riore (nei-tan)», che. Schipper ritiene ancora praticate ai nostri giorni45 e che riassume i~ questo modo: «L'Alchimia Interiore pone il sesso al centro delle sue pratiche, . e lo situa al centro del corpo, nella Corte (o la casetta) Gialla, luogo di incontro tra il Fuoco, elemento del cuore (rappresentato da una fanciulla, i.e.: lo yin che nasce in seno allo yang) e l'Acqua (il ragazzo, lo yang che nasce dall'estremo yin). Il sesso non è più concentrato, cioè confinato negli organi genitali, e non è nemmeno più questione di cuore o di cervello; si trova unito al centro e, da questo centro, si irradia e si diffonde in tutto il corpo. Così che l'amore coinvolge il corpo nella sua totalità, confondendo tutti gli organi, tutte le funzioni. Si respira coi talloni (dice il Chuang-tsu), ci si unisce attraverso tutte le facoltà sensoriali: gli occhi, le narici, i seni, le mani, in una partecipazione totale. È allora possibile superare l'orgasmo, cosa già nota a molte donne, ma che meno corrisponde al vissuto maschile. «Il ritmo delle pulsioni, raggiunto nei preliminari, diviene un'onda musicale, che attraversa tutto l'essere. Questo godimento è il Caos: nell'istante nascosto della grande confusione, l'Uno si manifesta e Qasce;vale a dire che il m9~ mento dell'ordine caotico ·è :un tempo chiuso come un uovo, ·un tempo d'unione e assieme di trasformazione, di gestazione. Da questo momento l'Uno risulta compiuto: il coito è la gestazione. «La pratica della Lunga Vita viene detta, lo ricordiamo, sieuyang, letteralmente 'mettere in ordine e nutrire'. Ecco i due tempi della pratica, preliminari e unione, il successivo alternarsi di un regolamento rigoroso, una armonizzazione punto per punto, come se si accordasse un'arpa a diecimila corde, e poi un gioco, un flusso di suoni 'simile a un'onda', un momento di follia, un'estrema tensione che si disfa in un momento d'abbandono e di rilassamento, • una caduta verso l'origine delle cose»46 • 12. L'Alchimia Interiore realizza, con il coito/gestazim1e da cui scaturisce l'Uno, ciò che Chuangtsu chiama «l'Apice del Tao supremo: caotico! silenzioso!» 47 Da questo Caos che è oblio e dalla lentezza di questo silenzio,· siamo, noi barbari dell'Ovest, irrimediabilmente esiliati? Niente affatto. Nel capitolo «Amore e sile.ozio»della mir.abile opera dedi- .. cata .ql Mao.do del silenzio, Max Pi'èard'_.si,esP.rime con parole di •fuoèm:·'<<Nseillenzio, passato, presente e futuro sono radunati nella medesima unità. Così gli amanti sono sottratti allo svolgimento del tempo. Non si è ancora prodotto nulla, tutto può avvenire; ciò che sarà è già; ciò che fu è come un eterno presente. Il tempo, per gli amanti, si arresta. Il dono del presentitnent0 e della chiaroveggenza . che possiedono gli amanti è in rapporto. col fatto che, nell'amore, passato, presente e futuro sono un 'unica cosa» 48 • Max Picard, è vero, non era all'oscuro - secondo alcuni esegeti - dell'esperienza del Tao49 . Note (Traduzione di Giulia Co/ace e di Pietro Raboni) (1) Apostrophes, Antenne 2, venerdì 14 gennaio 1983. (2) E più esattamente da parte degli uomini, per quanto siano le donne a effettuare l'intervento. (3) L'autore cita Octavio Paz dalla trad. francese a cura di Robert Marrast, Conjonctions et disjonctions, Paris, Gallimard, 1971; a essa ci riferiamo per le citazioni. (ndt) • (4) Paz, Conjonctions; p. 13. (5) Ibidem. (6) Ivi, p. 14. (7) Ibidem. (8) Iv4, p 16. (9) Secondo la tesi di Alain Daniélou. (10) Choderlos de Laclos, Les liaisons dangereus?s, citato in Roger Vailland, Laclos p<.r lui-meme, Paris, Ed. du Seui!, 1953, p. 145. (11) Paz, Conjonctions, p. 89. (12) Clau,ie Cariguel, S, Paris, Flammarion, 1c153, p. 75. (13) Ivi, pp. 76-77; quest'ultima frase suona in francese: «qu'est-ce que je fous là-ddans», cioè sia (letteralmente) «Che cosa ci fotto là dentro» sia (modo di dire colloquiale) «Che cosa ci faccio là dentro». (ndt) (14) Paz, Conjonctions, p. 89. (15) Ivi, i:. 20. (16) Ivi, çp. 22-23. (17) Ivi, p. 23. (18) Ivi, p. 24. (19) Ibidem. (20) Jean-François Lyotard, Economie libidinale, Paris, Ed. de Minuit, 1974. (21) Ibidem. (22) David Reuben, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (e non avete mai osato chiedere) (trad. francese, Tout ce que vous avez toujours voulu savoir sur le sexe (sans jamais le demander), Paris, Stock, 1970, p. 97; citato in Jolan Chang, Le Tao de l'art d'aimer, trad. francese di M.-F. de Paolméra, Paris, Calmann-Lévy, 1977, p. 73). (23) Jolan Chang, Le Tao, prefazione di Joseph Needham, postfazione di Lawrence Durre!!. (24) Ivi, p. 29. (25) Ivi, p. 198. (26) Lyotard, Economie, p. 244. (27) Ivi, p. 245. (28) Ivi, p. 249. (29) lvi, p. 251. (30) Ivi, pp. 250-51. (31) Ivi, p. 249. (32) Miche! Thévoz, in Le Monde, 7 febbraio 1975, p. 20. (33) Lyotard, Economie, p. 244. (34) Cfr. lsabelle Robinet, Les Commentaires du Tao-to-king jusqu'au VII' siècle, Paris, Institut des Hautes Etudes Chinoises, 1977. (35) Fung-Yu-Lan, A History o/ Chinese Philosophy, Princeton, Princeton Univ. Press, 1953, voi. Il, pp. 205-36. (36) Cfr. Paz, Conjonctions, p. 108. (37) La formula è di Kristofer Schipper, Le corps taofste, Paris, Fayard, 1982, p. 196. (38) Ibidem. (39) lvi, p. 197. (40) Chuang-tsu, citato in Schipper, Le corps, p. 13. (41) Ivi, p. 197. (42) Ivi, p. 202. (43) Cfr. Reiner Schiirmann, Le principe d'anarchie, Paris, Ed. du Seui!, 1982. (44) Schipper, Le corps, pp. 198-99. (45) lvi, p. 199. (46) lvi, pp. 202-03. (47) Chuang-tsu, citato da Schipper, Le corps, p. 13. (48) Max Picard, Le Monde du silence, Paris, PUF, 1954, p. 69. (49) Cfr. Gabriel Germain, «Max Picard et Gabriel Marce!», in Esprit n. 397 (novembre 1970), pp. 727-28. -l'uomocheamaledonn·e F élicien Rops (1833-1898) è prima di tutto l'uomo che amava le donne. Come artista, se ne dispiace e se ne vanta. Senza di loro, pensa, avrebbe creato di più; si sarebbe meglio dedicato alla propria arte; le avrebbe dato più tempo e energie; non si sarebbe disperso troppo. Però sa anche che le donne gli hanno dato la voglia di dipingere e di incidere. All'origine della sua arte sta il dèsiderio che ha provato per loro. Affascinato dal loro corpo, talvolta intimidito dal loro potere, ha saputo.raffigurare quel fascino e quel timore. «La· donna - scrisse Rops - ha occupato troppo spazio nella mia vita. ·L'ho troppo amata, ma devo a lei-qJ.Ielpoco che ho fatto. Ispira ·1egrandi cose, però impedisce di eseguirle». Per lui, la donna è divoratrice e ispiratrice, è colei. che consola e tortura, che uccide ma . senza la qu.ale la vita non merite- •rebbe di essere vissuta, è colei che ruba t~mpo all'atelier, ma anche colei s·enzala quale l'atelier sarebbe un luogo di attività vane e noiose.· «Da sessant'anni - scrive Rops quattro anni prima della morte - il mio èuore trasale a ogni emozione • come un'arpa eolia; il tragico è ·che·nÒ,nè ancora finita! E qualsiasi ragazzetta faccia capolino all'orizzonte- lo fa soffrire... Morirò cop disturbi cardiaci, e impenitente». È un fanatico delle donne. Ne ama.il profumo, il fruscio delle vesti, e così racconta una avventura: «Un.gran frou-frou sulla sabbia bianca··delle scale.. Un odore di viole. Lei-entra, mi morde e scompare». Le vuole ·crudeli. Parla ai Goncourt, nel marzo 1868, della donna moderna, del suo sguardo d'acciaio, della sua «malevolenza contro gli uomini, che non si cura di ·nascondere». Evoca «l'abbigliamento sontuoso, quasi fantastico» della parigina del XIX secolo. E, come Baudelaire, che lo aveva conosciuto e che ammirava il suo talento, «alto come / la piramide di Cheope», ammira l'artificio, la costruzione del corpo delle donne da parte delle donne stesse. Spesso le raffigura seminude, . con lo stesso armamentario che; nel XX secolo, ricompare nei disegni di Pierre Klossowski o in certe descrizioni di Alain Robbe-Gril 0 !et: stivaletti, sandali, calze, giarrettiere, braccialetti. Nel 1885 Joséphin Péladan scrive che Rops ha «rinchiuso i sette peccati capitali· Gilbert Lascault le più •-notesono quelle colleziona- uno scheletro per sedurre e perdete dagli amatori di· stampe licen- re gli uomini ha seni e glutei di :tiose) vanno sicuramente sul pe- •ragazza. sante·. Organizzazione di sabba. • In molte opere, il Diavolo è carnevaleschi: ti dottor Tapotard complice o maestro delle donne. propone a una sognatrice bionda Enorme paysan, sovrasta Parigi e un «massaggio lombare e pubico». poggia un gigantesco zoccolo sulle Disegno dopo .disegno, ·il fallo si torri di Notre-Dame e, con il gesto trasfo(ina "in vampiro, in succhiel- augusto del seminatore, sparge ai La Giarrettiera_ in una piega di stoffa, e non già Io, in parte di un «velocipede», in. quattro venti donne nude. Cornuanimato, ma animalizzato gli abiti braccio di una lira, in naso di-mo- to in nero, guarda ironico la ragazfemminili». È consapevole del ca- stra. Fiero e arrogante, reclama ·il za nuda che si strofina su una sfinrattere storico del corpo, dei suoi «diritto. al lavoro». Stanco ma feli--. ge. Serpente col torso di ragazzo, aspetti più culturali che naturali. ce, rivendica il «diritto al riposo». seduce Eva·. Regna sulle donne «Il nudo d'oggi - scrive. - ha un Ma spesso per· Rops il tragico è che, spesso, trasformano gli uomicarattere peculiare e una forma più importante del grassoccio. La • ni in burattini. Rops ha potuto dispecifica, che non assomiglia alle Morte· è -seduttrice, ultimo amore, · re a Péladan: «Uuomo è possedualtre. Non bisogna fare il seno del- amante dal fascino v.elenoso. Con to dalla ·donna; la,donna è possela Venere di Milo, ma quello- di iLcappello ornato·di-rose e le scar- duta dal· Demonio». Tata, che è meno bello, ma è il. pe col tacco alto, la Morte balleri-.. Come gli.scrittori che stima, che seno del giorno»... • ~ na indossa un tutù trasparente. Sul • conosce e che talora illustra (PélaCerte sue incisioni (sicuramente. • frontespizio di un-libro di.Péladan, dan, Huysmans, Barbey d'Aurevilly), Rops è affascinato dalla presenza del male. Spesso nelle donne vede delle tentatrici, dei carnefici, delle vittime, anche: insoddisfatte, sventurate, bevitrici di assenzio (qui Rops anticipa Toulouse-Lautrec e Picasso), esse cercano disperatamente il piacere attraverso la sofferenza ... Sono le pantere nere delle giungle d'asfalto. Sono (per dirla al modo dell'epoca) tizzoni d'inferno, carnefici e vittime del Giardino dei supplizi, serve assolute di Satana, sante in• demoniate con estasi dissolute. Talora (per esempio in una Tentazione di Sant'Antonio del 1878, studiata.da Freud come una figura di ritorno del rimosso), la donna si issa sulla croce da cui ha scacciato il Cristo .. Compaiono altre figure di donne in altri luoghi della sua opera. Perché Rops le venera tutte, le adora tutte. Mostra le lavoratrici (contadine, lavandaie) che stringono il loro uomo in mezzo .ai . ., . campi, che invecchiano lentamente, che, nomadi, girano per il mondo, che, in rivolta, incrocia.no le braccia. Uomo che ama le donne, Félicien Rops è, insieme, con la stessa passione e la stessa follia (spesso unita a una certa prudenza) ·pazzo· per la propria arte. Per lui lù,st_udio è, di volta in volta, paradiso; inferno e purgatorio: inferno in cui si soffre credendosi «fottuti»; purgatorio in cui si spera e dispera, in cui si inventano nuovi procedimenti di incisione; paradiso in .cui si gode dell'arte. Rops trova nel proprio studio la perfetta felicità e l'infinita sciagura. Talvolta • esita prima di entrarci: «Questo studio - dice - mi fa paura e mi fa venire i sudori freddi». Ma sta ancora peggio quando ne è distante per troppo tempo. Per lui, lavoro, piacere e sofferenza si mescolano senza soluzione di continuità. Da La quinzaine littéraire 441 (1-15 giugno 1985) (Traduzione di Maurizio Ferraris)
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==