e irca un anno fa questa rubrica titolava: Berlinguer e l'affermazione comunista. Consigliamo ai lettori più curiosi di rileggere quell'articolo, non perché vi avessimo profuso tesori di analisi, ma semplicemente perché vi è documentato un clima che, meno di un anno dopo, sembra quasi irreale. Berlinguer era morto lunedì 11 giugno e una settimana dopo il Pci festeggiava il suo nuovo status di primo partito italiano, sia pure conseguito in elezioni europee. Si attendeva di conoscere il nome del successore di Berlinguer; i partiti guardavano con ansia alle elezioni amministrative parziali del 24 giugno per avere una verifica di ciò che era avvenuto nel voto europeo; la campagna elettorale era stata contrassegnata da una violenta polemica fra il socialista Formica e la Dc sul caso Moro, sulla P2 e sul ruolo di Andreotti; i commentatori scrutavano le stelle per prevedere la sorte del governo D al ]•aprile in Giappone il settore delle telecomunicazioni e quello del tabacco sono stati deregolamentati. Dopo anni di pressione nordamericana (cfr. Alfabeta n. 60) molte importanti industrie giapponesi sono entrate in una nuova fase della loro storia. La Nippon Telegraph and Telephon è stata inoltreprivatizzata al 50 per cento, o meglio lo sarà, a poco a poco, a partire dal 1986. La Ntt ha perso la dicitura «Public Corp» e si ritrova solamente «Corp», questa perdita la fa diventare la più grande impresa di telecomunicazioni privata di tutto il mondo. Ha, fra l'altro, trecentodiciottomila dipendenti. In Giappone anche la «deregulation» è molto regolata, dopo anni di analisi è stato varato un insieme di norme che elencano le possibilità e gli ambiti entro i quali ogni industria potrà sviluppare le proprie iniziative. La «New Telecomunications Business Law» prevede una precisa tipologia di attività, nelle quali inscrivere i possibili sviluppi. Le imprese sono inoltre sottoposte a un regime di autorizzazione per le attività «deregolamentate», devono presentare domanda e attendere la risposta prima di poter iniziare a operare. Infine è fissato nel 30 per cento il tetto massimo di capitale straniero ammissibile in una impresa che operi nei settori liberalizzati. Vi sono già un certo numero di richieste presso il ministero delle Poste e telecomunicazioni. Tre di queste riguardano società che intendono entrare in concorrenza con la Ntt. La Daini-Denden Inc. (di proprietà della Kyocera corp., Sony corp., Secom corp., Ushio inc. e di altre 221 società) ha chiesto di poter costruire una rete a microonde per gestire le telecomunicazioni tra Tokio e Osaka; la Japan Telecom (di proprietà della Japanese National Railways e di altre 217 società) vorrebbe posare dei cavi in fibra ottica lungo il percorso della ferrovia che va da Tokio a Osaka; la Teleway Japan (di proprietà della Japan Highway e di altre 48 società) vorrebbe poCraxi. È difficile immaginare un mutamento tanto radicale fra il clima che aveva seguito la consultazione elettorale di un anno fa e quello che segue il voto del 12 maggio scorso. I titoli dei giornali di martedì 14 maggio, se si prescinde dalle sfumature, sono univoci: si va dal telegrafico Pentapartito ok - Pci ko del quotidiano della Confindustria Il Sole 24 Ore allo sconsolato Va la barca democristiana del Manifesto; da L'Italia ha votato per il pentapartito del Corriere della Sera alle sottili varianti della Stampa (Sconfitta pci, pentapartito più forte), della Repubblica (De Mita, vince, Craxi avanza) e del Giorno (11sorpasso è fallito/Premiato il governo). Sul momento, sembrano accantonate le tradizionali e bizantine distinzioni interpretative che consentono ad ognuno di dichiararsi vincitore (o almeno non-sconfitto) e di dichiarare la parte avversa Giornale dei Giornali vinta (o almeno non-vincente). A dispetto dei molteplici termini di confronto (europee dell'84; politiche dell'83; amministrative del1'80)e del triplice ordine di risultati (regionali, provinciali, comunali), le cifre sembrano parlare un linguaggio chiaro: il Pci perde, con esso socialdemocratici e liberali; vincono socialisti, repubblicani, democristiani, demoproletari e missini; si affermano le liste verdi presenti per la prima volta. Gli unici punti che si offrono a interpretazioni divergenti sono costituiti dal dato democristiano se lo si confronta con le precedenti amministrative e - in minor misura - dal regresso del voto repubblicano e missino che emerge dal confronto con le precedenti elezioni politiche. In genere, però, i commenti imboccano la strada di una interpretazione «politica» che pone in secondo piano tali ombre «numeriche» sul successo di De Mita e Indice della comunicazione Spadolini (di Almirante poco ci si cura e, del resto, i missini sono troppo occupati a commuoversi per il plebiscito di Bolzano). Tutto chiaro, dunque. E si potrebbe passare all'argomento successivo, al complesso capitolo delle prospettive postelettorali. Ma è proprio aprendo tale capitolo che cominciano ad affiorare negli ambienti politici e nella stampa punti di vista divergenti; implicitamente o esplicitamente, essi rimettono in gioco l'interpretazione del voto che sembrava univoca fino al giorno prima. Sottigliezze e bizantinismi, potrà dire qualche lettore con una scrollata di spalle; ma è di sottigliezze e di bizantinismi che è fatta la vicenda politica italiana, dove gli esami non finiscono mai. Così come lo scorso anno, dopo le elezioni europee, vincitori e vinti di allora guardavano con ansia alle elezioni amministrative parziali in Sardegna, e in qualche altra localiAggiornamenti Index - Archivio Critico dell'Informazione sare dei cavi a fibra ottica lungo l'autostrada che va da Tokio ad Osaka. Come si vede, neppure le imprese giapponesi brillano per fantasia negli investimenti da fare e nei se;vizi da offrire. Ci si sono messi in quattrocentonovantacinque ad offrire lo stesso servizio nella stessa zona, un servizio già fornito dalla pubblica Ntt e previsto nei suoi sviluppi. Il meccanismo degli investimenti privati è identico in tutto il mondo e non è per nulla diverso da quello in auge negli anni Venti; a lasciarfare agli industriali, questi collegherebbero Tokio e Osaka in tutti i modi possibili e immaginabili mentre il resto della nazione, ritenuto non sufficientemente remunerativo, non avrebbe più neppure il telefono, e gli autobus andrebbero solo nelle ore di punta ché le altre non fanno guadagnare abbastanza! Il governo giapponese è perfettamente consapevole della situazione e forse anche per questo ha limitato la privatizzazione della Ntt e ha posto in essere una deregulation-molto controllata dall'autorità centrale; inoltre ha dato il via all'òperazione solo quando è stato certo che la Ntt fosse la più importante società privata del mondo e la sua forza concorrenziale ad altissimo livello. I nostri lettori col gusto del macabro possono farsi da soli gli esempi sulle chiacchiere italiane a proposito di deregulation e sugli affascinanti effetti che essa avrebbe. In Europa una politica economica deregolamentata ha senso solo dopo che si sia realizzata una seria concentrazione di forze nazionali e di industrie nazionali, altrimenti non «deregulation» ma «svendita» è la parola giusta da usare, stando al vocabolario. L'Inghilterra ha privatizzato la British Telecom per avviare il progetto di cablatura della nazione. Ebbene: la Rediffusion, una delle più importanti reti cavo, sta vendendo il proprio sistema, e tutte hanno cominciato a chiedere aiuti allo Stato! Questo dopo che la svendita delle azioni Bt è andata benissimo. Il cavo invece, interamente affidato ai privati, non va ome si vorrebbe. Adesso la Gran Bretagna è impegnata nella progettazione e nel lancio di due satelliti per la televisione: quello pubblico, Olympus, sta marciando normalmente, quello privato, voluto da un consorzio di imprese (22), è già in ritardo e forse sarà bloccato. La Thorm Emi non lo considera più prioritario nella sua scaletta per lo sviluppo di Tese (pronuncia Tessi) ed anche la Granada ha perso il suo entusiasmo iniziale. Entrambe le società gestiscono delle reti cavo che potrebbero avere degli immediati vantaggi dalla connessione con il satellite. Ma Tese (Thorn Emi Screen Enterteinment) ha scelto uno sviluppo multi-oriented, da global market, e il satellite ha un ambito troppo regionalizzato, locale, rispetto ai costi. Come già per la radio negli anni Venti, nuovi media in mano ai privati hanno scarse possibilità di decollare in Europa. Negli Stati Uniti prosegue l'hostile takeover ai danni della Cbs, di cui abbiamo scritto sul numero precedente. L'ultima novità è data dal tentativo del right oriented Ted Turner, quello che trasmette gli incontri 'di catch nelle televisioni via cavo nordamericane. Anche Turner, proprietario del Cnn (Cab/e News Network), ha fallito, per il momento è stato mortificato dalla Cbs, ma come si sa i conservatori e i right oriented sono tanti e ben piazzati, negli Usa come altrove. Turner, forse intristito dal fatto che la federazione del catch non gli ha rinnovato il contratto, ha cercato di piazzare un'offerta di 5,4 miliardi di dollari, il 22 aprile: la Cbs l'ha giudicata irrisoria, nonché contraria agli interessi dei propri azionisti, in più ha denunciato Turner per una lunga serie di violazioni delle norme Fcc. Wali Street ha giudicato buona la mossa della Cbs e le azioni sono aumentate quello stesso giorno di tre punti, arrivando a 110 dollari cadauna. Non è mancato l'analista che ha yisto nel tentativo di Turner un modo per vendere la propria rete alla Cbs più che per comperare il network. Resta comunque il fatto che le operazioni contro la Cbs proseguono a ritmo continuo e vedono coinvolte importanti personalità, come ad esempio l'ex segretario di Stato al Tesoro William Simon. A proposito delle sue iniziative verso l'Europa (cfr. Alfabeta n. 71), Turner ha dovuto cambiare i piani per quanto riguarda dirette e pubblicità. « Voi credete che l'Europa sia un unico Paese», ha detto un suo portavoce ai giornalisti, «abbiamo invece scoperto che si deve avere a che fare con una quindicina di Stati, ognuno con le sue leggi», concludendo che è meglio iniziare a trasmettere rinunciando alla pubblicità. Per quanto riguarda le dirette quelli del Cnn si sono accorti che per via del fuso orario l'Europa avrebbe ricevuto una buona parte di programmi «locali». «Cosa può interessare agli europei dell'intervista all'onorevole dell'Ohio che parla dell'inquinamento nel suo Stato?» si è chiesto lo staff di Turner, ed ha deciso di rigirare la programmazione in base all'orario europeo, quinili di differenziare e magari pr0'durre qualcosa ad hoc per il pubblico del vecchio continente. In Italia ci sono state le elezioni amministrative; della doxa han già parlato malissimo Parmenide e Platone. Il primo la contrapponeva all'episteme, affermando che mentre questa conduce a ciò che sta saldo su di sé, la doxa si perde tra le opinioni degli uomini, tra le loro persuasioni che si appoggiano su ciò che sembra. Platone la contrapponeva alla dottrina delle idee, per cui alla doxa appartengono le opinioni che gli uomini si fanno guardando alle imitazioni delle idee. A questo ultimo proposito citiamo il grottesco caso del quotidiano comunista il manifesto che persegue e prosegue nella sua politica di difesa ad oltranza del monopolista privato italiano di televisione. Nel numero del 16 maggio auspica addirittura che il suo monopolio possa divenire totale, così che egli possa combattere contro l'agguerrito straniero. Non sarebbe neppure da riferire tà, così i vincitori e i vinti di oggi guardano ora al referendum del 9 giugno (si farà? chi vincerà? ci sarà una lotta fra votanti e astenuti?) quindi alla elezione del presidente della Repubblica. E nel frattempo si tratta la costituzione delle giunte in decine di regioni, province e grandi città ... La breve rassegna di articoli che concluderà questa nota rende conto delle divergenze che si sono manifestate pochissimi giorni dopo un risultato elettorale, come s'è detto, tra i più univoci. Alcune di esse sono abbastanza stupefacenti, anche perché si presentano sullo stesso giornale. Clamoroso l'esempio offerto dalla Repubblica dove Giorgio Bocca, giovedì 16 maggio, parla di «mutamento epocale» e Alberto Cavallari scrive, il giorno dopo, che il voto del 12 maggio ha semplicemente confermato, nella sostanza, che il comportamento elettorale degli italiani è immobile da quarant'anni. cotanta proposta se non fosse veicolata, e con tenacia, dal giornale «manifesto» e non dal giornale «nuovo». Poiché invece è·quello il mezzo, ricordiamo che nessun privato europeo è in grado di competere neppure con uno solo dei n-etworks Usa; neppure fosse in Italia abolito il network pubblico e proibito a chiunque altro di far televisione, cosa peraltro già indirettamente prescritta nel corrente decreto legge. Unico risultato di un monopolio privato sarebbe l'arricchimento del privato medesimo e la vendita del network ai primi segni della inevitabile crisi. La rete privata ha inoltre già rappresentato per l'Italia, in combinazione con l'ignoranza dei governi, un insormontabile ostacolo alla introduzione delle nuove tecnologie di comunicazione, e quindi l'allontanamento del nostro Paese dall'Europa, ove rappresentiamo in questo settore l'ultimo gradino in fondo a destra, a dispetto dell'intelligenza e della potenzialità nazionale complessiva. Per fortuna il giornalista del manifesto, collaboratore de Il Mondo e direttore di un periodico specializzato, si ricrede su quanto è andato asserendo da tempo e cioè che l'Italia era avvantaggiata rispetto al mondo nel settore tv (cfr. Alfabeta n. 65); ma anche le riflessioni su vantaggi e svantaggi ci sembrano imitazioni di idee, come quella che lo portò ad asserire sempre sul manifesto che si sarebbe registrata, grazie al monopolio privato, una diminuzione dei prezzi degli spot pubblicitari, pochi mesi prima che il monopolista li aumentasse del 20 per cento in media, con punte del 35, come è nella logica dei monopoli privati. I dietrologi si chiedono angosciati perché, e intanto misurano quante centinaia di migliaia di milioni di miliardi di voti ha portato via al Partito comunista italiano la macchietta arboriana di Ferrini.
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