Bruxelles, Giornale dei Giornali maggio1985 Q uando un evento travalica di molto la soglia dell'imprevisto e innesca un'emozione collettiva, i media ricorrono spesso agli uomini di cultura: sono soprattutto essi ad assumere il ruolo di opinion makers. Dopo Bruxelles abbiamo letto una quantità di articoli di psicologi, sociologi, antropologi, scrittori, storici, filosofi: un'ottima occasione per un'istantanea degli atteggiamenti e dei modi con cui la cultura corrente interpreta i comportamenti della massa. Per avere qualche nitidezza, l'istantanea necessità di una messa a fuoco: la rassegna che abbiamo raccolto è scarna, un po' arbitraria e prescinde dai commenti di giornalisti e commentatori «professionali» (anche se, invero, alcuni degli intellettuali antologizzati sono ormai commentatori «istituzionali»). In compenso, offriamo due termini di confronto. Il primo è dato da un'antologia analoga che questa rubrica propose tre anni fa, all'indomani della vittoria della nazionale italiana nel campionato mondiale di calcio, e dei festeggiamenti di strada che ne seguirono (Dopo il Mundial, Alfabeta n. 40, S i è concluso il più noioso Giro ciclistico d'Italia degli ultimi armi; evento, e arrendevolezza dei girini, sono stati mitigati da un Teleconfronto ragionevolmente avvincente, e dalla aggressiva atmosfera che pervade il sistema italiano della comunicazione di massa. Del Giro si poteva godere stando in casa seduti di fronte al televisore; per partecipare al secondo evento era necessario recarsi a Chianciano terme dal 31 maggio al 9 giugno; mentre il terzo è riportato sui giornali, anche se con la consueta parzialità, non solo rispetto alle posizioni che ciascuna testata intende prendere rispetto ai contendenti, ma giusto nel resoconto dell'intera competizione. Il torneo è infatti giocato su diversi campi, come ogni buon torneo di tennis, e la stampa nazionale fatica a identificare il «campo principale», e offre ai propri lettori descrizioni di incontri svoltisi sul campo numero quattro (decreto tv private - ter) come fossero notevoli. Buona invece la riscoperta della «fine dello Stato di diritto» effettuata in un editoriale della Repubblica a proposito dell'acquisizione dello Sme da parte di questo o di quello; in assenza tuttavia di un dato strategicamente importante: l'Italia è l'unico Stato al mondo in cui oggi si prendono i soldi dal sistema dell'informazione per investirli in altri settori. Tutti i paesi d'Europa, gli Usa e il Giappone e altri,' stanno compiendo l'operazione opposta: investono nel settore dell'informazione, per sviluppare tecnologie e produzione, i proventi di altri settori meno determinanti per il futuro. Uno dei campi dello scontro è rappresentato dai dati su~'ascolto e dalla loro diffusione. Non solo moda (h. 22.45-23.45; mercoledì lndex - Archivio Critico dell'Informazione settembre 1982). È una rilettura stuzzicante. Qualcuno aveva giustamente fiutato, dietro la festa, il suo opposto. «Tutti gli intellettuali e tutti i politici del tripudio sportivo sanno che questo meraviglioso eccesso (questo 'sublime') della folla simula ciò che dovrebbe essere il soddisfacimento di qualsiasi desiderio, sanno che la violenza di questi raduni ha la forma spregiudicata della morte e del rischio» (Alberto Abruzzese, Il rischio sublime della follia, Rinascita, 16 luglio 1982). Indro Montanelli si abbandonava a un Elogio della follia (Il Giornale, 12 luglio 1982): «Questa squadra ha sconfitto ( ... ) il diavoletto critico che si acquatta dentro di noi e ci raccomanda di non perdere il senno per una vittoria sportiva. No, l'abbiamo perso, e per il momento, non vogliamo nemmeno ritrovarlo. Viva l'Italia campione del mondo!». Dubbioso invece Moravia: «Dieci milioni di persone che fanno la stessa cosa sfogano in questo entusiasmo qualche altra cosa. Chissà che cosa» (Quello che pensano gli uomini di cultura, Corriere della Sera, 13 luglio 1982). Sull'Europeo, Giuliano Zincone proponeva un'interpretazione del calcio come religione che, nel 1985, ha riattualizzato sul Corriere della Sera: «Solo un gioco? Bisognerà affrontare un'ipotesi più allarmante (... ) secondo la quale il calcio è una religione (... ). Il calcio non è una religione laica, è una fede precristiana e solare, figlia dei culti pagani mai deoellati in questo popolo mediterraneo. È un rito che si esprime al massimo grado nella trasgressione dionisiaca» (Macché gioco! Il calcio è una vera e propria religione, L'Europeo, 26 luglio 1982). Inutile continuare il gioco delle citazioni. È utile, però, a chi volesse intraprendere una riflessione più ampia sui rapporti tra cultura e fenomenologie di massa, prendere in esame un insieme di dati: non solo Bruxelles 1985, ma anche Madrid 1982. Un secondo termine di confronto si può trovare in alcuni dei più prestigiosi giornali stranieri. Sia Time che Newsweek hanno dedicato ai fatti di Bruxelles la copertina con due lunghi e minuziosi servizi di ricostruzione cronachistica; invece, i brevi articoli dedicati al parere di psicologi e sociologi risultano, in entrambi, frammentari e inconcludenti. Le Monde, da parte sua, ha pubblicato un'interessante inchiesta da Liverpool, qualche giorno dopo il massacro; l'editoriale del 31 maggio, per altro, non andava al di là di q_ualcheconsiderazione generica: «E vero che il dramma che tutti t·emevano da tempo non avrebbe avuto tale ampiezza senza l'imprevidenza delle autorità belghe. Lo Stato è mancato al suo ruolo primario, quello di mantenere l'ordine. Occorre prendere sanzioni contro i colpevoli e misure per controllare le orde selvagge. Ma la repressione non avrà senso se i responsabili sportivi non sapranno ridare ai 'giochi' la loro funzione primordiale. E ancor più se i dirigenti politici non si rivolgeranno alle radici profonde di una violenza in cui si riflette lo smarrimento culturale di una generazione senza speranza». Più stimolante la lettura dei giornali economici più autorevoli. Il londinese Financial Times, dopo aver esordito dicendo che non vi sono scuse per il comportamento dei tifosi inglesi, esprime un certo scetticismo sull'efficacia e sull'opportunità di affrontare la situazione con misure di polizia: «A parte il fatto che la polizia ha di Confrorììomeziollscolto lndex - Archivio Critico dell'Informazione I° maggio; quarto d'ora medio) 2 milioni 501.000 ascoltatori. Quelli della notte (stessa ora, stesso giorno, stesso dato) 950.000 spettatori. Lunedì 6 maggio: Quelli della notte 1 milione 100.000 telespettatori; Jonathan dimensione avventura 1 milione 895.000. Nella quindicina 1-14 maggio le tre reti pubbliche hanno so,mmato 8 milioni 835.000 telespettatori nel prime-time giorno medio, i tre canali nazionali privati 15 milioni 634.000, Euro-tv 1 milione 299.000. Quest'ultimo network, che aveva avuto nella quindicina precedente poco più di 2 milioni di ascoltatori, ha perso, mantenendo inalterati i programmi, più di 700.000 ascoltatori, circa il 30 per cento della propria audience. Così l'lstel - questo il nome dell'istituzione che ha fornito tali dati - chiude, nel ridicolo delirio di queste cifre, la sua tormentata esistenza. Chiude perché la Rai e le grosse emittenti private si sono accordate per dar vita a un nuovo istituto, Auditel, con le associazioni delle agenzie di pubblicità e degli utenti investitori in pubblicità. Dal prossimo inverno ci penserà l'Auditel a fornire dati omogenei. Auditel utilizzerà per la rilevazione de~'ascolto televisivo il «sistema meter», una scatola elettro'"nicache sarà applicata ai televisore di 4.000 famiglie italiane scelte per campione, e che è in graFerruccio Benzoni do di fornire dati ogni 5 secondi, a un elaboratore centrale, riguardo al canale sul quale ogni televisore è sintonizzato. Per realizzare questo servizio è stata scelta la società Agb, di casa madre inglese, che applicherà in Italia il meter che sta sperimentando a Boston (Ma.) il quale ha la capacità di selezionare i dati provenienti da apparecchi televisivi in grado di captare sino a 99 canali. lstel molto probabilmente proseguirà la sua attività nella sola Lombardia per fornire dati sul/'ascolto delle televisioni «locali». La sparizione di queste ultime è praticamente sancita dal fatto che solo qualcuna di loro è entrata a far parte dell'Auditel, ed è molto probabile che i pianificatori di campagne pubblicitarie si affideranno prevalentemente ai dati Auditel per selezionare le emittenti alle quali comperare telespettatori. La lstel sarà un tentativo di arginare in qualche modo la fuga di capitali verso i grossi network. I dati lstel che abbiamo fornito in precedenza avevano invece come committenti i tre network nazionali privati e serviranno per fissare prezzi e spazi nella vendita d'autunno, quando non vi sarà più una ricerca su~'ascolto totale, perché la Agb ha chiesto otto mesi di tempo prima di poter fornire dati attendibili. Uscita dal/' lstel nel/'84, la Rai meglio da fare e che una forte presenza di polizia può spesso accelerare la spirale della violenza, poiché la folla vuole provocare gli uomini in uniforme, l'idea che una partita di calcio debba essere protetta dai battaglioni è ridicola. È una partita, non una guerra civile». Secondo il Financial Times, il governo inglese dovrebbe minacciare di bandire il calcio professionistico. Le squadre i cui tifosi si rendessero responsabili di disordini dovrebbero essere sospese e poi espulse dalle gare. Se anche ciò non bastasse, si potrebbe giungere alla proibizione di tutte le partite dei professionisti: «ciò non impedirebbe alla gente di giocare il calcio». Tuttavia, il quotidiano non si nasconde che, seppure «una cultura della violenza sembra concentrarsi intorno al calcio, e non solo in Gran Bretagna», essa «potrebbe ripolarizzarsi su qualche altra attività». Ma ciò, conclude il Financial Times, «non può essere una scusa per non mettere il gioco sotto controllo» (The game of football, 31 maggio). L'americano The Wall Street Journal non trova «attraenti» le «soluzioni» negative che sembraha diffuso quest'anno dati rilevati da un sistema meter da lei-direttamente gestito, e la diffusione di questi dati «di parte» ha contribuito a determinare il clima «caldo», e a farle piovere addosso una denuncia. Il sistema televisivo italiano è del resto pieno di denunciati e denuncianti che si scambiano i ruoli a seconda del processo in corso, e si può affermare che l'attuale assetto del sistema è stato disegnato proprio nelle aule dei tribunali dai pretori di mezza Italia; mentre vano è stato il disegno effettuato dalla Corte costituzionale. Scopo di tutta la battaglia di cifre è poter vendere più spettatori possibile alla pubblicità, per essere vincenti nel mercato. E del mercato di telespettatori si è discusso al Teleconfronto, nel convegno «Il mercato: questo oggetto misterioso». Accertato il mercato di pubblico, c'è stato però chi ha posto un quesito sul mercato degli addetti alla televisione esemplificando così il problema «culturale» che tale mercato pone: «Sono morti nello stesso giorno il comico Tati e lo storico Carr. I Tg hanno dato notizia della morte del comico e fatto scorrere immagini di repertorio e di films da lui interpretati; hanno invece taciuto sulla morte dello storico. È possibile che il redattore abbia così ragionato: Tati lo conoscono in tanti, Carr i più non sanno chi sia, la sua morte risulterebbe una conoscenza inutile. La prima è una notizia, la seconda non lo è. E fin qui poco male. Ma se invece neppure il redattore del Tg avesse mai saputo chi sia stato Carr?». Teleconfronto. Il mercato: questo oggetto misterioso Chianciano terme, 1°-9 giugno
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