Alfabeta - anno VII - n. 72 - maggio 1985

L'informaziO'rièali a scuola B odrato ha deciso / Nelle scuole 7 .000 sale di lettura per i giornali, era un piccolo titolo, su una colonna, che compariva a pagina 5 sul Giorno del 17 febbraio 1982. Nòn sappiamo che fine abbiano fatto, esattamente, le 7.000 «sale di lettura». Né sappiamo se si sia verificato quanto si annunciava nell'articolo: «Circa due milioni e mezzo di studenti delle scuole secondarie superiori, statali e non statali, avranno d'ora in poi la possibilità di consultare gratis giornali e riviste». Insegnanti, studenti, tutti coloro che abitano la scuola quotidianamente, hanno avuto modo di constatare che cosa è accaduto delle contraddittorie «promesse» contenute nel decreto del 10 febbraio 1982, con cui il ministero della Pubblica istruzione «regolava» la (allora) «scottante» materia della circolazione della stampa nelle scuole. Esattamente tre anni dopo il primo servizio che la nostra rubrica dedicò al tema dell'informazione a scuola (cfr. Alfabeta n. 35, aprile 1982), non ci sembra di poter smentire quello che scrivevamo allora: «Le 7.000 sale di lettura Index - Archivio Critico dell'Informazione sbandierate dal titolo del Giorno ricordano vagamente i dieci milioni di baionette di mussoliniana memoria». Stiamo forse dimenticando di dire la cosa più importante: nel frattempo, il «giornale in classe» è passato di moda, quasi improvvisamente, dopo diversi anni di accesi dibattiti, di eroici sforzi e di miliardi spesi dalle amministrazioni locali per finanziare la distribuzione della stampa nelle scuole. Potremmo persino rallegrarci di questo esito paludoso, considerando la marea di equivoci, di approssimazioni e di errori che avevano accompagnato la voga del «giornale a scuola». Prima ancora che il citato decreto ministeriale esplicasse appieno la sua azione frenante, una fonte non sospettabile di allergie alla presenza della stampa nelle aule, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (CIDI), segnalava il ritrarsi della marea: «Si ha quasi l'impressione che il 'boom' del quotidiano in classe sia per certi versi in fase calante, che prevalgano le voci critiche e le tendenze ad una sostanziale verifica delle iniziali euforie. Si registrano non pochi casi di abbandono del1 'esperienza da parte degli insegnanti, si denunciano le demotivazioni degli allievi, la non tenuta e la scarsa produttività del lavoro sui quotidiani» (Quaderni CJDI, 1982, n. 14, p. 61). Se nel 1982 una ondata di piena rifluiva, nel 1983 un'altra già saliva alle porte delle scuole italiane. Nel 1983, come si ricorderà, larivista americana Time proclamava il computer personaggio dell'anno. Oggi, secondo alcune stime, in luogo delle 7.000 «sale di lettura» vi sono nelle scuole italiane più di 10.000 computers: in media, uno per ciascuno dei circa 10.000 istituti di istruzione secondaria, inferiore e superiore. Ancora troppo pochi, si fa notare, se in Francia il governo ha stanziato più di 320 miliardi di lire per dotare le scuole di 120.000 computers entro il 1985, se negli Stati Uniti il rapporto fra macchine-allievi era, alla fine del 1984, di una per 72 allievi, mostrando che il traguardo di un computer in ogni classe non è ormai troppo lontano. Molti fatti rendono difficile alIndice della comunicazione lontanare la sensazione che un gadget sia stato semplicemente sostituito da un altro gadget più aggiornato, con scarsa emancipazione dagli equivoci e dalle facilonerie di cui, come s'è detto, è stata farcita l'esperienza italiana del «giornale in classe». Tre anni fa annotavamo: «Oggi è di moda parlare di quotidiani a scuola; in molti paesi stranieri si preferisce parlare di media e comunicazione. Ma il profilarsi delle nuove tecnologie rischia di sconvolgere il quadro nel giro di pochi anni». La profezia, si dirà, era troppo facile. Ma, per quanto possa sembrare incredibile al profano, la scuola italiana si è dimostrata soggetta al volgere delle mode con una frivola «smemoratezza» che fa diventare, al confronto, il mercato della moda propriamente detta un chiostro di cultori delle lettere classiche. More aeterno, l'ingresso dei supporti tecnici nelle scuole ha sopravanzato nettamente l'ingresso delle competenze minime necessarie al loro effettivo impiego. Se è pressapoco esatto il conto secondo il quale lo scorso anno 2.500 insegnanti hanno partecipato a corsi di formazione di base nel campo dell'informatica, considerando che negli anni precedenti tali corsi erano piuttosto rari, si arriva alla rapida conclusione che nelle scuole italiane, nel 1984, vi era un numero di computer tre o quattro volte superiore a quello dei docenti in possesso di una preparazione specifica, per quanto limitata. Questo fenomeno è cronico: si era già visto con il «giornale in classe», con i famigerati «mezzi audiovisivi», con tutti i mezzi tecnici che da mezzo secolo in qua si cerca di introdurre nella scuola. Ciò non sembra impedire che ogni volta tutto si ripeta con la massima allegria, sull'onda di «entusiasmi» tanto travolgenti da consigliare (al di là del moralismo) una seria meditazione intorno alle cause del loro ripetersi. Beninteso, le «tecniche» citate e le didattiche basate su di esse avevano, e hanno, molto da offrire alla scuola. Ma il loro diffondersi epidemico, abbinato alle dure resistenze offerte dal mero conservatorismo e dalle ampie sacche di indifferenza, non ha mai consentito che mezzi, competenze, espeAmerica ~!~rch~C!~~rm!e Yuppi-do G li Yuppi-do (Young urban professional democratic oriented) stanno attraversando un difficile momento, circondati come sono da sette segrete, governi conservatori, signore di ferro e proprietari di auto Ferrari da almeno venti anni. I Loro colleghi Yuppies e basta hanno sì una immagine migliore; più curata la barba, più lucido il capello, più di cachmere l'abito; ma non se la passano molto meglio, circondati anche loro da Frigidaire, da minatori inglesi ed impiegati danesi. I loro paladini italiani: Tonino Carino e Luca di Montezemolo, e quelli degli Yuppi-do: Mixerabili e Jacques Lang, fingono indifferenza ma sono invece molto preoccupati. È sul terreno operativo di Tonino Carino, ormai entrato nella Leggenda televisiva ed esempio vivente di omogeneizzazione culturale, e del/'efficacia pedagogica del medium Tv - basta osservare i primi e gli ultimi suoi interventi al comando di Valenti per 90° minuto per averne efficace riscontro -, è sul terreno televisivo, dicevamo, che si va cercando una soluzione. Ci proverà la rete televisiva americana CBS. Gli Yuppies sono considerati infatti un fantastico target e La CBS ha approntato il pilot di un notiziario fatto esclusivamente per Loro. La CBS ha il primato d'ascolto per L'informazione televisiva negli States con il settimanale 60 Minutes che nella corrente stagione è al quarto posto della classifica generale dei programmi da prima serata. IL suo concorrente 20/20 della ABC è quarantasettesimo. Anche il telegiornale quotidiano della CBS è il più ascoltato fra i notiziari. Dopo venticinque settimane (24 settembre-Il marzo) ha un rating medio di 13, 7 contro l' Il, 4 del notiziario NBC e 1'11,3 di quello della ABC. ILpilot del nuovo settimanale d'informazione della CBS, che dovrebbe chiamarsi 57th street, presenta questi servizi: - il PCP, La «polvere degli angeli», sta surclassando Lamarijuana negli indici di gradimento delle droghe a Washington; - Bhagwan Shree Rajnesh ripreso nel villaggio in cui regna, nell'Oregon; - un ritratto dell'uomo che vive con il cuore dell'attore Hexum uccisosi per errore sul set di Cover Up qualche mese fa; - una inchiesta sulla Chlemydia, Lanuova malattia venerea che colpisce soprattutto Lesignore fra i venti e i trenta anni; - un ritratto dell'attore Chuck Norris; - un reportage su un gruppo di rock and roll. La CBS è stata di recente denunciata dal generale Westmoreland, uno degli eroi del Vietnam, che nei suoi dispacci dal fronte imbrogliava sulle cifre riguardanti i soldati avversari, inducendo in errore gli esperti del Pentagono e dei dipartimenti di Stato, almeno stando a quanto racconta il documentario The Uncounted Enemy: A Vietnam Decemption, mandato in onda nell'82. L'azione del generale con tre stelle è sponsorizzata dai settori più conservatori d'America che vedono nella CBS un nemico da abbattere e conquistare. La CBS è Larete televisiva più democratic oriented e sta subendo un pesa,:,,teattacc~n Borsa condotto dalla Fairness In Media, una associazione che raccoglie proprio i ricchi conservatori, che desiderano divenire i «boss di Dan Rather», il responsabile del settore News della CBS e conduttore di 60 Minutes. Dopo cinque mesi di udienza, il 15 marzo, WestmoreLand, il quale ha chiesto alla CBS un risarcimento di I ~O milioni di dollari, ha dichiarato: «Un tribunale non è il luogo adatto a dipanare questioni di carattere storico». Cambiando questo atteggiamento iniziale. La CBS è anche il primo dei network made in Usa, il più ascoltato. La sorpresa di questa stagione televisiva è stato il sorpasso della ABC da parte della NBC, tradizionale fanalino di coda della triplice. Il sorpasso è avvenuto nonostante che, per La prima volta nella storia dei due serials, Dynasty ha superato Dallas e si è collocato al primo posto assoluto della classifica programmi da prime time. IL sorpasso è avvenuto alla ventiduesima settimana e alla venticinquesima La situazione è di 25,3 contro 25,1. IL problema è stato che oltre a Dynasty LaABC ha soltanto un altro programma nei primi quindici e tre in tutto fra i primi venti. Della situazione di debolezza, psicologica soprattutto, ha profittato la Capitai Cities Communications di Thomas Murphy, che ha acquistato LaABC. Il giro d'affari della Cap Com è stato nell'84 di 939, 7 milioni di dollari; quello della ABC è stato di 3, 7 miliardi di dollari. È questa La cifra offerta dalla Cap e accettata dalla ABC per L'acquisto delle azioni. Vi sono due cose da sottolineare. La prima è ·che molte azioni erano in mano degli executives ABC, che il loro valore è molto aumentato con l'operazione, arricchendoli. La seconda è che il Presidente della ABC Leonar.d Goldenson ha 79 anni, Murphy ne ha 59, i due sono molto amici e il primo vede nel secondo il suo successore ideale. Ogni accordo che riguardi il settore dell'informazione è, negli Usa, vincolato alla approvazione della FCC (Federai Communications Commission) la quale deve verificare il non crearsi di situazioni monopoliste o di trust. In ogni caso La nuova società dovrà rispettare La norma che prevede nel 25% dei possessori di apparecchi televisivi l'audience massima raggiungibile da una emittente o da un network e anche Lanorma che proibisce ad uno stesso proprietario di avere più di una emittente tv per città o per bacino d'utenza. Vi saranno quindi una decina di emittenti poste in vendita, perché la Cap possedeva cinque emittenti tv che, sommate alle cinque della ABC, le fanno superare il tetto. Saranno vendute emittenti importanti a Detroit, o a DalLasF/ ort Worth o a Philadelphia, per rientrare nella Legge. La specialità della Cap, che possiede anche emittenti radio, giornali e reti cavo, sembra essere L'efficienza e i modi spartani. I suoi profitti hanno raggiunto nell'84 i 268,8 milioni di dollari, che confrontati con i 368,8 della ABC, tenuto conto del rispettivo volume d'affari, sono un indice della capacità di razionalizzazione della Cap Com. Questa razionalizzazione L'hafatta scontrare qualche volta con il sindacato dirigenti e Leha dato fama di conservative oriented. La Capitai Cities/ABC /ne., così si chiamerà Lanuova società se avrà L'approvazione della FCC, affronterà con una pianificazione ed un investimento multimediale la nuova era dell'informazione e questo soddisfa il vecchio Goldenson. Questa Nuova Era così chiacchierata contempla i satelliti come elemento diffusivo e Le reti cavo come momento distributivo dominante. La battaglia dei satelliti fra il consorzio Intelsat, che raggruppa 109 Paesi e LaFCC è ancora in corso. Quest'ultima è intenzionata a Liberalizzare il settore consentendo a privati di gestire reti satellitali internazionali. IL direttore del!'Intelsat, l'americano Richard R. Colino, sostiene che il sistema privato inficierebbe i principi di non discriminazione praticati da lntelsat. La FCC afferma che «La concorrenza nelle telecomunicazioni mondiali è inevitabile» e sta analizzando cinque richieste di imprese private. Fra queste una è della Pan Am Sat Corp, il cui Presidente ha ricordato che Lasua società vuole raggiungere e gestire Le comunicazioni con e fra 22 Paesi dell'America Latina attualmente non soci Intelsat. Colino ha risposto che se LaFCC approvasse i cinque progetti sarebbe responsabile «della più grave e colossale perdita economica e di prestigio e potere politico, da parte degli Stati Uniti» e ha riportato al simposio della Vela Le preoccupazioni e L'imbarazzo delle nazioni facenti parte del consorzio. AL simposio, svoltosi il 15 e 16 marzo, sono anche intervenuti alcuni europei. Tra questi il Presidente della inglese Sport Screen Ltd che trasmette via satellite sei ore al giorno programmi sportivi, il quale ha avvertito gli investitori pubblicitari che il mercato paneuropeo non è ancora una realtà, -ma tuttavia «è dietro l'angolo». IL rappresentante ha invece annunciato L'accordocon il Lussemburgo, che diventa così il dodicesimo Paese europeo servito da Sky Channel. In un altro contesto, tutto europeo, è stato invece annunciato che Lecinque reti televisive francofone d'Europa saranno ritrasmesse via cavo dal sistema della Thorn-Emi in Inghilterra. La Francia persegue La politica della reciprocità per le trasmissioni televisive e gli inglesi della Thorn-Emi sono interessati a trasmettere LaLoro Music Box sul mercato francese. La Rai -sta trasmettendo, via satellite-cavo, in Belgio, per il resto L'Italiasi gode il suo splendido isolamento globale dal resto del mondo che si prepara alla Nuova Era dell'informazione con investimenti e strategia nazionali, suscitando sconcerto tra Yuppies e Yuppi-do. CBS Brass Like What They See in Yup-To-The-Minute Newser; New Faces For Magazine Show in Variety 27 febbraio 1985 Intelsat Battle Proposal in Electronic Media 21 marzo 1985

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