Le immagini dell'ambiente II Tecnologi~,.n~9.p1unica Prosegue la serie di scritti sui temi dell'ambiente e dell'evoluzione, con la quale Alfabeta intende contribuire alla discussione in corso in varie discipline. Sono previsti articoli di fondo (nel numero scorso, Alfabeta n. 71, aprile 1985, sono intervenuti Eleonora Fiprani, Carlo Formenti e Umberto Curi), interventi di studiosi e una «antologia» di pagine scelte da vari redattori e collaboratori sulle nozioni fondamentali e recenti, con lo scopo semplice di farle circolare superando quanto è possibile la vecchia differenziazione delle «due culture» (la serie è stata avviata nel numero scorso da alcune pagine di Gregory Bateson, scelte da Francesco Leonetti). Dopo l'avvio dei nostri collaboratori nei primi numeri il dibattito sarà aperto agli interventi di scienziati e teorici. 11potere è un regime delle tecnologie comunicative, un regime/dispositivo dell'immaginazione. L'immaginazione è strutturata, regolata, limitata, potenziata, depotenziata dalle tecnologie comunicative. In un certo senso possiamo dire che ogni tecnologia costituisce una malattia epidemica della vita mentale e sociale dell'umanità. Ma non si può reagire a questa malattia con gli antibiotici. Occorre adottare una terapia omeopatica, introducendo Jei veleni che rendano la malattia amica dell'organismo e che permettano all'organismo di conoscere e assimilare la malattia fino al punto di fare della mutazione un arricchimento. Se esaminiamo il funzionamento del sistema comunicativo televisivo, possiamo dire che le modalità interattive, relazionali, e quindi gli effetti sociali che sono legati a questo strumento, hanno caratteri rigipi. Per Etienne Allemand la televisione è un panoptikon rovesciato. Mentre il.panoptikon è una macchina che - posta al centro di un sistema di celle separate - permette di guardare all'interno di ogni cella senza che l'osservatore possa a sua volta essere osservato, la televisione è una macchina che - posta al centro di un sistema di celle - accentra su di sé l'attenzione ininterrotta e passiva di tutti gli abitanti delle singole celle. L'effetto di perfetta visibilità/perfetta invisibilità si dà egualmente, e la televisione costituisce la condizione per costringere potenzialmente tutta l'umanità a compiere allo stesso tempo la stessa azione, a subire lo stesso stimolo e a reagire col medesimo comportamento. La tecnologia comunicativa televisiva costituisce una struttura che implica il suo uso sociale, essenzialmente rivolta a centralizzare intorno a sé l'attività percettiva, e implicitamente intesa a sottrarre agli esseri umani ogni intelligenza concreta, e a subordinare l'attività ;:::J intelligente alla mera ricezione di ;g un segnale sostanzialmente indif- -~ ferenziato, uguale, astratto. Ma r::::... d'altra parte questa tecnologia è ~ costituita; e non esiste nessuna ......, possibilità di 'spegnere' una tecno- -~ logia comunicativa, quando essa è ~ in funzione. E Dunque il problema di oggi non ~ è opporsi o ignorare l'instaurazios.: ne del sistema di produzione del- ~ l'immaginario a mezzo tv, ma met- i tere in questione il rapporto fra ~ uso sociale e struttura tecno-comunicativa della televisione. Ogni tecnologia porta in sé la storia sociale che ha portato alla sua produzione. Nella struttura della catena di montaggio è inscritta la storia delle lotte e delle sconfitte operaie, il dominio sul tempo e sui gesti degli uomini. Come pensare allora l'uso umano di una tecnologia strutturalmente disumana? Spostare l'attenzione: si tratta di vedere un altro livello, quello del funzionamento relazionale, del sistema di relazioni che una tecnologia comporta. Anche nel sistema della catena di montaggio è possibile la solidarietà: si può uscire in corteo dalle linee, e la fluidità del processo produttivo può tramutarsi in fluidità del processo di lotta. Il problema da porsi di fronte alla tv - al suo attuale modo di organizzazione, ma anche alla sua struttura tecnica, al rapporto implicito fra emittente e ricevente - è proprio questo: come può questa boliche create da un abitante del pianeta siano accessibili all'istante a tutti gli altri. Un mondo di infinite connessioni bidirezionali in cui l'informazione possa fluire da ogni punto a ogni punto in modo che le forme simboliche siano dotate di ubiquità fino a render presepte alla mente di ogni abitante il mondo immaginario e simbolico di ogni altro abitante. Diviene allora possibile la secessione e la costituziol'le autonoma di comunità videoelettroniche, di mondi sociali omogenei e indipendenti dal legame sociale universale perché indipendenti sul piano dello scambio comunicazionale. La militarizzazione del mondo è alla base della reimposizione del modello centrico sopra un sistema tecnologico che tende alla proliferazione acentrica. Il tecno-militare costituisce un sistema che infiltra e controlla tutti gli altri sistemi - la rete che interconnette e modella tutte le reti. 1900, le Halles di Baltard terminate struttura tecnica essere piegata a una funzione che modifichi e stravolga la struttura stessa? «Più che il medium in se stesso, è il contesto sociale e l'uso del medium che ne determina l'impatto sui modi di pensiero» scrive Patricia Marks Greenfield in Mind and Media. E allora il discorso si sposta dalla tecnologia ai produttori della merce che questa tecnologia rende possibile e fa circolare. Perché la tivù è diventata il modello generale del funzionamento sociale della teletrasmissione? Perché è un modello funzionale al dominio, all'omologazione, al flusso unidirezionale dell'informazione. Non vi è forse nelle tecnologie del nostro secolo un altro modello - quello telefonico - strutturato secondo un principio di bidirezionalità e di rizoma? Perché questo modello non assume la centralità paradigmatica della televisione? Nelle possibilità di concatenazione comunicativa che il complesso delle tecnologie telematiche instaura, si forma la pensabilità del rizoma come modello sociale e comunicazionale. A ogni sisterp.adi circolazione informativa corrisponde un modello del potere. Nella storia abbiamo sempre conosciuto dei sistemi in cui la comunicazione si concentra intorno a dei nodi, che funzionano come centri di potere sulle informa"zioni e sugli uomini. Le tecnologie postmeccaniche costituiscono le condizioni di pensabilità - e dunque di possibilità - di un mondo in cui le forme simP roprio quando si creano le condizioni per una fuoriuscita dal modello comunicativo omologante, proprio quando diviene possibile l'emancipazione delle comunità dal legame sociale, ecco che il militare ristabilisce il dominio sul tecnologico e .sul comunicazionale, imponendo la centralità e la performatività del suo modello di funzionamento. Scrive Sol Worth nel saggio Per una politica antropologica delle forme simboliche: «La manipolazione dell'ambiente simbolico da parte di gruppi militari di qualunque società diviene un aspetto cui si deve prestare attenzione sempre maggiore per lo studio della cultura. Proprio in questo momento le reti televisive più importanti degli Stati Uniti stanno distribuendo in tutti i paesi in via di sviluppo i mezzi e le possibilità per effettuare trasmissioni con l'invio e la formazione di tecnici· che predispongono e assicurano il funzionamento delle stazioni, in modo che anche queste nazioni siano in grado di incrementare in futuro una fame di prodotto tale da saturare l'atmosfera. Questa fame viene saziata e continuerà a esserlo dal prodotto americano». Come spiega J. Vallée, è in corso una lotta fra due alternative: «I computer-networks ci costringeranno nei prossimi anni a fare una scelta fra due tipi di società che io designo come società digitale e come alternativa-vigneto [ Grapevine Alternative, che può essere considerata un'espressione simile a quella di rizoma]. Nella società digitale quantità massicce di tecnologia computeristica sono usate per controllare la gente riducendola a statistica. Nella società digitale i computers sono oggetti repressivi e il loro uso per la comunicazione privata è scoraggiato. Nella Grapevine Alternative, al contrario, i computers sono usati dalla gente per costruire reti. Al di là del semplice uso di queste reti per l'informazione, la gente effettivamente le usa per comunicare. L'uso delle reti per comunicazioni di gruppo è una forma dinamica che è cominciata in oscure organizzazioni di ricerca dieci anni fa, e ora esplode pubblicamente» (Networks revolution, p. 5). La disponibilità di queste tecnologie crea la possibilità di reti comunicative (e comunitarie) in secessione, cioè predisposte per separarsi dalla comunicazione sociale dominante, centrica: «Nuove strane reti stanno crescendo con forza connesse dentro il sistema nervoso della vecchia cultura. Nuove forme di amore, di religiosità e di crimine prendono forma in una esplosione sociale che non ha precedenti. E tutto questo senza che nessuno lo registri. Partendo dal mio lavoro sui computers io concludo che !10nsiamo più in grado di controllare questa esplosiva tecnologia. Ma possiamo ancora sperare di influenzare la direzione generale dell'esplosione» (ivi). La proliferazione rizomatica costituisce la possibilità di forme di vita indipendenti, di forme comunitarie compiutamente autonome dal punto di vista della comunicazione, dell'informazione, della produzione. Ma questa possibilità non si realizza fintanto che il sistema capitalistico militare mantiene la sua dominazione sull'insieme delle reti sociali e comunicazionali: «come riconoscere la verità in una società invasa dalle macchine che dissolvono la realtà per digitalizzarla? Come potremo metterci in contatto l'uno con l'altro? Quando compri un persona! computer, quando connetti il tuo televisore a una rete, quando installi un terminale nel tuo ufficio, entri nella società digitale in cui vivono i programmatori. Gli stessi gadgets sono immateriali. È nel software - la logica programmata interna alla macchina - che si trova il controllo. È il software che dovrai padroneggiare» (ivi). 11problema della scelta fra due possibili funzionamenti, due possibili concatenazioni sociali delle tecnologie, è posto da coloro che producono, dagli operatori tecnico-scientifici. A lungo si è creduto che la liberazione dalla miseria e dalla sofferenza del lavoro dipendesse dagli sviluppi della ricerca tecnico-scientifica. Ma oggi ci rendiamo conto che vi è alla radice un problema di scelta, un'alternativa da sciogliere. Lo sviluppo tecnicoscientifico produce solo totalitarismo, angoscia, controllo, dipendenza, appiattimento, paralisi immaginativa, panico e depressione - nel contesto paradigmatico delineato dal capitalismo militarizzato. Il vero problema è quello di costruire le condizioni sociali, culturali, che rendano dispiegabile la potenzialità implicita nelle condizioni tecnologiche. Ma questo implica una lotta, una divaricazione, la rottura di un funzionamento e la· districazione di un altro funzionamento, di un'altra relazione fra esseri umani. Questo presuppone la liberazione delle comunità-networks dalla rete dominante della comunicazione indifferenziata, universale, imposta. Midnight irregulars: gli irregolari della mezzanotte, coloro che usano il sisterpa del computer network come possibilità di costruire una nuova forma di socialità autonoma. Networking communities secession: ecco il p~ogetto nel quale siamo oggi - alternativa al funzionamento centralizzato della telematica, di cui la macchina televisiva è lo strumento principale. Ma esiste un futuro per l'autonomia degli individui, dei gruppi, delle comunità? Esiste una possibilità di produzione indipendente? Siamo certi che questa è l'unica speranza, di fronte a un progredire del mondo che va verso la totale militarizzazione dei circuiti produttivi e informativi. È l'unica prospettiva che permetta di pensare, vivere, agire. Ma è una prospettiva possibile? È possibÙeuna produzione indipendente nell'arte, nel cinema, nel video, nell'informazione, nelle forme di vita, di consumo, di territorialità, di architettura? La premessa è: non esiste vita intelligente fuori dalla produzione indipendente. Ma ci chiediamo: esiste possibilità ai produzione indipendente? Secondo Nicholas Garnham, «i rischi di una produzione culturale possono essere affrontati solo con un livello alto di investimento in un programma compiuto di produzione. Il piccolo produttore in generale e nel tempo lungo non ha speranza» (in Screen, gennaio 1983). Ma le conclusioni di Garnham non sono convincenti, perché la sua analisi è statica, si limita a vedere quel che vi è oggi - non quello che può essere realizzato con la lotta, con la fuoriuscita dal modello presente. Quel che accade nell'ambito delle nuove tecnologie non può esser ridotto al funzionamento sociale che viene configurato dal predominio televisivo. Le tecnologie innovative si sviluppano a partire da una micros.perimentazione che viene dall'attività di produttori indipendenti. La microsperimentazione è stata però finora scollegata da formè di networking comunitario. La contraddizione fondamentale è costituita dalla molecolarità delle microsperimentazioni e dalla concentrazionè economico-finanziaria. Il networking comunitario è la premessa per dare autonomia ed efficacia alla microsperimentazione. Cfr. Jacques Vallée , Networks revolutioJ Confession of a computer scientist Berkeley, And/Or, 1983 Patricia Marks Greènfield Mind and Media Cambridge (Mass.) 1984 Nicholas Garnham «Public service versus the market» in Screen, gennaio 1983 M. Boochkine The Echology of Freedom Chechire Books, 1982
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