ni dal corretto temperamento organico, dal cervello equilibrato, dunque intelligenti, virtuosi e socialmente accettati. La messa a morte di chi è inguaribilmente malvagio (al pari della soppressione dell'animale velenoso) è un comportamento necessario di autodifesa del corpo sociale sano, legittimato e orientato dalla scienza del medico, che non ha alcun bisogno di giustificarsi in base a criteri di responsabilità morale. V orrei che prima di indignarsi di fronte a tutto ciò il mio lettore si rendesse consapevole che la sua stessa indignazione è radicata nell'idea cristiana di persona, dunque di libera scelta, dunque ancora di responsabilità morale individuale. Se questa idea non ci apparisse ora per qualche . aspetto come un vecchio mito con- • solatorio, non saremmo qui a interrogarci sul problema dello schiavo di Zenone e della sua imputabilità. Per vie diverse, Galeno giunge a una soluzion~ analoga a quella stoica: se la determinazione biologica ~sclude la responsabilità, essa non ésclude tuttavia l'imputabilità, il cui criterio sarà ora esplicitamente sociale e politico. Crisippo includeva, come abbiamo visto, fattori sociali nella determinazione fatale di quella identità individuale che legittimava imputazione e punizione. Galeno aggiunge a questo una diretta motivazione 'politica' dell'una e dell'altra. Quale che sia la forma di determinazione comportamentale alla quale oggi preferiamo pensare, entrambi ci insegnano che si può pensare l'imputazione anche in assenza di responsabilità, e che i parametri di essa •possono essere transindividuali. Tutto ciò evoca, mi rendo conto, fantasmi totalitari, che marcino sotto le insegne dell'oggettività della scienza (psichiatrica nel nostro caso) oppure della dialettica hegeliana. Persino parlare, come ho fatto, di identificabilità senza persona può rendere un suono poliziesco. Proviamo tuttavia ad interrogare in proposito lo schiavo di Zenone.· Gli chiederemo: per quali deile seguenti ragioni preferisci essere frustato? Al. Perché le frustate sono confatali al furto; A2. Perché il fato ha fatto sì che l'esser ladro appartenga alla tua identità; A3. Perché il tuo cervello malato ti spinge al furto e noi possidenti dobbiamo difenderci da te e dai tuoi simili; oppure: B. Perché di tua volontà hai trasgredito una Legge («non rubare») e dunque sei personalmente responsabile di una colpa. Dubito che il nostro uomo avrebbe un qualsiasi motivo per esprimere una preferenza per B piuttosto che per il gruppo A. Ma è scaltro, lo sappiamo, e potrebbe forse richiamarsi ad A3 per risponderci che il furto è un'autodifesa 'politica' degli schiavi rispetto alla povertà alla quale li costringono padroni dalla mente malata. Perché il criterio politico dell'imputazione ha almeno questo vantaggio, di poter essere pensato da entrambe le parti. • Testo dell'intervento presentato al colloquio su «Giustizia e determinismo», organizzato da Giacomo Contriper Il Lavoro psicoanalitico e svoltosi a Milano il 2-3 marzo 1985. L'operaiq.,, 0 ~ I'anarca Ernst Jiinger L'operaio trad. di Quirino Principe Milano, Longanesi & C., 1984 pp. XXI - 274, lire 23.000 Eumeswil trad. di Maria Teresa Mandatari Milano, Rusconi, 1981 pp. 408, lire 12.500 N ell'arena del moderno, la forza a cui è toccata la supremazia è la tecnica, ma la vittoria non è andata egualmente a quell'operaio che doveva assicurarsi un saldo dominio su di essa. Tutti noi siamo coinvolti nell'universo tecnologico, e tuttavia non è apparso ancora l'uomo nuovo capace di imporre una forma alla mobilità e alla dismisura della tecnica. Sicché esistono operai, ma non esiste l'operaio come lo aveva preannunciato Ernst Jiinger. Dalla vittoria planetaria della tecnica e dalla sconfitta dell'operaio - la cui figura era pronta a sacrificare il valore della libertà alle esigenze totalizzanti della forma - si apre ora lo spazio dell'anarca, la sua stessa possibilità di esistenza. Questa nuova figura si distacca da uno sfondo dominato meno dalla tecnica e determinato invece maggiormente dalle conseguenze causate dal suo incontrastato trionfo, che sono la dimensione imperiale acquistata dalle potenze statali, l'assenza di legittimazione di ogni potere, il tramonto dei valori e il livellamento degli uomini. L'anarca si sottrae, nel senso proprio di chi si fa coinvolgere soltanto alla superficie da simile realtà, e poi si allontana ritirandosi nella propria profondità culturale, esistenziale e metastorica, rifugiandosi all'interno della propria «tana», questo «bunker» di sicurezza e di scampo che si è apprestato nell'astuzia. Quanto più l'operaio si presentava come una figura esplicita, consegnata a una corrusca piena luce, tanto più l'anarca si dimostra una figura reticente, ricca di penombre, notturna e segreta. All'aggressivo motivo dell'attacco è subentrato ora quello difensivo del rifugio e della fuga; il movimento centrale è diventata la sottrazione, nella quale si risolve l'antica «elusione» teorizzata da Jiinger. Su quali valori si giocava la figura dell'operaio? Essenzialmente sul lavoro, il dominio e l'obbedienza. Come la leggendaria salamandra, la figura dell'operaio doveva collocarsi al centro di quell'area di distruzione scatenata dalla tecnica, senza subirne f!lttavia l'azione annientante, ma imponendole anzi il suggello della forma. All'opposto, il dinamismo della tecnica ha impedito il costituirsi di una forma, come quella dell'operaio, di rango pari alle forme storiche del cavaliere e del contadino - quest'ultimo, per altro, non viene mai preso in considerazione dallo scrittore come una forma -; mentre al riparo dell'universo tecnologico è riuscito a prosperare ciò che è giusto chiamare una figura pa- .•• <'.-.. L ,;.~?'~ ·... .,~ .. - .,.,v·.:;!•" •,_· ,..i-"'#. '.''. ,_. (=~~-- ;;;'' rassitaria. In particolare, quel piccolo borghese di cui l'operaio doveva sanzionare l'irrevocabile fine, e i cui valori sono divenuti invece gli unici valori attualmente riconosciuti nella totalità del globo. Inoltre, come non c'è stato potere legittimato da parte della borghesia, come del resto riteneva Jiinger, •così non si è avverato nemmeno il dominio dell'operaio, come auspicava lo stesso Jiinger. Il dominio non ha cessato di scadere in un potere sempre più tecnico e amministrativo, come ia volontà di potenza, invece di trasformarsi in una forma stabilmente determinata, ha continuato a operare quale un cieco volere dispotico e distruttivo, puro nichilismo. L'obbedienza infine, in cui si riassumeva l'intera etica dell'operaio, nella certezza di agire nel punto di congiunzione fra destino e libèrtà, necessità e volere, nucleo significativo e fondante del proprio tempo e impegno quotidiano, questa obbedienza che si traduceva in una dedizione totale, si è rivelata un chiaro asservimento e sovente anche una aperta e atroce schiavitù. Ef nei confrònti di questo ~niverso, in cui è ~gevole nconoscere come m trasparenza il nostro presente, dove hanno fatto naufragio tanti progetti e utopie - e anche il progetto di Jiinger, che voleva essere realistico, di una lucidità spinta fino al cinismo (e per questo disegno lo scrittore tedesco, contro i suoi propositi medesimi, appartiene all'avanguardia) -, che prende ora le sue distanze e si distacca la figura dell'anarca. Se nell'operaio si trattava di una •• ,/;,~:~./ /:•·: --~'" ;/•:':" ~:--:~; .. ,,:: ✓-".,. .I· .,. • ..?~,- .~~-'-:., .. , .. •·. >x,~1::.'. / . •- ' ,.--:· ;•-1:· '.· ~ ~:~ . •. ·,:y•·•"" .• .. _,.i.. r· --~,.,.;~ •• :;.<-···~.:-, -#~:.;--:. i.f_...•.-:,.. nuova realtà in atto, la cui maggiore pericolosità consisteva nella sua stessa esistenza, consegnata alla nitidezza crudele di un trattato storico - sociologico - metafisico; nell'anarca si tratta di una ipotesi puramente immaginaria, affidata a un romanzo saggistico-visionario, a una narrazione labirintica, una sorta di diario o, meglio, di memoriale inciso alla prima persona. Là dove l'anarca resta sempre il personale o soggettivo «io», l'operaio si presentava sempre come l'impersonale e oggettivo «egli». L'operaio era una figura in cui trovavano convergenza l'euforia del futurismo e il gelo della «nuova oggettività», inquadrata nella storia convulsa del nostro secolo, fra il primo conflitto mondiale e l'agitato dopoguerra europeo; l'anarca è una silhouette ritagliata contro lo scenario di una città immaginaria, Eumeswil, e di un tempo anticipato, che penetra sin nei primi decenni del Duemila. Tuttavia, malgrado la dislocazione temporale e fantastica che ha subìto, l'anarca si rivela una figura profondamente attuale e intrigante, quasi fosse scaturita negli interstizi e nelle inquietudini della nostra stagione e, dunque, del dopo-il-moderno; e di una importanza pari a quella dell'operaio. Ci troviamo di fronte a un modello da verificare sperimentalmente quanto l'operaio è un modello di cui è già possibile redigere un bilancio, per quanto parziale e sospeso. Nella città dell'anarca, i valori che sostenevano l'operaio ritornano ma in una versione sensibilmente modificata. La tecnica, in quanto apparecchiatura strumentale, occupa adesso i margini; non appare più ingombrante come lo era nelle metropoli dell'operaio; addirittura «non viene più presa tanto sul serio». Al contrario, come scienza - e scienza tecnica - attraversa una fase di inquietante trasformazione: essa si è nascosta nel sottosuolo, negli inferi, dove da sempre si trova la dimora dei titani, e si sta approssimando alla realizzazione diretta delle idee, come suole avvenire sul terreno della magia e dei sogni. Il potere, invece di interpretare una stagione ricca di senso e di storia accelerata, si protrae in un tempo consumato, di fine della storia, dove la stessa parola 'valore' suona sospetta; il catalogo delle possibilità riconosciute appare esaurito e le idee si sono logorate nella stanchezza della ripetizione. «Non si ricava più un ragno dal buco», annota l'anarca. Attualmente, nella Eumeswil raffigurata da Jiinger, un tiranno con la sua polizia e i suoi consiglieri esercita una oculata politica di sopravvi- ..,,. venza, volta realisticamente ad as- c:s sicurare non solo i bisogni elemen- -~ tari ma anche il superfluo, il pane ~ dunque assieme al companatico. ~ O', Infine l'obbedienza, quell'obbe- ...., dienza che era assoluta nell'ope- ~ -o raio, viene ora riportata a presta- g zione, servizio, impegno che, co- e me è stato accordato, può essere r:: anche revocato. Per quanto Jiin- i::: ger introduca l'esempio del con- ~ dottiero e del lanzichenecco per g illustrare questo tipo di prestazio- c:s
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