Alfabeta - anno VII - n. 76 - settembre 1985

propone un tempo eternamente presente, non è così per il supporto materiale, per la componente fisica - dell'ambiente artificiale: questa, degradando, restituisce in qualche modo al nostro campo percettivo i segni di un tempo che non implode nell'istante, ma avanza nel senso dell'aumento di entropia. La fisicità della materia continua a fornire un referente di temporalità lineare e orientata che si affianca e interagisce con le altre temporalità presenti. Non solo. La materialità dell'ambiente non si presenta unicamente come un complemento pesante e residuale dell'ambiente immateriale dominante, ma è anche oggetto di desiderio. Come giustamente rileva Naisbitt in Me- . gatrends, si può osservare che a ogni incremento verso l'high technology fa da contrappunto una parallela tendenza verso l'high sensitivity. Più si propaga l'immateriale, più sembra emergere un desiderio di fisicità, un'aspirazione di vicinanza agli uomini e alle cose che sia epidermica e non telematica. Alla leggerezza onnipresente del mondo dei media si contrappone il peso dei mobili «in stile», all'asettica vicinanza virtuale del tele-lavoro, della tele-medicina, dei tele-acquisti, si contrappone il bricolage, il self-help, la spesa al mercato rionale. L e tendenze high sensitivity sono certamente da collegare a dei fattori d'inerzia materiale, zoologica. Ma non per questo sono segnali di inerzia culturale. Anzi, rappresentano le prime forme di adattamento socio-culturale alla strabiliante novità dell'ambiente che ci troviamo a esperire. La comprensione delle complesse dinamiche in corso, infatti, non può non tener conto che se pure l'evoluzione tecnica (e le trasformazioni ambientali che essa comporta) trascinano in un perenne inseguimento la componente adattiva dell'uomo (cioè la sua componente culturale, il suo software, si potrebbe dire), ben diversa è la situazione per ciò che riguarda la base materiale su cui tale componente si fonda. L'hardware dell'uomo, il suo substrato zoologico, subisce naturalmente anch'esso una evoluzione, che si sv.olge tuttavia su una scala temporale talmente lunga da apparire statica se paragonata ai ritmi folgoranti della trasformazione tecnica e culturale. Come dice Leroi-Gourhan (/I gesto e la parola, Torino, Einaudi, 1977), possiamo essere certi che tale componente zoologica..-non è sostanzialmente cambiata negli ultimi 30.000 anni: le pulsioni e i bisogni elementari dell'uomo che cacciava il mammuth e la tigre non sono diversi da quelli dell'uomo della fase telematica. «La storia - Le immagini dell'ambiente/Interventi scrive Leroi-Gourhan - si svolge su tre piani discordi: quello della storia naturale, per la quale l'homo sapiens del XX secolo differisce in minima misura dall'homo sapiens del trecentesimo secolo prima della nostra era; quello dell'evoluzione sociale, che bene o male adatta le strutture fondamentali del gruppo biologico alle strutture che nascono dall'evolu- . zione te·cnica; e quello dell'evolu- •zione.· tecnica, prodigiosa escre- .scenza dalla quale l'homo sapiens trae ·la_propria ~fficienza senza es- -sere biologicamente in possesso dei mezzi per controllarlo» (LeroiGourhan, Il gesto e la parola, p. 200). La criticità dello spazio di cui parla Virilio è tutta contenuta in quel «bene o male» con cui LeroiGourhan qualifica la capacita del- ! 'evoluzione sociale e culturale di fare da ponte tra staticità biologica ed evoluzione tecnica. La forbice che si apre sempre più larga tra alisideiVerdi R . itengo ci sia una relazione, addirittura un sottile sistema di rapporti, tra: a) i risultati elettorali registrati dalle liste verdi il 12 maggio 1985, b) la loro dislocazione geografica e sociale e, in particolare, l'esito negativo conseguito in alcune aree «geo-politiche», c) alcuni tra gli orientamenti e gli umori confluiti nello scontro relativo al referendum sui quattro punti della scala mobile, d) alcune tendenze proprie della subcultura comunista, e) la natura profonda e il sistema di interessi di quote significative dei cosiddetti «nuovi movimenti» e, segnatamente, di quello verde. Quanto segue è •il tentativo di argomentare e articolare il senso di un tale sistema di rapporti. Trattando di «nuovi movimenti», in ·particolare di quello verde e di quello pacifista, mi è capitato di ricorrere a un termine che non ha avuto alcuna fortuna: con riferimento a un testo di Max Horkheimer del_1936, ho parlato di movimenti «egoistici», a indicare quelle forme di aggregazione e di azione che vengono dopo i movimenti altruistici e solidaristici della prima metà degli anni Settanta. Quanto è successo di recente - diciamo nell'ultimo anno e mezzo e, ancor più, negli ultimi mesi - ha confermato, credo, quella mia analisi. In particolare, i risultati delle due ultime consultazioni popolari, quella del 12 maggio e quella del 9 giugno, «dicono» alcune cose - sul piano della sociologia elettorale ma anche dell'analisi delle ideologie - che andrebbero considerate attentamente. Da qui, l'opportunità di una digressione. I risultati delle liste verdi alle liste verdi ottengono il 2.67 per cento dei voti nelle elezioni regionali. Se poi operiamo una analoga ripartizione in rapporto non più alle province, bensì ai comuni di ampiezza demografica superiore ai 40.000 abitanti e prendiamo inconsiderazione i risultati delle elezioni comunali, constatiamo che i risultati più lusinghieri si hanno in una classe di città, tutte connotate, essenzialmente, dalla dimensione grande-metropolitana: vale a dire, i comuni di Milano, Roma, Torino, Genova, Palermo. Qui, le liste verdi ottengono il 2.74 per cento dei consensi. ' Ma se, all'opposto, vogliamo compilare una graduatoria in negativo, verificheremo che nel primo caso - classificazione per province e calcolo sulla base delle elezioni regionali - le liste verdi, come prevedibile, ottengono i risultati meno favorevoli nell'Italia piccola e povera: vale a dire in province dalla struttura sociale molto arretrata, moderatamente terziarizzata e urbanizzata (le province calabresi, quelle campane, con l'eccezione di Napoli, e poi Foggia, Nuoro, Caltanissetta, Agrigento, Enna). Sulla base della classificazione per comuni e dei risultati delle elezioni municipali, verifichiamo invece che le liste . verdi ottengono la· loro peggiore performance nelle cittadine della piccola impresa. Si tratta di comuni con un'alta percentuale di occupati, una popolazione decisamente anziana, una bassa percentuale di analfabetismo, una percentuale di occupati nell'industria corrispondente alla media nazionale e dimensioni del elezioni regionali e a quelle comu- nucleo familiare inferiori alla menali, disaggregati secondo una ri- dia nazionale (Imola, Cesena, partizione per classi di province e Reggio Emilia, Forlì, Faenza, di comuni - classi definite sulla ba- Ferrara, Viareggio, Lucca, Folise di complessi indicatori sociali, gno, Scandicci, Pesaro, Prato, economici e culturali-, conferma- Carpi e altri ancora). Si tratta di n·o puntualmente la priipa, preve- località la cui struttura produttiva dibile, sensazione: il movimen·to è caratterizzata dalla piccola imambientalista registra la sua più si- presa, spesso a conduzione famignificativa trascrizione• elettorale liare, fortemente inserita nel tesin due gruppi df località «forti»'. suto sociale circostante, con livelli Vale a dire; nell'Italia metropoli- di -reddito e di consumi soddisfatana, che raécoglie le aree a.strut- centi e con forme di vita intensatura sociale av.anzata, terziarizzata •mente integrate. e altamente urbanizzata. (le. pro- Qui, il Pci gode .di profonde tra- ·_vincedi Milàn0, Tòrinb',.Geriova;' dizioni e può contare su un esteso ~ • Venezia; Trieste, Bologna·,-Firen- elettorato di àppartenenza: qui, •ze, Roma, e inoltre le province Ii'- ; come si è detto,. le liste verdi ot- ·guri, quelle romagnole .é quelle di. tengono il loro .·risultato meno fa-. Parma, Livorno e Lucca): qui, le vorevole, mentre il Pci registra un Lui~i Manconi calo, nel trend 1984-85, che è il meno rilevante tra quelli registrati nelle diverse classi di comuni e costituisce, dunque, la sua «migliore» affermazione. Q uesto fatto mi dà l'occasione di riportare una citazione che ritengo straordinariamente eloquente. Renzo Imbeni, sindaco comunista del capoluogo emiliano, intervistato dal quotidiano del suo partito all'indomani delle amministrative del 12 mag- . ' Ipocrisia (1870-1-880) gio, 'così dichiarava: «Se a Boio-· gna non· si è presentata una lista verde è segno che l'attenzione da , noi dedicata ai problemi dell'ambiente riscuote fiducia e creqibilità». L'affermazione è due volte inquietante: una prima volta, perché rivelatrice di una mentalità integralista che esalta come bene inalienabile l'universalità della rappresentanza politica e la pervasività illimitata della tutela del partito; una seconda, perché - se collegata al dato relativo ai risultati elettorali delle liste verdi nelle località prima citate - ci dice quanto le parole di Imbeni traducano puntualmente un senso comune e una mentalità collettiva propri di una cultura di sinistra lì ancora largamente· egemone. Quel senso comune e quella mentalità si nutrono, residualrpen- • ' te e «ideologicamente», di una idea di «solidarietà» fondata sul paradigma dell'interesse generale. Quest'ultimo, si può dire, è nient'altro che l'ipostatizzazione .•di una procedùra che - attraverso· successive mediazioni e sintesi tra interessi diversi e diverse «condivisioni» --:giunge a un punto di vi-- sta «unitario» e «comune». Tale procedura, per i gruppi e gli strati privi di un insediamento sociale compatto e immediatamente identificabile e di propri interessi materiali distintamente organizzabili - quale è stata la «base» dei movimenti collettivi degli anni Settanta, del movimento degli studenti e delle organizzazioni extraparlamentari - valorizzava, in particolar modo, la dimensione altruistica. In tutte le sue ascendenze: quella umanista-illuminista, quella cattolico-pauperista, quella marxista-internazionalista._ Conseguentemente, la· cooperazione incondizionata, il mutuo affidamento, l'integrazione tra gli associati hanno costituito la ragione prima dei processi aggregat~vi e, dunque, della formazione dei movimenti collettivi·. • Tutto ciò si è esaurito in un decennio, consumando la· pulsione • altruistica nel declino del soggetto che ne incarnava, insieme, la sede materiale e la rappresentazione ideologica e simbolica: la classe operaia. Non ritengo dunque casuale che l'affermazione, anche elettorale, del ·movimento verde - movimento, come ·argomenterò più oltre, squisitamente «egoista» - preceda di appena ventotto giorni la vittoria dei no al referendum del 9 giugno: vale a dire, quella che considero la ratifica, popolare e istituzionale insieme, della riduzione in stato di minorità politicosociale della classe operaia (la riduzione allo stato di minorità economico-produttivo è, evidentemente, avvenuta da tempo). Della classe operaia e dei suoi «valori» - o meglio, di quelle credenze e intenzioni, opzioni e aspirazioni che convenzionalmente a essa si sono attribuite. Tra queste, appunto, 1~ solidarietà. Il referendum ha sancito la volontà di ·gran parte del paese di ridurre la «funzione-sociale» della classe operaia e il suo «ruolo sim~ bolico» al!e dimensioni ·(seplpre più ridbtte) délla. sua collocazione produ_(tiva. : I' . . ~ . . • 1 · l proc~s,so, lo ripeto, si reaJizfa, in coih'ciden~à con l'incontro tra tendenze diverse, talvolta_' '. aritagoniste,. rri~ in qualche modo queste due linee divergenti rende sempre più difficile stabilire un ponte fra di esse. Oggi la radicalità del nuovo è tl:\leda lasciarci senza modelli per interpretarlo né, quasi, parole per descriverlo. Ma l'io pensante e sensibile che si trova a saltare dall'uno all'altro dei diversi intorni spazio-temporali dell'attuale am- . ~iente iperartificializza~o ha qualcosa che lo accomuna all'uomo preistorico e ai suoi salti t_rarocce, radure e rami. Tutto t cambiato salvo il fatto che il saltat9re è sempre, nel suo substrato zoologico, una specie animale dell'ordine dei primati. Cfr. Paul Virilio L'espace critique Paris, Ch. Bourgois, 1984 George Perec Espèces d'espaces Paris, Galilée, 1984 .-convergenti: la volontà della pie- - çola borghesia ·impiegatizia, ·del vasto arcipelago del lavoro autonomo, della micro-imprenditorialità periferica e del commercio miimto, di «punire» il lavoro salariato e di ridimensionarne la «egemonia» ideologica; la tensione dei «nuovi movimenti» verso la valorizzazione della propria identità particolare e della propria single issue; l'interesse delle subculture, in questo caso di quella comunista, a enfatizzare i connotati del proprio insediamento sociale e del proprio elettorato di appartenenza; lo sviluppo di pro.cessi corpo- .ratisti di auto-organizzazione e di mobilitazione visibile .in ambiti della .società, e tra gruppi e cate- •gorie, in precedenza non attivati. Tutto ciò determina un complesso, e confuso, intreccio di tendenze all'autosufficienza, e all'autovalorizzazione, di gruppo, dicomunità, di interesse particolare e circoscritto - dall'integralismo ideologico alla rivendicazione di : ceto, all'autonomismo etnico - dentro cui si muovono movimenti «egoistici» di libertà (qùello verde e parte di quello «civico» e di quello pacifista) e movimenti «egoistici» di allargamento della cittadinanza politica (alcuni settori di ceto medio che rivendicano una più forte e diretta rappresentanza politica); movimenti «egoistici» di tutela dell'identità regionale e localistica e movimenti «egoistici» di enfatizzazione dello stile di vita e delle culture di clan e di tendenza. In particolare, quelli che chiamo movimenti «egoistici» di libertà presentano i seguenti connotati: a) limitano la cooperazione tra gli associati al raggiungimento del fine, circoscritto nel tempo e nello spazio, che ha prodotto la mobilitazione; b) non prevedono un'attivizzazione con funzi0n_i.di supplenza: né in appoggio a altri strati sociali né a sostegno di altre entità nazionali; c) esaltano la «particolarità» dei punti di vista locali contro l'universalità dell~ 'prospettive totalizzanti; d) rifiutano il riferi- _mento a patrim~ni ideologici precostituiti e.a modelli di organizzazione ~ociale;·e) ,rinunciàno a qua-. l~nque asp~ttativa ~i <~salvezza>>, .si~ in termini lai_ci(rottura· rivolu- , zionaria· e instaur-azi-oried•i un·nuovo·. ordin~ ~o~i~le}•c· he, _'religio~.i •(emancipazione dell'uomo daWindividualismÒ,e cònseguente «supe- :ramento» dell'oppressione).

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