Alfabeta - anno VII - n. 77 - ottobre 1985

poco spazio ai dubbi sull'opinione che alcuni scienziati americani hanno del comportamento dei colleghi sovietici, definito «mistificatorio» e «ingannevole»: «I sovietici in passato non hanno dato contributi validi allo spirito di Erice. Io penso che in questo momento essi siano controllati dal. loro governo più che in passato. Non ho visto alcun segno di apertura dall'inizio dell'era di Gorbaciov» (cfr. «Doccia fredda» sui lavori di Erice / Più lontana l'intesa fra Usa e Urss, Corriere della Sera, 21 agosto, p. 2). Intanto, giunge a Zichichi un invito dell'Accademia delle scienze sovietica a recarsi a Mosca «per discutere i nostri rapporti scientifici»; il messaggio tace sulle ragioni dell'assenza a Erice. Troppo poco per rovesciare il clima che si va imponendo. Un buon esempio è costituito dal titolo di apertura della Repubblica del 22 agosto, giovedì: La nuova arma di Reagan / Teller illustra a Erice le guerre spaziali / «Stenderemo una cappa sull'Urss». L'ambiente informativo si fa confuso. Per esempio: il titolo di apertura del Corriere della Sera del 22 è Questa la nuova arma di Reagan. Ma «la nuova arma di Reagan» cui si riferisce il Corriere (il sistema antisatellite Asat poi sperimentato con successo il 13 settembre) ha poco a che vedere con la «nuova arma di Reagan» di cui parla il titolo della Repubblica, ovvero lo «scudo laser» illustrato da Teller a Erice. Giovedì 22, Antonino Zichichi lancia dalla tribuna di Erice il progetto di un world laboratory (laboratorio mondiale) «in cui gli scienziati di tutte le nazioni si impegnino a combattere la guerra, a promuovere il progresso sociale e ad abbattere il muro di segretezza che oggi tiene in ostaggio molte ricerche e le devia sulla strada della distruzione» (citiamo dal Corriere della Sera del 23 agosto). Zichichi precisa che non si tratta di un centro, di un «palazzo da riempire con burocrati», ma di un coordinamento fra istituti e gruppi di studio di ogni parte del mondo che aderiranno alla proposta, organizzato in sedici aree di ricerca. Non è facile capire dai resoconti dei giornali quale sia la portata del progetto del world laboratory. Per esempio, La Stampa parla di quindici (non sedici) gruppi di lavoro «già ufficiali»e aggiunge che «l'unico gruppo di lavoro nel quale vige ancora la segretezza è quello che si occupa della difesa strategica, diretto da Robert Budwine, pupillo di Edward Teller». Il Corriere della Sera scrive però che «se i risultati saranno positivi anche la stessa iniziativa di difesa strategica (Sdi) potrà diventare oggetto di studio e sperimentazione comune». Il resoconto della Repubblica va ancora più in là e attribuisce ai fisici americani impegnati nella Sdi («guerre stellari») «una proposta concreta che ha i tratti della ragionevolezza e che comunque rappresenta una novità: propongono ai sovietici di basare la dialettica militare non più sul momento offensivo ma su quello difensivo». L'articolo cita l'opinione del fisico William Barletta «che lavora al centro 'reaganiano' di Livermore»: «Noi potremmo dare la tecnologia per creare il Sdi, in particolare per colpire i missili in fase di lancio. E i sovietici, in cambio, dovrebbero rinunciare allo sviluppo dei missili strategici ultraveloci, quelli cioè in grado di minacciare lo scudo spaziale su cui si basa la filosofia difensiva di Reagan». Per quanto incerte e di zoppicante lettura, queste notizie appaiono subito di estrema impornmza. Ma proprio mentre raggiunge il suo punto culminante, Erice sparisce dalle prime pagine. I resoconti che abbiamo citato dai quotidiani di venerdì 23 agosto sono tutti in pagina interna, non sempre molto evidenti. Sulla prima pagina della Stampa, sopra la foto del fisico scomparso Alexandrov, c'è invece il titolo Mosca annunciò il suo no a Erice?. Nell'articolo si legge che «un esponente dell'Accademia delle scienze sovietica, rimasto anonimo, avrebbe dichiarato al • corrispondente a Mosca di un quotidiano italiano» che gli scienziati della delegazione sovietica invitata a Erice avevano già comunicato a giugno la loro decisione di non partecipare al seminario. Da Erice, Zichichi smentisce e precisa che «una comunicazione del genere effettivamente c'è stata, ma si riferiva a un altro seminario, dedicato alle ricerche biologiche». Anche sulla prima pagina del Corriere della Sera c'è la foto di Alexandrov, sotto il titolo Ecco Alexandrov / il russo scomparso; la didascalia dice: «Ecco una rara fotografia di Vladimir Alexandrov, lo scienziato sovietico di cui mancano notizie da aprile: è ritratto durante una delle precedenti edizioni del seminario internazionale sulle guerre nucleari. Anche quest'anno Alexandrov era atteso, ma non è arrivato, così come non è giunto il resto della delegazione sovietica. Ieri, ai lavori, è stata annunciata la creazione di un 'laboratorio mondiale' di ricerche per la pace». Venerdì è anche l'ultimo giorno dei lavori del seminario. La chiusura avviene nello stesso clima polemico e enigmatico in cui si era aperto. Il giorno dopo, sabato 24 agosto, nella prima pagina della Stampa compare il seguente titolo: Mosca insiste: 1'11 giugno comunicammo il no a Erice; sempre in prima pagina, La Repubblica titola Da Mosca a Zichichi una drastica smentita / Erice «chiude» tra le polemiche. Sotto il titolo del quotidiano torinese è riprodotto un dispaccio dell'agenzia Ansa: «Il portavoce dell'Accademia delle scienze dell'Urss ha precisato all'agenzia Ansa che sono stati inviati, in tempi diversi, due telegrammi per comunicare la mancata presenza sovietica al convegno di Erice ed al convegno di biologia nucleare. «'Il 26 maggio - ha detto il portavoce - abbiamo ricevuto un telegramma del prof. Zichichi con l'invito per il convegno di Erice. In data 11 giugno abbiamo risposto con un telegramma nel quale lo abbiamo ringraziato per l'invito e lo abbiamo informato che l'Accademia delle scienze dell'Urss non prevede per quest'anno di partecipare al q:mvegno di Erice. Con un altro telegramipa - ha aggiunto il funzionario deU'Accademia delle scienze - abbiamo informato, in data 5 agosto, che non avremmo potuto partecipare neppure al convegno di biologia molecolare'». La corrispondenza da Erice dello stesso giornale riporta il comunicato di replica di Zichichi: «Il prof. Zichichi non ha nulla da aggiungere a quanto detto ieri. Non si capisce per quale motivo dinanzi a una tema così importante come la lotta al segreto scientificoe militare si stia cercando di spostare i termini del problema su un fatto totalmente irrilevante come una presunta comunicazione di non partecipazione. Questa non partecipazione avrebbe comunque dovuto essere giustificata, e per ammissione stessa dell'addetto stampa dell'Accademia non lo è stata (... ) Ammesso che fosse stata comunicata la non partecipazione, rimane il fatto che la partecipazione di un'importante delegazione di scienziati sovietici era stata garantita a Helsinki il 31 luglio dal ministro degli esteri dell'Urss al collega italiano». Vale la pena di citare l'interpretazione che la Stampa ha dato di questa intricata vicenda: «Anche così, comunque, la commedia degli equivoci non trova una soluzione: rimane la controversia sui visti, già concessi alla delegazione russa secondo Zichichi, mai richiesti secondo Mosca. Probabilmente la verità sta nel mezzo: i sovietici, dopo la scomparsa dello scienziato Alexandrov, ospite abituale di Erice, rifiutarono la loro partecipazione. Seguirono pressioni per farli ritornare sulla decisione, culminate nell'intervento di Andreotti a Helsinki. La risposta ad Andreotti fu probabilmente interlocutoria, e quindi interpretata positivamente». ... La prima pagina del Corriere della Sera ospita un articolo dello stesso Zichichi, Quattromila chili di tritolo per ogni abitante della Terra. Tra l'altro, il fisico scrive: «La comunità scientifica ha il dovere di far capire a tutti qual è il motore primo di questa inarrestabile corsa agli armamenti. Le nuove idee per armi sempre più micidiali non nascono nei cervelli dei capi di Stato, bensì in quelli dicoloro che lavorano nei laboratori superprotetti: il segreto scientifico-militare è il nemico numero uno del genere umano. (... ) Nasce così il progetto 'World Lab', un laboratorio mondiale aperto a tutti gli scienziati che accettino di lavorare senza segreti. (... ) Trent'anni fa Bertrand Russe! mi disse: 'Voi fisici, pur di fare esperimenti, sareste disposti a vendere l'anima anche al diavolo'. Un po' di verità, purtroppo, c'è in questa terribile battuta del grande filosofo e matematico inglese. «Il laboratorio mondiale ha lo scopo di attrarre i più grandi cervelli ovunque essi siano: per impegnarli in ricerche di pace. Chi pensasse che si tratta di un dettaglio superfluo, sappia che la nuova iniziativa di difesa strategica (meglio nota come scudo stellare) esercita una grande forza di attrazione in moltissimi centri universitari - e non solo americani - in quanto, a causa di 1.ma.irresponsabile politica scientifica di certi governi (per fortuna non di quello nostro), i fondi per la ricerca scientifica di pace hanno subito pesanti tagli. Del laboratorio mondiale c'è molto più bisogno di quanto non si possa credere leggendo queste brevi note. Migliaia di scienziati sono già con noi in questa sacrosanta lotta al segreto scientifico-tecnico-militare». Il seminario di Erice è finito, ma continua a trascinare dietro di sé uno sciame di interrogativi e di polemiche. Domenica 25 il Corriere della Sera esce con il titolo di testa: Così è scomparso Alexandrov / Rapito e riportato in Urss: contestava l'uso politico delle sue ricerche. L'occhiello dice: «Qualche spiraglio da Erice nel mistero del giovane scienziato sovietico». Leggendo l'articolo dell'inviato a Erice la sicurezza con cui la notizia è presentata nel titolo cede il passo a un ventaglio di ipotesi. Interpellato, Zichichi dichiara: «Ci sono tante voci, tante ipotesi, ma nessuna ha un vero fondamento». L'articolo così si conclude: «Forse una richiesta di asilo politico metterebbe fine alle ansie di quanti si erano affezionati al simpatico e cordiale scienziato sovietico. Ma il capitolo finale di questa vicenda che sembra uscita da un romanzo di Le Carré deve ancora essere scritto». Un altro tema di polemiche è la figura di un altro scienziato, Edward Teller: è un falco o un pacifista? Sulla Repubblica del 23 agosto Giovanni Maria Pace scrive· un commento dal titolo inequivocabile: Ed ecco un professore che sembra Stranamore. Vi si legge: «Chi è veramente Edward Teller, il fisico più intervistato al convegno di Erice? La domanda è opportuna perché Teller è preséntato come un pa1adino della pace, come il saggio scienziato che può illuminare l'Occidente nel difficile confronto con l'Urss». L'articolo ricorda il ruolo decisivo di Teller nella costruzione della bomba all'idrogeno prima, e più recentemente nella promozione del programma di «guerre stellari». «Vedere in lui - conclude l'articolo - un apostolo della pace, come tende a presentarlo il professor Zichichi, è un errore che rischia di confondere le acque, già abbondantemente confuse, di un convegno come quello che si sta svolgendo a Erice». L'll settembre la Repubblica registra una dura lettera di replica di Robert Budwine del Lawrence Livermore Laboratory, spesso descritto come «discepolo» di Teller e, a quanto si legge, responsabile del gruppo di lavoro sulla «difesa stellare» nel programma di Erice. La lettera parla di «diffamatoria ricostruzione» della·vita di Teller, scritta da un•giornalista «settario e arrogante». La lettera ricorda che Teller si oppose al lancio della bomba atomica su. Hiroshima e Nagasaki; che la decisione sovietica di costruire la bomba all'idrogeno precedette di un anno l'avvio in Usa del progetto di Teller e che l'esplosione della prima bomba H sovietica avvenne solo sei mesi dopo l'esplosione di quella americana: «Se l'America avesse seguito la linea suggerita dagli oppositori di Teller, Stalin sarebbe stato l'unico ad avere la potenza devastatrice delle tremende bombe H». Il giornalista, a sua volta, replica sulla base dei documenti pubblicati nel libro The Life and Times of Edward Teller (New York 1976) e della testimonianza del fisico Hans Bethe (tra l'altro, la bomba H sovietica è, o sarebbe, esplosa solo nel 1955, quindi tre anni - e non sei mesi - dopo quella americana). La magra consolazione che possiamo trarre da ciò è che se, in questo campo, la storia è così male assestata non si dovrebbe pretendere troppo dalla cronaca, anche quando riguarda un convegno scientifico. Resta purtroppo vero che attorno al seminario di Erice le acque sono risultate «abbondantemente confuse», probabilmente al di là del limite oltre il quale non è lecito sperare che il «profano» sia in grado di controllare almeno i termini essenziali di una situazione da cui dipendono cose di importanza grave e universale. Se Erice rappresenta lo sforzo della «comunità scientifica internazionale» di rompere la logica del segreto e di comunicare con l'opinione pubblica mondiale sui rapporti tra scienza, guerra e pace, allora probabilmente, quest'anno, lo sforzo è stato frustrato: l'immagine stessa di una «comunità scientifica internazionale» è uscita incrinata. Ma è di scarso giovamento gettare le responsabilità sugli scienziati o sui media: anche Maometto scoprì che era meglio andare verso la montagna. Per chi volesse imitare Maometto e andare verso l'informazione, senza attendere che sia l'informazione ad andare a lui, diamo qualche riferimento che - sebbene non esaustivo - può essere tuttavia utile. Nel numero di agosto la.rivista Le scienze ha pubblicato un ampio stralcio del documento del Consiglio scientifico dell'Unione scienziati per il disarmo, dal titolo L'iniziativa di difesa strategica americana e la ricerca in Italia. Muové da un punto di visto critico del programma americano anche il dossier «Guerre stellari». Attività militari nello spazio pubblicato nel numero di luglio-agosto 1984della rivista SE - Scienza Esperienza. Il punto di vista ufficiale americano sulle «guerre stellari» è invece bene illustrato in un'ampia intervista che il generale Abrahamson ha rilasciato al Corriere della Sera in occasione delle sua recente visita in Italia, pochi giorni dopo la chiusura del convegno di Erice; il generale Abrahamson è il direttore del progetto di difesa spaziale Usa (cfr. «Dobbiamo convincere Mosca a scegliere la difesa spaziale», 27 agosto, pp. 1 e 10). Una discussione divulgativa ma nitida delle possibili «ricadute» scientifiche e tecnologiche del programma di difesa spaziale si troverà in un articolo pubblicato dal settimanale inglese The Economist nel numero del 7 settembre, Will star wars r~ward or retard science? (p. 93). Sui dubbi di alcuni ambienti scientificicirca la fattibilità del progetto di difesa spaziale, in particolare ~r quanto riguarda il campo del software, si veda anche l'articolo Scientists divided over value of Star Wars, comparso sul quotidiano londinese Financial Times, 22 agosto p. 4.

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