Heideggedrq!,nli a Husserl Martin Heidegger Prolegomena zur Geschichte des Zeitbegriffs a c. di P. Jaeger Frankfurt, Klostermann, 1979 pp. XII-448, dm 72 Logik. Die Frage nach der Wahrheit a c. di W. Biemel ivi, 1976 pp. VIII-420, dm 58 Die Grundprobleme der Phanomenologie a c. di F.-W. von Herrmann ivi, 1975 pp. X-476, dm 54 Phanomenologische Interpretation von Kants Kritik der reinen Vernunft a c. di I. Gorland ivi, 1977 pp. XII-436, dm 64 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik im Ausgang von Leibniz a c. di K. Held. ivi, 1978 pp. VJ-292, dm 42 R icordando i suoi anni d'apprendistato filosofico, Gadamer così rievoca l'arrivo di Heidegger a Marburg, nell'autunno del 1923: «Non ci si può fare un'idea sufficientemente drammatica dell'apparizione di Heidegger a Marburgo. ( ... ) La peculiarità della sua persona e del suo insegnamento stava nel fatto che egli fosse totalmente assorbito dal suo lavoro( ... ). Quello che egli dava, era di più: era il pieno impiego dell'intera energia - e di quale geniale energia! - di un pensatore rivoluzionario che, addirittura, si spaventava lui stesso dell'audacia delle sue domande sempre più decisamente radicalizzanti ed era talmente preso dalla passione del pensiero da trasmetterla al suo uditorio con un fascino che nulla era in grado di esorcizzare». Per cinque anni, fino all'inizio del 1928 - quando ritorna a Freiburg come successore di Husserl -, Heidegger insegna e lavora nella neokantiana Marburg di Hartmann e, in precedenza, di Cohen. Qui egli sviluppa i fermenti filosofici che si sarebbero concretizzati nella «domanda sul senso dell'essere», filo conduttore di tutto il suo pensiero e motivo principale della sua originale dimensione. Si possono dunque ben capire le impressioni di Gadamer: nell'insegnamento Heidegger riversava tutto il proprio sforzo teoretico, della cui importanza gli allievi si rendevano, più o meno confusamente, conto. Durante gli anni di Marburg egli tiene dieci corsi, il cui motivo ricorrente è lo sviluppo della questione dell'essere all'interno del tentativo di oltrepassare la tradì~ zione della metafisica. Nella Gesamtausgabe heideggeriana (le opere complete in via di pubblicazione presso l'editore Klostermann di Francoforte sul Meno) ne sono apparsi finora cinque. Sul significato delle opere complete di Heidegger si è già soffermato su queste colonne Th. Sheehan, con un intervento di tono piuttosto critico (cfr. Alfabeto n. 19). Queste lezioni permettono finalmente di avere una visione d'insieme della stagione teoretica che ha preparato e accompagnato Essere e tempo. Se prendiamo alla lettera il motto che Heidegger ha voluto per la Gesamtausgabe, «Wege, nicht Werke» (Itinerari, non opere), esse appariranno come autentici percorsi all'interno della dimensione filosofica. L'elenco dei titoli ne fornisce la traccia: da Aristotele a Husserl passando per Platone, Leibniz, Kant. Va precisato che di alcune lezio- .~-~ ... ; . ://~. A V -,_. -O ti I "T (t, ·A ni circolavano già, fin dagli anni Trenta, le cosiddette Nachschriften, resoconti stilati sulla base di appunti presi da collaboratori e studenti. Anche se si trattava di testi difficilmente controllabili per quel che riguardava la loro fedeltà teoretica, per anni queste trascrizioni hanno rappresentato l'unico strumento per accedere al laboratorio da cui uscì Essere e tempo. Ma l'edizione critica, impostata da Heidegger stesso, sopperisce ora alle inevitabili lacune e imprecisioni che ostacolavano gli studiosi. Oltre ai lavori apparsi in Germania e Francia, tra quelli in lingua italiana che si sono occupati delle lezioni ricordiamo gli studi di C. Esposito (Il fenomeno dell'essere, Bari, Dedalo, 1984, pp. 459, lire 22.009), che analizza il rapporto tra. fenomenologia e ontologia nel «primo» Heidegger; di F. Volpi (Heidegger e Aristotele, Padova, Daphne ed., 1984, pp. 222, lire 20.000), che ricostruisce il confronto tra Heidegger e Aristotele alla luce dei corsi heideggeriani degli anni Venti; di M. Bonola (Verità e interpretazione nello Heidegger di «Essere e tempo», Torino, Filosofia, 1983, pp. 298, lire 12.000), che mette in luce la relazione fra i concetti di verità e di comprensione/interpretazione come si presenta nei corsi. ,"". • ;; "" :} . . ... ·r 't.Y·~. -'1. _p.,t D al punto di vista teoretico, il periodo di Marburg ha rappresentato per Heidegger soprattutto la maturazione del distacco da Husserl. Da colui che anco~ negli ultimi anni di vita ha considerato come il proprio «maestro», Heidegger prende una netta distanza, sviluppando una critica radicale nei confronti del suo pensiero. Se Marburg rappresenta il luogo e il momento della divaricazione tra Heidegger e Husserl, le lezioni costituiscono la testimonianza testuale del suo sofferto e contraddittorio itinerario. Infatti, l'aspetto più importante delle Vorlesungen sembra concentrarsi proprio nel difficile rapporto che Heidegger intrattiene con la fenomenologia. Durante tutti gli anni Venti egli si impegna in un dialogo e in un confronto con la filosofia husserliana, oscillando tra il riconoscimento esplicito del suo valore metodico («la fenomenologia - osserverà nel corso del semestre estivo 1925- è la scoperta delle possibilità della ricerca nella filosofia») e la denuncia della sua appartenenza alla tradizione filosofica che negli intenti essa avrebbe dovuto superare. La vischiosità di questa tradizione avrebbe dunque catturato anche Husserl: l'idea che la coscienza debba essere la regione di una scienza assoluta - idea dominante nella filosofia moderna a partire da Descartes - occupa a giudizio di Heidegger l'intero sviluppo della fenomenologia, conducendone anche il metodo su strade sbagliate, non originarie, lontane dalla ricerca del senso dell'essere. Per raggiungere il terreno autentico, Heidegger doveva però passare proprio attraverso l'esperienza fenomenologica, percorrerne fino in fondo le «possibilità», portarne fino alle estreme conseguenze le intuizioni metodiche, radicalizzandola: trasformandola. La presenza della fenomenologia in Essere e tempo, dove Husserl non è quasi mai nominato, si avverte solo a un certo grado di lettura e solo in una forma che possiamo definire come smontaggio di u.n corpo concettuale e sua successiva riorganizzazione, con materiali assolutamente originali, su un piano completamente diverso. Invece negli anni marburghesi Heidegger è ancora impegnato sul campo fenomenologico: le sue lezioni, infatti, risentono di questa tensione di ricerca, una tensione che precede il compimento di una filosofia propria. Qui Husserl diventa il vero centro di interesse, all'analisi del suo pensiero è dedicata la massima attenzione: qui riscontriamo il livello più alto del confronto. Heidegger non avrebbe più affrontato la fenomenologia con tale intensità. A partire da questa considerazione, possiamo individuare nella pubblicazione delle lezioni marburghesi un duplice significato: filologico e teoretico insieme. Il significato filologico è rappresentato dalla possibilità di controllare in maniera testuale i passaggi seguiti da Heidegger per riformulare il metodo fenomenologico. Con l'edizione delle Vorlesungen, Essere e tempo non è più un capolavoro isolato: la «vetta della fenomenologia», come lo ha definito Lévinas, può ora congiungersi ai numerosi sentieri che l'hanno preceduta. Per quanto riguarda il significato teoretico, possiamo avanzare un'ipotesi: se ancora nel 1963Heidegger ricordava che la fenomenologia «è la possibilità del pensiero ( ... ) di corrispondere all'appello di ciò che si dà a pensare», se proprio nell'ultimo seminario (tenuto a Zahringen nel 1973) voleva rintracciare «il senso originario della fenomenologia», si può pensare che egli intendesse suggerire la direzione per comprendere il suo pensiero: la dedica di Essere e tempo («A Edmund Husserl con ammirazione e amicizia») non può essere cancellata da nessuna «svolta», anche se deve costantemente essere reinterpretata. Come dire: il legame con Husserl è una costante del pensiero heideggeriano, pur nelle oscillazioni di intensità. Dal momento che gli unici testi nei quali Heidegger tratta diffusamente la problematica fenomenologica sono appunto le lezioni di Marburg, queste diventano il luogo privilegiato per l'analisi che si proponga di seguire l'ipotesi interpretativa cui si è accennato. e iò che è in gioco nelle lezioni di Marburg è la possibilità di rivalutare la portata della fenomenologia nel cammino heideggeriano. È in gioco una possibile reinterpretazione del pensiero di Heidegger in base alla sua prossimità/lontananza da Husserl. Questo enjeu può essere afferrato seguendo le tracce di due concetti che in questo caso sarebbero paralleli ai due significati visti in precedenza: si tratta dell'idea di «trasformazione» e di quella di «riduzione». Trasformazione si affianca a significato filologico, ridu- ~ zione a significato teoretico. La c:::s .s prima condenserebbe l'esito del g:i lavoro critico svolto da Heidegger c::i.. sul corpus fenomenologico, la se- ~ °' conda rappresenterebbe il nodo ....., teorico attorno al quale si decide 1; tutta la questione filosofica dei g rapporti Husserl-Heidegger. e r-.... Per trasformazione intendiamo r-.... la curvatura del metodo fenome- i:: nologico, compiuta da Heidegger, ~ sul terreno dell'essere, sull'onta- l logia dunque. Con riduzione si de- ~
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