Poloniaq, ua,k~!Jdai terribile ·l' affermazione che la lette- .. ; ratura è ,anche la storia di • urr •popolo nelle voci dei .suoi scrittori sembra -peccare di ovvietà nel caso della Polonia, paese a cui gli ultimi duecent'anni hanno riservato una sorte tanto malevola quanto unica. «Dimmi - si . interroga un personaggio di Conversazioni polacche dell'esta-. te 1983 (Paris, Instytut Literacki, 1984) di"Jaros¼awMarek·Rytnkiewicz - perché a noi. qualcuno fa continuamente qualcosa di terribile? -Perché ci sono popoli (... ) come· noi o i Lituani, ai quali viene fatto con~inuamente qualcosa di orribile?· Ora ci dividono in tre, •ora ci tolgono le nostre .cittàsante, dove sono nati i nostri più grandi - poeti, ora d massaérano la metà degli intellettuali, ora cercano di_ - snazionalizzarci e di distruggere la nostra religione, -ora da. capo ci tolgono un terzo della nostra terra e trasferiscono metà della nazione •. da oriente a occidente. Perché ci capita sempre qualcosa del gene-. re?» A simili domande la cultura poa lacca si è trovata a· far fronte nel corso di intere generazioni a partire dalla fine del XVIII secolo, e ciò non ha potuto non. condizionarla, determinandone caratteri-. stiche e ritmi evolutivi diversi nel· complesso da quelli degli altri paesi europei. «Loro ..:.. dice ancora ·il personaggio di Rymkiewicz - tutti quei francesi o. americani, quasi tutti gli artisti occidentali_,scrittori, pensatori, non hanno appunto una loro durevole problematica e di continuo si smarriscono, di continuo devono ritrovarsi (: ..). Ma noi non dobbiamo cercarci, per- _chéè la Polonia a cercarci. E sempre - sia pure per nostra sfortuna - ci trova». Ecco perché il tema della «polonità», la necessità di stabilire una distanza dall' «essere polacco», di situarsi rispetto a esso, è una delle ossessioni ricorrenti di Witold Gombrowicz: «Scegli dunque ciò che è per te più essenziale: essere un uomo nel mondo o essere un polacco?» (Diario 1957-1961, Milano, Feltrinelli, 1972). Questa maledizione della storia, che altri definiranno più razionalmente in termini di geopolitica, non ha accennato a placarsi nel passato vicino e tanto meno in quello recente. Ingombrante merce di scambio sulla bilancia delle trattative fra le potenze vincitrici, la Polonia si è trovata all'indomani del secondo conflitto mondiale - malgrado lo spaventoso tributo di sangue - e tuttora lo è, ostaggio di un 'ideologia in cui non sa riconoscersi e suddita d'un paese vicino che soltanto formalmente non ne è l'occupante. Ma le voci dei suoi poeti e scrittori hanno continuato a garantirle la difesa d'una identità, la risposta al dubbio sulle ragioni e sulla possibilità stessa del suo esistere. °' Solo in un tale contesto si può ...... <::l comprendere ciò che ha rappre- •::; sentato per la cultura e la lettera- ~ i::i., tura polacca la decisione nel 1976 - già prima dunque della nascita d'un sindacato indipendente - di dar vita nel paese a un circuito editoriale sottratto alla censura. Quell'atto, reazione a una pressione censoria fattasi nella metà degli anni Settanta sempre più insopportabilmente meschina, e al tem: po stesso necessaria premessa. al sorgere· e al succes~ del--movimento sindacale, ebbe una funzione ·profondamente benefica per ·ski·ha però la ·cònseguenza di far tutta la vita culturale polacca. .compiere al paese un· gigantesco -Esso significò·una liberazione di salto·indiètro nella storia, che rinenergie, uno scardinamento degli nova su di·esso·e la sua letteratura angusti spazi entro cui veniva con-. •,famaledizione di sempre: «popolo . •- finato. il dibattito artistico e intel~-• •di ·insorti· nati / coll'elmo troppo lettuale, un ener-gico stimolo· agli- • .grande sulla testa infantile / con stessi sclerotizzati .canali·.uffi'ciali , una misera ·doppietta nella culla / della. cultura, una sottrazione -di- -•.o·una bottiglia per i carri armati alibi per quanfr.avevano sceltà di,. dell'occupante dell'Est e .dell'Orifugiarsi nelle riserve ::.,talora in- • · vest / ( ... ) giace ora rovesciato / da Senza incertezze Ryszard Krynicki fissa i compiti della poe- • sia nella nuova situazione, sacrificando ogni artificio all'immediatezza e trasparenza del messaggio: «La poesia non apre le porte delle prigioni e dei campi di concentramento. I Due semplici frasi: 'Solidarnosé vive', / 'Libertà per i pri~• gionieri politici', / che caparbiamente risuonano / sulle labbra e sui muri, / esigono oggi più talento .vero non prive di grazie·-,-del·pas- . -gente della ·stessa lingua /.nati nelsato e della memoria, nei .·giochi• -la via ·accanto 1· e in ·quel villaggio dell'invenzione· linguistica. Uria - -oltre il ruscello/' questa letteratura • • 'e fede,/ che un'edizione di poesie . fame di verità, un rifiuto dell'ir-' •·,che credeva nèll'uomo / prenderà realtà da cui nasce quella .lettèra- ••ora da capo-una severa lezione / in ·; . tura non censurata di cui ·è esem- Shakespeare· e Dostojewski» (Ja- -plare prodotto Piccola apocalisse •- cek .Trinadel; <<Leziondi i letteraraccolte» (Ryszard Krynicki, «Due semplici frasi», in Jezely w· jakims kraju, Varsavia, ed. fuori censura, 1983). esposta oggi la poesia e 'la·letteratura in gènere in Polonia: quello-di trovarsi ancora una volta appiattito dall'obbligo morale, dal dovere·. di dare testimonianza alla soffe- ~ renza. Un monito in tal senso vie- . ne, oltre che da Z. Herbert (cfr. •«Lettera a Ryszard Krynicki» in Rapporto ... ), da Cz. Mirosz, il quale ci rammenta che «le opere letterarie che nascono dalla protesta contro la disumanità hanno ra- • ramente lunga v-ita»(in Kultu-ra n. 9, Paris 1984). P er quanto riguarda la prosa, • . occorre ricordare che i suoi • ritmi compositivi sono in gedi Tadeusz .Konwicki (Milano, tura polacca», in Kultura n. 6, Pa- .Feltrinelli, 1981). ris·'1984). . Indipendentemente dal valore - La poesia polacca fa fronte al -1 l fenomeno più significativo a . ': cui si ass~s~eall'indomani dell~. • proclamazione dello- stato d1 nere meno itnmediàti, e che per-· tanto solò più in là sarà possibile misuràre l'incidenza su di essa di un vissuto che per un'intera gene- assai discontinuo - dei singoli te-· . ,·suo·compito, dando innanzi tutto - -sti, tale esperienza. costituisce a .. testimonianza, fissando nelle patutt'oggi per le sue caratteristiche role i fatti per la generazione preun unicum nell'Est'europeo e una sente e la memoria di quelle fututappa fondamentale nello sviluppo re: -«D'improvviso hÒdimenticato della vita culturale della Polonia / come si scrivono i versi / mentre contemporanea. Essa-ha permesso per le vie della città/ sfilano i carri . .innanzi tutto di infrangere il tabù armati·/ scrivere versi / può divendella paura, l'affrancamento di. tare un genere di terapia / ma / molti dalla interiore condizione di non ho intenzione di curarmi / vo- . schiavitù, di udire - come scrive Zbigniew Herbert nella sua ultima raccolta,.dipoesie - la voce «virile/ libera / che ordinava di risorgere / •voce possente I regale / che conduceva fuori / dalla casa della schiavitù» («Il Signor Cogito. Appunti dalla casa morta», in Z. Herbert, Rapporto dalla città assediata, a cura di P. Marchesani, Milano, Scheiwiller, 1985). A ncora una volta, sono gli scrittori, gli~intellettuali, a intraprendere la lotta contro il mostro, quel mostro che - per usare nuovamente la metafora di Herbert - «è come una enorme depressione distesa sul paese» («Il mostro del· Signor Cogito», in Rapporto ... ). Se i sedici mesi di Solidarnosé avevano fatto sperare nella possibilità di una vita politica e culturale del paese avviata, seppure gradualmente, sui binari di un confronto non schizofrenico né regolato dagli apparati di polizia, tale illusione è stata bruscamente troncata dal colpo di Stato del 13 dicembre 1981. Ancora una volta, la storia sembra non presentare alternativa al lapidario dilemma posto dallo zar Nicola I al fratello, il Granduca Costantino, restio a reprimere l'insurrezione polacca nel 1830: «Qui des deux doit périr, est-ce la Russie ou la Pologne? Decidez Vous-meme». La guerra dichiarata alla società polacca dall'apparato partiticostatale ha per obiettivo innanzi tutto la cultura, che gli ideali di Solidarnosé aveva precorso, interpretato ed espresso. E infatti le norme sullo stato di guerra e le nuove disposizioni della censura - che pure all'apparenza fa oggi sfoggio di una qualche liberalità - cercano in ogni modo di cancellare qualunque conquista di effettiva autonomia e di smantellare le infrastrutture del circuito editoriale alternativo. La sfida che il nuovo potere militar-comunista lancia viene raccolta, non bastano a piegare la cultura indipendente polacca gli internamenti, le repressioni e gli arresti, lo scioglimento dell'Associazione degli Scrittori, sopravvissuta perfino negli anni dello stalinismo (cfr. Alfabeta n. 53, ottobre 1983). • La guerra del generale J aruzelglio vedère tutto com'è / mentre uccidono la gente / mentre massacrano la gente / mentre chiudono in prigione / scrivere versi / -può -diventare una fuga / ma / io non ho intenzione di fuggire / questa non -è la mia vita / questò non è il mio paese / questa è la mia disgrazia / e benché abbia dimenticato come si scrivono versi / eppure so/ che soltanto il verso / può salvare / tutto ciò dall'oblio» (Leszek Szaruga, «D'improvviso», in Kultura n. 3, , Paris 1983). • E la volontà di testimonianza -non viene meno malgrado la con- . sapevolezza dell'impotenza della poesia di fronte alla forza delle armi: «Se infine i dittatori· volessero /leggerei-nostri rabbiosi, furenti/ e ben el'aboratì versì, la poesia muterebbe di sicuro il mondo. Ma / anche le rose non conoscono le opere / loro dedicate. Le spine non bevono il sangue» (Adam Zagajewski, «Le spine», in List. Oda do wielosci, Paris, Instytut Literacki, 1982). La felicità nel delitto (1879) guerra, è la coralità della protesta: poetica. Grazie al sopravvivere delle strutture editoriali clandestine, accanto alle voci degli scrittori •di professione si leva un coro di-• poesia anonima, ingenua nella sua spontaneità, spesso modellata sulla-tradizione lirica romantica, che dà voce ai dominanti sentimenti di paura, indignazione; protesta, alla volontà di resistere a sopraffazione e violenza (se ne può leggere una parte in Cosa hai fatto Generale?... Poesie, canzoni, -ballate della Polonia assediata, trad. e note di R. Liotta e R. Panzone, Bologna, Cseo, 1982). Fra le parole più usate; le coppie contrapposte «libertà/schiavitù», «dignità/tradimento». Ricorrente è il richiamo alle precedenti; analoghe situazioni storiche vissute-dalla nazione, così come immediata è l'individuazione del nemico esterno. Nell'ora della sconfitta e dell'umiliazione, l'immaginario· collettivo riattinge a archetipi depositàtivi dalle lotte di generazioni, a una cultura che si è nutrita in passato soprattutto di repressione, •catene e esilio. La ripetitività della storia polacca è un tema frequente di tali versi, siano essi quelli ingenui, anonimi, o quelli più strutturati e complessi di Adam Zagajewski. Immagini consuete sono ancora gli operai calpestati, il carcere, il paese occupato, la guerra alla nazione e, su tutte, un futuro di libertà. Attivati in questa poesia di guerra gli schemi della tradizione religiosa, dai. canti natalizi alle litanie mariane, espressione della fede popolare e al tempo stesso della volontà, malgrado il prevalere del male, di voler continuare a credere in un ordine sovrannaturale, capace di ricomporrre gli eventi in un disegno provvidenziale dove non può essere contemplata la definitiva sparizione della nazione polacca. Solo un panorama più completo di questa produzione - per intuibi- .li ragioni reperibile con estrema difficoltà-, e di cui parte integrante sono le poesie scritte in campo di internamento, a esempio, da Wiktor Woroszylski o Tomasz Jastrun, permetterà di darne una tipologia e valutazione articolate. I sentimenti in essa espressi, il vissuto di fatti e emozioni della Polonia in stato di guerra, hanno trovato una sintesi di rara intensità, rafforzata dai toni smorzati e dalla tecnica della «lontananza», in un'altra poesia di Z. Herbert, «Rapporto dalla città assediata» -(in Rapporto ... ). Al tempo stesso va sottolineato che agli scrittòri più attenti-non è - sfuggito il grave rischio a cui-è razione di polacchi equivale ai grandi sconvolgimenti sperimentati dal paese nel passato. Il cronista puntuale e fedele dello stato di gtJerra è stato Marek Nowakowski_negli schizzi narrativi, improntati a un realismo·sarcastico, del Rapporto sullo stato di guerra (Paris, Instytut Literacki, 1982; l'opera è tradotta in inglese, francese e tedesco), sorta di gran- . de mosaico •della realtà polacca -dopo il 13 dicembre 1981 e che gli è costato l'arresto. ' Tadeusz Konwicki dilata invece quella condizione èoncentraziona- - ria in uno spazio surreale in cui il confine fra una dimensione individuale e•storica e una più universale e ontologica appare incerto e fluttuante. ·Nel suo più recente romanzo, Fiume sotterraneo (ottobre 1984, Varsavia, ed. fuori cen- - sura) - che peraltro mostra evi- ·denti limiti di ripetitività creativa nei confronti di· Piccola apocalisse -, un uomo anziano e stanco, multimilionesimo Settimo essere sul • globo dall'inizio del mondo, carico di infelicità e miseria, vaga per una Varsavia tristemente squallida alla ricerca di Aponia, «paese della libertà, della felicità e dei giusti». Nella scrittura ironico-grottesca di Konwicki non c'è posto per gli ingenui slanci e le manichee certezze, il mondo vi appare come «un grande torrente di follia, una grande catastrofe di pazzia, una colossale catastrofe di anormalità», dove si confondono la voce metallica del generale, i ritmi del coprifuoco, il rumore dei carri armati, gli spari, la morte stessa del multimilionesimo Settimo dopo l'ultimo gesto di rivolta. La cifra grottesca, ancor più scopertamente ironica, dà il tono anche a un altro romanzo, Liturgia di Kazimierz Hentschel (in c;orso di stampa in trad. francese; un frammento è apparso su Zeszyty Literackie n. 4, Paris 1983). Qui la realtà dello stato di guerra si dipana in un ossessivo monologo oscillante fra normalità e follia, in un crescendo onirico che non risparmia né il socialismo del generale né le ossessioni polacche. Alla fine, l'urlo solitario alla luna del protagonista nella foresta, a cui risponde un cupo silenzio. Versione abbreviata della relazione presentata al Convegno internazionale Polonia. La società parallela (Torino, 25-26 gennaio 1985), organizzato dal Comitato di solidarietà con • Solidarnosé, Comitato amici della Polonia, Cgil; Cisl, Uil, Provincia di Tori~ -noi Regione·Piemonte.
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