....... ~ ....... zione e l'interrogazione di un universo umido, lunare, dirige lo sguardo dello spettatore su un materiale documentario che sembra evocato da movimenti intimi e segreti dell'anima. L'artisticità di questa operazione consiste nel suo coraggio di offrirsi, nell'abilità discreta con cui si mette in forma, nel miracolo di potersi ripetere ogni sera. Si sente chiaramente che abbiamo di fronte degli artisti visivi che maneggiano il teatro. Il perché è presto detto: la scena serve alla Valdoca non per tradurre ma come luogo possibile, luogo che può diventare spazio se vi si fonda un lavoro creativo. Anche il come è semplice: del teatro si scartano le convenzioni rappresentative e si prende in considerazione piuttosto la scena come strumento. Nel set azzurro di Le radici dell'amore le due donne compiono un lavoro incessante, misterioso, come se non fossero viste da nessuno. Nello spazio abitano lunghi rami sottili e una creta che viene divisa in tante porzioni, un po' d'acqua. Gli oggetti parlano con i loro rumori, per come li prende la luce, per la manipolazione delle donne e per il rapporto con l'atmosfera sonora, ch'è fatta di respiro essenzialmente e di sussurrate formule indecifrabili e di nenie africane. La sensazione è davvero quella di essere spettatori di un documentariÒ, in tempo reale. Se per Lo spazio della quiete si intuiva un atteggiamento omologo" dell' «action painting» (una sorta di «painting-acting», di pittura dell'azione scenica), per Le radici dell'amore siamo a una fase successiva: lo spazio teatrale è invaso da flussi diurni, dal lavoro che le due donne-attrici compiono· in un territorio già loro. La Gualtieri e la Trombin hanno maturato una propria presenza in scena, il loro gesto è sempre meno esecuzione e sempre più messa in forma di una lingua teatrale nuova, sensuale anche. Avevo manifestato bruscamente (cfr. «Alcuni esempi italiani», in Alfabeta n. 69, febbraio 1985) l'impressione di incontrare in questo spettacolo intimismo e manierismo; forse per lo spettatore questo rischio nasce dal particolare atteggiamento (più che lettura) richiesto dall'opera e dal suo essere più una continuazione del precedente che un altrove. Teatro della Valdoca Le radici dell'amore di Mariangeh~Gualtieri Interpreti: M. Guaitieri, P. Trombin Regia: Cesare Ronconi La Politica Gaspare Polizzi Una nuova rivista, dalla gradevole veste grafica, diretta da Michele Ciliberto si pone con coraggio l'obiettivo di una rifondazione della politica a un tempo teorica e pragmatica. Frutto di un'approfondita riflessione di parte, la rivista, riconoscendo la consunzione delle sintesi tradizionali, intende individuare - come asserisce Ciliberto - «il punto dell'unione», oltre il riconoscimento fenomenologico di differenze, antinomie, irriducibili radicalità. Le ricerche promosse dalla rivista si orientano dunque sui valori dell'agire politico e sul problema cruciale del partito. Già in questo primo fascicolo l'impatto 'forte' del punto di vista si rivela nel saggio di Gianfranco Pasquino («Difficoltà e opportunità di un partito riformatore»), concernente il secondo asse di rii.: cerca, e in quello di Biagio De ~ GiÒvanni(«Che significaoggi pen- ~ sare la politica?»), focalizzato sul ~ liv~llo teoretico dell'indagine. De ~ Giovanni riconosce il venir meno dei confini classici della forma politica, che conduce a una polarizzazione estrema: da un lato il politico, fondazione iperpolitica della statualità tramite il decisionismo (C. Schmitt), dall'altro la prospettiva dell'impolitico, che vive - nella rottura della mediazione - la politica nella sua opaca corisistenza funzionale e sistemica (N. Luhmann). La ridefinizione di uno spazio della politica impone una iniezione di pensiero che ritorni all'oggetto storico della politica stessa, a regole e contenuti della democrazia, allontanandosi dal piano 'debole' del neocontrattualismo. Lo spazio della politica risiede allora altrove, lontano da essa, nel 'luogo critico' di una metapolitica elaborata dal punto di vista del mondo della vita; l'apertura diretta alle questioni di senso, vissuta nell'attualità della coscienza storica, esige - sostiene De Giovanni - una traduzione délla_politica in lavorio della concettualizzazione filosofica. Nella rivista il progetto filosofico viene messo a punto con acribia, anche grazie a una sezione di testi nella quale compare un denso articolo di Arnold Gehlen («La secolarizzazione del progresso»), felicemente tradotto e presentato da rulli, A. Benedetti, U. Ceccoli) la rivista offre utili strumenti di lavoro e di approfondimento. Un augurio per il consolidamente della coraggiosa iniziativa non può essere disgiunto da due interrogativi. È sufficiente alzare il tiro della riflessione politica per uscire dalle secche di un'iterazione complessificante che fa di ogni pratica politica un elemento funzionale al contesto del sistema? La rifondazione di un luogo consistente della politica, di una «metapolitica», non conduce ancora verso forme di stabilizzazione (se pure tramite fluttuazioni), piuttosto che a radicali trasformazioni, figurabili nell'erranza concreta e indiscernibile? La Politica rivista trimestrale del Seminario di studi politici dell'Istituto Gramsci Toscano anno I, n. 1, marzo 1985 pp. 140, lire 8.000 Rileggere d'Annunzio Alberto Bertoni Che rileggere un classico, oggi, equivalga necessariamente a ricostruirlo secondo un principio di riattualizzazione, e talora di capoMARIETTI robertopazzi CERCANDO !.'.IMPERATORE Roberto Pazzi Cercando l'Imperatore Prefazione di Giovanni Raboni PREMIO BERGAMO PREMIO HEMINGWAY MAF¼.rn Pagine X+ 176, lire 16.000 Russia 1917. La tragica prigionia della famiglia imperiale. Il reggimento Preobrajensky, sperduto in Siberia, cerca di raggi~ngere Nicola 11.. Una figura del Potere svanisce nella tempesta della Storia. Distribuzione: P.O.E., 0/F.EO. (Roma), Magnane/li (TO). Ubaldo Fadini, che ben evidenzia la risoluzione etico-negativa fornita da Gehlen sul piano dell'ascesi al "dissolversi nell'oggi del valore del nuovo, e la connessione prospettica tra «secolarizzazione estrema» gehleniana e Verwindung heideggeriana. A tre lucide Discussioni (Luciano Martini, «Religione e società a venti anni dal Concilio»; Fabio Bazzani, «Immagini della giustizia»; Michele Maggi, «Retorica e , realtà») è affidato il compito di verificare in presa diretta la progettualità dell'iniziativa, attraverso una vivace focalizzazione della riflessione neocontrattualista e neoutilitarista sulla società «giusta», fatta reagire con una progettualità utopica che riformuli una cultura «socialista» della trasformazione (Bazzani); o con un'icastica spoliazione degli abiti sociali dell'omogeneizzazione culturale, verso «la prospettiva di. un realismo senza aggettivi» che conduca - tramite la riflessione politica - a «guardare in faccia la 'cosa in sé'» (Maggi). • Con le sezioni conclusive dedicate a documentate Note ·critiche (di O. Cappelli su alcuni recenti studi concernenti il°sistema politico sovietico, di F. Gorelli sulle teorie della crisi e dello Stato negli. Usa, di L. Domenici sulla «questione-morte» nel pensiero marxista), e una tanto inconsueta quanto opportuna rubrica sul lessico politico (qui curata, con competenza lessicografica, da C. Barbavolgimento, ponendolo in dialogo con le ragioni della propria contemporaneità ricettiva, è principio ormai indiscutibile. Per un autore variegato e «allegorico» come d'Annunzio, la cui immagine critica è ancora fortemente screziata - tra impegno filologico sempre più accurato e forti resistenze d'ordine concettuale non meno che esistenziale -, la questione se egli possa rivestire un ruolo ancora attivo (lui, unico scrittore italiano di risonanza europea 'alta' nella prima metà del secolo e crocevia quasi obbligato - anche magari per antitesi - di tutto il nostro Novecento poetico) nell'odierna situazione letteraria, al di là di ogni nostalgia o moda retrò, acquista ulteriore necessità. Tra i critici dell'ultima generazione, nessuno meglio di Niva Lorenzini (recente e convincente curatrice, con Annamaria Andreoli, dell'opus poetico dannunziano edito nei «Meridiani» di Mondadori, oltre che attenta interprete del milieu poetico contemporaneo) poteva farsi carico di questo interrogativo e risolverlo in un percorso interpretativo gnoseologicamente fondato, culturalmente articolatissimo e teso soprattutto, appunto, a leggere d'Annunzio alla luce delle sempre cangianti intenzioni del nuovo. Ecco allora che 'oggetti' propri dell'attuale dibattito artistico - o più generalmente 'spettacolare' - come l'effimero o il corpo, l'oralità o la percezione sinestetica, vedono tradursi la propria Cfr. Schede transitorietà costitutiva in autentico referente di ricerca, non più semplici metafore suggestive ma elementi o tracce profonde di quella «preverbalità» che è (nella passata fin de siècle forse non diversamente che nella nostra) una delle peculiarità originarie della ricerca letteraria d'avanguardia. Il segno del corpo attraversa trasversalmente l'intera opera dannunziana, allargata da un lato alla grande area del simbolismo internazionale e dall'altro ai contributi della critica contemporanea più avvertita. Tuttavia, al di là del solido fondamento erudito, del libro che rimanda a un sistema complesso e coerente di altri libri, quel che innanzi tutto agisce nel volume della Lorenzini è la natura concreta dei suoi temi portanti, a partire appunto dal problema della preverbalità dannunziana («in lui il bisogno di parola è così connaturato alla radice dell'esistere da identificarsi con la struttura biologica, divenendo esigenza del corpo») a quello della sinestesia come modalità composita del sentire e del pensare, dalla metafora del «bere» (il fluire come «assorbimento» e come «percezione») all'archetipo finale della «liquidità» («la sete, l'acqua, il ritorno»), che nasconde - sotto forma di arabesco o di vitalismo onomatopeico - il sigillo ultimo dell'istinto di morte. E il punto di partenza è ancora quello decisivo, radicalizzato da· Rimbaud, del rapporto tra «intuizione visionaria e sua traduzione lin~uistica». E raro, in questi tempi di tecnicismo o di chiacchiera, di frantumazione esasperata dell'oggetto di studio o di sintesi onnicomprensiva e immediatamente fruibile, poter raccomandare un testo di critica letteraria (assai prossimo, in tal caso, alla stessa storia delle idee) anche per la qualità creativa della scrittura e per la prolungata capacità di dare voce e durata alla pagina dannunziana, di ricostruirla secondo un'intonazione nuova. Certo, i segni del corpo coincidono una volta di più con quelli del mito e dell'inconscio, irrigiditi in d' Annunzio nel suggello della sua «tecnica peritissima» che lo separa dall'oggetto 'reale' e lo conduce a una sorta di «finzione mitica confortante e regressiva», e il problema è ancora quello «traumatico» della dicotomia interno-esterno, còlto da un punto di vista secondo cui «la realtà, osservata da uno sguardo in fuga verso l'abisso interiore, confonde i confini tra visione e allucinazione, delirio conoscitivo e sogno». Così, anche se mai in d'Annunzio «il silenzio (... ) conosce la radicalità del negativo», forse il vero enigma, la reticenza d'origine che il libro della Lorenzini intende in definitiva colmare, sono gli stessi formulati in un aforisma del Libro segreto: «Chi mai oggi e nel secolo o nei secoli, potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere? V'è un acerbo piacere nell'esser disconosciuto, e nell'adoprarsi a esser disconosciuto. Forse lo conosco io solo, sinceramente io solo so assaporarlo e di continuo rinnovellarlo». Niva Lorenzini Il segno del corpo Saggio su d'Annunzio Roma, Bolzoni, 1984 pp. 168, lire 14.000 Guida editori 88135 '.';apoli - \·ia \'cntaglicri 83 Tcl. (881) 341843 ARCHIVIO DEL ROMANZO Adelbert von Chamisso VIAGGIO INTORNO ALMONDO A cura di E. Bernard Con un saggio • di Thomas Mann pp. 184 Lire 15.000 Francesco Algarotti IL CONGRESSO DI CITERA Montesquieu IL TEMPIO DI GNIDO A cura di A. Marchi pp. 118 Lire 18.000 SAGGI Gerardo Ragone CONSUMI E STILI DI VITA IN ITALIA pp. 120 Lire 8.000 Giuseppe Antonio Di Marco -MARX NIETZSCHE WEBER pp. 218 Lire 20.000 Gianpier<;>Cavaglià L'IDENTITA PERDUTA romanzo e idillio pp. 104 Lire 10.000 Domenico Ligresti SICILIA MODERNA Le città e gli uomini pp. 180 Lire 18.000 Fa.ANCESCO ALGAI.OTTI li C'Oftvn'O diCitm MONTESQUIEU Il 1emf>!O di Cnido yf ~-- TRANCHIDA EDITORI :Wl --,4 \111..-\:-S:O - CORSO C0\10. -, Alfonso Sastre LA TAVERNA FANTASTICA Bernardin de Saint-Pierre LA CAPANNA INDIANA (studi della natura) Edgar Lander BELALUGOSI biografia di una metamorfosi presen razione di Gianfranco 1anfrcdi nelle mig)iori librerie
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