Alfabeta - anno VII - n. 77 - ottobre 1985

Norbert Elias La solitudine del morente Una società che non ha più posto per chi invecchia e muore: i costi preoccupanti della .«civiltà delle buone maniere» Erich Kòhler L'avventura cavalleresca Ideale e realtà nei poemi della Tavola Rotonda Un Medioevo di lotte e di tensioni allo specchio dell'epica cortese: la prima edizione italiana di un grande classico Piero Camporesi Il paese della fame • La farsa e la tragedia di un mondo dominato dalle ossessioni del ventre. In una nuova edizione aumentata, la prima tappa della straordinaria esplorazione di Camporesi nell'inferno corporale delle società premoderne Vietar G. Kiernan Eserciti e imperi La dimensione militare dell'imperialismo europeo 1815-1960 La poco edificante parabola di una civiltà che ha esportato barbarie: le guerre, le repressioni, le infinite violenze che hanno costruito e sorretto· il colonialismo europeo il Mulino caseaditrmiceae·rtiti Rudolf Otto MISTICA ORIENTALE, MISTICA OCCIDENTALE Introduzione di Marco Vannini «Dabar/La ricerca spirituale» pagine 240, lire 31.000 Le Upanishad e la Bibbia, Sankara e Meister Eckart sorprendentemente contemporanei nel segno di un'affermata «essenza» comune dell'interpretazione mistica. Anne Philipe LE RISONANZE DELL'AMORE «Narrativa» pagine 102, lire 15.000 Amore e morte in un racconto di struggente delicatezza narrata dall'autrice di Breve come un sospiro. Adalbert Stifter LA CARTELLA DEL MIO BISNONNO Prefazione di Saverio Vertone «Narra tiva» pagine XIV+164, lire 19.000 Tra le carte del bisnonno brilla la storia di un amore contrastato. Il libro che, allraverso ripetute stesure, accompagnò Stifter fino al momento drammatico della morte. Edoarda Masi IL LIBRO DA NASCONDERE «Saggistica» pagine 176, lire 16.000 Un'intensa esperienza nei più vivi problemi dell'Italia contemporanea. Un libro da nascondere per chi non ha il coraggio di discutere. Ernst Kasemann SAGGI ESEGETICI Introduzione di Mauro Pesce «Dabar/Studi biblici e giudaistici» pagine 200, lire 22.000 La dimensione apocalitticà nella teologia cristiana, il Gesù storico e il Cristo della fede: per la prima volta in italiano alcuni dei saggi più provocatori e significativi del grande disceµolo di Rudolf Bultmann. Distribuzione: PDE, Dif. ed. (Roma),Magnanelli(To). Cfr. Schede Il «Cfr.» (confronta) è la sigla dei rimandi nella ricerca teorica, critica e saggistica. In questo giornale la sezione indicata «Cfr. » è la sola serie di recensioni in senso proprio, e raccoglie dunque le scelte di lettura dei direttori e collaboratori frequenti del giornale. Noi non ci fidiamo più della sistematica delle varie discipline, e usiamo qui, riproponendo più fitto e continuo il nostro «Cfr. » bibliografico, vari modi di approccio (recensioni e .notizie, soggetti, veline delle riviste, stato del!'arte, pagine degli editori, ecc.). Cinismo poetico e sociologico Mario Perniola Scarti, resti, residui, rottami, rifiuti, paesaggi metropolitani di una desolazione infinita, squallida banalità dell'esistente, miserevole stanchezza del quotidiano, assoluta inutilità della tragedia ... su questo panorama, su questa tonalità affettiva, su questa esperienza vissuta di un irrimediabile non-senso s'incontrano il volume del sociologo Pietro Bellasi, Il paesaggio mancante. Per una critica del realismo sociologico, e il libro di versi di Antonio Veneziani, Fototessere del delirio urbano. Per Bellasi la metafora della perdita è la più adatta a esprimere sia l'esperienza sociale contemporanea sia la parte più rilevante dell'esperienza artistica e poetica contemporanea. Bellasi sembra essere d'accordo con Lyotard nel rilevare il tramonto dei grandi miti della modernità (il progresso, la rivoluzione ecc.) ma, a differenza del sociologo francese, non vede nel presente nessuna possibilità positiva. Nemmeno l'arte è davvero un possibile riscatto, ma solo una manifestazione del disagio, dell'assenza, della sconfitta. Non resta che testimoniare questo abissale vuoto lasciato dalle grandi rivo)te generazionali. Certo si tratta di una testimonianza che si avvale delle più raffinate teorie (da LéviStrauss a Deleuze), ma anche questi maftres à penser offrono solo meri «effetti» di senso. Veneziani offre invece l'illustrazione di una «vita cinica» (nel senso antico del termine) cui è però negata anche la consolazione che proveniva al «saggio» di sapersi e di riconoscersi come tale. Nei confronti di Bataille o di Genet, cui talora sembra prossimo; c'è un ulteriore azzeramento di significati e appiattimento sulla nuda effettualità. Veneziani - che è giustamente considerato come uno dei poeti più interessanti della generazione del '77 - sembra portare la demitizzazione e il disinganno ben oltre ogni possibile ritorno e ricupero di una dimensione non dico positiva, ma sopportabile. I due libri sono perciò convergenti non solo nella loro interdisciplinarità (Bellasi non si accontenta della sociologia e la trasgredisce verso prospettive letterarie e artistiche-, così come Veneziani carica il linguaggio di intenzioni di documentazione sociale della realtà), ma anche in un esplicito e programmato rifiuto del movimento, del passaggio ad altre dimensioni dell'esperienza. Antonio Veneziani Fototessere del delirio urbano Roi:na, Cisd, 1985 Pietro Bellasi Il paesaggio mancante. Per una critica del realismo sociologico Bologna, Cappelli, 1985 Tutte le opere di Cardini Renzo Crest_i Delle strabilianti capacità interpretative di Giancarlo Cardini si . sapeva da tempo; il suo è un pianismo meditato, fatto di studio paziente, ma anche ricco di ironia, di immagini fantastiche o rituali. Il Cardini compositore è invece ancora in gran parte non molto noto, in quanto la sua attività compositiva è stata - almeno fino agli anni recentissimi - assai sporadica e mai presentata in toto. Splendida occasione è stata quindi quella che il festival Bussotti Opera Ballet ha voluto offrire, presentando l'esecuzione integrale delle opere pianistiche, audio-visuali, cameristiche e ambientali di Giancarlo Cardini. La manifestazione si è svolta nell'austero Castello Colonna di Genazzano (dal 20 al 28 luglio) e comprendeva una Piccola e una Grande «Accademia» di pianoforte, due seminari sul pianoforte contemporaneo, un doppio concerto e, dalle ore 2 alle 3 del mattino del 28 luglio, la prima rappresentazione assoluta de Il castello insonne, un'opera ambientale realizzata collettivamente. Molti brani sono stati eseguiti anche grazie alla collaborazione di Sylvano Bussotti e di Rocco. Accanto all'integrale delle sue opere Cardini ha eseguito pure un concerto dedicato a Giulio Ricordi (del quale Cardini ha curato un'edizione a stampa di pezzi pianistici), oltre a brani di Rossini, Schumann, Liszt, Alkan, Fauré, Satie, Malipiero, Bussotti, Castaldi, Cage e Chiari. tipici del modus operandi di Cardini, come Ciuffi d'erba lungo i muri delle strade di campagna, per pianoforte preparato e amplificato, nastro e tam-tam, presentato al festival Luglio musica di Certaldo l'anno scorso e che fece grande scalpore. Cardini ha qui osservato la consistenza di alcuni ciuffi d'erba e l'ha fatta corrfspon- • dere a un cluster, inoltre ha misurato la distanza che separava un ciuffo dall'altro e ha riportato queste distanze in partitura facendole corrispondere alle durate dei ç/usters. .Up altro titolo ci dimostra l'amore di Cardini verso la natura e quanto l'amore verso l'ambiente naturale ne stimoli la fantasia, Lento trascolorare da{ verde al rosso in un tralcio di foglie autunnali; in questo brano dell'82-83 il lieve dipanarsi omoritmico dei vari agglomerati accordali allude al trascolorare dei colori autunnali. Un'opera affascinante, nel suo drammatico mistero rituale, _è Neo-haiku suite per pianoforte (che non viene mai suonato), fiori, luci e oggetti. Quest'opera nasce dall'aver riunito (nel 1979) vari piccoli pezzi precedenti, ma ogni volta che viene eseguita è arricchita dall'apporto di nuove immagini e azioni, per cui è un vero work in progress del quale l'aspetto prioritario è costituito da alcuni elementi decorativi, come l'atmosfera luminosa, l'entrata in scena, gli addobbi e i colori. La parola è esclusa e quindi l'attenzione si concentra unicamente sul gesto e sul movimento; l'intensità espressiva, il silenzio predominante, l'atmosfera ieratica e il gesto cerimoniale si avvicinano allo spirito dell'haiku giapponese. L'acutizzarsi della percezione uditiva in situazioni e ambienti particolari la riscontriamo anche in Oggetto che cade. Singolare e tragica, nel suo mettere a nudo il ..... ~Quadrimestrale del Centro di Ricerca sulla Tradizione Manoscritta di Autori Contemporanei. Universitàdi Pavia Nel sesto numero: Intervista a Italo Calvino Una sceneggiatura inedita di Delio Tessa Il «Fondo S. Quasimodo» dell'Università di Pavia Saggi di Tomaso Kemeny, Giorgio Orelli, Silvana Tamiozzo Goldmann, Anna Modena In libreria a lire 8.000 Abbonamento per un anno (3 numeri) Lire 22.000 Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2, 20137Milano ContoCorrentePostale15431208 I primi brani di Cardini risalgono agli anni Sessanta, come i Quattro frammenti su una scala indiana, su una scala greca e due su serie dodecafoniche, pezzo raffinato di pregevolissima fattura nel~ sfuggente articolazione. L'attività compositiva di Cardini rimane però sporadica fino agli anni Ottanta, poche sono infatti le sue opere e quasi tutte a carattere sperimentale: Giacca e Solfeggio del '71, Bodypiano del '72, Una sera d'autunno del '79. In questi ultimi anni, però, la produzione di Cardini assume ritmi più veloci, s'infittisce e procede in due direzioni: quella della performance a carattere rituale (di tipo audio-visuale e ambientale) e quella dai modi più tradizionali che ricorre alla tecnica compositiva in pentagramma. . Nell'impossibilità di soffermarci su tutti i brani presentati, ne diremo di alcuni fra i più significativi e rapporto paranoico del pianista col suo strumento, è Orribile ripetizione. Coagulata in una forma precisa e compatta è invece la Sonata n. 1 che si com-pone di tre parti: «Capriccio», «Romanza» e «Incantesimo», titoli già di per sé ammiccanti a una libera rivisitazione delle modalità pianistiche che la Romantik ci ha lasciato in eredità. A conferma di un operare molteplice e diversificato, accanto al romanticismo elegante e ironico della Sonata n. I (per inciso si dirà che Cardini sta per terminare anche la Sonata n. 2), si pone una partitura ripetitiva, basata su piccole variazioni timbriche su un tempo immoto, Il tempo scorre calmo e monotono del 1985. Le giornate dedicate a Cardini si sono poi concluse con un'opera collettiva realizzata per le stanze del Castello Colonna. Qui Cardini, insieme con Rocco, Bussotti, Stefanutti, Morini, Contini e Cisternino, aveva ideato una serie di immagini di arnaica po~~Ìa; gli spettatori erano ammessi nelle stanze uno per volta, in modo da creai-e un rapporto diretto con le oniriche immagini che coinvolgevano, avvolgevano ogni spettatore in un rituale fantastico e fascinoso. Bussotti Opera Ballet Esecuzione integrale delle . composizioni di Giancarlo Cardini (Genazzano, 20-28 luglio 1985) Sfruttamento e chiusura Bruno Accarino Il nodo è sempre quello: se sia possibile dilatare, correggere, riscrivere, riformulare la nozione di sfruttamento. Una nozione che, da fiore epistemologico all'occhiello del marxismo, si è tramutata in una palla al piede per tutte le scienze sociali, che non hanno saputo o potuto produrre un concetto plausibile alternativo a queHo marxiano. Bollato quest'ultimo come inutilizzabile, perché identifica lo sfruttamento con l'estorsione di plusvalore, occorre andare avanti. Frank Parkin non ha l'ardire di affermare che non esistono sfruttati: propone invece di intendere per sfruttamento un nesso tra clas- ·si o altre collettività che si fronteggino in un rapporto di dominio e di subordinazione, su qualsivoglia fondamento sociale e dunque non necessariamente entro le coordinate del capitalismo classico. È lecito non restringere il termine al suo uso convenzionale marxista, con riferimento all'appropriazione di plusvalore da parte del capitale, poiché questo è solo uno dei casi importanti del più generale fenomeno di chiusura basato sull'esclusione. Si può designare come sfruttamento l'insieme degli sforzi collettivi tesi a restringere l'accesso alle ricompense e alle opportunità da parte ,di un gruppo sociale contro un altro, compreso un gruppo di lavoratori contro un altro gruppo di lavoratori. La proposta, in sé tutt'altro che innovativa, è efficacemente sostenuta, in questo caso, dalla rielaborazione del concetto weberiano di «chiusura»: il processo attraverso il quale le collettività sociali cercano di massimizzare le ricompense restringendo gli accessi alle risorse e alle opportunità a una limitata cerchia di persone dotate di certi requisiti. Anche qui Parkin è revisionista e propone di riadattare il paradigma weberiano alle situazioni in cui il vettore del potere va dal basso verso l'alto. Le strategie di chiusurà comprendono così non solo quelle volte all'esclusione (dall'alto verso il basso), ma anche quelle adottate dagli stessi esclusi come risposta diretta al loro status di estranei. I cosiddetti «negativamente privilegiati» usano il potere in una direzione verso l'alto: i tentativi collettivi, da parte degli esclusi, di guadagnare una più alta -quota di risorse minacciano di intaccare i privilegi di coloro che sono legalmente definiti superiori. La teoria delle classi si struttura così come fenomenologia dei dispositivi di chiusura verso il basso non meno che come sismografo delle reazioni dal basso. Ma di reazioni si tratta: e mi sarebbe apparso a questo punto consequenziale dire esplicitamente che, stando così le cose, l'intera gamma dei conflitti di classe è sottoposta alla griglia nietzscheana del risentimento. Partito con un programma ambizioso, il libro mantiene una tensione e un'andatura concettuali più che accettabili, ma si smarrisce e si disperde negli ultimi capitoli, quando tenta di rifare frettolosamente i conti sulla transizione al

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