(( Tutto comincia con nebulose, insiemi statici dai contorni incerti»: d'improvviso, la danza ondeggiante è ::-aoticadi un gruppo di fanciulle, uccelli marini dalla «bellezza fluida», cattura lo sguardo di uno spettatore solitario. Su questa immagine, quella della «piccola brigata» di Balbec che Proust descrive nel secondo volume della sua opera, Gilles Deleuze si è soffermato più volte per designare ciò che a suo avviso è il processo interno che caratterizza /'in• tera Recherche. Una nebulosa, appunto, che a poco a poco, grazie al lavoro attivo del protagoni• sta - lavoro di interpretazione, di spiegazione, individuazione e scelta - si differenzia. Dall'insieme collettivo e indistinto delle fanciulle in riva al mare, il protagonista proustiano riuscirà dapprima a scorgere le varie personalità, a individuarne i caratteri, fino al momento in cui tra i loro nomi eleggerà quello unico di A/berline, compagna e insieme prigioniera ribelle, che, a volte, dai muri cittadini della sua stanza parigina, gli evocherà ancora l'atmosfe· ra incantata e misteriosa del paesaggio marino di Balbec. Andamento narrativo del romanzo; processo di scrittura, si potrebbe aggiungere, costruzione stessa dell'opera. L'età dei nomi. Quaderni della «Recherche», raccolta di inediti proustiani curata e tradotta da Daniela De Agostini e Maurizio Ferraris, con Lacollaborazione di Bernard Brun (diretto• re dell'équipe che lavora sui manoscritti di Proust), ci fa vedere come questo processo interessa e caratterizza proprio il livello iniziale dell'opera, quello delle stesure primitive, delle 'brutte copie' di Proust, mettendo così in Luce un gioco· di rimandi e intrecci tra il piano del racconto e quello della scrittura. L'età dei nomi: l'infanzia nel romanzo, il tempo ormai lontano delle giornate estive di Combray, in cui l'immagine del mondo si costruiva rapidamente di fronte a Marce/ prima ancora di essere percepita nella realtà. Immagine del mondo che proprio il nome, in questa età sempre necessario, non si limitava a designare, ma creava, precisando così, nella traspo· sizione dal fonetico al reale, tutte le caratteristiche e le proprietà di ciò che, nella sua mancanza, satà elementare, allorché decide di misurarsi con gli altri nel confronto e nel dialogo. L'esperienza vissuta si struttura sulla parola. La stessa filosofia si definisce per sot· trazione: essa non è altro che un discorso privo di interlocutore. C'è in Rosenzweig (e questo andrebbe tenuto presente nella valu· tazione del ruolo che gioca nella sua filosofia l'ebraismo) una pro· fonda diffidenza per la scrittura, vista come ripiegamento solitario da parte di colui che aspira a sfuggire al morso del tempo. Rosenzweig distingue tre aspetti del linguaggio: racconto, dialogo e coro. Ovvero, rispettivamente, l'espe· <::s .5 rienza della Creazione, della Rive- ~ !azione e della Redenzione. Che Cl. ~ sono anche i tre aspetti del tempo °' (Lévinas fa notare a questo propo· ....... ~ sito la vicinanza con le «estasi tem- ·.:: porali>> di Heidegger): passato, §- presente e futuro. Mentre il pensiero filosofico raggelato nella scrittura, il pensie- ~ ro dell'essenza e della totalità, è l estraneo al tempo, il pensiero reli- ~ gioso (il nuovo pensiero) resti tu iLanebulosParoust rebbe stato catturato nelle maglie di una indistinta non-esistenza. Il nome, tratto emblematico dell'infanzia del protagonista proustiano, particolare modalità di conoscenza, è appunto il centro di questa ·raccolta. Centro non narrativo però: facendoli ruotare_.,attorno ai nuclei fondamentali del/' opera, i Luoghi e i personaggi, il libro conserva Lo stato di frammentarietà proprio di tutte Lefasi della scrittura di Proust precedenti lo stadio finale, quello dei dattiloscritti da consegnare all'editore. Si tratta quindi di uno scorcio sul- /' evolversi, sui cambiamenti e le sostituzioni di quei nomi che poi, almeno nella prima fase dell'ap• prentissage di Marce/, assumeranno tutti quel carattere di necessità e di causalità in seguito rivelatosi illusorio. Le due sezioni principali della sce l'uomo e il mondo alla realtà del divenire e della successione. L'altro, il tempo e il linguaggio, cioè le strutture del vissuto: ecco l'orizzonte di quella filosofia 'narrante' che viene elaborata nella Stella, mediante un «empirismo che non ha nulla di positivistico» (Lévinas). L'individuo si ritrova allora in relazione con una duplice esteriorità: con il prossimo e con Dio. Che si trova per così dire oggetti· vata nelle due figure della Redenzione che si profilano alla coscienza dell'uomo moderno, e che sono rappresentate da ebraismo e cristianesimo. Rosenzweig sviluppa la relazione tra le due confessioni (e questo è un ulteriore elemento di novità del libro) non già in termini di opposizione, quanto di complementarità. La funzione del cristianesimo consiste nell'accompagnare i po• poli e le nazioni alla Redenzione entro e attraverso la storia; l'e• braismo, viceversa, così come si manifesta nelle sue strutture rituali e nelle forme della sua esistenza Federica Sossi raccolta, «Nomi di luoghi» e «Nomi di personaggi», ci permettono così di vedere il primitivo deli• nearsi di ciò che, nel romanzo, diventeranno i punti chiave dei ricordi involontari di Marce/, l'orizzonte di Combray, con i suoi due mondi antitetici, Méséglise e Guermantes, gli incontri rivelato• ri dei campanili di Martinville, · l'universo della futura Balbec, insieme alle figure, maschili e femmini/i, dei personaggi che segneranno i diversi momenti della sua vita. La differenza tra nome e pa• raia, che nella Recherche corrisponderà all'incontro con Larealtà dell'esperienza vissuta e delle cose percepite, incontro con L'arbitrarietà del quotidiano - smentita dell'immaginario -, è il tema narrativo dei primi cahiers raccolti nella terza sezione, affiancati da alcuni frammenti sulla memoria collettiva, si trova già da sempre, simbolicamente e per anticipazione, nell'Eternità. Da questo punto di vista, l'ebraismo corrisponde alla posizione della soggettività rispetto all'ontologia; ciò che il soggetto è sul piano individuale, l'ebraismo lo è su quello collettivo. Si tratta di spogliare la filosofia della sua pretesa rivolta a porsi come totalità compresa (essa stessa) della storia, come filosofia della storia. In entrambi i casi si tratta di infrangere il sistema della totalità, dell'essere come della storia. L'ebraismo rappresenta una sorta di modello ideale (e reale insieme) della Redenzione, la prova (contro le filosofie della storia) che essa non solo è possibile sempre, ma che esiste concretamente un popo• lo che ne vive la realtà. Cristianesimo ed ebraismo: da una parte la via eterna, dall'altra la vita eterna. Tuttavia, nessuna delle due confessioni è in grado di abolire veramente il tempo. Esse rimangono (anche l'ebraismo) fenomeni storici dinanzi alla Verità assoluta. E qui passiamo all'ultima parte involontaria. L'ultima sezione, infine, presenta in originale i testi delle sezioni precedenti. « Inediti della 'Recherche' », dunque. Oltre alle tremila· pagine di un'opera monumentale, Proust ha infatti lasciato una quantità enor• me di appunti, schizzi, frammenti, compresi nei 62 cahiers conservati alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Ma quale può essere il risultato di una Lettura organizzata - «indiscr~zione postuma» come già Proust la definiva nella sua corrispondenza manifestando CO· sì i suoi timori ed esprimendo, al contempo, una sorta di intimazione - di queste 'brutte copie' di cui possediamo e conosciamo i testi definitivi, o per Lo meno Le 'belle copie' licenziate alle stampe dal Lorostesso autore? «Come enciclopedia e come ragnatela - osserva Maurizio Ferraris -, la Recherche forma con i suoi Cahiers un sistema instabile, in cui non si riesce a fissare un contesto certo per gli inediti, e che sospende e Lasciaaperto L'interrogativo su come e quanti sarebbero stati gli ultimi volumi della Recherche se Proust non fosse morto nel '22» (p. XXXI). Nella sua introduzione al libro, Ferraris cerca di chiarire, relativizzando Lo stesso concetto di «in.edito», appunto gli insegnamenti che ci possono essere forniti dai «quaderni» proustiani. Non un amore filologico per un «primo Proust», e nemmeno un semplice sguardo, pur sempre in.discreto, sul suo modo di com.porre da cui poi far derivare supposizioni e congetture su com.e Lavorare. La frammentarietà dei brouillons, Lacircolarità e la ripetizione di una scrittura ancora imprecisa quanto allo stile, il ritornare proustiano, stratificato e quasi ossessivo, su alcuni nodi affettivi principali, quella nebulosa tematica che poi si differenzierà nel passaggio al testo definitivo, sono tutti aspetti della genesi che ci pennet• tono di intravedere, e forse di sviluppare, l'ipotesi de~'essenziale incompiutezza di un'opera compiuta. Un'incompiutezza interna, quindi, perché, per quanto gli ultimi volumi siano stati pubblicati postumi, Alla ricerca del tempo perduto è un romanzo finito. Relativizzazione del concetto di inedito significa dunque relativizzazione del concetto di opera. IL compito futuro di scrivere un'ape· della Stella, quella in cui con maggiore intensità si avvertono risonanze schellinghiane e cabbalistiche. Rosenzweig propone una teoria 'messianica' della conoscenza (al termine dell'opera, dunque, e non all'inizio come nei sistemi dell'idealismo) che è, in effetti, teoria della visione interiore, della contemplazione. La Verità divina si presentifica nel volto dell'altro, la cui struttura raffigura simbolicamente la stella di Davide e i suoi due triangoli. È nel volto dell'altro che si rivela il senso ultimo dell'essere (Mosès). Questa è l'ossatura che regge La Stella della redenzione, che necessariamente sacrifica non poco della straordinaria ricchezza dei temi che in essa vengono affronta• ti. Basti soltanto pensare all'analisi del Sé tragico, che ha profondamente influenzato il Benjamin dell'Origine del dramma barocco tedesco; o alla critica della totalità, nella quale Lévinas ha ripetu· tamente affermato di aver reperito uno dei nuclei ispiratori essenziali della sua riflessione. i-a, di cui parla il Tempo ritrovato, non è soltanto un'invenzione Lette· raria dall'effetto retorico, ma il presente stesso del lavoro di Proust, una pratica di scrittura, stratificata, che incessantemente ritorna su se stessa, e che in questo stesso ritorno si proietta su di un piano di· trascendenza che, come interminabilità di un compito a venire, annulla e cancella La traccia di ciò che è già stato scritto. Come è noto, in Italia, attorno alla figura e ali'opera di Proust si stanno susseguendo in questi ultimi tempi numerose iniziative editoriali e culturali. Non solo l'impresa che si è assunto Giovanni Raboni (per l'edizione Mondadori diretta da Luciano De Maria) di ritradurre per intero La Recherche corredandola, con la collaborazione di Alberto Beretta An· guissola e Daria Galateria, di ricchi apparati critici; ma anche, per esempio, la pubblicazione einaudiana a cura di Mariolina Bon• giovanni Bertini degli Scritti mondani e letterari e Le recentissime traduzioni del fondamentale saggio di Ernst Robert Curtius (Marce! Proust, a cura di Lea Ritter Santini, IL Mulino) e, presso IL Saggiatore, della informatissima monografia di Jean-Yves 1àdié (curatore del!'edizione critica della Recherche presso La Pléiade); fino al Convegno internazionale che si è appena svolto a Co/orno (Parma) e a cui hanno partecipato i maggiori studiosi viventi di Proust. Gli inediti raccolti in L'età dei nomi si inseriscono in questa onda di rinascent.e interesse per Proust, che non sembra destinata a esaurirsi tanto in fretta. Ma non è certo il contributo meno prezioso: attravuso questi inediti, infat• ti, si intravede un percorso sotter• raneo, un accesso meno diretto ma non meno fondamentale per La conoscenza e La valutazione critica di Proust. Marcel Proust L'età dei nomi. Quaderni della «Recherche» a cura di Daniela De Agostini e Maurizio Ferraris coli. di Bernard Brun intr. di Maurizio Ferraris Milano, Mondadori, 1985 pp. 365, lire 18.000 La Stella è stata definita molto efficacemente da Mosès - il suo libro è tra l'altro pressoché indispensabile per districar i nell'ope• ra, eccezionalmente difficile e complessa, benché rigorosissima, di Rosenzweig - come «un sistema generale del sapere umano, una enciclopedia nel senso in cui Hegel intendeva il termine» (p. 20). Si tratta di un esito paradossale, in certa misura, che - almeno in parte - restituisce Rosenzweig a quella stessa tradizione da cui voleva tirarsi fuori - e che anzi aspirava a superare. Forse l'unica possibile forma di 'fedeltà' al sistema della Stella sta nel portare sino alle ultime conseguenze le sue premesse di anti-sistema, resistendo alla forza centripeta assicurata dall'architettura dell'opera per accelerare viceversa le sue spinte centrifughe. Ad esempio, come ci suggerisce Mosès, il sospetto per la storia; la critica dell'ontologia tradizionale; il carattere spontaneamente religioso della. sua vi ione del mondo ...
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