approfondita comprensione delle «regole» del pensiero psicotico. Ma si coglieva anche un rapporto sereno e chiaro con l'oggetto del discorso, in quanto il trattamento delle psicosi è fonte riconosciuta di una continua rimessa in gioco della personalità dell'analista a cui lo psicotico trasmette la propria «vertigine» e chiede in sostanza di tollerare l'«affacciarsi sul vuoto», nel tentativo di ricostruire, poi, il suo Io frammentato, di frenare la sua angoscia di andare in pezzi. Di certo non si è parlato di malattia, piuttosto di stato mentale, di modalità di funzionamento della mente che Bion ha definito «parte psicotica della personalità», una modalità presente in tutti gli individui e che si mostra come un temporaneo attacco alla realtà, alla capacità critica e di giudizio. Come a dire che in ciascuno di noi sono presenti fantasie di tipo psicotico, così che Matte Bianco ha .osservatoche, paradossalmente, il normale può ritenersi un delirante dissimulato, lo psicotico un «delirante palese». Ma si è anche detto che tali processi di pensiero vanno considerati, in certe loro forme, come parte inevitabile della crescita (Gaddini). Per la psicoanalisi, allora, il problema non è quello di diagnosticare, ma quello di comprendere e in~erpretare i fenomeni, i fenomeni del «non pensare». L'«altro» ci apparirà come un individuo nella cui mente i processi di distorsione del pensare si sono stabilizzati, hanno alterato il suo contatto con la realtà, frantumato i confini del suo Sé, impedito di stabilire legami nello spazio e nel tempo. Eppure, forme di pensiero affini a quelle degli stati psicotici sembrano ritrovarsi anche nei processi di pensiero creativo, nelle forme dell'arte e della poesia, e perfino nel procedere della conoscenza scientifica. I I / I e i si può chiedere, a questo punto, quale sia la differenza tra la sovversione dell'ordine che sembra precedere la scoperta creativa - che si pone anch'essa come rottura di una precedente forma di stabilità strutturale a partire dalla quale si determinano nuovi modi di considerare il mondo - e la sovversione dell'ordine dei pensieri, la interruzione dei legami spazio-temporali nella crisi psicotica. po logico, e un sapere che si fonda, invece, sulla sua cònfutabilità o verificabilità? Rossi Monti, interessandosi essenzialmente alle forme della conoscenza scientifica, muove proprio da questi interrogativi e traccia le linee di convergenza e di differenza tra il sistema di costruzione delle teorie scientifiche e le Questa differenza parrebbe ravvisarsi nel fatto che nella crisi psicotica tale alterazione resta tale, mentre nel processo di conoscenza creativa questa esperienza, che sembra indispensabile per la comprensione del fatto nuovo, e per la nascita delle idee, si evolve, si tra~ sforma, diventa una riflessione sull'esperienza confusiva, un metadiscorso, una traduzione e dispiegamento dello stato di incer- -~ tezza e di crisi che precede ogni scoperta, ogni passaggio da ciò idee deliranti del paranoico. In quanto oscillante tra audacia e resistenza al cambiamento, la costruzione scientifica, e il modo in cui nascono le idee o i sistemi di idee, ha a che vedere con lo «stato paranoico della mente», con la presenza di un particolare stile cognitivo che è presente in ogni attività creativa. che appare privo di senso a ciò che ha senso. Tale traduzione avviene, ovviamente, in modo diversificato mediante i mezzi linguistici, gli strumenti specifici, del proprio ambito espressivo. È il problema dei confini tra esperienza conoscitiva e processi psicotici, di recente affrontato da Mario Rossi Monti, nel volume La conoscenza totale. . Certo oggi sembra essere ~tata seriamente messa in questione l'oggettività scientifica, proprio perché la presenza forte del soggetto e del suo particolare stile cognitivo appare individuabile anche nei percorsi di costruzione delle teorie, tradizionalmente ritenuti asettici e purificati da tali interferenze. Ma sorgono proprio qui alcuni interrogativi di fondo: quali sono i criteri che consentono di riconoscere le linee di demarcazione tra scienza e pseudoscienza, tra còstruzioni deliranti, che sembrano inaccessibili ad obiezioni di tiAlle spalle di una creazione delirante come di una scoperta scientifica- dice Rossi Monti con il sostegno di autorevoli studiosi di psicopatologia ed epistemologia - c'è sempre un vero e proprio lavoro di sistematizzazione dei dati della realtà, uno stadio di gestazione dal quale avrà origine un nuovo modo di considerare il mondo. Così, in qualche mocfo, l'ostinazione dello scienziato, l'at- •taccamento alle sùé.scoperte iii.terne al suo sistema di teorie, cosa che si verifica spesso anche di fronte al sorgere di confutazioni, rimandano alla caparbia pervicacia con cui il paranoico si salda ai contenuti delle sue idee. Ma le differenze tra i due sistemi di costruzione ·delle idee, quelle dello scienziato e quelle del paranoico, sono per Rossi Monti altrettanto definibili: se nelle costruzioni deliranti vi è corrispondenza . tra teoria e realtà, per la conoscenza scientifica la realtà. come ha sostenuto Kuhn, è coperta solo qua e là, per cui il rapporto tra i due termini non risulta mai completamente saturato e si configura come segnato dalla discontinuità. Ciò che salva l'impresa scientifica è lo «scetticismo organizzato» che prevede nella mente dello scienziato la presenza di nuclei problematici e critici che di fatto non gli· impediscono di esercitare la sua capacità di giudizio. 11discontinuo che precede ogni esperienza creativa e di crescita, ogni forma di nuova conoscenza, in quanto sovversivo dell'ordine dei pensieri, non è dunque, in questo caso, irruzione patologica da ricondurre all'ordine, ma la condizione necessaria perché la creatività abbia modo di esprimersi. D'altra parte, se il riconoscimento della presenza del soggetto nei percorsi di conoscenza ha contribuito allo sgretolamento dei grandi sistemi dottrinari, dei saperi unitari e monolitici del passato, garantiti da presupposti oggettivi,. ci restano tuttavia saperi diversi, piccoli racconti, in cui l'insinuarsi del soggetto e delle sue motivazioni consce e inconsce non rappresenta un fattore negativo, ma ha, se non altro, il merito di fare giustizia delle certezze totalizzanti e perciò stesso illusorie. Da questo punto di vista si rivela di grande suggestione la testimonianza che Matte Bianco -ha rilasciato alla rivista La casa di Dedalo (n. 2), diretta da Cerati e Accame e dedicata al tema «Sapere come narrazione» con interventi, tta gli altri, di Sini, Rella, Gargani, Starobinski. Matte Bianco si è soffermato sui percorsi di costruzione· della sua ricerca e, in particolare, sul disvelamento dei meccanismi del pensiero schizofrenico sulla base del principio di simmetria che costituisce. come è noto. un concetto fondamentale della sua teoria psicoanalitica. Sforzandosi di cogliere la logica che guida il pensiero di due suoi pazienti affetti da schizofrenia (Olga L., che all'infermiere venuto a prelevarle il sangue diceva che le avevano tolto il braccio; e J.M., il quale sosteneva che lui e suo padre si erano scambiati le cellule), di individuare, cioè, le leggi del ragionare che permettessero di dare un senso a quelle affermazioni apparentemente prive di significato, improvvisamente - egli dice - «il pensiero simmetrico sopraggiunse e mi prese, cioè entrò nel mio essere per vie che non erano vie perché al di fuori dello spazio e del tempo. Ad un momento il pensiero simmetrico non era e ad un altro momento era mio, era io». Qui Matte Bianco appare sorprendentemente vicino alle parole con le quali Rimbaud, nella Lettera del veggente, descrive una condizione empatica, «Je est un autre», una condizione di identità svincolata dai legami spazio-tem- . parali, vicina al sogno, e che sembra accomunare nel processo creativo lo scienziato, l'artista, il poeta e avvicina la conoscenza alle forme del ·pensiero psicotico. In quest'ottica i confini tra sanità e malattia diventano meno drammatici per il riconoscimento del fatto che i potenziali creativi . del pensiero hanno a che vedere con forme riscontrabili anche nella patologia e sembrano ricomporre la lacerazione insita nel modo tradizionale di considerare il malato di mente escluso e isolato, recuperando il rispetto. per una condizio-· ne di sofferenza alle cui radici non sono estranei sia il gruppo familiare che la società in generale.-Senza tuttavia che questa minore drammaticità distragga da un problema più importante e complesso che ·costituisce la preoccupazione dominante della psicoanalisi, oggi, e cioè la prevenzione e il trattamento delle psicosi. I S·IVINCONO. • ~ .., S'IZLL ------ La pubblicità,· fra poesia delle merci e sovversione dei simboli, fra letteratura e industria ... "Hollywood lava più bianco". I, pensieri e il mestiere di un grande creativo francese, Jacques Séguéla e l'uso della "Star Strategy", per costruire . un immaginario di S\:Klnie di sogni. Un libro per chi ama e odia la pubblicità e per chi vuole conoscere la comunicazione che va oltre la società dello spettacolo.
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