioni implicite di quanto affiora al racconto e ci predica la realtà come simbolo... e ome simbolo, anche, s'è menzionata qui l'ellissi: simbolo della condizione o del destino del romanzo, istituito per andare al di là di se stesso, per insinuare la tensione di una pertinace ansia di alterità. Il romanzo è stato soprattutto impulso, tendenza. Il secolo XVIII sapeva fin troppo bene verso cosa (non invano coniò insieme le nozioni di «realismo» e «romanzo»): verso la realtà intera e vera, che alla fine si arrendeva senza condizioni. Il secolo scorso - il secolo XIX - perseverò nella stessa ambizione, ma senza fiducia nella vittoria: significavagià molto dare inizio al combattimento, alludere quanto non poteva essere enunciato, mettersi in marcia. «Il romanzo è uno specchio lungo il cammino». Solo che i moderni credettero che fosse piuttosto il cammino lungo uno specchio. Dio sono così labili e così difficili da riconoscere e interpretare che per capirli è necessario un continuo lavoro di controllo e di analisi. È così che il rapporto con Dio diventa un rapporto con la propria coscienza. È così che si producono numerosissime testimonianze scritte, • diari, cronache, ammonizioni, esortazioni, in cui gli avvenimenti pubblici sono registrati insieme ai fatti familiari e privati, così da costituire documenti destinati non alla segretezza e neppure a un pubblico generico, bensì a una comunità di discendenti e affini che ne facciano oggetto di riflessione allo scopo di ampliare la conoscenza e esercitare la coscienza. Perché, dice Sahavio, «essereyankee, uomo o donna, significava allora essere sempre capaci di badare a se stessi e non aver paura di nessuno, nessuno proprio, tolto dio». Piero Sanavio Il viaggio di SarahKembleKnight Milano, Serra e Riva, 1984 pp. 153, lire 12.000 ~-"--------------------------,--------------------------------------------------
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