Alfabeta - anno VII - n. 77 - ottobre 1985

Lemacchine Ripensando al computer I Lf osservazione secondo cui l'informatica irriga la vita sociale, struttura l'economia, ridistribuisce le carte del gioco geo-politico-, è ormai divenuta banale. Sempre più associata all'emergenza di nuove forme culturali, dall' «arte col computer» ai giochi elettronici, essa si insinua allo stesso tempo nel cuore dei comportamenti individuali, al punto che si è potuto pretendere che possa indurre una nuova «concezione del mondo» (cfr. la mostra Les immatériaux al Centre Georges Pompidou). Anche se tutte queste asserzioni meriterebbero di essere passate al vaglio di un esame obiettivo che ne temperi il tono trionfalistico (o, se si vuole, apocalittico), resta nondimeno il fatto che l'estensione pressoché illimitata dei settori in cui l'informatica interferisce, la natura prodigiosamente multiforme dei suoi interventi, rivelano un primo malinteso: l'informatica non è; al contrario di quanto ritengono la maggior parte dei commentatori, una tecnica bensì un fascio complesso e ramificato di tecniche, ognuna delle quali deriva la propria specificità dall'adattamento di un comune assieme di conoscenze teoriche e pratiche a un particolare settore di attività. In questo modo si costituisce ogni volta una vera e propria entità tecnica: la robotica, la grafica computerizzata, l'insegnamento· assistito dal calcolatore, la burotica, la telematica ecc.; proliferazione che pone il problema teorico (forse inedito nella storia delle scienze) dei limiti di applicabilità di un insieme organico di conoscenze all'intera estensione delle attività umàne, dalle più concrete alle più astratte. L'ipotesi secondo cui la spiegazione di tale ubiquità potrebbe, almeno in parte, risiedere nella natura stessa di questo nodo concettuale s'impone con una evidenza che appare tanto più convincente in quanto lo sviluppo scientifico interno dell'informatica - il corpo di conoscenze sopra evocato - avviene ormai attorno a una problematica che è esplicitamente quella della formalizzazione e della calcolabilità del ragionamento. Questa ipotesi non elimina altri approcci, siano essi economici (la ricerca del profitto), sociali (per esempio l'estensione dell'influenza di un determinato gruppo), politici, militari ecc.; tuttavia, mentre queste ipotesi riguardano le motivazioni del ricorso all'informatica, le finalità perseguite dai diversi attori sociali, il perché, esse non dicono nulla sulla possibilità intrinseca di questa diffusione. L'interrogativo primordiale sul come tali sviluppi siano scientificamente possibili e tecnicamente realizzabili, interrogativo a monte del quale nessun'altra domanda può nemmeno essere posta, corre il rischio di essere cancellato dall'attenzione pubblica, neutralizzato dall'eccessiva inclinazione della cultura contemporanea per la «contestualizzazione», per l'interpretazione sociologizzante (il cui successo dipende senza dubbio dai suoi rapporti col senso comune, mentre l'approccio «interno» suppone una certa familiarità con l'analisi teorica). Quale informatica? Come non si riduce a una tecnica, così l'informatica non è costituita astratti del tipo di quelli sopra esclusivamente di macchine. Far evocati. In questo modo li trasforrisalire le sue origini a Pascal e· a ma, li sottopone a vincoli che a Babbage ha senso solo se ai dispo- loro volta giustificano lo studio sitivi meccanici che costoro aveva- formale dei limiti e delle possibilino realizzato si associa il pensiero tà che la fisica viene così inducenmatematico che li organizzava. do nel campo logico-matematico, Non è solo perché non erano di- dando vita alle nuove. teorie dei sponibili le risorse fisiche necessa- linguaggi, dei programmi, della rie che l'informatica non ha potuto complessità ecc. Inoltre, il rapporvedere la luce prima del XX seco- to fra l'empirico e il teorico attinge lo. È stato necessario attendere qui una dimensione «ciclica» del che il calcolo fosse pensato come tutto particolare, dato che i fenopossibilità di realizzazione stru- meni di cui si tratta di elaborare la mentale di classi di operazioni in- teoria sono artificiali, vale a dire tellettuali assai più ampie delle che, invece di avere la stabilità del operazioni classiche dell'aritmeti- dato propria dei fenomeni naturaca - transizione dall'addizione alla li, essi cambiano (fisicamente e deduzione formale - perché le concettualmente) a mano a mano condizioni teoriche di emergenza che i progressi teorici e sperimen- (e di successo operativo) dell'in- tali permettono di raffinarli. formatica fossero riunite. Una me- La complessità delle interazioni tamorfosi nata dalla rilevante as- e sintesi multiple che costituisce sociazione di problemi matematici l'originalità della ricerca informae fisici e anche, fin dal principio, tica nel campo scientifico è difficilfilosofici. ~mente concepibile per il fatto stesLa definizione di un linguaggio so della sua radicale novità. Come formale che - attraverso semplici disciplina sperimentale, è (all'imanipolazioni di simboli- consen- stante t) una fisica [della logica te di esprimere il ragionamento (della fisica all'istante t-1)]; come deduttivo astratto e di verificarne disciplina teorica, è ( all'istante t) la validità segna indubbiamente le una logica [della fisica (della logiorigini concettuali dell'informati- ca all'istante t-1)]. Questa mescoca. In questo senso Boole e so- lanza intrinseca fonda l'informatiprattutto Frege, approdando al ca come disciplina scientifica, né calcolo dei predicati (1879), ap- puramente logico-matematica, né· paiono legittimamente dei precur- puramente elettronica, bensì cosori. Confrontandosi con problemi me sintesi dinamica di pensiero fiche riguardano sempre il fonda- sico e formale. mento delle matematiche, la corrente formalista introduce, con Hilbert, la nozione di meccanizzazione del calcolo sulle proposizioni matematiche proponendosi, fra gli altri obiettivi, di liberare il ragionamento dalle ambiguità del linguaggio comune. In effetti, è il concetto stesso di calcolabilità effettiva a rivelarsi enigmatico. Bisognerà attendere i lavori di Godei e di Herbrand, all'inizio degli anni Trenta, perché, attraverso il concetto di «funzione ricorsiva», divenga possibile associare l'esistenza di una dimostrazione della validità logica di una espressione (la sua «verità») al calcolo effettivo, finito, di una funzione. A partire da qui la nozione intuitiva di calcolabilità si colloca al centro della problematica logico-matematica. Nel 1936 Church, Kleene e Turing propongono diverse teorie formali (che si riveleranno equivalenti) di questo concetto. L'ultimo, in particolare, introduce la nozione di automa astratto, i cui elementi costitutivi - stati interni, testina di lettura, programma ecc. - sono notevolmente simili a quelli degli attuali calcolatori. In questo modo, articolando ragionamento e meccanizzazione del calcolo, i fondamenti teorici dell'informatica erano posti in anticipo sulla costruzione del primo calcolatore. Il seguito è noto: i lavori di Von Neumann e altri sulle architetture materiali, l'emergenza dell'elettronica come possibilità concreta di realizzarle, infine l'approdo sul mercato, all'inizio degli anni Cinquanta, dei primi strumenti universali di manipolazioni simboliche di precisione, i calcolatori. Oggi l'informatica tradisce la sua natura duale col fatto di essere a un tempo.una fisica teorica e una fisica sperimentale. In quanto disciplina sperimentale essa studia, dal componente elementare all'architettura complessa, la realizzazione «elettronica» di concetti Calcolare, ragionare Se fin da principio l'informatica si è costruita sull'associazione di ragionamento e calcolo meccanico, questo problema assume oggi forme nuove, in particolare con l'apparizione dell' «intelligenza artificiale». Senza avviare qui una discussione sul contenuto effettivo e sulla consistenza del termine (cfr. Mario Borillo, Informatique pour /es Sciences de l'Homme, Bruxelles, P. Mardaga, 1984), occorre sottolineare come esso esprima, se non altro metaforicamente, l'evoluzione generale dell'informatica .. . verso una duplice estensione delle sue possibilità. In primo luogo, l'estensione dell'autonomia decisionale dei sisterni informarici, vale a dire la capacità di effettuare essi stessi delle inferenze non completamente specificate dall'utilizzatore: a partire dalle premesse che definiscono un problema, il sistema deve poterlo risolvere senza che le vie di soluzione (l'algoritmo di risoluzione) gli siano state completamente esplicitate (nel gergo informatico, si definisce come il passaggio da una programmazione procedurale a una programmazione semplicemente dichiarativa). • Lo spazio logico che si rende così trasparente per l'utilizzatore viene evidentemente occupato dal sistema stesso o, meglio, dalle procedure che eseguono al posto dell'utilizzatore le classi di inferenze che egli dovrebbe attivare nel suo ragionamento «naturale». Dunque, non si tratta più solo di utilizzare strumenti matemat1c1 per risolvere un problema, bensì di «matematizzare» le operazioni intellettuali che permettono di sceglierli e di utilizzarli. È probabile che i ricercatori di I.A. non abbiano sempre percepito le dimensioni dei problemi filosofici, logici, linguistici, psicologici, sollevati dalla loro ambizione. In ogni caso, hanno prodotto una dinamica che sta ora dando vita a una nuova problematica scientifica che, sotto il nome di ricerca cognitiva, riunisce queste discipline nella comune prospettiva di una estensione oltre i limiti della deduzione matematica classica dei tipi di ragionamento suscettibili di una formalizzazione che li renda calcolabili. Si tratta di un obiettivo teorico fondamentale che potrebbe avviare una nuova era per l'informatica. Ma !'I.A. si traduce anche in una estensione degli ambiti tematici della penetrazione informatica: non si parla oggi forse di dialogare con le macchine, di farle decidere in merito a trattamenti medici, della loro capacità di elaborare strategie finanziarie (i cosiddetti «sistemi esperti»)? È evidente che a tal fine è necessario disporre non solo di una formalizzazione dell'architettura logica del settore ma anche di una rappresentazione simbolica, sotto forma di dati, dei suoi costituenti specifici. Si può immaginare quale sconvolgimento ciò presupponga per la maggior parte delle attività umane, tutte quelle in cui la conoscenza deriva da saperi pratici o da produzioni discorsive. In particolare, l'impatto potrebbe essere assai notevole sulle scienze umane, come ho cercato di dimostrare altrove (cfr. Borillo, Informatique). Se il problema del ragionamento costituisce il punto focale delle relazioni tra informatica e scienze umane, la molteplicità dei livelli su cui tali relazioni si intrecciano dona loro una natura multiforme assai notevole: compiti di documentazione, euristici, statistici, di visualizzazione grafica ecc.; la mescolanza di strumentale, teorico e metateorico è qui particolarmente complessa. La realtà di questa nuova fase è stata troppo spesso mistificata dalle approssimazioni dei media, e la portata delle sue realizzazioni amplificata al di là di ogni limite ragionevole a causa delle proiezioni antropomorfe da essa suscitate. Tentare di coglierne il significato e di fissarne i limiti è un'iml'resa meritoria di igiene mentale. E necessario ribadire che le macchine non pensano? Una prima circoscrizione è definita dai teoremi di limitazione che, fin dagli anni Trenta e con i lavori citati sopra, stabiliscono le grandi categorie di funzioni calcolabili e di sistemi formali decidibili meccanicamente. Le attuali ricerche prendono avvio da questo quadro - che potremmo definire «sintattico», o «universalizzante» - ma si concentrano progressivamente su interpretazioni particolari, modelli e «universi di discorso» più limitati le cui rappresentazioni formali sono quindi abbastanza definite perché la loro decidibilità si ponga in termini specifici. Questo lavoro di chiarificazione teorica di forme di ragionamento differenti dalla deduzione classica presenta un aspetto filosofico e linguistico che si propone di concepire dei formalismi in grado di rappresentare rigorosamente la semantica del linguaggio comune e di eliminare i limiti espressivi e i paradossi logici dei predicati classici. Lo studio strutturale di questi nuovi formalismi, più vicini a ciò che• potremmo definire la «logica naturale» (logiche modali e, più in generale, logiche intensionali), solleva a sua volta problemi logico-matematici del tipo di quelli sopra evocati, concernenti le loro caratteristiche di calcolabilità. Così, nel suo progetto di es·tendere il calcolo dalle strutture matematiche alle strutture del ragionamento, l'informatica si incontra nuovamente con la tradizione logica, ma anche linguistica e filosofica, che va da Frege, Russell, Lewis, Carnap a Kripke, Cresswell, Montague, Hintikka. Questo quadro concettuale dei nuovi sviluppi dell'informatica non sarebbe completo senza un riferimento alla dimensione fisica, caratterizzata a un tempo dalla formidabile riduzione di dimensioni e consumi energetici dei componenti (ciò che costituisce un ulteriore fattore di diffusione) e dalla crescente complessità delle architetture materiali che, per esempio, rimettono in discussione attraverso la nozione di parallelismo il principio di sequenzialità ereditato da Von Neumann, e dischiudono quindi la prospettiva di un salto nelle prestazioni delle macchine. Nuove organizzazioni fisiche che interferiscono nella concezione stessa del calcolo e che a loro volta richiedono, per poter essere controllate, nuovi sviluppi formali, una nuova definizione teorica. Può darsi che questo schizzo, sia •pure troppo rapido, sia stato sufficiente a rilevare le difficoltà di qualsiasi riflessione sull'informatica e a suggerire qualche modalità di approccio. Fra l'altro, si è cercato di mostrare come, lungi dal lasciarsi esaurire dal discorso strumentale sulla macchina, lo spirito informatico non possa essere compreso che come nuovo stadio della grande tradizione filosofica e scientifica del chiarimento della natura del ragionamento. Non per rinnegare la strumentalità, la quale è ormai a sua volta - ciò che è di capitale importanza - inglobata in tale pensiero, ma per mettere in luce come l'efficacia, l'ubiquità, l'importanza di questa «tecnica» non possano essere comprese al di fuori del quadro teorico che la fonda. Le macchine non pensano, ma l'informatica mette a nudo il pensiero logico e soprattutto lo rende ~ confrontabile· a (probabilmente) <::i .s tutte le attività umane. Di conse- ~ guenza, analizzare gli ,.5convolgi- e:.. menti che induce nella nostra so- ga O\ cietà - quella che alcuni definisco- ...... no una «crisi di intelligenza» - a ] partire dal sistema concettuale che g essa veicola può essere altrettanto 0 I'--. necessario, ma forse più difficile, t--- che interrogarne il contesto eco- s:: nomico, sociale e politico. ~ <Il ~ ~ (Traduzione di Carlo Formenti) ~

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