Alfabeta - anno VII - n. 72 - maggio 1985

Ard/Kids Archeologi'=~reel pr sente I giovani hanno da tempo smesso di essere considerati un problema politico e sociale di rilevanza. Pochissimi parlano ancora di «questione giovanile». L'espressione è caduta in disuso persino all'interno della sinistra storica ed ex extraparlamentare, dove un tempo era considerata obbligatoria nelle pubblicazioni di tesi di partito o di organizzazioni politiche giovanili. Più o meno dalla seconda metà degli anni Settanta (cifra particolarmente utile: 1977) i partiti della sinistra storica hanno prima stemperato le proprie enfasi nei confronti dei fermenti poiitici giovanili, e poi praticamente obliato la priorità che si attribuiva nel passato a tale «questione sociale». Perché? L'atteggiamento sembrava partire in primo luogo dalla intricata matassa «giovani-trasgressione - violenza - fiancheggiamento-terrorismo». Piccolo esercito di «untorelli» di berlingueriana memoria, questi giovani non più «ribelli ma per bene», non più convinti dalle gramsciane teorie del sacrificio individuale in nome dei valori collettivi di matrice operaia e proletaria, questi giovani di un movimento che aveva cacciato Lama dall'Università, potevano cadere preda di un gioco più grande di loro, quello della sovversione e del terrorismo. In quegli anni, d'altro canto, non esistendo nel «mercato interno della sinistra» giovani da opporre sulla scena politica alla grinta eccessiva del «look autonomo» e, prima ancora, indiano metropolitano, il fenomeno culturalmente più rilevante fu la perdita secca di «informazioni» sui giovani da parte di queste forze politiche. E, quando le antenne non funzionano più, pensiero e prassi politica tendono al manicheismo. Si capisce poco e si è anche poco convinti di poter capire, e non si agisce se non quando è stretta- - mente indispensabile. E si tace, anche. In attesa di ritornare a capire, o di rimuovere completamente. Atteggiamenti di spaesamento che, allo stato attuale delle cose, paiono entrambi presenti e privi di sbocchi certi. Il fatto che non sia avvenuta una registrazione di eventi non significa tuttavia che alcuni eventi, a partire dal post '77, non si siano prodotti. Al contrario. Proprio quegli anni dati per persi e bui, considerati dai più come aree di ripiegamenti e di puri disincanti, hanno dato il via a una quantità di ARCGI IOVANI --- SOl1l 3HV «cose» inedite per capillarità, diffusione e novità dell'impegno. Il misterioso gomitolo ipnotico costituito dai segmenti più sensibili dell'universo giovanile si dipanava mutando il modo di produrre. Esaminate globalmente, le merci e il loro perimetro di produzione risultavano «piccoli», se misurati con le «visioni» ideologiche degli anni Settanta. Merci che parlavano un linguaggio di piccola impresa collettiva (etichette discografiche indipendenti, fanzines, ◄ ., inedita attenzione ai media del suono (produzione di musica, la più varia) e dell'immagine (apertura di tutto il fronte di produzione video, cinematografica e legata ai comics). Indovinare che tutte queste- tes- _ sere potessero concorrere a formare un mosaico nuovo, mai visto fino ad allora, fu scommessa .-che ben pochi ebbero il coraggio di fare. Un po' a tentoni e un po' per coscienza di un proprio ruolo che rischiava _di andare rapidamente .· .r· :· ' T-EN tt-E, farsi interpretare come portatore di un periodo di nuove scoperte. Da un punto di vista associativo e di iniziativa culturale, Arci/Kids ha tentato sostanzialmente di raccogliere questi stimoli trasformandoli in fatti concreti e visibili. Abbiamo avvertito, sin dall'inizio delle nostre attività, un forte bisogno di provocare culturalmente la sinistra, palesemente impreparata su terreni che noi, al contrario, ritenevamo prioritari per capire cosa stava avvenendo di nuovo al- •19::..4.0 TUBRE25262728 BARCE ,~· - --- 1 . . ' . ,, agenzie di viaggi, cooperative di grafici e di allestitori, agenzie di moda, e così via), numerosi luoghi creati a partire dal bisogno di nuovo intrattenimento e consumi culturali (dal centro giovanile classico, magari rivisitato in chiave multimediale, alla discoteca, prima «rock» e poi «di tendenza», al centro di informazione dotato di strumentazioni tecnologiche adeguate, ecc.). E una enorme quantità di merci derivanti da una grande, obsoleto, l'associazionismo tradizionale di sinistra si accorse di una parte almeno di queste modificazioni di scenario. L'Arei nazionale organizzò, alla fine del 1980, un convegno delle aggregazioni giovanili a Siena che segnò in qualche modo uno spartiacque politico. Quell'insieme di ragazzi che, dopo l'avventura velocissima del '77 e dopo i suoi velenosi epiloghi aveva iniziato una fase totalmente nuova delle proprie attività, prese la parola e si fece «leggere», si prestò a ------- 7&-!:;:-:=TITJ;--=·'- --BFJ-- --=-:-:,-_-:fI]m--:-: ~_,,._ __ Tendencias, Barcellona 25-28 ottobre. Foto di Tony Contiero l'interno delle culture giovanili planetarie. Abbiamo lavorato molto sull'informazione, legandoci a temi di attualità quasi certamente elitari e minoritari, in grado però di presentarsi come piatti stuzzicanti. Siamo passati dalla semplice registrazione, sociologica e giornalistica, di un ritorno della tematica «bande _giovanili», all'organizzazione diretta di un appuntamento che facesse il punto sulle subculture, allargando quindi l'ottica restringente del medium e del ricercatore nel momento de!la proposta di un nuovo oggetto di indagine. E lo abbiamo fatto rischiando fino in fondo il patrimonio di puntualità e precisione tecnica tipici del nuovo management culturale a cui ci siamo, fin dall'inizio, rifatti. Siamo arrivati a proporre una formula di «perfetta disorganizzazione» per i nostri appuntamenti, avvertendo in anticipo che, più che alla macchina organizzativa, si sarebbe dovuto guardare alla freschezza dell'impostazione culturale, più ai gruppetti di due o tre persone che chiacchieravano nei corridoi che alle conclusioni 'politiche' di questo o di quel dibattito. Senza amplificare l'insorgenza di una nuova e più drammatica, nonché ennesima, «questione giovanile», Arci/Kids ha fatto del proprio meglio per schierarsi con decisione, e per ottenere dei risultati, nel perimetro conflittuale delle nuove presenze di sinistra tra i giovani all'interno della battaglia per una qualità diversa della vita culturale. Mentre i quasi coetanei dei movimenti «verdi», ecologisti e pacifisti tentavano di intrecciare i primi fili del tessuto antagonista spostando i rapporti di forza sulla gestione dello spazio metropolitano (quasi sempre legato all'avversione, tattica e strategica, a nuove e più pesanti intrusioni del capitale, di guerra e di pace, sul territorio), l'universo giovanile orientato in aree più strettamente culturali si spingeva in zone sicuramente meno immediate di antagonismo, costretto com'era a riassumere in sé, allo stesso tempo, istanze disgiunte di professionalità (per essere al giusto livello di scontro) e di non rimozione dello slancio utopico - elementi ambedue slegati da un orchestrato gioco di rimandi teorici e/o ideologici. È forse ora venuto il momento di orchestrarlo, questo gioco? Occorre diventare abili al punto da incominciare ad agire le possibili trasformazioni (magari con le giuste pressioni sulle istituzioni) e, nello stesso tempo, a dare parola, scritta e compiuta, alle affumicate discussioni notturne utopiche, tra

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