Alfabeta - anno VII - n. 72 - maggio 1985

Non parlerei di questo se non sospettassi che potrebbe anche essere qualcosa di più e di diverso da una semplice impressione. La lettura di chi traduce è, per forza di cose, una lettura «in tempo reale»; chi traduce non può prendere scorciatoie, non può sorvolare o immaginare il testo, non può sovrapporre la velocità del proprio pensiero al tempo della riscrittura (che possiamo fingere, sino a prova contraria, equivalente al tempo della scrittura originaria, del1' azione creativa). L'espressione «in tempo reale» appartiene, come è noto, al linguaggio cinematografico, e indica che la durata di una sequenza coincide esattamente con quella dell'azione rappresentata nella sequenza stessa. Ma «reale» è anche l'opposto di «astratto». E, in effetti, chi traduce non può né astrarsi dal testo, né farsene un'astrazione; deve tener conto - frase dopo frase, parola dopo parola - della sua materialità; deve affrontarla; deve, in un certo senso, perdersi in essa. Da quando ho iniziato, cinque o sei anni fa. questo lavoro di traduzione - e, si capisce, in modo sempre più evidente a mano a mano che il lavoro va avanti - ho contemporaneamente davanti a me, dunque, due immagini della Recherche. Una è l'immagine nitidissima, virtuale che il ricordo delle letture passate mi restituisce; l'altra è I' immagine reale, materiale, sfuocata per troppa vicinanza, che nasce dalla lettura-riscrittura. Riesco a unificare le due immagini solo con un sforzo della volontà; se rilasso lo_ sguardo, torno a vederne due. E mi viene fatto di chiedermi, ingenuamente o provocatoriamente, quale, fra le due,. • sia l'immagine più vera; a quale si debba o convenga credere: se a quella ferma, inattaccabile, formatasi nella memoria (formata dalla memoria) o a quella opaca, lacunosa, fessurata come un pezzo di corteccia o di muro, creata e toccata di continuo dalla lettura «in tempo reale».... So bene, naturalmente, che si tratta di un unico oggetto; che lo sdoppiamento d'immagine nasce da una diversa angolazione e da una diversa distanza; che, insomma, entrambe le immagini hanno la stessa legittimazione a essere considerate «vere». Eppure ... Eppure, non riesco a dimenticare, ad accantonare del tutto il dubbio, l'ipotesi che lo sdoppiamento nasca, in qualche modo, anche dall'interno del testo - dal senso, dalla struttura, dal «programma» della Recherche. Ha notato Gilles Deleuze che il lettore della Recherche è continuamente colpito dall'insistenza con la quale Proust presenta il narratore come «incapace di vivere, di osservare, di comprendere, di ricordarsi». Mi sembra di cogliere una singolare somiglianza fra questa cecità, sordità, incapacità intellettiva del narratore (un «enorme corpo senza organi», secondo la definizione di Deleuze) e la serie di impressioni che, un attimo fa, ho collegato ali'esperienza della lettura «in tempo reale». Come il protagonista del romanzo, anche il suo lettore-traduttore è come sovrastato da qualcosa di troppo 1·1cmo, incombente e ingOlJlbrante·- (l'esperienza nel primo caso, il testo come evento oggettuale nel secondo) per 11011 apparirgli opaco, lacunoso e incomprensibile. Come il protagonista è costretto a sospendere, a rimandare il senso di ciò che vive, così il traduttore (cioè il lettore «in tempo reale») ha, momento per momento, l'impressione di compiere un'operazione faticosamente e ciecamente materiale, non molto diversa da quella di chi ricopiasse un brano scritto in un alfabeto che ignora. Ma, per fortuna, né il narratore né il traduttore sono soli. Accanto al narratore-protagonista (chiamiamolo il narratore con la n minuscola) c'è il narratore-autore (chiamiamolo il Narratore con la N maiuscola) che, invece, lui, sa tutto, capisce tutto - o, perlomeno, sa tutto ciò che gli è stato possibile capire vivendo (avendo vissuto) ciò che sta narrando (si ricordi, su questo punto, Genette in Figures III). Analogamente, accanto al traduttore inchiodato alLouis Heuzé. Progetto di ferrovia trasversale rispetto alle Halles l'immagine reale del testo, invischiato, sprofondato nella sua materialità, c'è l'altra parte di lui che ha già letto tout le livre, che ne contempla la nitida immagine virtuale, che conosce insomma, nei limiti del possibile, il disegno e l'intenzione della struttura. Lo sdoppiamento dell'immagine corrisponde allora, è pur vero, a un doppio sguardo; ma anche a una duplicità sosta.nziale del testo. La Recherche è insomma, non metaforicamente ma praticamente, due romanzi: il romanzo che è stato scritto e il romanzo che si sta scrivendo, che si scrive incessantemente e senza fine; questo romanzo e il romanzo, al tempo stesso eternamente presente e eternamente futuro, di cui questo romanzo racconta la preistoria. Il Narratore con la N maiuscola e il narratore con la n minuscola sono rispettivamente, è chiaro, l'autore del primo e l'attore del secondo. La stessa relazione (o, meglio, una relazione parallela) esiste fra il possessore dell'immagine virtuale (cioè il Lettoreche, avendo letto tout le livre, può proiettarne l'immagine davanti a sé) e il lettore-scriba ··che non può né vuole evadere dalla felicità vagamente asmatica della lettura «in tempo reale». E in entrambi i casi, direi, la funzione di ciascuno dei due membri della coppia è tanto indispensabile quanto quella dell'altro. La grandezza della Recherche non può prescindere né dalla cecità. dall'ingenuità, dall'ebbrezza del narratore-protagonista (del protagonista che non sa, alla lettera, come Le cose andranno a finire), né dalla relativa onniscienza dell'autore; ovvero, in altri termini, non può prescindere né dalla separatezza dei due narratori, né dalla loro coincidenza grammaticale. E così, credo, il lavoro del traduttore non può fare a meno né della passione materiale dello scriba intento a ricopiare, con cieco istinto di fedeltà, segni e volute tanto più seducenti quanto più ambigui e indecifrabili, né della passiorze astratta del lettore che già possiede, per quanto è possibile possederle, le chiavi che disserrano il senso di quei segni, di quelle volute. Chiedo scusa per la lunga divagazione, che mi auguro sia solo apparentemente tale. In effetti, oltre a proporre un tentativo di compenetrazione fra una metafora del tradurre la Recherchc e una metafora della stessa Recherche, essa mi serviva a introdurre e, soprattutto, a mettere in prospettiva qualche r~flessione su alcuni specifici problemi della traduzione in generale, e della traduzione di Proust in particolare, quali mi si sono venuti delineando, del tutto empiricamente, in questi anni di lavoro. Il primo problema - anzi il problema dei problemi, quello che riassume tutti gli altri o da cui tutti gli altri si diramano - è, occorre dirlo?, quello della fedeltà. Ho parlato, prima, di «cieco istinto di fedeltà»; e vorrei chiarire che si trattava - anche se, forse, poteva non sembrarlo - di un'indicazione in positivo. Credo che non si possa essere buoni traduttori se non si possiede questo istinto e non si è in grado, a tempo debito, di lasciarsi possedere da esso. Lo scrittore che traduce deve sentirsi autore solo della propria subordinazione, del proprio annientamento; chi, in modo premeditato o colposo, appone il proprio marchio d'autore al testo della traduzione, tradisce, prima che l'autore tradotto, se stesso in quanto autore dell'unica opera creativa che, in quel momento e in quell'ambito, gli compete, cioè, appunto, L'opera (il testo) del proprio annientamento. Ma, detto questo, non abbiamo fatto molti passi avanti, perché «fedeltà» e «subordinazione» sono, in partenza, parole vuote, parole da riempire. Fedeltà a che cosa? Subordinazione a che cosa?( ... ) Nel suo cieco, lodevole, indispensabile istinto di fedeltà, il buon traduttore vorrebbe riprodurre tutto così com'è; ma una traduzione che riproduca tutto così com'è, che sia interamente «fedele», si può dare solo da una lingua a quella stessa lingua, ricopiando il testo sillaba per sillaba, come in un (brutto) racconto di Borges. No, la fedeltà - la fedeltà concreta, non puramente immaginaria - non può essere fl MONTEDISOPNROGETTCOULTURA ·ii LESCIENZE "FRONTIEREL'ASCIENZADAMISTEROALINGUAGGIO. Continua il Progetto Cultura Montedison, iniziato nel 1984per celebrare il centenario di fondazione della Edison, e affermatosi come uno dei momenti centrali del nuovo linguaggio d'impresa. Il Progetto Cultura si svolge come programma organico, collegato al patrimonio scientifico aziendale, ispirato dal-la ricerca, proiettato sull'informazione dei giovani, degli studenti, degli insegnanti, dei creatori di opinione, dei dirigenti della cosa pubblica. Presentiamo i temi principali del programma 1985pt:r la sezione '·Le Scienze", in corso di svolgimento c1 Milano presso il Palazzo cx Stelline. Le altre due sezioni del Progetto Cultura Montedison sono "La Scuola'' e "Le Arti'·. li programma Frontiere è pa1rocina10 dall'Accademia Nazionale dei Lincei. RICCARDO GIACCONI. HUBBLE SPACE TELESCOPE. Riccardo Giacconi è nato nel 1931 a Genova. Si è laureato in fisica a Milano con una tesi sulle particelle elementari. È all'American Science and Engineering dal 1959. Realizza il lancio del satellite UHURU, del satellite astronomico HEAO l (1977) e il progetto Einstein nel 1978. Oggi dirige lo Space Telescope Institute di Baltimora presso la John Hopkins University. Hubble Space Telescope. L'occhio nel cielo. È il più affascinante.-.: rivoluzionario strumento di osservazione ast onomica mai concepito. Verrà installato su un satellite artificiale extra-atmosferico orbitante intorno alla Terra. Aumenterà di un fattore 10 la nostra capacità di "vedere" 1 fenomeni celesti. BRUNO ROSSI. L'ENIGMA DEI RAGGI COSMICI. Nato a Venezia nel 1905, Bruno Ro·si i laurea presso !"Università di Bologna in fisica. tiene cattedra all'Università di Padova dal 1932 al 1938. Dal dopoguerra è profe sorc al MIT di Boston e consulente NASA. Dopo avere m egnato a Chicago, entra nel laboratorio di Los Alamos dove progetta e dirige un esperimento per la misura del tempo di reazione della prima bomba atomica. Da quando furono scoperti, nel 1912, i raggi cosmici costituiscono uno dei campi di ricerca più RICHARD GREGORY. IL PIANETA CERVELLO. Richard Gregory, dopo la laurea a Cambridge, vi resta come insegnante e vi promuove la costituzione di un laboratorio dedicato alla ricerca sulla percezione e i suoi diversi aspetti, particolarmente acustici e ' visivi. Oggi dirige, a Bristol, il Brain and Perception difficili e impegnativi per gli astrofisici. Qual è la loro origine? Quale la loro composizione chimica? Come si propagano nello spazio? Il tema è trattato da Bruno Rossi. Fin dagli anni Trenta il grande scienziato italiano si interessa alle ricerche sui raggi cosmici. A lui si deve la dimostrazione sperimentale dell'esistenza di un ·'vento di plasma" proveniente dal sole, e la promozione di un programma di ricerca nell'astronomia in raggi X. TOMASO.POGGIO. VERSO L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Come si ta lavorando, in-concreto, per riprodurre artificialmente le funzioni fondamentali del cervello umano? L'esperienza del Laboratorio dell'Intelligenza Artificiale del MIT nelle ricerche sulla visione. Relatore è Tomaso Poggio. Laureato in fisica teorica all'Università di Genova, si trasferisce al Max Planck Institut ftir Biologische Kibernetik di Tubinga. Oggi lavora al dipartimento di psicologia del Massachusetts Institute of Technology. Laboratory. I meccanismi della percezione sono alla base dell'attività cerebrale e la ricerca sul cervello dell'uomo apre nuove strade al tentativo di riprodurre artificialmente le sue funzioni. Cercando di riprodurre l'intelligenza in un modo artificiale, aumenteremo la nostra cono cenza del cervello umano? 11 tema è trattato da Richard Gregory. STEVEN ROSE. LA CHIMICA DELLA MEMORIA. Quali sono le ba-i biochimiche e neurofisiologiche dell'attività cerebrale? In che modo funzionano la memoria e l'apprendimento? Questo è il tema svolto eia Steven Rose. Nato a Londra nel 1938, Rose si è laureato in biochimica a Cambridge nel 1959. ·pecializzandosi successivamente in neurofisiologia. Studia in particolare le variazioni biochimiche che avvengono nel cervello in funzione delle modificazioni ambientali e dell'apprendimento. Dirige il Brain Research Group della Open University. fl monTEDISOn

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