1·······························cosa··1·0s1ra·······························1 • • • • • • •..-----------~ . : e gioioso ateismo proprio della be- che per le giuste ragioni delle al- Il pretore esprime le sue preoc- saggi americano nelle edizioni Li- : • Il fanciullino di Bo stia, da Lucrezio a Spinoza e a Ba- leanze nel «fronte» si riconosce e cupazioni: «sarà in grado il mini- guori, cinque o sei anni fa, si è • : e il materialismo teson, oltre che a Engels, non deb- si stima presso gli altri. Per tale stero della Sanità di gestire queste cominciato a tacere delle Multina- : • nei partiti comunisti ba scomparire affatto nella nuova confusione si arriva oggi a ripetere notifiche? di avviare i piani di zionali a livello di analisi. Non è di • : Francesco Leonetti era mitologica, papale e stellare. fino alla noia che occorre la con- emergenza? di esercitare il con- moda; ed è un argomento arduo. : • ._____________ ___. È vero sì che Gorbacev ha usato cretezza (termine che ricorda An- trollo sulla sicurezza degli impian- Perché la Multinazionale è la • : Diceva dunque Gorbacev nell'in- una formula retorica; e però in es- dreotti), nel dibattito nella colon- ti? di fornire le dovute informazio- grandissima anomalia, che ha : • tervista a Time un mese fa: «Sicu- sa non c'è niente di male, né in na destra della prima pagina del- ni al pubblico? e siamo sicuri che sconfitto l'analisi di sinistra. Nel • : ramente Dio, dall'alto del cielo, senso di meschinità né di compro- l'Unità. Mentre il «programma co- questa ordinanza sia stata osserva- Novecento pieno e tardo non c'è : • non ci rifiuterà sufficiente saggez- messo. Egli invoca o nomina sulla munista», o materialistico, è eco- ta da tutti coloro che erano tenuti stato infatti lo sviluppo previsto • : za per trovare le strade che ci por- testa del capo degli americani e di nomico-politico, critico, non solo a farlo?» più o meno bene o male da Lenin : • tino a un miglioramento nelle rela- tutti loro, il loro dio: e lo estende politico; è sempre il più concreto- Alcuni punti interrogativi sono come da Gunder Frank: il mono- • : zioni tra due grandi nazioni sulla alla sua testa per gentilezza. Nei astratto-concreto (partendo dal- aggiunti da me; non direttamente polio, sempre più grosso, in un : • terra». E osserva Bo il 3 settem- discorsi degli storici latini è una l'empirico per ritornare a esso) né a me parla il pretore. Ma al settore produttivo e negli apparati • : bre, in prima del Corriere, quanto figura corrente: nominare gentil- che possa darsi, quando si fa, con giornalista dell'Unità Paolucci, il attinenti. No, la Multinazionale è: • segue (passim): «Come bisogna mente il dio degli avversari. freschezza nuova nel cogliere i fe- 27 luglio 1985. E con tutta natura- il contrario: essa è una consociata • : intendere questa dichiarazione Peraltro si sta questionando di nomeni e con rigore di analisi ma- lezza dà il numero: sono 178 (cen- e ha più campi; è un concatena- : • che smentisce lunghi anni di cupo scudi celesti. Lui Gorbacev ne ha terialistica. tosettantotto) le sostanze ritenute mento, non un semplice mostro. • : e ridicolo ateismo e una concezio- sulla testa uno così così, già esi- altamente pericolose, e con scorie E viene da ciò il grande effetto : • ne della vita che sembrava stretta- stente e certo. Gli altri vogliono insopprimibili, come la diossina di di silenziatore. In quanto è anche • : mente incentrata su una visione fi- costituire per la loro testa uno scu- .----------------. Seveso. sovranazionale, è inoltre proble- : • losofica, pratica e scientifica?» (si do forse piratesco e indubbiamen- Io leggo nell'estate questa noti- matico il suo rapporto con le leggi • : noti sia ridicolo, che strettamente, te più forte ... È bene sia uno scu- Signor Ministro della Sanità, zia terribile, fra gli altri eventi, e di un paese che sono nazionali. : • dove la vita è opposta alla filoso- do di tutti. Inoltre si potrebbe dire si può avere la mappa questa mi colpisce particolarmen- Essa ne è fuori. E per quanto le • : fia). E ancora: «Gorbacev ha fatto che Gorbacev ha difficoltà a nomi- delle industrie te perché, io penso, nessun altro serve, con un socio viene dentro : • un salto indietro riportandosi non nare invece Mitra, il dio del testo a rischio di strage? commento né informazione segui- un paese. E in tale altro paese pro- : : più all'ideologia che ha fatto nau- vedico, più antico e autorevole, Francesco Leonetti rà né ora né poi. prio, come l'Italia, resta legalmen- • • fragio, ma ( ... ) come mi suggeri- ma con equivoci oggi possibili sul .....____________ _. Io sto scrivendo un romanzo, te incerta l'opportunità di dichia-: : sce un autorevole esperto, alla suo nome; e anche a nominare Al- Il pretore penale di Torino Raf- non mi fermo né tanto né poco a rare e far verificare le proprie so- • • grande Russia del passato, che si lah, più recente della sigla «Dio», faele Guariniello è uno di quei pensare come sia facile il morire vranazionali 178 sostanze. : : identifica con Dio»; «quel richia- ma forse sgradito alle donne... limpidi che non fa misteri, nel rife- collettivo; ma mi accade un fatto L'argomento classico e «utopi- • • marsi a un Dio (con la maiusco- . Certo è che la teologia è impor- rirsi ai ministeri (anche se in que- singolare e, ritengo, non solo mio co» della sinistra comunista è che : : la)»... «a meno che non si tratti di tantissima; è riflesso nel cielo di sta estate terribile '85 è emerso né romanzesco. Io penso solo co- la produzione non è un valore in • • una pura formula retorica» ... «se quello che è lo stato umano, con le quanto sia pericoloso talvolta sa- me prendere con le molle questa sé, deve avere «finalità sociale». : : però fosse sincera»... tre funzioni che lo definirono per pere non solo certe cose della ma- notizia e questo numero; rifletto al Non serve più; è certo che dal ca- • • È possibile che sia così vincente millenni (sacrale, guerriera, pro- fia, ma, in più, sapere che queste posto dove va incasellata e dico pitalismo non si esce, e intanto, : : in lui il fanciullino? l'età fa questi duttiva). Invece l'ideologia è sba- cose il ministero le sa). L'argo- subito: va nell'Ambiente. Incasel- per effetto del Centro, oggi il Ter- • • scherzi, ora a lui, fra un poco a gliata: giustamente Marx l'ha criti- mento è una certa ordinanza che, liamola lì, per il normale silenzio, zo Mondo con le sue culture sta : : me? ma Bo sempre è stato epifani- cata così ferocemente, anche se a seguito di una direttiva della Cee per la fatale latenza, tornerà pur per sparire ... Ora si tratta in Euro- • • co, interpretando gli eventi come nel Novecento ciò si è scordato. nell'82, prescrive che finalmente fuori. pa del lavoro e dell'occupazione : : se venissero per lui e per il Signo- Ora il problema della confusio- entro 1'8maggio '85 i responsabili Poi ci ripenso e dico: nulla si operaia, connessa alla produzio- • : re. In ciò, instancabile e acuto co- ne sulla serietà del materialismo delle industrie diano tutti i dati su saprà mai, in quanto si deve archi- ne; mentre va difesa, occorrereb- : • me il «parroco di campagna», a deriva dal fatto che dopo il '45 in lavorazioni e impianti con impiego viare altrove: va nelle Multinazio- be stabilire il limite di perdita o • : tratti; mai istituzionale e papale; e Italia il Partito comunista (non al- di sostanze letali alla specie. Un nali. Non avremo mai una mappa pericolo entro il quale la produzio- : • a tratti puro. tri) non l'ha più chiesto ai suoi mi- migliaio di notifiche sarebbero a zone viola e nere sull'Airone... ne rimane un valore della moder- • : A me pare invece che il grande litanti; ha esteso ai militanti ciò giunte al ministero. Mi ricordo che, dopo un libro di nità. : •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ne, non possiamo però non pensare che l'obbedienza si apra, nello scrittore tedesco, a quella possibilità di còntrattazione che, bollandola come borghese, egli aveva tanto deprecato nelle pagine de L'operaio. Ancora più essenziale, l'anarca infrange prima di tutto quella unità monolitica e stritolante di destino e di libertà, di necessità e di senso, che stringeva in una morsa l'etica dell'operaio. Infrangere simile unità significa, per l'anarca, ritrovare la propria libertà incondizionata nella quale si identifica la sua stessa professione di anarchia. Se anche la dedizione totale dell'operaio è diventata nell'anarca servizio, e servizio perfino di rango servile - egli serve in qualità di steward al bar notturno dell'attuale signore di Eumeswil -, questa prestazione occupa unicamente la sua superficie, anzi una sola frazione di essa, non la sua profondità. P er recuperare la sua libertà l'anarca si appropria proprio di quella anarchia - che appartiene pure alla tecnica nella sua potenza distruttiva-, non per aggredire la realtà naturale, ma per infrangere qualsiasi legame che lo colleghi al potere, ai suoi familiari e ai suoi simili come alle idee e ai pregiudizi del proprio ~ tempo. -~ Così sciolto da legami, asociale c:i... che vive nella società e nella stessa cerchia del tiranno, disimpegnato che non prende partito per alcuna fede e ideologia, l'anarca riesce a ritrovare in una sorta di vuoto, nella libertà e nella disponibilità di questo vuoto, il fondamento preculturale, originario e quasi barba- ~ rico dell'uomo. Questo gli è possi- l bile perché egli conduce sistemati- ~ camente una esistenza duplice. Quanto l'operaio si configurava come un blocco unitario, tutto oggettivato e manifesto, evidente di per se stesso, tanto l'anarca risulta un personaggio sdoppiato, percorso da costanti fratture. Nel suo nome, nella sua professione e, perfino, nella sua attività erotica. È Martin nella sfera privata ed è Manuel nella sfera pubblica del tiranno; ancora, è sì steward al bar notturno dei signori di Eumeswil, ma al tempo medesimo è uno storico di professione e di vocazione. Come steward serve il tiranno ma come storico lo osserva e lo giudica, reputandosi un suo pàri, per il semplice fatto che può sempre ucciderlo; a'lzi, si serve del suo servizio per compiere le sue osservazioni e riflessioni, trovando nella piccola, raffinata corte di Eumeswil un terreno favorevole, simile ad un laboratorio sperimentale o ad un acquario, per le sue indagini storiche. Nella sua sostanza, il procedimento da lui adottato si dimostra di disegno trasversale, o come scrive con penetrazione l'anarca stesso: «Vivo obliquamente sopra un ripiano obliquo>>.E ancora: «Io invece so che, all'interno di una realtà obliqua, la mia posizione è obliqua, e ritengo che proprio tale consapevolezza conferisca onestà al pensiero». Eccoci fornito uno specchio in cui può riflettersi, attraverso la costante ambiguità di Jiinger, la profonda duplicità del nostro mondo. Forse misuriamo qui la distanza che separa queste due figure, attorno alle quali ruota l'asse portante della meditazione del vecchio scrittore tedesco. L'operaio è una figura affermativa, che si tiene ben salda al centro della realtà; una figura interamente in atto, tesa verso un compimento - che noi oggi sappiamo non esserci stato -, la cui unica dimensione consiste nel rapporto che intrattiene, mediante il lavoro e l'azione, col mondo della tecnica. La sua presenza «si manifesta come energia costante e premeditata» sottolinea Jiinger. L'anarca, questa figura del margine, della riserva e del lato notturno dell'esistenza, si rivela un personaggio in attesa, che sta in ascolto e interroga tutti quei segni che possano condurlo al di fuori delle strettoie della storia che minaccia di imprigionarlo. Come storico che pure dispera della propria professione, egli avverte con acutezza l'afflizione della storia, che pone sempre l'uomo di fronte a reliquie e a tombe, a sole immagini di morte; ma come anarca si è allontanato dal campo storico, spingendo il suo ascolto al di sotto delle fondamenta umane e delle fondamenta naturali, sin dentro a fondali che esistono indipendentemente dalla presenza dell'uomo nell'universo. Così l'anarca lascia la storia per avviare un lavoro di mitologo, per inventarsi la difficile sottigliezza n;cessaria a ogni impresa di ascolto e di decifrazione. «Per tale ragione, in epoche finali in cui la sostanza storica è esaurita e incapace persino di garantire l'ordine geologico della specie, si è sempre visto ricollegare al mito un'attesa cupa e inespressa». ·1 el .romanzo dell'anarca, si delinea un movimento capitale e sempre presente in Junger, che è un movimento di oltrepassamento, di andare oltre e quasi sfondare la superficie del reale. Se, in questo quadro essenziale, l'operaio rappresentava, sopra una scena storica potente, l'incarnazione di una radice metastorica, di una figura miticamente primordiale; l'anarca, che si muove in un quadro di consunzione storica, interrogando quella metastoria che si propone di oltrepassare, si sforza di recuperare le radici primordiali, dove è certo si trovino le vie di salvezza e di fuga. Così arriva a confessare: «Io sono pronto al Grande Incontro, all'irruzione dell'Assoluto nel tempo. Là, hanno termine storia e scienza». Poiché anche nel qui e nell'adesso della città immaginaria di Eumeswil stanno a disposizione tutte le possibilità: «Viviamo in una città in cui nulla più è reale e tutto è possibile. Questo fatto spiana le differenze e favorisce un chiaroscuro in cui luce e sogno si confondono tra loro». Di fronte all'anarca si aprono due direzioni tra loro collegate di oltrepassamento e che Jiinger, per le sue riconosciute capacità visive e visionarie, riesce a prefigurare in spazi precisi e affascinanti, dove, accanto ai maestri dell'iniziazione, incontriamo i luoghi mitici e le figure emblematicamente rappresentative. C'è la direzione verso la scienza, che ha un maestro, Bruno, un luogo, le catacombe, gli inferi, dove la scienza si è occultata, e una figura mitica, i titani, che incarnano la dismisura e il lato informe della potenza. «Bruno rimandava al carattere infero della tecnica, al suo nutrirsi di metallo e di fuoco, allo splendore plutonico dei suoi paesaggi». Nel sottosuolo di Eumeswil, la scienza si sta approssimando di nuovo all'età mitica. C'è la direzione verso gli dei, che possiede anch'essa, accanto a una guida, Attila, il medico personale del· tiranno di Eumeswil, un maestro, Vigo, e un luogo, la grande foresta («Senza dubbio si tratta della foresta. Devono esservi là trofei e pericoli che ricordano più la spedizione degli Argonauti, anziché i tempi d'oro della caccia storica e finanche preistorica»). Queste direzioni di oltrepassamento, che accordano la stessa fiducia alla capacità di mutazione del fuoco («cortine ardenti separano le mutazioni»), si volgono l'una verso l'albero della conoscenza e l'altra verso l'albero della vita. Ma, come ammonisce Vigo, «la via del ritorno dall'albero della Conoscenza all'albero della Vita è inquietante». Alla fine della tortuosa narrazione, con una bruschezza abituale nei libri di Jiinger, quasi che unicamente la decisione improvvisa si dimostrasse capace di tagliare corto agli indugi della riflessione, l'anarca sceglie la direzione verso l'albero della vita e verso gli dei, preparandosi a affrontare la prova: la spedizione, l'attraversamento della grande foresta. In questo tentativo, i motivi dell'oltrepassamento verso il mito e della via d'uscita da una situazione di decadenza incontrano i motivi del passaggio, della mutazione e della palingenesi, con tratti da fine dei tempi e da infuocate apocalissi. Come sempre, Jiinger è interprete del nuovo nella misura in cui si volge a ascoltare e a decifrare i segni, al di là di ciò che egli reputa essere la semplice ma splendida e preziosa superficie. Lo scrittore disegna a intervalli regolari delle mappe grandiose e riassuntive, degli scenari suggestivi nella precisione dei primi piani quanto sfuggenti negli scorci e nelle zone di rottura e'di fuga. Quarantasei anni, quasi mezzo secolo - e quale secolo -, separano l'operaio dall'anarca: L'operaio è del 1932, Eumeswil del 1978.
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