erogatori di pubblicità,· semplicemente, scaricherebbero i costi sui prezzi dei beni pubblicizzati. In questo caso, dunque, la pubblicità funzionerebbe come uno strano meccanismo per «fiscalizzare» l'uso dell'automobile, rendendolo gratuito a carico degli altri consumi. Se così fosse, sarebbe quasi secondario sapere se un certo «veicolo» si finanzia (in tUtto o in parte) attraverso una tassa o attraverso la pubblicità: in questo senso, la pubblicità fa diventare «pubblico servizio» qualunque suo veicolo (automobile o giornale), poiché è il pubblico indistinto dei consumatori a pagare per essa. Se pure la pubblicità non avesse alcun costo per i consumatori (ipotesi che solleva interessanti paradossi economici), resterebbe vero che la pubblicità, per avere efficacia (in definitiva: per essere tale) deve assorbire una certa quota della pubblica attenzione, eventualmente misurabile con il tempo consumato, per esempio, nel vedere spots televisivi. Tutto sembra indicare che «nessun pasto è gratis», neppure quello informativo pagato dalla pubblicità. Da qualche parte, il pubblico paga, in moneta o in tempo. Nella sostanza, canone o pubblicità, il prodotto informativo dà luogo a uno scambio che coinvolge l'insieme dei consumatori. Non ci sembrerebbe riprovevole che tutti i media, di conseguenza, si sentissero «moralmente» (anche se non legalmente) tenuti a fornire al pubblico dati sulla propria offerta, meglio se rilevati da organismi indipendenti. Sarebbe del tutto strano e inutile che ogni media dichiarasse periodicamente il proprio contenuto percentuale di pubblicità, di informazione locale, di &port, di politica interna, di notizie economiche - per fare un esempio? Non potrebbe essere curioso e istruttivo, per un lettore o telespettatore, consultare una specie di prontuario (magari in videotex: le famose «nuove tecnologie»!) che gli dica quali notizie non ha saputo quella settimana leggendo il suo giornale, anziché un altro, vedendo il TG 1 anziché il TG 2 (domani, vedendo il TG-Berlusconi)? Viviamo, si ripete ovunque, nella società dell'informazione; ma più l'informazione si espande e si ramifica, più diventa un'incognita, un oggetto misterioso. Le etichette della margarina e del ragù in scatola recano sempre più precise indicazioni degli ingredienti, anche se meno precise di quelle che le organizazioni dei consumatori ritengono indispensabili, pur essendo il cittadino comune provvisto, in materia, di formidabili strumenti gustativo-olfattivi. In materia di informazione, non disponiamo comunemente di organi sensori altrettanto perfezionati; controllabili dichiarazioni di ingredienti potrebbero forse frenare il diffondersi di impreviste allergie, a cui i media dovrebbero porre rimedio - vi è più di un segno - con dosi-urto di barzellette, seni al vento, bingo e inserti «culturali». Vizi privati e pubbliche virtù dell'autoanalisi che la Rai ha, per legge, svolto negli ultimi anni dovrebbero essere valutati in questa cornice più generale. Un volume recentemente pubblicato dalla ERI sintetizza metodi e risultati delle ricerche promosse dalla Ve- <:::S .::; rifica Programmi Trasmessi per il ~ periodo 1977-1980 (La Rai sotto c::i.. analisi, a cura di Giorgio Grossi, ~ °' ERI, 1984, pp. 490, L. 40.000); in ...... ~ tutto, una trentina di ricerche, ·;:: prevalentemente condotte sui te- §s legiornali e sui programmi televisi- ~ vi, con alcuni tentativi di analisi estesa ai giornali radio ed ai quoti- ~ diani. Bisogna aggiungere che nel l periodo successivo è stato promos- ~ ·o un numero poco inferiore di ricerche, pubblicati nei quaderni a tiratura limitata della VPT. Probabilmente, si tratta del più ampio sforzo di ricerca applicata finora effettuato, in Italia, nel campo delle comunicazioni di massa. Quindi, il volume della ERI costituisce anche un panorama abbastanza completo delle procedure oggi in uso nella cosiddetta «analisi del contenuto»; esso «mostra il laboratorio e gli attrezzi della ricerca, addirittura il suo farsi in una fase di non ancora raggiunta stabilizzazione metodologica», scrivono in prefazione Pranco Rositi e Giorgio Grossi. Le complesse (ma interessanti) questioni 'definitorie' implicate dalla cornice politico-istituzionale dell'ambigua nozione di «verifica dei programmi» sono brevemente riassunte nella introduzione di Nicolò Li-pari e Roberto Zaccaria (per una trattazione più ampia, cfr. il quaderno n. 60 della VPT, firmato da Marino Livolsi, Achille Ardigò ed Enzo Cheli). Va detto che i destinatari istituzionali di queste ricerche - Consiglio di amministrazione della Rai e Commissione parlamentare - non si sono fatti commuovere troppo da tanto bendidio osservativo. «Si deve riconoscerlo - scrivono Rositi e Grossi -, la serie di ricerche che il settore Verifica Programmi Trasmessi è riuscito a realizzare in pochi anni è sproporzionatamente più grande rispetto alla discussione politica che ha suscitato e a cui avrebbe dovuto istituzionalmente servire. Eppure ogni rapporto di ricerca aveva le sue chiare, semplici e poche pagine di sintesi, come aggancio con interlocutori che, del tutto naturalmente e comprensibilmente, sono un po' distratti». Riteniamo che non si possa pretendere troppo dall'attenzione dei parlamentari, se i loro elettori non considerano le tavole statistiche della VPT altrettanto degne di esame e di discussione delle non meno complesse tabelle che, ogni lunedì, sintetizzano le risultanze del campionato di calcio, serie A, B, C 1, C 2 e C 3. Tempo fa, il cosiddetto «ingresso dei giornali nella scuola» aveva fatto sperare per qualche istante che l'analisi e la critica dell'universo informativo potessero divenire gradualmente uno sport 'popolare', certo non come il calcio, ma almeno come la pallavolo o il rugby. La moda furoreggiò per breve tempo, poi altri gadgets «da introdurre nella scuola» salirono alla ribalta. Essendo tra gli esperti cui la VPT ha affidato le proprie ricerche (ne abbiamo· riferito alcuni risultati in questa rubrica), crediamo di non essere fraintesi dicendo che fra le attività della Verifica Programmi Trasmessi apprezziamo particolarmente il lavoro di 'umile' rilevazione, condotto in proprio, senza ricorso ad esperti esterni. In particolare, la rilevazione standard di tutte le edizioni dei tre TG (dal 1978 in poi) ha prodotto una serie continua di dati omogenei (tipologia dei 'soggetti' delle notizie, caratteri tiche dei personaggi intervistati nei TG, con il rispettivo numero di presenze, ecc.). La lettura delle tavole statistiche che compongono il quaderno n. 56 della VPT, contenenti I' 'anagrafe' dei telegiornali del 1982 e del 1983, non è propriamente una lettura amena, ma nessuno legge le etichette del ragù o le avvertenze dei medicinali per passatempo. Qui ci avviciniamo a quei dati 'tecnici' standard che, nel nostro «mondo possibile», sarebbero indispensabili per orientarsi nel diuturno mutamento di forma e di prestazioni delle automobili. Solo disponendo di serie cumulative di dati, nell'arco di mesi o di anni, sarebbe possibile stabilire quale marca di automobili, in media, dia maggiori garanzie di affidabilità e risponda ai miei bisogni meglio delle altre. Si potrebbe aggiungere che, anche sul piano scientifico, è difficile dire qualcosa di sensato sulle comunicazioni di massa senza osservazioni continue, confrontabili e cumulative. Ma vi è poi una differenza tanto grande fra il punto di vista della 'scienza' e il punto di vista dell'utente comune? Qualcuno - per esempio Feyerabend - sostiene che non c'è. Cfr. periodici AA.VV. «The new corporate elite» in BusinessWeek 21 gennaio 1985, pp. 58-73 La lunga cover story del settimanale americano è così presentata: «L'uomo dell'organizzazione è morto. Egli prosperava quando prosperava l'America delle ciminiere. Quando le linee aeree, le banche e i telefoni erano fortemente 'regolati'. Quando i computer erano enormi e una mela era quaJcosa da mangiare. Oggi siamo in un'era di innovazione e di imprenditori (entrepreneurs) - in ogni cosa, dall'alta tecnologia ai servizi finanziari. Così è emersa una nuova elite economica. Chi sono?» In sostanza, si tratta di un dettagliato who's who, una guida alla nuova elite economica Usa, vista attraverso i suoi 50 personaggi più rappresentativi. Ma l'aspetto più interessante è un altro: la cover story di Business Week consacra la contrapposizione fra il burocrate-manager dell'azienda tradizionale e la nuova figura de!l'entrepreneur, dell'imprenditore-innovatore, che sempre più spesso è anche un imprenditore-scienziato. L'assunzione diretta del ri chio è il loro tratto distintivo. «Le grandi organizzazioni - governi, sindacati, oligopoli aziendali - che sommergono l'individuo sono il nemico». La loro ideologia è una mistura di egualitarismo e di meritocrazia, scrive Business Week. Norman Macrae «Into intrapreneurial Britain» in The Economist 16 febbraio 1985, pp. 19-26 «Venticinque suggerimenti per ristabilire velocemente la piena occupazione» proposti •da Norman Macrae, autore del famoso rapporto sulla «prossima rivoluzione imprenditoriale», pubblicato dal- !' Economist nel 1976. È la stessa fenomenologia considerata dal servizio di Business Week segnalato qui sopra, vista dall'altra sponda dell'Atlantico, in termini proiettivi, più che descrittivi. Lo strano aggettivo «intrapreneurial» che compare nel titolo è un termine coniato da Gifford Pinchot, ispirandosi alle idee di Norman Macrae. Secondo Pinchot, i ricercatori di una grande azienda dovrebbero disporre ciascuno di un «intra-capitale» (per es. 50.000 dollari ciascuno) da investire in ventures che essi ritengono destinate a funzionare; se l'iniziativa riesce, per esempio con un attivo di un milione di dollari, allora 100.000 dollari resteranno ai ricercatori e una parte dei 900.000 dollari incassati dall'azienda andrà ad aumentare l'«intra-capitale» disponibile per la prossima venture. Questa è anche una delle 25 proposte di Macrae, molte delle quali sono orientate ad estendere la «rivoluzione imprenditoriale» dal regno delle piccole imprese nascenti al regno burocratizzato delle grandi imprese e degli apparati statali. Non ci si lasci ingannare dallo stile fluido di Macrae (che è anche il vice-direttore dell' Economist), né dal gusto tipicamente inglese di esporre idee molto astratte attraverso esemplificazioni iperrealisti: che. Sotto la patina del giornalismo 'brillante', qui confluiscono le idee eterodosse di alcune delle ·menti economiche più lucide dell'Ovest e dell'Est (Macrae ha fatt0 conoscere in Occidente le idee dell'ungherese Tibor Liska). Un confronto utile: il saggio di James E. Meade, premio Nobel per l'economia, tradotto in italiano dalla Rivista Trimestrale («Un nuovo approccio keynesiano al pieno impiego», marzo 1985, n. 1, pp. 83103). Meade avanza la proposta delle «nazionalizzazioni capovolte» («socializzazione della proprietà con privatizzazione del management»), da attuarsi insieme a «misure atte a redistribuire la proprietà privata, così che la società divenga una democrazia di proprietari» (p. 95). Secondo Macrae, l'economia «post-manageriale» dovrà massimizzare il diffondersi di entrepreneurs e di intrapreneurs, minimizzando il ruolo operativo della proprietà e la presenza di burocrazie gerarchiche (sia nelle strutture private sia in quelle pubbliche). Per costituire una «rete di sicurezza» generale e per comprimere i costi delle nuove iniziative imprenditoriali, Macrae ripropone l'idea di una «imposta negativa sul reddito»: ogni cittadino in età lavorativa riceverebbe dallo Stato un minimo garantito; egli continuerà a percepire questo reddito anche se avrà un altro reddito da lavoro, semplicemente pagherà una tassa su di esso. Ciò - insieme alle altre 24 proposte - dovrebbe generare una quasi istantanea proliferazione di nuove imprese e di impieghi part-time a basso costo. (Per il libro di Gifford -Pinchot lntrapreneuring e per l'applicazione delle sue idee in alcune aziende americane, cfr. l'articolo dcll'Economist del 23 febbraio, «Corporate America invents the in-house entrapreneur»). Edizioni Theoria Collana "Riflessi" Francis Scott Fitzgerald Festa da ballo pagine 64 lire 4.000 In questo straordinario thriller Fitzgerald ricostruisce con implacabile geometria i fologrammi di un delitto passionale. Ernst Thcodor Amadeus Hoffmann L'automa pagine 80 lire 5.000 La musica e la macchina: la ptu arcana fra le creazioni umane in conflitto con il mostro meccanico in un racconto sulla segreta simmetria fra la lcienza e l'arte. Honoré de Balzac Gobseck pagine 140 lire 7.000 Il ricco usuraio, l'uomo che sembra fabbricato dall'in/erno: è Gobseck, una delle figure piu memorabili della Comédie humaine. Jorge Luis Borges Il libro degli esseri immaginari pagine 92 lire 5.000 Un affascinante viaggio nella fantasia. Se non li trovate in libreria incbllate il coupon su cartolina postale e spedite a Edizioni Theoria, via Domodossola II - 00183 R_oma. O Desidéro ricevere il vostro catalogo D Inviatemi post. lire volumi contrassegno (spese 1.500) seguenti Luciano Biscarini via Piermarini, 44 Foligno (Perugia) Fabbricante sedie, tavoli, scaffalature kit, lampade; materiale prevalentemente legno senza preclusione altri materiali. Piccola serie e/o pezzi unici.
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