Alfabeta - anno VII - n. 76 - settembre 1985

sia sensoriale e delle altre reazioni isteriche che l'arte moderna ha cosi spesso provocate non solo nei nazisti ma anche nell'uomo qualunque. Nulla può impedire a certi scrutatori fobici di interpretare le visioni, esplicite o codificate, di Rops o di Grosz, come altrettanti insostenibili svelamenti dei loro propri e personali segreti. Tanto più che, spesso, è proprio quel che succede! Gli scrutatori ciechi accuserebbero volontieri gli artisti visionari di disturbare il loro dispositivo di rimozion~. Morale della favola: non basta esser pittori per saper vedere, né essere intellettuali per comprendere, né conservatori di museo per essere cultori intelligenti. Parliamone, appunto, degli specialisti. In una recensione, apparsa su Alfabeta n. 73 («Esposizione Félicien Rops», p. 12) scritta da Bruxelles (prima tappa della mostra dedicata a Rops), Augusto Ancarani se la prende aggressivamente con l'«oscenità», la «perversità», l'«ossessione da maniaco» e,. splendida trovata, lo «sguardo impietoso dell'artista» che, a parer suo, «violenta ed esibisce il corpo femminile» in modo cosl esplicito.da· essere •«al limite. dell'accettabile». • Non ci aspettavamo di trovare in Alfabeta argomentazioni ereditate dalla psichiatria repressiva dell'9ttocento ·e dalla «Crociata contro la.Pornografia». La pubblicazione di questa recensione è, senza dubbio, una prova della mancanza di dogmatismo da parte del Comitato di redazione; la pubblicazione del presente articolo sarà la prova della sua disponibilità al dibattito. Ancarani, dopo tutto, è perfettamente libero di smentire Baudelaire, Huysmans, Mallarmé, i Goncourt- e ha dimenticato Freud - tutti pieni di ammirazione per Rops, e di non vedere in questa mostra che un «Kamasutra scontato, noioso», senza diffidare di un significato preso alla lettera, senza mettere in gioco la propria intellezione. Sempre a proposito dello «sguardo impietoso», Huysmans -(ne L'Art moderne. Certains) evoca, a proposito di Rops, «lo slancio verso l'extranaturale della sconcezza, verso le crisi sfuggite alla carne, precipitate al di là degli spasmi», poi - adottando il tono mezzo cattedratico e mezzo comico della narratrice delle Centoventi giornate di Sodoma - s'azzarda ad affermare che «solo le persone caste sono realmente oscene». Punto di vista poco ortodosso, come nessun altro, ma in accordo con la teoria freudiana della libido. Ne Il delirio e i sogni nella «Gradiva» di Wilhelm Jensen, Freud consacra infatti un passaggio a Rops e alla Tentazione di Sant'Antonio. È poco probabile che quanto vi si afferma sulla sostituzione del Cristo con una donna nuda e sul «caso tipico di rimozione nella vita dei santi e degli asceti» possa applicarsi a tutti i celibi allucinati, mistici e non, ma le conclusioni che Freud trae dallo studio di questa acquaforte di Rops meritano attenzione: «Altri pittori, con minore acume psicologico, in analoghe rappresentazioni della tentazione hanno posto il peccato, insolen~ee trionfan~e, i!} qualche posicourt avevano già smontato il meccanismo? Il più recente prefatore, ovvero avversario, di Rops si domanda se la «supposta intenzione spirituale» dell'artista «sia eguale alla reale qualità del disegno». Cerca di convincerci dell'inanità dell'opera erotica e politica di Rops che, «sicuramente uomo d'ordine e buon cristiano, benché socialista e massone», sarebbe un pittore fallito se non peggio, un impostore. Procedimento classico che consiste nell'esporre un'opera per rimuoverla meglio, mascherarla, sotterrarla. Questa «operazione culturale» esemplare mostra come il dispositivo istituzionale della censura di Stato - meno palesemente e brutalmente poliziesco che nei regimi totalitari - procede nelle nostre democrazie, cosiddette «liberali». Bisogna che le immagini sovversive di Rops siano ancora cariche di elettricità mentale perché la direzione di un grande museo europeo provi il bisogno di montare una simile «operazione» rivolta a correggerne gli effetti di senso! Notiamo; fra l'aftro, che dìverse vendite all'asta di opere di Rops hanno avuto luogo all'Hòtel Drouot di recente - una proprio durante la mostra al Musée des Arts décoraSorvoliamo la reverenza dottrinaria verso la Natura Femminile, segreta e sacra, che sarebbe stata «violentata» e «esibita» dallo sguardo perverso dell'Uomo ... ma, al proposito, i testi di santa Teresa d'Avila, di santa Maria Alacoque, le Memorie di una cantante tedesca e gli Scritti di Laure che sono oggetto di questo medesimo «sguardo impietoso», sono «maschili»o «femminili»? La tentazione di Sant'Antonio (1878) Prendersela con il pensiero e zione a lato del Redentore in cro1'arte simbolista non è in sé una ce. Solo Rops gli ha lasciato prenscemenza, purché si ricorra a ar- dere il posto stesso del Redentore gomenti e a concetti diversi da sulla croce; egli sembra aver sapuquelli della questura. Infatti le no- to che quando il rimosso ritorna, zioni di «perversione» e di «osses- sorge dallo stesso elemento rimosione maniacale» che Ancarani vente». Questo ci conduce a esautilizza contro Rops, sono state, minare la proiezione sociale di non dimentichiamolo, forgiate da questo stesso meccanismo, nell'inKrafft-Ebing in un contesto socia- dustria culturale. Infatti, c'è qualle molto preciso e formulato nel cosa che stona in questa presentasuo celebre manuale Psychopa- zione di Rops attraverso l'«elethia Sexualis, redatto ad uso dei mento rimovente», nel tempio samagistrati e dei poliziotti incaricati . ero del Louvre. di mantenere l'ordine sessuale. . Come non interrogarsi sulle moL'applicazione di criteri pseudo- tivazioni reali e le conseguenze di scientifici e di stratagemmi ideolo- una «operazione culturale» che, in gici di questa risma per fare ostro- principio, consiste nel «correggere zionismo a un'opera plastica - e l'immagine» di Rops nell'opinione all'eventuale godimento estetico pubblica, aprendogli le porte del . che gli osservatori potrebbero pro- Musée des Arts décoratifs di Parivare - mi pare al limite della mal- gi, situato negli edifici del Louvre, versazione intellettuale. Nessuno, dal momento che il conservatore salvo forse Huysmans nel suo deli- capo, nella sua prefazione al catario satanico sulla «Passione uteri- logo, si abbandona a un attacco in na», ha mai preteso che Rops ab- piena regola contro l'artista, tratbia superato la difficoltà a nomi- tandolo da «moralizzatore», paranare e rappresentare il desiderio gonandolo a monsignor Dupanumano non rimosso, meglio degli loup (una delle glorie della cretiartisti che l'hanno preceduto o se- neria cattolica più caricaturale delguito sulla via da lui scelta-, ma, l'Ottocento), pronunciando nei nel 1985, denunciare alla pubblica suoi confronti un giudizio di valoriprovazione lo «sguardo impieto- re fondato sul nulla, o meglio sulso dell'artista» mi sembra un'ape- l'eterna reazione fobica e sulla cerazione terribilmente reazionaria. cità professionale di cui i Gontifs - e i due fatti forse collimano. Questa «operazione» di chirurgia est_etica,questo lifting ideologico che mira a spogliare l'opera di Rops della sua sontuosa produzione di stampe erotiche, per valorizzare invece quadri a olio che l'autore stesso ha accantonato, in particolare alcuni mediocri paesaggi marini e alcune scene bucoliche, si fonda sull'ipotesi irreale che il grande pubblico e gli artisti stessi avrebbero bisogno di questo tipo d'interventi superegoici e arbitrari da parte dell'istituzione cultuFale ufficiale, unica depositaria della Verità, atta a elucidare il «vero», «buono» e «coerente» senso dell'Arte. Quanto ai direttori dei musei, agli operatori culturali di qualsivoglia natura, agli sponsor ufficiali e ai mercanti d'arte, tentino pure una correzione postuma dell'opera di un artista, in funzione di una strategia sociale e culturale giudicata più «corretta», più «normale» e soprattutto più redditizia da un punto di vista commerciale, ma almeno ci risparmino le oltraggiose bordate contro Rops socialista e massone, contro l'ignominia dei suoi disegni! Il ripetersi di tali discorsi, astiosi e isterici quanto mai, finisce per produrre un effetto comico, come s'addice del resto a ogni discorso istituzionale proferito dai grandi preti laici - transfughi dalla Chiesa allo Stato - che finiscono coll'identificarsi al potere che servono. Marce! Duchamp diceva che «sono quelli che guardano a fare la pittura», e spesso è vero, soprattutto per quella che tocca i tabù più nascosti, le pulsioni umane più sovversive. Il dramma è invece che, ormai, la pittura è «fatta» sempre meno dagli artisti e da coloro che guardano, e sempre più dai direttori dei musei, dagli operatori culturali e dai mercanti d'arte. Ciò detto, la partita non è definitivamente persa. I dispositivi istituzionali di controllo sociale possono, lo si è già visto, andare a pezzi sotto la pressione, o semplicemente sprofondare nel ridicolo burocratico e cadere in disuso. Oltre l'intenso piacere - o dispiacere - che ci hanno procurato, le mostre di Grosz e di Rops avranno almeno avuto il pregio di dimostrare l'irriducibilità delle opere esposte e la loro postuma resistenza alla castrazione. Serge Sabarsky, fine conoscitore degli espressionisti tedeschi e della Scuola di Vienna, organizzatore di . quella manifestazi9ne di Palazzo reale che resterà storica, nel momento stesso in cui gli imitatori dell'arte de.gli anni Venti sprofondano nella leziosaggine, si domanda, nella prefazione al catalogo, se la rarità delle grandi mostre consacrate a Grosz e al suo amico Dix non sia dovuta al fatto che ci mostrano il «rovescio odioso» del nostro mondo. È certo vero per quanto concerne la loro opera politica antimilitarista, di una attualità più che bruciante nell'era delle Star Wars e delle cosiddette «guerre locali» che devastano continuamente il pianeta, ma dobbiamo intendere anche che l'arte erotica stessa farebbe parte di questo «rovescio odioso»? A quando una mostra esaustiva, di livello internazionale, consacrata agli artisti dallo «sguardo impietoso», «guardoni di cose intime»? Fino a quando l'industria culturale incriminerà e lascerà ai margini l'opera erotica, non solo di Grosz, di Dix, di Rops, ma anche di Picasso, di Schiele, di Klimt, di Pascin, di Bellmer, di Kupka, di Picabia, di Rodin, per non dire di Rembrandt, di Giulio Romano e decine d'altri? La società cosiddetta «liberale», che ha fatto della pornografia un'industria-, che ha messo dei circuiti informatici a disposizione delle reti d'incontri, che ha cominciato a sottrarre l'omosessualità alla colpa, che ha legalizzato divorzio e contraccezione, non ha ancora raggiunto una maturità sufficiente per affrontare le proprie produzioni immaginarie a occhi aperti? Eros, «il primo di tutti gli dei, fu lui ad esser sog11ato», secondo Parmenide: è destinato a rimanere ancora per molto tempo nascosto nell'oscurità più nera, più ipocrita? Senza attendere una risposta, alzo il calice alla salute dei due artisti più vivi che io conosca, Félicien Rops e George Grosz. Salute! (Traduzione di Alberto Capatti) Note (1) Parafrasi del titolo di un'opera di Duchamp, La mariée mise à nu par ses célibataires, méme, per il quale sono state proposte e immaginate diverse interpretazioni. Va notato peraltro che l'autore usa méme con segno del plurale, donde la traduzione. (Ndt). • (2) La c/ef des champs, locuzione figurata per designare la libertà. (Ndt) (3) Questa citazione di Hausmann è tratta dal libro di Hans Richter Kunst und Antikunst, Colonia 1964. (4) Si veda l'autobiografia, Un grande no e un piccolo sì, Milano, Longanesi, 1974. . (5) Citato da Marce! Ray, in George Grosz, Paris, Crès, 1927. Sansoni Editore Informazioni LE GUALCHIERE Piero Bigongiari VISIBILE INVISIBILE Emilio Cecchi FIORENTINITÀ E ALTRISAGGI prefazione di Mario Luzi Massimo Pallottino CIVILTÀ ARTISTICA ETRUSCOITALICA Francis Haskell MECENATI E PnTORI Studiosui rapportitra arte e società italiana neUe' tà barocca NUOVI SAGGI Mirko Bevilacqua PASSAGGI NOVECENTESCHI Da Marinettia Benjamin BIBLIOTECA MUSICALE Dietrich Kamper LUIGI DALLAPICCOLA traduzione di Laura Dallapiccola e Sergio Sablich Massimo de Vico Fallani RAFFAELE DE VICO E I GIARDINI DI ROMA prefazione di Isa Belli Barsali FONÈ Collana di letteratura contemporanea Antonio Porta NEL FAREPOESIA Antonio La Penna LA CITTÀ MORIBONDA Variazionisu Petronio e altrepoesie prefazione di Gianni Scalia , CLASSICI DELLA FILOSOFIA Giordano Bruno DIALOGHI ITALIANI note di Giovanni Gentile a cura di Giovanni Aquilecchia MANUALI SANSONI Polsinelli - Buiatti Ottaviano - Ritossa GENETICA DIZIONARI PRATICI Nicoletta Parisi Dino Rinoldi DIZIONARIO DEI TERMINI GIURIDICI Michele Gagliardo DIZIONARIO DELLEVOCI LATINE RICORRENTI NELL'USO ITALIANO.

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