Alfabeta - anno VII - n. 74/75 - lug./ago. 1985

contrappone un suo disegno, scientifico, oggettivo, che riporta i voli della fantasia popolare alla nuda insignificanza dei fatti (figg. 43-44). Il miracolo decostruito è una cifra dei nuovi tempi: i tempi di una ragione «matura» che assimila tendenzialmente l'interpretazione all'errore, e il principio di similitudine a un puro mito. S e non possiamo non dissentire (e siamo in buona compagnia) dai presupposti teorici del libro, resta il fatto che buona parte della pittura olandese seicentesca sembra muoversi davvero all'interno di questa cornice. La pittura tende in realtà a farsi documentazione, trascrizione, al limite cartografia, come attestano le analogie a volte sorprendenti tra le mappe e la pittura di paesaggio, o la stessa presenza delle carte geografiche negli interni ritratti dai pittori (fra tutti Vermeer, che nella prodigiosa carta dei Paesi Bassi ritratta nell'Atelier sembra compendiare il connubio tra arte e scienza che è al centro del libro). Ma torniamo ancora alla camera oscura. Rispetto all'immagine che quasi magicamente si proietta sulla parete interna dell'apparecchio ogni pittura è mort:a, afferma Constantijn Huygens (p. 32), «perché qui è la vita stessa, o qualcosa di ancora più nobile, se soltanto non mancassero le parole». È come se l'immagine acquistasse un paradossale primato sulla cosa, o sul modello, in una sorprendente inversione della gerarchia platonica di modello e simulacro. E si pensi ancora a quel passo di Henry James, che con la consueta acutezza fissa la magia illusionistica del- !a pittura olandese di genere: «Quando guardate gli originali, vi sembra di guardare delle copie; e quando guardate le copie vi semGIOVED5Ì SETTEMBRE Bach: Sonata a 3 in mi bemolle maggiore Ida Levin, violino Matthias Buchholz, viola Christoph Henkel, violoncello Haydn: Trio in do maggiore per violino, violoncello e pianoforte Hob. XV n. 27 Ida Levin, violino Christoph Henkel, violoncello Derek Han, pianoforte Schubert: Quartetto in re minore Op. posth. D. 810 Gottfried Schneider, violino Mariana Sirbu, violino Bruno Giuranna, viola Peter Wiley, violoncello SABATO7 SETTEMBRE Beethoven: Quartetto n. 7 in fa maggiore Op. 59 n. 1 Margaret Batjer, violino Mariana Sirbu, violino Matthias Buchholz, viola Christoph Henkel, violoncello Brahms: Quintetto in fa minore per pianoforte e archi Op. 34 Ida Levin, violino Gottfried Schneider, violino Bruno Giuranna, viola Peter Wiley, violoncello Derek Han, pianoforte bra di gua~dare gli originali. È un canale di Haarlem, o è un van der Heyden?» (p. 45). L'ambiguità sottile di questi passi invita a non sorvolare. Questo rapporto di indistinzione, o addirittura di inversione, tra la cosa e l'immagine riprende, da un lato, il vecchio topos dell'arte illusionistica (i grappoli di Zeusi che gli uccelli, tratti in inganno, vanno a becchettare), ma ha anche una singolare assonanza con certi aspetti dell'odierna cultura visiva, ossia con la dimensione surrogatoria e narcisistica dell'immagine «ad alta fedeltà», con quello strapotere delle immagini riprodotte (mass media, grafica pubblicitaria) che sposta l'asse dell'attenzione dall'evento alla sua riproduzione immaginaria, e può arrivare a far preferire questa a quello, come dimostrano gli esempi, ormai ovvi, del consumo fotografico (riviste di moda, di viaggi, di cucina) e quello estremamente ambiguo della registrazione musicale, dove la sontuosità del suono riprodotto può avere la meglio sull'evento «autentico» dell'audizione in sala da concerto (analogo discorso si potrebbe fare sul rapporto fra cinema e teatro nella coscienza collettiva). L'entusiasmo dei pionieri olandesi per la camera oscura continuerà nella moda ottocentesca dei «panorami» e dei «diorami», fino al moderno sortilegio dell'immagine cinematografica e televisiva. Tuttavia, la metafora della camera oscura presenta curiose ambivalenze. Negli stessi anni in cui Daguerre fissava le prime immagini fotografiche delle strade parigine, il rapporto arte-camera oscura ritorna, nel Mondo come volontà e rappresentazione: «Se il mondo intero quale rappresentazione non è che la visibilità della volontà, l'arte è quella che fa più limpida codesta visibilità, fa camera oscura che gli oggetti fa apparire più puri e meglio vedere e abbracciar con lo sguardo» (p. 358). Schopenhauer non avrebbe condiviso la tesi dell '«occhio morto»: al paradigma dell'imitazione egli contrappone decisamente un'idea dell'arte come «fioritura della vita» (ibidem), o ancora come «spettacolo nello spettacolo», alla maniera dell'Amleto, dove all'opera d'arte viene attribuita una viPiero Bigongiari ta in qualche modo più tesa e concentrata dell'oggetto empmco. Un'immagine simile ritorna, molto più tardi, in Walter Benjamin, che assimila. lo sviluppo della pellicola impressionata al passaggio dalla potenza all'atto del ricordo latente nella memoria. Anche qui, e sia pure in un contesto diverso, l'immagine della camera oscura esclude una concezione banalmente mimetica del rappresentare. Riassumendo: una cosa è la camera oscura come modello ottico «letterale» (riproduzione meccanica), un'altra è la camera oscura come metafora, dove si allude piuttosto a un'evocazione di speciale qualità emotiva, e a un superamento del visibile. M a ci sono altri aspetti da prendere in esame. L'appassionato elogio dell'apparenza dell'autrice americana viene a cadere in un clima·culturale a cui non è estranea una certa stanchezza ermeneutica,.o per meglio dire un diffuso atteggiamento di rifiuto verso le cosiddette ermeneutiche «forti», intese come riduzione dell'apparenza alla sostanza, della superficie al profondo, luogo dei significati2 . Se le nature morte e i paesaggi di Terborch o di Terbrugghen «appartenevano a una cultura essenzialmente visiva e non testuale», non stupisce allora che queste nature morte e questi paesaggi .fotografici abbiano proprio oggi una tale forza di suggestione: in una stagione tardomoderna in cui l'immediatezza della superficie percettiva sembra prevalere sui percorsi della mediazione, sull'hegeliano «lavoro del concetto». In cui il «tramonto delle ideologie» suggerisce di dare alle stampe una biografia di Marx per immagini mentre pile di classici marxiani invenduti giacciono, o giacevano, nei magazzini. L'azzeramento dei significati nascosti viene incontro a quel consumarsi della distanza fra interno ed esterno, fra il dato e il progetto, che è un sintomo tipico della nostra esperienza vissuta oltre che il tema focale della riflessione filosofica più intelligente sullo spirito del tempo. A questo aspetto di «elogio dell'apparenza» se ne aggiunge poi un secondo non meno rilevante: la sparizione, cioè, del soggetto umanistico-rinascimentale all'interno di una pittura che non contrappone io e mondo ma documenta e fissa il puro atto del vedere. La prospettiva rinascimentale di tipo albertiano, che ricostruisce il mondo esterno dal punto di vista di un osservatore ben definito si frantuASOLO MUSICA 85 INCONTRI DI MUSICA DA CAMERA 7°FESTIVALINTERNAZIONALE MARTEDÌ IO SETTEMBRE Hindemith: Quartetto n. 3 Op. 22 Mariana Sirbu, violino Margaret Batjer, violino Bruno Giuranna, viola Christoph Henkel, violoncello Schumann: Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e archi Op. 44 Ida Levin, violino Mariana Sirbu, violino Matthias Buchholz, viola Peter Wiley, violoncello Michele Campanella, pianoforte GIOVEDÌ12SETTEMBRE Mozart: Quartetto in do maggiore per flauto e archi K. 285b Mario Ancillotti, flauto Ida Levin, violino Bruno Giuranna, viola Peter Wiley, violoncello Berg: Suite lirica Mariana Sirbu, violino Ida Levin, violino Matthias Buchholz, viola Mihai Dancila, violoncello Mendelssohn: Trio in re minore per violino, violoncello e pianoforte Op. 49 Margaret Batjer, violino Christoph Henkel, violoncello Claude Frank, pianoforte 4/20 SETTEMBRE 1985 PROGRAMMA SABATO14SETTEMBRE Beethoven: Duetto "mii zwei obligaten Augenglasern" in mi bemolle maggiore per viola e violoncello Matthias Buchholz, viola Mihai Dancila, violoncello Debussy: Sonata n. 2 per flauto, viola e arpa Mario Ancillotti, flauto Bruno Giuranna, viola Elena Zaniboni, arpa Beethoven; Trio in sol maggiore per violino, violoncello e pianoforte Op. 1 n. 2 Mariana Sirbu, violino Christoph Henkel, violoncello Claude Frank, pianoforte LUNEDÌ16SETTEMBRE Mozart: Divertimento in mi bemolle maggiore K. 563 Joseph Silverstein, violino Bruno Giuranna, viola Christoph Henkel, violoncello Brahms: Quartetto in sol minore per pianoforte e archi Op. 25 Claude Frank, pianoforte Mariana Sirbu, violino Matthias Buchholz, viola · Mihai Dancila, violoncello MERCOLEDÌ18SETTEMBRE Rossini; Sonata a quauro, n. 6 "La Tempesta" Mariana Sirbu, violino Margaret Batjer, violino Peter Wiley, violoncello Franco Petracchi, contrabbasso Fauré: Sonata in la maggiore per violino e pianoforte Op. 13 Joseph Silverstein, violino Derek Han, pianoforte Mendelssohn: Ottetto in mi bemolle maggiore Op. 20 Joseph Silverstein, violino Ida Levin, violino Margaret Batjer, violino Mariana Sirbu, violino Bruno Giuranna, viola Matthias Buchholz, viola Alain Meunier, violoncello Christoph Henkel, violoncello ma in una molteplicità di punti di vista, o si nasconde in una visione anonima, secondo un modello che la Alpers non esita a definire «cartografico». Il soggetto-interprete «tramonta» in una sorta di autovisione delle cose (si veda l'esempio della mano dell'artista nell'Atelier di Vermeer; fig. 16). Che il progetto di «salvare i fenomeni» possa realizzarsi nell'ambito di un'estetica imitativa (e fondata oltre tutto su una teoria della percezione del tipo Abbildtheorie) sembra ovviamente da escludere. Nella già citata recensione Gombrich osserva, ironicamente, che nel mondo pittorico della Alpers l'enigma dello stile viene aggirato, e il prodigio di un'arte come quella di Vermeer rimane senza spiegazioni. Nondimeno, certi fenomeni specificamente pittorici come l'iperrealismo americano, e il più generale stato delle cose di un'epoca dominata dalla riproduzione tecnica (al limite digitale) dell'immagine, dimostrano che un ideale estetico inaccettabile in via di diritto può essere poi praticato di fatto, e -imporsi con la perentorietà dello spirito oggettivo. Tra questo «diritto» e questo «fatto►> si apre forse. lo spazio per una riflessione filosofica che intenda giudicare l'esistente, e non limitarsi a registrare gli stanchi protocolli ripetitivi di una «civiltà» in declino. Note (1) Per una magnifica variazione letteraria sul tema, che suggerisce una teoria della pittura come superamento dell'opposizione interno/esterno in una sorta di «regno intermedio», si rimanda a Peter Handke, Die Lehre der Sainte Victoire (Francoforte). (2) Si veda ad esempio M. Ferraris, Invecchiamento della 'scuola del sospetto', in G. Vattimo e P.A. Rovatti (a cura di), li pensiero debole, Milano, Feltrinelli, 1983, pp. 120-36. VENERDÌ20SETTEMBRE Mozart: Adagio e Fuga in do minore K. 546 Margaret Batjer, violino Mariana Sirbu, violino Matthias Buchholz, viola Peter Wiley, violoncello Franco Petracchi, contrabasso Schubert: Trio in si bemolle maggiore per violino, violoncello e pianoforte Op. 99 Ida Levin, violino Christoph Henkel, violoncello Derek Han, pianoforte Brahms: Sestetto d'archi in si bemolle maggiore Op. 18 Joseph Silverstein, violino Margaret Batjer, violino Bruno Giuranna, viola Matthias Buchholz, viola Alain Meunier, violoncello Peter Wiley, violoncello ~ C"'-1 ~ .s ~ ~ ~ °' ...... .9 t J ~ ~ Informazioni: •' Le prove p·ubbliche: La direzione si riserva di apportare ASOLO MUSICA i:: al programma quelle variazioni tutti i giorni a partire I Concerti: che si dovessero rendere Via Sottocastello, 2 ~ dal 4 settembre, nei giorni 5 - 7 - 10 - 12 - necessarie 31011 ASOLO (Treviso) -o ore 10,00/13,00 - 16,00/19,00 14 - 16 - 18 - 20, ore 21,15 per causa di forza maggiore. Te!. 0423/55541/42 r.a. ~ L-----------------------------------------------------------------------------~~

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