Alfabeta - anno VII - n. 73 - giugno 1985

Enigmistica contemporanea e he esista un enigma dell'enigma, un'intricata tipologia del 'parlare coperto' lo lascia sospettare l'estrema varietà degli usi del termine e lo testimonia la lessicografia: ENIGMA: 1. Breve componimento, per lo più in versi, in cui ambiguamente o allusivamente si propone un indovinello. O 2. Est.: Discorso o frase ambigui e difficili da comprendere: padre guardiano, non mi dica la cosa così in enimma (Manzoni). O 3. Fig.: Cosa inspiegabile e misteriosa ( ... )/Persona di cui non si riesce a capire il carattere, le intenzioni e sim. ( ... )/Arcaico: Simbolo oscuro. (da Il Nuovo Zingarelli, JJ• ed., Zanichelli, 1983) In questa voce dizionariale possiamo riconoscere due polarità opposte attorno alle quali si dispongono tutti i sensi variamente attribuibili al termine I enigma I. 1. L'equivoco lessicografico L'enigma come indovinello (accezione 1.) è un testo biisotopico la cui superficie espressiva rende compatibili due sensi: è richiesta coerenza semantica al livello del senso nascosto (lasciando impregiudicato l'esito semantico del livello esplicito: puro schermo di parole in libertà o isotopia autonoma e 'leggibile'). L'enigma come simbolo (altre accezioni) è invece caratterizzato da coerenza di superficie e, per contro, estrema 'nebulosità' del livello semantico profondo. Qui, la stessa strutturazione assiologica e consequenziale dei sememi attivati per modo simbolico (cfr. U. Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, 1984), la stessa opposizione tra coerenza e incoerenza sembra diventare poco pertinente. Ora, la polisemia che abbiamo visto insita nel sostantivo I enigma I si scioglie nell'opposizione degli aggettivi I enigmatico I vs / enigmistico I. Proporrei allora di riservare il termine I enigmistica I per i casi in cui si hanno testi che presentano doppie isotopie coerenti. Nei casi di modo simbolico, nei casi in cui sia incoerente l'isotopia in chiaro, nei casi in cui comunque si sia parlato di I enigma I per testi che non rientrano nella definizione data sopra di I enigmistica /, in tutti questi casi useremo piuttosto il termine I enigmatica /. • Come si vede, l'opposizione enigmistica vs enigmatica non va ricondotta strettamente a quella tra enigma come simbolo -ed enigma come indovinello. Un enigma come quello della Sfinge rientra nella polarità del/'enigma come indovinello: ciò nonostante, data l'incoerenza di superficie, per noi sarà di tipo enigmatico e non enigmistico. 2. Enigmatica ed enigmistica Un primo carattere distintivo che possiamo citare, e dei più rozzi, è che l'enigma enigmatico è antico, mentre l'enigma enigmistico è moderno. Questa primà distinzione ci porta a ipotizzare un continuum storico attraverso il quale l'enigmatica si fa enigmistica. Non che questo modello di continuum vada pensato in termini di sviluppo lineare: episodi di enigmatica non mancano neppure nella nostra epoca, pure caratterizzata dal fondamento enigmistico. Pensiamo ali'anagrammatismo inquisitorio sprigionatosi sui testi delle lettere dei rapiti (ma-solo quelli politici, Moro e Sossi soprattutto): un'ermeneutica della prigione del popolo che, in mancanza di regole di genere e di codici stabiliti, lavorava abduttivamente non solo nella scelta del codice o della cifra da applicare, ma nella stessa costruzione del testo in quanto cifrato. Ciò che ci interessa di questi episodi di memoria cabalistica è il loro costituire insorgenze del modo enigmatico in un'epoca semmai caratterizzata dall'enigmistica, insorgenze che ci impediscono fortunatamente di costruire il nostro continuum in termini lineari e deterministici. I prossimi paragrafi sono dedicati a rintracciare alcuni caratteriche ci possano aiutare nel distinguere le due polarità. 3. L'enigmatica antica 3.1. La parola ostile «Ti dirò nitidamente tutto quello che vuoi sapere, non intrecciando enigmi, ma con discorso schietto, come è giusto rivolgere la parola agli amici». (Eschilo, Prometeo incatenato) La conflittualità dei ruoli comunicativi è vista come elemento decisivo per una definizione di I enigma /: l'enigma come battaglia, sfida, aggressione (in questa prospettiva si sono pronunciati, tra gli altri, Alfonso di Nola, «Enigma» in Enciclopedia Einaudi, 1978; Giorgio Colli, La nascita della filosofia, Adelphi, 1975; Giorgio Agamben, Stanze, Einaudi, 1977). Le definizioni costruite così colgono l'enigma come fenomeno di pragmatica della comunicazione, puro atto linguistico desemantizzato. • La trattazione citata di Colli mostra lo sfaldamento che Stefano Bartezzaghi il carattere di terribilità mortale del/'enigma subisce, fino ad Aristotele. L'enigma è forma sapienza/e ed è parte del processo che porta dalla sapienza ali'amore per la sapienza: subisce così una progressiva laicizzazione, uno sfarinamento della vis agonistica dalla divinazione verso il ludico. L'enigma si presenta innanzi tutto come trasmissione di sapere divinatorio tra un dio e l'uomo, attraverso un oracolo. La sfida tra dio e uomo, in una fase successiva, muta in sfida tra due indovini e poi tra due sapienti, con completa caduta dello sfondo religioso. La laicizzazione è completa quando la sfida diventa dialettica, battaglia verbale sui due corni di un'aporia. 3.2. La metafora di superficie Con Aristotele assistiamo a una sorta di duplice entrata in gioco della retorica. Questa interviene innanzi tutto come tecnica argomentativa per la risoluzione della sfida dialettica (e non dell'aporia enigmatica soggiacente). Giorgio Colli qui insiste sul passaggio dall'ordine della certezza a quello della probabilità: il valore di verità dei due corni aporetici è assegnabile non a priori, ma solo sulla base dell'andamento dialettico della sfida. In termini greimasiani il passaggio è dalla modalità del/'essere alla modalità del fare, da verità a efficacia veridittiva (cfr. A.J. Greimas, Del Senso 2, Bompiani, 1984). A noi però interessa di più la seconda entrata in gioco della retorica, che avviene a partire dalla definizione che lo stesso Aristotele dà dell'enigma: «il concetto dell'enigma è questo: dire cose reali collegando cose impossibili» (Poet. 58, a, 26-7, trad. di G. Colli, in Colli, La nascita della filosofia). Così delineato 'il concetto di enigma' implica una possibilità di scioglimento sintetico del/'aporia, ossia di raggiungimento delle 'cose reali' attraverso le impossibili: sintesi che avviene per via retorica, restituendo coerenza ali'aporia mediante il ricorso a regole di secondo grado. I "'· .• ? -/ , ..... Questa definizione coglie perfettamente l'enigma della Sfinge: «C'è sulla terra un essere che ha una voce sola, ma due piedi e quattro e tre e solo cambia la sua natura tra quanti si muovono per terra, per mare e per cielo. Ma proprio quando ha il maggior numero di piedi, allora è più scarsa la velocità delle sue membra» (da Il teatro greco. Tutte le tragedie, a cura di Carlo Diano, Sansoni, 1970). L' 'essere,.del/'enigma sfingeo è caratterizzato dal/'avere: una voce sola, due piedi, tre piedi, quattro piedi, natura mutevole, minore velocità per maggior numero di membra. Tenendo ferma la struttura per genere e differenza specifica con cui Aristotele costruisce il suo concetto di I definizione /, il procedimento costitutivo di questo 'enigma è fondato su una distorsione di tale struttura. Il genere indicato dalla Sfinge, lo sappiamo, è quanto di più generale (se non fosse che si può dire in molti modi ed è dunque ambiguo in proprio) si possa immaginare: l'essere. Di questo genere vengono fornite delle differenze specifiche (o meglio dei propria che della differenza specifica rivestono nel contesto la funzione) che sono tra loro autocontraddittorie. La coerenza testuale si ricostruisce retoricamente. Abbiamo innanzi tutto un passaggio metonimico dal funtivo alla funzione: I piede I per I appoggio /. Poi un nuovo passaggio dalla funzione ai suoi possibili funtivi, e dunque I piede I, attraverso I appoggio I, viene a significare contemporaneamente: «piede» (in senso proprio), «arto», «bastone». L'estensione è dal funtivo a tutti i possibili facenti funzione, funtivo di partenza compreso. Introducendo la scansione temporale, e dunque la noncontemporaneità delle tre condizioni, si ha il passaggio alla posizione eretta (di ordine onto- e filogenetico) e l'impiego di utensili come il bastone: due propria umani che assommati al genere I essere I provvedono la corretta soluzione, «uomo». La definizione ha ritrovato u_nasua, pur eterodossa, coerenza. Il caso antonomastico del/'enigma sfingeo, una volta formalizzato retoricamente attraverso l'inossidato cannocchiale aristotelico, è definibile come testo in cui una violazione di massime conversazionali (per incoerenza o autocontraddittorietà) fa scattare un'implicatura all'interno di una .definizione per genere e differenza specifica, rimandando a regole di disambiguazione retorica. La metafora della Sfinge è la figura che organizza il testo alla sua superficie, e che ne fonda l'enigmaticità. 3.3. Domanda sfingea e desemantizzazione La struttura interazionale presupposta dal/'enigma antico è tipicamente quella dell'interrogazione: anche nell'enigma sfingeo, così come l'abbiamo visto in questa sede, vi era un elemento interrogativo implicito nella forma stessa dell'autocontraddizione. Da implicita la domanda si fa esplicita nelle formulazioni vulgate dell'enigma: «Qual è l'essere che ha quattro gambe la mattina, due a mezzogiorno e tre al tramonto?» L'interrogazione esplicita si rende necessaria dal momento in cui viene lessicalizzata (sia pur per via retorica) la temporalità: definire come successivi i tre stati dell' 'essere' della Sfinge equivale a far cadere l'autocontraddittorietà dell'enigma che si trova così fondato su una lacuna referenziale. Si parla di un essere le cui caratteristichenon riconosciamo prima di far intervenire la retorica. Senza autocontraddittorietà, la domanda non può esserepiù considerata implicita e va dunque esplicitata. Oltre a questo, nel mito edipico è presente un altro enigma: la domanda che Edipo rivolge all'indovino Tiresia riguardo l'assassinio di Laio. Questa domanda ottiene una risposta pragmaticamente caricata, in modo che Edipo non può che rifiutarla semanticamente, cogliendone solo la valenza pragmatica di scatto d'ira, puro atto linguistico desemantizzato, aggressione. La struttura dei due enigmi edipici è simile per l'interrogatività, da intendere come non esplicitazione di un soggetto: linguistico nell'enigma in verbis della Sfinge; ontologico nel/'enigma in factis rivolto a Tiresia. Oltre all'interrogatività, l'aspetto di desemantizzazione, che abbiamo visto nell' 'accecamento' pragmatico subito da Edipo, è pienamente caratteristico di alcune tradizioni mistiche. Negli Esercizi Spirituali di lgnacio de Loyola, come ha messo in luce Roland Barthes nel suo Sade Fourier Loyola, l'esercitante deve 'far elezione', compiere una scelta tra due corni di un dilemma: l'esercizio spirituale è precisamente il percorso di de-marcazione rispetto agli investimenti timici, di desemantizzazione che egli deve compiere sui corni del dilemma. Solo quando l'esercitante avrà raggiunto l'indifferenza rispetto alla sua materia d'elezione, la divinità esprimerà il proprio volere, darà la sua risposta, marcando uno dei due corni con un 'segno' interpretabileper modo simbolico. Incontriamo la desemantizzazione anche nella tradizione Zen, e particolarmente nella pratica degli indovinelli koan: questi sono domande irrazionali che vanno tenute a mente dall'allievo fino alla fissazione. La 'soluzione' del koan si ha allo stadio del samadhi, che corrisponde al collasso delle opposizioni semantiche e percettive con cui discriminiamo e categorizziamo la nostra esperienza. Nel caso della Sfinge, in quello di Tiresia, nell'elezione loyoliana, nel koan Zen, il testo, interrogativo ma ipersemantizzato, richiede una risposta che lo eccede. 4. L'enigmistica contemporanea 4.1. Play e game L'enigmistica contemporanea, trçi il secolo scorso e questo, sembra coincidere con un progressivo perfezionamento dei procedimenti, visibile soprattutto in termini di lavoro sul significante. È importante sottolineare come le caratteristiche del/'enigmatica antica, studiate nei precedenti paragrafi, subiscono un rovesciamento completo. Il nucleo duro della terribilità mortale de~'enigma, abbiamo visto, si era già sfaldato con Aristotele; in epoca moderna e contemporanea l'agonismo si è ormai fatto ludico. Pensiamo al Barocco, alle figure artificiose della poesia secentesca (studiate ora da Giovanni Pozzi, Poesia per gioco, Il Muli- (seg~e a pag. 22)

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