Alfabeta - anno VII - n. 72 - maggio 1985

Autori vari Speciale: i remake in Segnocinema, n. 15 Vicenza, Cineforum di Vicenza, 1984, lire 5.000 Autori vari L'estetica del remake in Cinema & Cinema, n. 39 Venezia, Marsilio, 1984 lire 8.000 ' erza edizione di Limitrofie, una rassegna di prospezioni sul mondo della performance, ovvero di quelle produzioni d'autore di varia provenienza (pittura, musica, teatro, danza, poesia, architettura, ecc.) che si sostanziano in brevi eventi di rappresentazione. La performance è a volte frammento e sperimentazione di un'opera che prenderà corpo altrimenti, a volte forma privilegiata di operatività scelta da alcuni artisti, più spesso occasione autonoma e però tangente alla specialità del singolo autore. Perciò il titolo della manifestazione, Limitrofie, indica un terreno di passaggio e di scambio tra le arti, ma anche una frontiera mobile nel tempo, tra ciò che è noto e ciò che sta prendendo forma. Lo Studio Marconi, con le suè tre sale disposte su vari piani, è stato l'ambiente ideale per la manifestazione, anche se con un limite dovuto al successo. Centinaia di persone scorrevano per le scale e negli ambienti di rappresentazione, con l'effetto a volte di circondarè i performers con calore e attenzione, a volte invece di invadere e cancellare lo spazio stesso. Al piano terreno destinato al/e, installazioni, per esempio, poco si è percepito delle proposte di Nanda Viga (Golfo mistico) e dei Giovanotti Mondani Meccanici (En un claro del tiempo n. 2), mentre un gazebo con scimmietta dell'Atelier Alchimia (Tempi moderni) è stato quasi subito svuotato e messo da parte. Restano le dichiarazioni programmatiche: per la Viga si trattava di un ambiente in cerca della «fine della contraddizione tra reale e mentale», per i Giovanotti di «anamnesi dello spazio architettonico e scenico», per Alchimia la scimmietta rinchiusa poteva «esprimere un 'contenuto' e distruggere il progetto di dominio a cui era destinata». Ed eccoci al primo nodo di questa edizione di Limitrofie: lo spessore enfatico degli intenti che s'incarna in realizzazioni poco leggibili autonomamente, in oggetti simbolici introversi. In questo senso la performance rischia di diventare una manifestazione di falsa coscienza o più onestamente di restare testimonianza di crisi da parte di artisti che vedono la loro operatività 'principale' piuttosto relegata a funzioni decorative e d'élite, dove si invocano ma non si controllano le enormi potenzialità dell'flettronica, per esempio, nel suo rapporto con il 'grande pubblico'. Questo sdoppiamento, quest,a malinconia in fondo, potrebbero essere riproposti con maggiore interesse se esibiti e strutturati con ben altro dispiego Remakedimassa I mmaginiamo (come in un racconto o romanzo breve a metà tra Borges e l'ultimo Calvino) che un regista realizzi un numero indefinito di «prossimamente» da film che non esistono. Supponiamo che possano esistere ragioni plausibili per farlo (frustrazioni produttive, ad esempio) e che egli riesca a far mandare in onda questi «prossimamente» fittizi nelle rubriche televisive specializzate, Mario Sesti numerose nell'emittenza privata. Riteniamo sarebbe piuttosto difficile che qualcuno potesse distinguere i «prossimamente» veri da quelli falsi. La struttura del «prossimamente» o trailer (letteralmente: «trascinatore»), infatti, è tale da far supporre dietro o sullo sfondo di essa un sistema virtuale che è la story, il film, il genere. L'esistenza reale o meno di tale sistema non danneggia la struttura del «prossimamente» o la sua attendibilità. Nel ridondante flusso audiovisivo è altissima la probabilità che un certo numero di sequenze o inquadrature, con un margine apprezzabile di omogeneità, possiedano la plausibilità narrativa necessaria a costituire un trailer. Tale ipotesi mette in luce un fenomeno che ci sembra significativo dell'attuale percezione della Limitrofie di forze, con cinismo e ironia magari, senza in ogni caso nascondere le parole dietro alle cose e viceversa. «La sperimentazione è condizione stessa di vita per qualunque forma d'arte» sostiene F. Bolelli nella sua prefazione al programma e parla dell'orizzonte, dell'apertura e della temperatura della sperimentazione, invocando la necessità di «guardare all'impossibile», di «infrangere e superare» i limiti, di «necessità fisiologica di una temperatura forte». Anche in questo caso, enfasi e genericità tendono a creare un'atmosfera di consenso e magari una chiave di lettura impropria per un lavoro d'arte che è tutto da verificare e che, visto alla luce dei suoi stessi intenti, mostra vistosi limiti. Limitrofie ha istituito per que- :·-::::•:.•.. • .. :.,· .. ,.· ..... sta edizione un interessante rapporto con il Laboratorio di Drammaturgia della Scuola d'Arte Drammatica di Milano. Si è offerto il terreno della manifestazione come occasione di uscita pubblica a giovani autori e attori. Forse la possibilità li ha spiazzati, fatto sta che nella maggior parte dei casi abbiamo assistito a scenette o monologhi, a frammenti di teatro senza collocazione stilistica adeguata ali'occasione, incongrui dunque, e ingenui per dispersione d'energia. S'è visto però che ci sono molti giovani interessati alla drammaturgia e capaci di attrarre attori della stessa generazione su un terreno di ricerca che qualche risultato comincia pure a fornirlo. Si è Antonio Attisani segnalata soprattutto la coppia Edoardo Erba~Roberto Traverso con un tes_tointerpretato dal/'ormai noto e bravo C. Bisio; non a caso i tre hanno intrapreso una collaborazione con il regista A. Syxty per un prossimo spettacolo (con aggiunta di un'attrice). Ancora dal teatro proviene D. D'Ambrosi, che qui ha presentato un rapporto erotico con Graziella, la bicicletta. La danzatrice V. Magli ha eseguito Papier, azioni per carta e poesia. Danzare la poesia per la Magli non è tautologia sgambettante, ma gioco e relazione tra materiali e linguaggi diversi. A differenza di quella danza che prefigura una sorta di «supercorpo», la Magli eccita in se stessa e nello spettatore il senso dell'ironia, stemperando atmosfere amorose e di seduzione in tonalità maDopo il veglione, 1893 liziose e àvvolgendosi e impacciandosi in materiali cartacei, addirittura domopack. G. Spiller ha mostrato le sue eieganti sculture di ottone. Poi, seminudo e con una metallica testa da manichino dechirichiano, le ha mosse come sue protesi, per dire simbolicamente come «il maschio viene imprigionato nell'ingranaggio che svela le sue pulsioni verso la femmina». Il rispetto che incute il rigore formale di questa performance non cancella il sospetto di una sorta di estetismo algido, oltre che di una timidezza dello Spiller come suo stesso interprete. F. Lootah, artista araba residente in Italia, ha sospeso l'attenzione di tutti con Alathra, un rituale di accertamento della vergirzitàprematrimoniale che lei esegue su una giovinetta, dilatandolo a dimensioni di action painting. Anche il napoletano B. Desiato ha scherzato seriamente con le sue origini, con una Madonna che poi s'incarna in una modella e gli suggerisce i colori e i segni da tracciare su una tela. Desiato canta e suona la chitarra, improvvisando anche: vuol fare i conti senza angoscia con alcuni stereotipi 'sacri' della sua terra. Tre le performances a sfondo musicale, di D. Mosconi, W. Marchetti e F. Grillo. I primi due lavorano attorno a un'idea di musica che fa i conti col senso comune, della composizione ma soprattutto della fruizione musicale. Mosconi ha surriscaldato l'ambiente con. tante stufe elettriche, proponendo, flemmatico, voli di uccelli meccanici, flash di luce e di musica, mentre poco a poco gli spettatori scoprivano il pavimento popolato di uova e chicchi di granoturco. Marchetti ha coperto pazientemente di panna una coda di pianoforte e ha decorato il tutto con roselline di cialda; quindi il pubblico, seguendo l'esempio di bambini intelligenti, ha prodotto musica divorando l'opera. Raffinati scherzi, come si vede, destinati forse a spostare il fruitore da un atteggiamento di ascolto a un'osservazione attiva, a una vigilanza dei sensi. Diversa invece l'operazione di Grillo, il quale ha eseguito due pezzi mirabili di musica da vedere. Da vedere perché si trattava prima di un'esplorazione delle possibilità sonore del connarratività, in particolare rispetto al cinema e alla televisione. Non è forse casuale che la frequenza e l'estensione, non solo il numero, delle rubriche dei «prossimamente» siano enormemente aumentate con il crollo del monopolio dell'emittenza di Stato e la conseguente proliferazione della messa in onda privata. È come se il trailer rendesse particolarmente trasparenti i meccanismi che regolano la lettura trabbasso (un dolcissimo stupro tra due corpi consenzienti) e poi un pezzo che componeva le possibilità trovate. Un'esperienza straordinaria e che trova il suo senso solo nella partecipazione diretta, ma che si segnala soprattutto per la coniugazione di una maestria dello strumento, di una prof onda conoscenza musicale e al tempo stesso di uno slancio sperimentale tanto audace quanto sobriamente non esibito. In complesso dunque questa edizione di Limitrofie si è rivelata un'occasione straordinaria per verificare lo «stato della performance» in area norditaliana e, attraverso di esso, i motivi di ricerca e di inquietudine di molti artisti significativi. La riserva circa alcuni risultati e più in generale la contraddizione rilevata tra l'apparato retorico, di punta e trasgressivo, e un clima operativo che denota piuttosto un momento di passaggio con rischi di chiusure solipsistiche, non va certo proiettata sugli organizzatori, che hanno invece il merito di avere istituito un appuntamento imprescindibile per vedere cosa succede al confine delle arti e tra le arti. Out Off Limitrofie Milano, Studio Marconi 16-18marzo 1985 Artisti e interpreti: Electronic Gold & Nanda Vigo Golfo mistico Fernando Grillo Itesi (1972-78) Davide Mosconi Perturbazioni per forza Patrizia Balzanelli Falsi allarmi interprete Lella Costa Edoardo Erba, Roberto Traverso L'uomo rosso interprete Claudio Bisio Atelier Alchimia Tempi moderni Elena Cenzato Senza parole interpreti: Gianni Quilico, Fabio Mazzari, Marco Balbi, Maria E. D'Aquino Tiziana Panizza Glicemia interprete Silvia Cohen Valeria Magli Papier, azioni per carta e poesia Giorgio Spiller Alba! Che tramonto Dario D' Ambrosi Graziella Giovanotti Mondani Meccanici En un claro del tiempo n. 2 Marco Pernich La ragazza arancio interprete Giovanna Bozzolo Angelo Longoni KiUers interpreti: Luciano Mastellari, Antonio Rosti, Riccardo Magherini, Angelo Longoni Fatma Lootah Alathra Walter Marchetti Musica da camera n. 76 Beppe Desiato Samantha

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