Alfabeta - anno VII - n. 73 - giugno 1985

(segue da pag. 19) no, 1984): queste figure sembrano promettere un surplus di contenuto che si risolve però in un mero surplus espressivo, . con un sostanziale crollo della pertinenza stessa del livello semantico. La mania estremistica del parallelismo, più che a una fase acuta della funzione poetica jakobsoniana, sembra rimandare a un'implicatura pragmatica e metasemiotica: il significato delle espressioni resta a garanzia della loro esistenza effettiva e coerenza contestuale, mentre il vero contenuto diventa la dissipazione linguistica, la dispersione, l'acrobazia, il play. L'insieme delie figure artificiose barocche è una costellazione asistematica in quanto campo sempre ristrutturabile di possibilità a disposizione del poeta. È play poiché la sua regola è riconoscibile solo fenomenologicamente e a posteriori: non è una matrice astratta ma corrisponde a una regolarità performanziale, non è langue ma atto di parole. Al contrario, le regole dell'enigmistica contemporanea creano sistema a priori: una tipologia di procedimenti definiti come enigmistici governa le scelte che un autore deve compiere per produrre un testo enigmistico. Le regole enigmistiche di genere costituiscono una matrice che codifica forma de~'espressione e forma del contenuto e la stessa interazione tra autore e solutore è regolata da sorte di rituali che incorniciano il testo, a segnalarne l'enigmisticità. Perduti via via i caratteri di solennità, sfida mortale, dialettica sapienziale, play dissipatorio, i giochi enigmistici si trovano irregimentati in una paradigmatica che genera le sue performances sintagmatiche. Nello stesso tempo l'enigmistica recupera la dialettica tra chiaro e cifrato e fonda lì la sua metaforicità. C'è forse filiazione tra il poeta barocco, il cui fin, si sa, era la meraviglia, e l'enigmista: la differenza capitale tra i due è che l'enigmista non inventa forme ma manovra sostanze linguistiche all'interno delle forme che gli sono già date. 4.2. La metafora sommersa Ne~'enigmistica contemporanea la dinamica metaforica, fondati va e superficiale nell'enigmatica, si colloca nel profondo del testo: bisognerà seguire tutte le fasi de/l'interpretazione testuale, giungendo alle soglie dell'uso, per ritrovarla. L'esempio di gioco enigmistico su cui lavoreremo è: Indovinello THOENI SI SUPERA NELLO SLALOM Dopo un'evoluzione che in teoria è apparsa piuttosto discutibile col suo arrivo 'mondiale' ha migliorati nel tempo, i precedenti suoi primati. (da Fan {pseud. di Gianfranco Riva], I giorni della Sfinge, La Sibilla, 1984) La soluzione, non difficile, è: l'uomo. Nell'interpretazione di un testo enigmistico abbiamo tre livelli: a) livello della letteralità del testo, ossia dell'interpretazione monoisotopica della superficie testuale; b) livello della bivalenza isotopica, ossia della disambiguazione del testo in quanto enigmistico, attraverso la ricostruzione della seconda isotopia; c) il livello 'etico'. Ricavo I etico I dal concetto di ethos che il Groupe µ ha ripreso da Aristotele, definendolo in Retorica Generale (ed.it. Bompiani, 1976) come effetto emotivo provocato dal testo in chi lo riceve. I giochi enigmistici come quello di Fan, esemplificato sopra, tendono al polo del comico o possono farlo o al livello superficiale o al livello etico. L'effetto comico può cioè essere·ottenuto anche 'eticamente', sulla base di un meccanismo che si instaura tra un'isotopia e l'altra essendo invece assente da entrambe le isotopie prese nella loro reciproca autonomia. Vediamo come funziona il livello etico nel nostro esempio. Se noi consideriamo i due topics testuali che sono formalizzati dal titolo e dalla soluzione, ci accorgiamo che virtualmente esiste già una relazione semantica tra essi. I Thoeni si supera nello slalom I e I l'uomo I intrattengono una relazione ipotattica e si potrebbe costruire una sineddoche particolarizzante del tipo: l'individuo per la specie. Se il testo fosse fondato su questa figura, rientreremmo immediatamente nel campo dell'enigmatica, _in quanto avremmo un caso di figura superficiale e fondati va: l'autore infatti evita la sineddoche nel corso dello svolgimento testuale,·e può evitarla in quanto lavora su semi che non sono comuni tra l'uomo-specie e l'uomo-individuo. La Sfinge, invece, usava sia nel testo incoerente in chiaro, sia nel testo coerente nascosto, semi come l'aver gambe e il servirsi di altri appoggi: lì il gioco enigmatico era tutto tra definizione e denominazione, qui le denominazioni sono due e se l'autore usasse gli stessi propria per entrambe, addio ambiguità. Nell'indovinello preso ad esempio le proprietà magnificate del semema «campione di sci» non coincidono mai con quelle del semema «uomo», anche se il rapporto tra i due sememi parrebbe ineludibile1 • Come può l'autore eludere il rapporto sineddochico tra i due sememi? Selezionando percorsi di senso che non avvicinano mai il campione di sci alla sua specie, né questa ai suoi possibili prodotti sportivi: dunque magnificando proprietà differenti nei due sememi e narcotizzando quelle comuni. Questa divaricazione, interna al semema «uomo», viene poi spostata nell'ambito di altri sememi, cioè in quelli che esprimono nel testo i semi dei due sememi di partenza. Un gioco enigmistico è infatti un gioco di espansioni e condensazioni semantiche e in quanto tale è sempre fon dato sulla transitorietà delle funzioni di ~etalinguagsio e linguaggio oggetto (vedi A.J. Greimas, La semantica strutturale, Rizzo/i, 1968; Del Senso, Bompiani, 1974; U. Eco, Trattato cit.). A partire dal semema «Gustavo Thoeni», che costitufyce in quanto titolo la topicalizzazione esplicita del testo in chiaro, si ha un movimento di espansione narrativa che produce il testo. Nell'effettuare questo movimento espansivò, l semi élie -esprimon_ol_e proprieià magnificaie -del sèmema «Thoeni» (il compiere evoluzioni, il battere record, ecc.) vengono lessicalizzati e, diventati lessemi di linguaggio oggettò, sono più complessi dei semi che nominano metalinguisticamente. «Evoluzione» come semema è più complesso di I evoluzione I come sema e parimenti il sema I animato I non ci fa pensare ai cartoons ma a certeproprietà di certe sostanze. Ma in quanto lessicalizzato in un testo, a certe condizioni contestuali (per esempio in un testo enigmistico), il lessema / animato I ci può rimandare benissimo a Tom & Jerry, in quanto i due simpatici personaggi costituiscono una virtualità semantica enciclopedicamente registrata: i semi, una volta lessicalizzati, divengono lessemi di linguaggio oggetto e recuperano così le loro valenze omonimiche e polisemiche. .. L'espansione ci ha così portato dal semema «Thoeni» al semà I evoluzione I e a lessicalizzare questo sema in una narrazione. Ritornato semema possiamo magnificare di. «evoluzione» altre proprietà, narcotizzando quelle, diciamo, 'acrobatiche': per esempio si può attivare il percorso di senso «trasformazione biologica». Con questo lavoro, esteso a tutti i lessemi del testo, otteniamo un'isotopia alternativa ma compossibile alla prima, secondo i vincoli de~'enciclopedia. Questa nuova isotopia andrà a sua volta topicalizzata per condensazione in un lessema oggetto. Elenchiamo qui le divaricazioni sememiche nel nostro esempio: / evoluzione / / in teoria/ / discutibile / /arrivo/ / 'mondiale' / /tempo/ «acrobazia» «virtualmente» (uso avverbiale) «imperfetta» passaggio sul traguardo «arrivo come fine» «straordinario» (uso enfatico) tempo «'micrometrico'» / precedenti suoi / «da lui detenuti» in precedenza /primati/ «record» VS «trasformazione biologica» VS «nella teoria di Darwin» (uso nominale) VS «discussa» VS avvento dell'uomo «arrivo come inizio» vs «nel mondo» (uso letterale) vs tempo «'macrometrico'» vs «suoi predecessori» vs «progenitori dell'uomo» A questo punto siamo ancora al livello della bivalenza isotopica. L'ethos si produce quando le due isotopie, nel loro insieme, connotano sensi che si trovano in mutuo rapporto. La distanza tra I Thoeni I e I l'uomo I era, abbiamo visto, una distanza data. A noi invece ne interessa una posta. Qui, legate alla comune appartenenza al semema «uomo», le due isotopie vengono divaricate dal gioco di espansione e condensazione, e, al livello etico, è permesso un loro confronto connotativo a distanza: confronto in cui si oppongono agilità di sciatore e goffaggine di scimmia, primi e ultimi passi della specie. La collisione tra le due classi di semi non viene risolta dal testo: è il lettore che può pensare alla curiosa riduzione offerta da un luogo comune come 'le corse migliorano le razze': ma siamo ormai in pieno grottesco. L'ethos enigmistico si presenta sempre nella forma della collisione biisotopica e rimane da studiare la tipologia etica che, dal comico al poetico, caratterizza i testi enigmistici. Basti, per ora, aver stabilito che il meccanismo su cui si fonda l'ethos enigmistico è metaforico ed è permesso dalla divaricazione delle isotopie: senza indipendenza isotopica non ci sarebbero sovrapposizioni etiche ma predicazioni monoisotopiche, più ortodosse ma anche tanto meno interessanti. Per questo la metafora enigmistica è sommersa e fondata dal testo: perché per arrivare a essa bisogna percorrere i due primi livelli dell'interpretazione testuale, avere in mano la soluzione e poter dunque avvertire i giochi semici che attivano /'ethos enigmistico-metaforico. 4.3. Assertività ed extracodifica Rispetto alla caratteristicadell'interrogatività enigmatica, i testi enigmistici contemporanei si comportano ancora una volta in modo opposto. Le modalità dell'interrogazione enigmatico-mistica che abbiamo citato a proposito di Ignacio e dei koan erano indubbiamente rette da modo simbolico; la desemantizzazione connessa era un procedimento di regresso dal linguistico formato alla materia pura, attraverso una via identificabile con l'ipocodifica (cfr. U. Eco, Trattato cit.). Se al livello interpretativo superficiale vengono magnificate alcune proprietà e percorsi di lettura, la disambiguazione enigmistica passa per una codificazione ulteriore delle stesse unità linguistiche: l'abbiamo visto nel tortuoso percorso da sema a semema in cui il passaggio di isotopia si identificava con una magnificazione di una nuova zona sememica e la narcotizzazione (provvisoria perché reversibile al livello etico) della zona magnificata in chiaro. Si determina così un nuovo ricorso al codice, sotto una nuo- ----:--- f.--- <iil~- ~~ ,-=---=~- . ,'.I' - y; -;::==:::===::?. ?, va pressione contestuale che riorienta le scelte semanticopragmatiche del Lettore Modello (cfr. U. Eco, Lector cit.). I testi enigmistici non celano un soggetto proposizionale, come accadeva con la Sfinge: negano piuttosto un topic testuale compossibile, anche se autonomo rispetto a quello esplicito. • L'interlocuzione che ne viene realizzata non è interrogativa ed è definibile come sfida solo perché ai margini del testo esiste un diagramma che ne segnala I' enigmisticità. Testo e cornice sono la forma completa del gioco enigmistico che non chiede né mente, ma asseriscedi esserci e di essere enigmistico. La sua risoluzione non procederà, allora, per risposte a domande, come nei quiz: piuttosto, per domande fatte sulla base della risposta già inscritta nel testo, cioè per ipotesi di topicalizzazione ulteriore, da verificare sul testo stesso. Da questo punto di vista, la struttura dell'interlocuzione enigmistica sembra più dipendere dal modo parsifalico che da quello edipico (per questa opposizione: C. Lévi-Strauss, Antropologia Strutturale 2, trad. it. Il Saggiatore, 1978; Lo sguardo da lontano, trad. it. Einaudi, 1984). Nel mito parsifalico, l'eroe .siastiene dal chiedere cosa stia succedendo quando, in un castello incantato, vede passare un corteo che porta un Graal. Non ponendo la domanda, l'incantesimo di sterilità non viene sciolto. In miti di questo tipo, il 'testo prossemico' costituito dal corteo del Graal stupisce Perceval proprio perché è incoerente: ma la sua incoerenza dipende da difetto e non da eccesso di senso. Come nel mito parsifalico, il testo enigmistico è un testo povero di senso (e comunque coerente), poiché tace uno dei suoi topics. Alle domande che il lettore, ovvero il candidato solutore, vorrà porgli sta il compito di risemiotizzarlo, ricodificarlo secondo le virtualità che il testo possiede e che l'enciclopedia registra. Al contrario, l'enigma sfingeo abbonda di determinazioni semantiche che appaiono irriducibili a isotopia: più che ambiguo o incoerente lo possiamo dire inconsistente, finché Edipo non lo desemiotizzerà dai cascami retorici che lo velano, rispondendo alle domande che pone e riducendo a coerenza l'isotopia confusa che ne è prodotta. Questa l'ultima soglia che divide l'enigma antico da quello contemporaneo: l'inversione di rotta è completa, sia dal punto di vista semantico, ossia dei procedimenti che fondano il. testo, sia dal punto di vista pragmatico, delle situazioni comunicative che ne sono sottese. Nota (1) Secondo le definizioni date da U. Eco in Trattato di semiotica generale (Bompiani, 1975), in Lector in Fabula (Bompiani, 1979), in Semiotica e filosofia del linguaggio (Einaudi, 1984), qui il lessema è un'unità del piano dell'espressione, a cui viene associato un semema, che è uno spettro semico globale all'interno del quale una selezione semica, dipendente da un contesto dato, magnifica alcuni semi, o marche semantiche, narcotizzandone altri e creando così un percorso di senso. ,,..

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