Alfabeta - anno VII - n. 73 - giugno 1985

Strategieperl'anima James Hillman Le storie che curano. Freud, Jung, Adler trad. a cura di Milka Ventura e Paola Donftancesco Milano, R. Còrtina ed., 1984 pp. 180, lire 18.000 Umberto Galimberti La terra senza il male. Jung: dall'inconscio al simbolo Milano, Feltrinelli, 1984 pp. 246, lire 25.000 L asciamoci condurre da Psyche, bella e innocente come nella favola di Apuleio, «animo insaziabile», curiosa, peregrinante tra le oscurità del mondo infero in «ansiosa ricerca di Amore», pronta a mille prove terdesideri, pulsioni, emozioni e altri innominabili scarti della coscienza, mobilitando la «base poetica» della mente che, in compagnia di Psyche, produce storie inesauribili e immagini infinite. Ma l'approccio all'anima così suggerito comporta una radicale «re-visione» della psicologia e del suo stesso oggetto. La terapia, svincolata dalla solita funzione tecnologica, diventa un'arte maieutica che aderisce intimamente alle attività creative della psiche («quelle che di contiRodolfo Montuoro Non si tratta ovviamente di camuffamenti o vocazioni dirottate dall'arte alla 'scienza'. La pratica della psiche comporta una consuetudine intima con l'immagine che determina la fusione, «in un unico punto focale», tra la «coscienza poetica e quella terapeutica». La costellazione che ospita Freud, Adler, Jung, stimola, per influsso, _l'effetto narrativo. L'irruzione della 'dimensione estetica' nel discorso analitico comporta conseguenze radicali perché in tal modo la psicoterapia attraversando il filtro immaginativo, subiscono un processo di distillazione: «l'anima rallenta la parata della storia, la digestione doma l'appetito, l'appetito coagula gli avvenimenti». Nei luoghi dell'anima agisce l'influsso depressivo e frenante di Saturno, il signore «indolente e pazzo», dall'umor nero e secco. L'anima procura ossessioni e sospetti. La sua compagnia smarrisce e ci sentiamo deboli, bisognosi, insicuri, inadeguati al mondò. L'anima ci fa soffrire. Ma Saturno è anche il dio della improvvisamente improbabile. Ma, apparentando Ermes a Psyche, «non più il dualismo di spirito contro materia che richiede una battaglia dialettica. Non più-• polarità ma pluralità. O, per ripetere: attraverso Psyche, la mediatrice, al mondo; e il mondo anch'esso, psiche, liberato in tal modo, in molteplici mondi». Transrnigrando, intrigando, Psyche ci insegna a pensare. 11 testo di Umberto Galimberti invita a correre questo rischio in compagnia di Jung. La presenza dell'anima, infatti, si rivela sul percorso che dall'inconscio conduce al simbolo. Ma la scelta di un tale itinerario e di una simile vicinanza provoca un abbandono e ribili, disposta generosamente a tutto, persino alla morte. .- .. - _.,-, __ -----..:....--.....:-=· "-'-"-==---=-....c·~-.:..;;--;;,.:· -.=:..:::-=:.:.:::.:.,:..:.::::::::::..:..:.=::=::::.....:: /½ un disorientamento: «arnica del ~~---::ci 'demone maligno' che insidia il coProvocano incanto le storie dell'anima, mobilitano fantasie e pensieri, ugualmente disposti al vagabondaggio. Del resto i suoi nomi non indicano cose stabili: variopinto, mobile, farfalla, forza, vento, respiro·. E la parola che allude al vento o al respiro suggerisce spontaneamente, meglio di ogni altro incallito concetto, lanatura imprendibile ed errabonda dell'anima. Psyche in fuga può assecondare sogni e credenze, curiosità, passioni. Non sopporta gli ordini legislativi del mondo e i limiti imposti ai mortali: senza indugio precipita oltre l'estrema soglia dei vivi, riemerge addirittura scavalcando i confini tra l'umano e il divino, invaghisce un dio, lo ferisce senza scampo, lo scopre con gli occhi curiosi. L'innocente potenza trasgressiva di Psyche scatena i timori e le gelosie di Venere ma, con uguale . effetto, provoca gli allarmi dei filosofi. Si dispiegano allora le 'strategie per l'anima', i tentativi di contenerla in ordini unici, duplici, molteplici ma, in ogni caso, predi- ~posti al controllo. Custodita nella «tomba» del corpo da Platone, materializzata da Democrito o da Epicuro, formalizzata in concilianti soluzioni da Aristotele, 'educata' da Galeno, spiritualizzata da Agostino. Sprofondata in un immenso caleidoscopio, l'anima dovrà subire esorcismi ancor più complicati, confusa dagli esiti in- ', I~ I certissimi delle dispute tra emana- / --~ gito cartesiano, l'anima fa resi- / / ,.,--_ -~.t-r:;;,." / • ~/--L., ~,----:-- ,.-"' ( ... '' .-.,.,., ~- /l, , , • ' --- ~~ili; if- / ~ = J.· . _, I - -·--~~~~ -:_·-I •.,, I f{-· ;:==- ! i I I ,. ,_.,;: :;•/-:-?,,:;..1;·.~-:::,. !..;,iit~'.·~ ,!,;,,,_.-, <:\· I ·=- ,.,=-··/ :-::--== I !-- --- ;, I ., ... ·-·· .. ; ., ·-·,. 7 .• .. ~~,- .- I I i ' i I i I I i •,! <•. I ', • • • 4~,- <i:S~\ I J ;;~~::.}· -:~:; • . ·: .. \ stenza ad ogni razionalizzazione, \ perciò in Occidente è straniera». \ Seguendo i passi dell'anima si attraversa un crinale di frontiera. \ Altrove nulla è più scontato. L'io- \ h canto c e accorda i segni alle cose svanisce; la supposta familiarità col mondo, di cui l'uomo si illude,. appare invece come un dissidio e si rivela, insopportabile, l'ottusa indifferenza della terra. Persino l'origine del discorso psicologico subisce il sacrificio del suo senso indiscusso e il dubbio genera domande inaudite. Per difendersi dal devastante effetto interrogativo il cogito edifica continuamente ragioni coerenti, finge contraddizioni e conflitti oppositivi, mobilita segni e concetti per garantire la conseguenza tra i nomi e le cose. Identità e causalità assicurano, intanto, l'illusione di uno scopo ancora possibile per la conoscenza. Ma il «rimosso» della cultura occidentale trabocca dagli edifici •innalzatidalla ragione. La consuetudine con l'anima educa all'uso obliquo di uno sguardo che contiene insieme il luogo visibile e il suo sfondo. Infatti, «al di là di ogni progetto razionale, l'anima sente [e trasmette] che la totalità è.sfuggente, che il non-senso contamina il senso, che il possibile eccede sul reale, e che ogni progetto che tenta la comprensione e l'abbraccio è follia». Ma l'inquietante 'vicinanza' non provoca soltanto abbandono e disincanto. L'anima ci inse- tismi, traducianesirni, creazioni- / smi, averroismi e dalle successive. '---'----------------------------------------------' gna ad ascoltare il simbolo (e il suo linguaggiometaforico dell'ambivalenza e della sincronicità), a seguirlo attraverso le fluttuazioni intermittenti dell'immagine, a comprometterlo con le «sporgen- ~ e ancor più sofisticate versioni del suo rapporto col corpo, lo spirito, il mondo, l'altro mondo. Piuttosto che inseguire le sorti dell'anima nella selva impraticabile delle teorie e subire il conseguente, inevitabile effetto di amnesia, ci piace pensarla ancora come in un racconto perché così la sua presenza sembra davvero più tangibile e vicina. Immaginando l'anima come in un racconto, sarà possibile rintracciare i suoi segni e magari riconoscerli tra i risvolti trascurati delle nostre minuscole storie ordinarie. -5 J ames Hillman ci viene incon- ~ t:l.. tro in questo senso, quando ~ propone «una redenzione del- ~ la psiche, dal suo pedestre 'realic smo' a un risveglio da parte del .t cuore che immagina, delle sensibiao lità, delle intimità, dei ricordi». ~ Accostarsi all'anima significa ~ penetrare il «mondo grossolano ~ dei fatti», accompagnando la figu- i ra di Psyche fuggitiva per il mondo ~ realissimus di sogni, memorie e nuo tornano sulla finzione di curare il nostro amore, il nostro passato, la nostra morte»). L'esercizio• immaginativo così suscitato compone una dimensione che ospita, insieme, le emergenze del presente, le proiezioni del progetto e del sogno, le selezioni della memoria. La lettura 'immaginale' segnala comunque le voci e i segni dell'anima con una particolare attenzio- . ne «poetica». Agli eventi psichici, infatti, appartiene una provocante natura «estetica» che, per riflesso, emerge anche dal racconto terapeutico. Forse per questo Freud riusciva a conservare il fascino del suo stile anche tra i passaggi più contorti della severa ricostruzione di un «caso clinico». E la felice disposizione descrittiva di Freud richiama il gusto adleriano, ugualmente 'letterario', per la finzione o lo straordinario effetto narrativo che Jung magistralmente esprime delineando il «pandemonio» di simboli, ombre e immagini brulicanti tra i luoghi della «realtà psichica». è chiamata a condividere il connotato di qualsiasi altra attività poetica: diventa anch'essa definibile come un «'fare' fine a se stesso», ossia inutile, affrancato dal dispotismo delle intenzioni, proprio nel senso della poiesis. Distratta dalla funzione normalizzante, conciliante, la terapia propone le occasioni di un dialogo che semina storie in cui l'anima, seppur faticosamente, impara a convivere con le sue identità, riconosce il suo passato, intravede spiragli di un senso ancora percorribile dai suoi passi inquieti. 11dialogo con Psyche non è affatto innocuo. La «pratica» delle immagini, la disposizione all'ascolto, la 'cura' dell'anima, comporta un effetto di moltiplicazione che complica la percezione della nostra presenza nel mondo, sconvolge l'intrigo delle linee di fuga, deforma le dimensioni della temporalità. Gli eventi che sorprendono la coscienza, i racconti della storia, 'comprensione' e dei 'viaggi lontani', quelli dalla 'lunga assenza'. Il suo effetto di rallentamento è infatti tormentato da un'opposta inclinazione all'erranza. L'anima ci rende consapevoli e irrequieti. Tra i domini dell'anima Hillman scopre la presenza di un'altra figura: quella di Ermes, «il dio dei confini e dell'ermeneutica, della connessione tra mondi diversi». La sua naturale vocazione all'intrigo e allo scambio, alla imprevedibile congiunzione di ragioni disparate, accentua il carattere stravagante di Psyche. Ermes è indifferente alla distanza dei luoghi: li abita insieme; la sua consumata astuzia mercantile illude e confonde qualsiasi argomentazione. Conduce un intero universo attorno allo spazio finito della coscienza attivando, ovunque, sentieri di passaggio, canali di interconnessione che coinvolgono regni irriducibili. La scena in cui solitamente si giocano le mosse antagonistiche o dialettiche della ragione diventa ze» della fantasia. Se l'ospite dell'anima indossa un altro sguardo e assume un differente linguaggio, dovrà condividere con essa il medesimo destino: «l'anima ha perduto la sua patria ed erra in paesi stranieri in cui pure trova mezzi di sussistenza e ragioni per vivere, ma non senso». La «sofferenza», la «differenza» avvertita nell'esilio indica tuttavia un «senso eccedente» che rinvia continuamente altrove: «nell'esser spaesato, l'uomo custodisce fa sua essenza e le possibilità autentiche della sua libertà». La stravaganza di Psyche, così come quel «vagabondare divino» (ale-teia) di cui parla Platone nel Cratilo, probabilmente nasconde un senso ancora possibile per la verità.

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