Si tratta di connotati, tutti, che apparentano significativamente il movimento verde italiano a quello tedesco che, pure, ha dalla sua alcune chances sconosciute alla cultura politica del nostro paese. In particolare, i Griinen si sono giovati di una cultura della nuova sinistra - dalle ascendenze ben radicate e agevolmente identificabili - che era, insieme, pragmatica e «risparmiatrice», empirista e riformatrice, accumulativa e costruttiva. Su questa base, la sinistra extraparlamentare tedesco-occidentale ha costruito, sin dai primi anni Settanta, una propria strategia, qualificata innanzi tutto dal fatto di non avere fini ultimi, proiettati dentro sistemi teleologici e scenari escatologici: e di essere piuttosto concentrata sulla trasformazione qui e ora. Questo ha prodotto una pratica eminentemente alternativista, tutta giocata all'interno delle «istituzioni» e dei «campi sociali»: una pratica che, libera dall'ossessione del potere e della sua conquista, si è potuta dedicare allo sviluppo di contropoteri diffusi e disseminati. Questi contropoteri privilegiavano l'aspetto dell'autonomia piuttosto che quello dello scontro, la pratica della sperimentazione innovativa, indipendente e decentrata, piuttosto che quella dell'appropriazione dei grandi apparati centrali, politici e statuali. E soprattutto, privilegiavano la formazione di idee, forme e abiti altri all'interno delle strutture dominanti. Intorno a queste idee, forme e ambiti si è aggregata, nel corso degli anni, una controsocietà che - oltre a condurre la critica della società dominante - sviluppava i propri istituti alternativi, le proprie sedi e strutture autonome, i propri ambienti indipendenti. A F in dalla trentesima lezione del Cours de philosophie positive, Comte aveva posto la questione: « Dopo i fenomeni della gravità, quelli del calore sono, incontestabilmente, i più universali di tutti i fenomeni fisici. Nel- /' economia generale della natura, morta o vivente, la loro funzione è importante quanto quella dei primi, di cui abitualmente sono i principali antagonisti. Se lo studio geometrico o meccanico dei corpi reali è dominato soprattutto dalla considerazione della gravità, a sua volta l'influenza del calore diventa preponderante quando si esaminano le modificazioni più profonde, relative o allo stato di aggregazione; o alla composizione intima delle molecole; la vitalità, infine, gli è subordinata in modo essenziale. Quanto all'azione dell'uomo sulla natura, consiste · principalmente in una saggia· applicazione del calore». Si riconoscerà la profondità senza ostentazine di queste righe,. che con l'Introduction alla Théoi:ie analytique de la chaleur di Fourier (il fisico) e l'inizio delle Réflexions sur la puissance motrice du -feu di Carnot (figlio) rappresentano uno dei grandi testi che inaugurano il XIX secolo. Fino a Lagrange, Laplace, vale a dire l'Eco/e française, o il trionfo definitivo di Newton sul continente, la sola universalità fisica riconosciuta è la gravità. La legge della gravitazione universale fonda la nostra fisica terrestre, con la caduta dei corpi, e la fisica dei corpi celesti, con il moto dei pianeti. Il sistema del mondo è a posto, un paradigma è impiantato. Che cos'è la scienza? È lo studio impedire che tutto ciò si istituzionalizzasse, ripiegando in una chiusura corporativa e isolazionista, intervennero le Burgeninitiativen (iniziative locali) e i Griinen. Non così in Italia. Qui, tutte le frazioni e le tendenze del movimento nato nel '68 (non va dimenticato che in Germania e in Italia da lì discende una quota qualificante dei Verdi) hanno fatto con- ·vergere e focalizzare sul centro statuale del potere il proprio patrimonio di strategie e risorse, di programmi e di alleanze, di forme di lotta e messaggi simbolici. A ciò hanno contribuito molte cause: in particolare, la capacità attrattiva e pervasiva delle ideologie statalistiche del movimento operaio. Ideologie che, in tutte le loro varianti, producevano comunque la nevrosi del potere (del potere centrale) quale tratto caratteriale della «personalità di sinistra». Sia che questa nevrosi si manifestasse come sindrome elettoralistica, in chiave parlamentare-riformista, sia che si manifestasse come aggressività antistatuale, in chiave militaristica e terroristica. Dunque, la «riconversione» civile e civica - e localistica - di quanto dei movimenti degli anni Settanta è confluito nei movimenti verdi, antinucleari, ambientalisti e ecopacifisti degli anni Ottanta, in Italia è stata davvero lenta, faticosa e impacciata. Priva per molti versi di memoria e di cultura: priva .di tradizioni. O ra, questa «riconversione» conosce il suo passaggio più delicato: quello della rappresentanza elettiva, appunto, che per sua stessa natura esige un'ampia e diversificata cultura politicoistituzionale, tutta - evidentemente - ancora da costruire. In assenza di questa, il movimento verde nelle, sedi rappresen~ tative oscillerà, necessariamente, tra due culture entrambe gravemente deficitarie: la cultura propria del gauchisme istituzionale - affidata, pressoché esclusivamente, a una collocazione di «ultrasiIl diritto al riposo nistra» nel segmento estremo e ultimo di quell'unicum che è l'opposizione tradizionale, le sue coordinate e i suoi fondamenti (diciamo il «modello Op») - e quella propria del Partito radicale. Quest'ultima, sicuramente benemerita per molti aspetti, sembra oggi puntare essenzialmente sulla traduzione in strategia di due elementi fondanti la propria tattica: il «gioco a tutto campo» e la «manovra di governo». Vale a dire, la capacità di aggregare «eccentricamente» - trasversalmente rispetto ;t1lleappartenenze e alle fedeltà consolidate - categorie e gruppi, correnti culturali e opzioni ideologiche, sia a liLe immagini dell'ambiente/Antologia vello sociale sia sul piano politicoistituzionale, in una prospettiva di riformismo amministrativo tutto • focalizzato «sulle cose». Quest'ultima impostazione, indubbiamente dotata di efficacia e di ragionevolezza, si giova, in sede parlamentare, di due condizioni: l'indipendenza del comportamento istituzionale del Pr da qualunque «mandato-imperativo» espresso da un elettorato socialmente identificato; e la maggiore sensibilità e vulnerabilità (anche in conseguenza di un massimo di esposizione e visibilità) della sfera politica centrale rispetto a un comportamento programmaticamente trasgressivo delle regole del gioco convenzionali. Di tali condizioni, evidentemente, non possono giovarsi gli eletti verdi negli enti locali (il che è, per ora, solo positivo). Ne consegue la necessità di elaborare una strategia istituzionale tutt'affatto diversa. Molto utilmente, Alex Langer ha proposto un vademecum in dieci punti 2 che, a mio avviso, merita di essere considerato più attentamente e seriamente di quanto finora si è fatto. Più in generale, si può dire che gli eletti verdi non possono prescindere dal «mandato imperativo» che, ragionevolmente, il movimento verde pretende di esercitare; e che la dimensione «sociale» resta, giocoforza, quella prevalente per una «tendenza collettiva» (qual è tuttora l'eco.logia) che è ben lontana dall'aver raccolto «quanto c'era da raccogliere» nel proprio bacino di riferimento, attuale e potenziale. E così, è indubbio che gli eletti verdi debbano funzionare ancora come «gruppi promozionali» {S. Tarrow) per i movimenti collettivi - una funzione «semplice», dunque - e, insieme, qualificarsi e attrezzarsi come «sponda» delle loro I gravie il~,l,~re(Serres) di un sistema ben suddiviso di punti materiali distribuiti in uno spazio e in movimento secondo forze deducibili dalla legge. In un certo modo, la fisica è una geometria più una meccanica. Non cercate più lontano: questo sistema è ·il paradigma puro de~'Eco/e française e del positivismo; è realizzato sotto i nostri occhi dal mondo solare, Laplace, è l'immagine fondamentale che dispensa Lagrange dal disegnare uno schema qualsiasi. Quindi, se la fisica dice qualcosa d'altro o più della meccanica, allora non è ancora nata. Nasce con Fourier. Vale a dire precisamente con il riconoscimento di un altro fenomeno uniyersale: il calore. Seconda universalità,' che Comte, cercher.emo il perché, mette al secondo posto, dopo la g.ravità, come se esistesse un di più e un di meno quando c'è di mezzo l'unive,:sale.Pure fin dalla seconda frase un'esitazione è marcata: ancorché secondo, il calore è tanto importante. È proprio quello che dice Fourier se scopro la legge fondamentale della termologia, sarò-il Newton del secolo che inizia. Ha ragione: qualsiasi fisico conterr,.poraneo credo sarà d'accordo nel far cominciare la propria scienza da Fourier. Prima non si trattava che di meccanica. Il secondo posto sarà allora d'ordine storico. Nessun corpo è neutro sotto il profilo della·gr-avità .né sotto quello del calore, di qui l'universalità dei due fenomeni, ma il secondo non è riconosciuto per. tale che a partire da quel momento. Questa ·successione.temporale è quella delle macchine. Le prime, dell'antichità o dell'età classica, orologi, leve, carrucole, corde e pesi, macchine semplici e composte, sono macchine a gravità. Ecco costruito il paradigma. Le seconde, quelle della rivoluzione industriale, sono motori, ossia macchine a calore. Da Lagrange a Carnot, da Newton a Fourier, si passa sì da un'universalità teorica a ·un'altra, ma nello stesso tempo da una pratica ali'altra, da un mondo di lavoro a un nuovo mondo, il nostro.. Quindi non basia: il secondo posto, assegnato dalla storia, è anche d'ordine epistemologico? Detto altrimenti, il trattamento del calore, con sperimenta- • zione o .equazioni .differenziali, è riducibile al paradigma della scienza costruito da Comte e dal- /' Eco/e française? • È tutto qui. Tutto qui per il Cours, tutto qui per la fine del XIX secolo, per Boltzmann Tantoquanto per i suoi avversari, energetisti e fenomenologi, tutto qui per Bergsori e tutto qui per noi. Fenditura del positivismo, .crepa che corre da~'alto in basso attraverso la sua costituzione. Da una parte, impone e costruisce il paradigma già visto: sistema suddiviso di punti materiali distribuiti in uno spazio e in movimento secondo forze deducibili da una legge, e si costituisce in e con un vocabolario di meccanica, dinamica e statica; ma d'altra parte, nel bel mezzo del Cours, cioè verso la fine della Fisica, nel momento in cui si chiude un sapere così fondamentale che nessuna scienza potrà portare un altro nome, ammette l'esistenza di fenomeni universali antagonisti proprio rispetto a quelli sui quali si è fondato il paradigma ben costruito. Antagonismo o no, è la questione. Questione tanto più grave in quanto percorre tutto il quadro dell'enciclopedia. A valle verso la chimica e la costituzione intima dei corpi, verso le questioni di biologia e di vitalità, verso le trasformazioni attive della natura e quindi le formazioni della socio- 'logia. Ma, a monte, ha lasciato ./a coda di una cometa: Fourier discute già dell'equilibrio termico del mondo, si tratta di fisica celeste, e ha appena messo sottosopra l'analisi matematica. Bisogna riscrivere il Cours a partire da questa Lezione trentesima? Bisogna rovesciarlo come un guanto, appoggiandosi a questo antagonismo? Bisogna ridisegnare il paradigma dando a Fourier il posto dei grandi avi, Galileo, Newton e Lagrange? L'antagonismo obbliga a una scelta. Comte sceglie. Lascia come sta l'ordine del mondo e quello della scienza, conserva la storia - classica e il monumento lagrangiano, e tappa il :buco spalancato dell'antagonismo dando a Fourier un posto fuori testa, quello della dedica. Si avrà, quindi, una f ormazione della ;scienza, storica ,e dogmatica, inter,na al discorso, e ci vedrete Archimede, Stevin, e così via, concorrere lentamente al-. l'erezione del sapere positivo, e una formazione esterna, che viene in aiuto di questa costruzione, quando la crepa o la fenditura del- /' antonismo minacciano di f aria crollare. Con Fourier come tirante l'edificio è compiuto. Di nuovo, non è così semplice. Bisogna riparlare di questo antagonismo. E vedere bene che l'interesse maggiore dell'opera di Fou- .domande e delle loro azioni - una funzione «complessa», questa. Il che è, evidentemente, diverso dal considerare la presenza negli enti locali quale prosecuzione «naturale» dell'insediamento sociale del movimento verde. Qui, evidentemente, sj parla d'altro, e uno scarto tra attività di movimento e iniziative dell'associazionismo, da un lato, e comportamenti istituzionali degli eletti verdi, dall'altro, è non solo inevitabile ma, in qualche misura, opportuno. Di più: quello scarto va considerato come un elemento costitutivo del rapporto movimentiistituzioni, e un fattore di ricchezza e di potenzialità piuttosto che un limite: esso può, infatti, garantire quel connotato di extra-istituzionalità e di irresponsabilità che un movimento ancora allo stato nascente pretende; e può, d'altra parte, dare agio e spazio e tempo agli eletti per dominare tecnicamente le competenze richieste dalla funzione e dalle sedi di rappresentanza istituzionale. Altri gli ambiti di azione, altre le responsabilità, i compiti, i fini. Se questo è vero, il movimento verde italiano non può limitarsi a essere «candido come una colomba», deve anche imparare a essere «astuto come un serpente». Note (1) Faccio qui riferimento a un metodo di classificazione e a un modello statistico elaborato dal gruppo Monitor del Dipartimento di Sociologia dell'l.Jniversità di Roma, di cui fanno parte Gianni Statera, Sara Bentivegna, Antonio Mussino e Luigi Manconi. I risultati della ricerca verranno pubblicati sul n. 17/18 della rivista Sociologia e ricerca soçiale. (2) Cfr. A. Langer, «Piccolo vademecum dell'ecoeletto», in La nuova ecologia, VII, n. 15, giugno 1985. . rier resta, lungi dall'esasperarlo, quello di ridurlo. Comte non sceglie tanto male, in un lampo della sua lucidità. Riconosce la lacerazione, vede che la fisica, la scienza in generale, non possono più essere unitarie. Che c'è Newton e che c'è Fourier, che le due universalità non sono riducibili, che il sole è fuoco dell'ellisse mondiale e fuoco di calore, e che sotto la stessa parola stanno due cose diverse. E quindi che l'unità, acquisita un tempo, in epoca metafisica, dalla natura, o una volta, sotto un Dio, e perduta per sempre. Comte ammette che ci siano più leggi. Ma la lacerazione Fourier la nasconde molto più di quanto non la additi. Perché la sua termologia è una scienza della propagazione. Quindi di un certa azione a distanza. Per irradiazione o altro. Alla fin finè la sua scienza e il suo oggetto non sono così' differenti dal vecchio paradigma, per quanto opposte siano le due universalità. L'antagonismo. trova posto in Carnot. E Comte, .come si sa, lo manca. Per tutta la durata del secolo, l'antagonismo tra la meccanica nata dalla gravità, il paradigma laplaciano, e la fisica nata dal calore, o sarà messo in risalto o sarà colmato. Antagonismo o no, è ancora la questione, alla fine del secolo. (Questo testo di M. Serres è tratto da Hermès IV. La distribution, Paris, Minuit, 1977, pp. 127-32; cfr. aut-aut n. 204, novembre-dicembre 1984: traduzione di Marcello Lorrai). (Pagina scelta-da Francesco Leonetti)
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