Le immagini dell'ambiente I Tempoe ifttversibilità e ome è noto, nella scienza classica l'accento era posto principalmente su princìpi indipendenti dal tempo: una volta stabilite le condizioni iniziali, era possibile formulare leggi capaci di prevedere il futuro e di determinare il passato; più esattamente, soprattutto nell'ambito dei fenomeni studiati dalla dinamica, il tempo era ridotto a un parametro geometrico che consentiva di seguire il dispiegarsi della successione degli stati. Il mondo appariva perciò come un tutto ordinato, governato da leggi eterne e immutabili, nel quale gli unici eventi che potevano accadere erano quelli da sempre deducibili dallo stato istantaneo del sistema. Come ha osservato Ilya Prigogine, la descrizione della natura secondo il modello del sistema dinamico conduceva in un certo senso ad una tautologia, poiché il presente contiene contemporaneamente il passato e il futuro: ordine matematico, reversibilità dei fenomeni, determinismo, semplicità, immutabilità, erano le caratteristiche principali di una scienza che, allo scopo di ricondurre il diverso e il mutevole all'identico e al permanente, aveva dovuto eliminare il tempo. Questa concezione dell'impresa scientifica muta profondamente nel corso degli ultimi centocinquanta anni, a partire dai primi studi di Fourier sulla propagazione del calore, vale a dire su un fenomeno inconcepibile per la dinamica classica, quale è appunto un processo irreversibile. Gli sviluppi successivi della termodinamica, la scoperta dell'entropia, come grandezza che può crescere soltanto in seguito a processi irreversibili, i nuovi confini raggiunti dall'analisi scientifica del dominio microscopico e nell'ambito della cosmologia, hanno radicalmente modificato l'immagine 'classica' del mondo fisico, imponendo una drastica revisione di alcuni concetti fondamentali, primo fra tutti quello di tempo. Si può forse affermare che l'esplorazione dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande, i progressi compiuti nel campo della fisica delle microparticelle e dell'astrofisica, hanno portato a un nuovo modo di intendere il tempo, più ancora che a una nuova visione dello spazio. Come ha sottolineato, ad esempio, Jacques Merleau-Ponty, la posizione del problema della struttura dell'universo ha trasformato il senso della questione cosmogonica, poiché non si tratta più del divenire delle cose nello spazio (come si riteneva nelle antiche cosmogonie), ma piuttosto del divenire dello spazio e dell'essere stesso del tempo, essendo il 'contenuto' del tempo inseparabile dal tempo in quanto tale.· Analogamente, l'introduzione di un tempo 'locale' associato a ogni osservatore - secondo quanto stabilisce la teoria della relatività speciale - induce ad assumere, in termini più generali, che il tempo non è più un semplice parametro geometrico del moto, ma misura evoluzioni interne a un mondo in non equilibrio. In questo modo, il tempo è penetrato all'interno dei due livelli da cui era stato tradizionalmente escluso, in favore di una legge eterna, e cioè nel livello microscopico fondamentale e nel livello cosmico globale; non soltanto la vita, dunque, ma anche l'insieme dell'universo possiede una storia, scandita da un processo evolutivo irreversibile e da mutamenti che infrangono ogni visione continuista e deterministica, facendo emergere, quali caratteristiche principali della nuova concezione della natura, instabilità, non linearità, fluttuazioni, indeterminismo. Il nucleo principale di questa decisiva trasformazione concettuale nell'ambito della scienza contemporanea, rispetto alla interpretazione 'intemporale' della fisica classica, è la nozione di tempo; ancora con Prigogine si può affermare che «oggi la fisica non nega più il tempo, né la sua direzione. Essa riconosce il tempo irreversibile delle evoluzioni verso l'equilibrio, il tempo ritmico delle strutture, il tempo biforcante delle evoluzioni per instabilità e amplificazioni di fluttuazioni e perfino il tempo che manifesta l'instabilità dinamica a livello microscopico. Ogni essere complesso è costituito da una pluralità di tempi, ognuno dei quali è legato agli altri con articolazioni sottili e multiple». Ma la scoperta della molteplicità del tempo, e della sua insopprimibilità nella descrizione scientifica del mondo, si accompagna anche alla constatazione della 'direzione' verso cui esso è orientato, e dunque della sua intrinseca e ineliminabile 'caducità'; se l'universo non è governato dall'immutabilità di leggi eterne, ma possiede una 'storia', se l'irreversibilità è un connotato di numerosi eventi trattabili scientificamente, allora il discorso 'antico' sulle età del mondo, sùlla sua infanzia come sulla sua 'vecchiaia', può essere ripensato oggi in una luce diversa, non più soltanto come balbettio mitico di un logos ancora lontano dalla dispiegata chiarezza della razionalità, ma come intuizione profondamente anticipatrice. La 'freccia del tempo' di cui parla la termodinamica dei processi irreversibili, il riconosc\~ento del carattere qualitativo, plurale, differenziato, con cui il tempo compare nell'indagine scientifica odierna, ripropongono dunque, anche se in termini nuovi, l'importanza di una riflessione sulla nascita e sulla morte, intese come categorie riguardanti non già isolati cicli biologici o sociali, ma l'insieme dell'universo, la sua storia e il suo stesso destino, tanto in senso scientifico. quanto dal punto di vista filosofico. 11 pensiero greco conosce due modi distinti per definire il tempo: da un lato esso è qualificato come aiòn, il «sempre-essente», la «durata» senza limiti, che non ha né principio né fine e che se ne sta, perciò, perennemente nell '«ora», privo di passato e di futuro; dall'altro lato esso è chronos, grandezza misurabile, forma temporale del divenire e del perire, che trasforma continuamente il futuro in passato. Entrambi questi termini, allusivi a due modalità nettamente diverse, in una certa misura contrapposte, di intendere il tempo, compaiono nei primissimi documenti della speculazione arcaica, a conferma dell'intrinsecità con cui il problema del tempo inerisce, fin dalle origini, all'interrogazione razionale della natura. La grandiosa vicenda cosmica descritta da Anassimandro nelle prime parole a noi pervenute della filosofia occidentale trova, infatti, nel tempo-chronos il suo baricentro teoretico: la nascita e la morte degli enti, il ciclico compimento di una giustizia universale che reintegra l'unità originaria dissipata dalla molteplicità del divenire, avviene, infatti, «secondo l'ordine del tempo». Come lo stratega dispone le sue schiere per una battaglia dall'esito incerto e imprevedibile, allo stesso modo il tempo-chronos regola, mediante la tais, l'alterno andamento della vicenda cosmica, l'irreversibile processualità del divenire. La connessione fra 'tempo' e 'ordine' si ripresenta, ma con termini e in un contesto profondamente diversi, in un celebre, e per lo più frainteso, frammento di Eraclito. Qui il tempo è aiòn, ed è un fanciullo che si comporta come tale (pais paizon), e dunque gioca disponendo le pedine sulla scacchiera (pesseuon); I' 'ordine' che guida le ue mosse non ha nulla in comune con la successione regolare degli avvenimenti scandita dal tempo-chronos, ma possiede, al contrario, la reversibilità indifferente al tempo che è propria di ogni gioco. Perciò, il tempo-aiòn è, conclude Eraclito, «il regno di un fanciullo». Questa scissione fra tempo eonico e tempo cronico, tra la durata «sempre-essente» dell'essere e l'irreversibilità del divenire, è riconfermata nel mito cosmologico descritto nel Timeo platonico, dove aiòn è la forma del tempo riferita all'essere, che si rivela perciò come essere eterno, 'duraturo', e chronos è il tempo attribuito al divenire, come questo creato e destinato dunque anch'esso a morire. D'altra parte, in Platone chronos non è solo distinto da aiòn, ma ne rappresenta una 'imitazione' imperfetta, tanto quanto il divenire regolato dal tempo cronico è mimesis dell'essere che se ne sta immobile nella durata eonica. Di conseguenza, alla scienza, come cono cenza di ciò che è, appartiene non il tempo-chronos, ma solo il tempo-aiòn: con Parmenide, Platone ripete dunque che non è possibile conoscere m termini scientifici il mondo della generazione e della corruzione, ma solo il mondo eterno delle forme immutabili. Il riferimento al problema del tempo si ripresenta proprio nel cuore dei libri dedicati da Aristot le all'indagine della fisica; scomparso ogni accenno al tempo come aiòn, il tempo è qui trattato in relazione al mutamento, e sopragg1Ùnge solo come chronos. Ma il uperamento dell'aporia segnalata da Platone con la contrapposizione tra'il dominio intemporale delle forme, oggetto della scienza, e il regno del divenire cronico, di cui non è possibile scienza, è ottenuto da Aristotele mediante un 'assunzione eonica del chronos, vale a dire attribuendo al tempo che misura lo svolgimento del divenire i medesimi caratteri che Parmenide e Platone assegnano all'eternità dell'essere. Chronos è, infatti, per Aristotele, a-rythmos, «numero del mutamento secondo il prima e il poi>,; il divenire diventa, con ciò, oggetto di scienza, perdendo, tuttavia, il proprio rythmos, la scansione irreversibile degli eventi, la processualità qualitativamente diversa dell'accadere. Come numero-arythmos del mutamento, il tempo si costituisce inevitabilmente come parametro geometrico del moto, come misura di un mutamento privo ormai di ogni effettivo dinamismo, perché trasformato nella fissità immutabile di eventi spazialmente contigui e intrinsecamente equivalenti. Se la rappresentazione numerico-quantitativa del tempo consente, da un lato, la formulazione di leggi scientifiche perenni, dall'altro lato essa conduce ad ignorare gli aspetti qualitativi dei fenomeni, l'irreversibilità dei processi naturali, la realtà stessa del divenire come dinamica incessante di generazione e corruzione. Questo modo di intendere la scienza, come ricerca di una verità eterna nascosta dietro la mutevolezza dei fenomeni, fondata su una visione «senza ritmo» del tempo, resterà dominante per molti secoli, fino a che termodinamica e microfisica, cosmologia e sociologia, non imporranno una concezione nuova della scienza, fortemente ancorata al riconoscimento del carattere qualitativo e plurale del tempo. Ma la riabilitazione - verificatasi con la cienza contemporanea - della dimensione 'cronica' del tempo, della sua funzione tattico-ordinatrice, della irriducibile tassonomia che esso impone ai sistemi complessi, fisici e sociali, finisce per ripresentare lo scenario descritto nel frammento di Anassimandro, riguardante l'inevitabile deperimento e poi la morte di tali sistemi e, con e si, del chronos che ne è lo stratega ordinatore. Il ritorno della scienza ad una visione del tempo come processo irreversibile e orientato, come successione di fasi non equivalenti, provvista di un rythmos non riducibile a mera scansione quantitativa, ripropone infatti, anche se in termini differenti, gli interrogativi antichi sul destino dell'uomo e del cosmo. Indubbiamente, la 'nuova alleanza' stipulata fra scienza e filosofia, nella comune assunzione di una nozione 'cronica' di tempo, è in grado di superare la 'schizofrenia' di una scienza che - da Aristotele a Newton - aveva espulso il tempo della descrizione scientifica del mondo; d'altra parte, questa alleanza trasferisce sul piano scientifico, e perciò ulteriormente consolida, la consapevolezza filosofica della irreparabile senescenza degli enti individuali, degli insiemi biologici e sociali e dell'universo nel suo complesso. Se il tempo-aiòn di cui ci parla Eraclito, può essere convenientemente rappresentato come un fanciullo che gioca, il tempo-chronos, a cui sembra approdare il pensiero filosofico e scientifico contemporaneo, richiama piuttosto la figura di un vecchio morente. 'O N <::s .s ~ C),, Il testo di questo intervento è stato ~ letto dal!'autore come relazione °' ....... introduttiva al Convengo interna- ~ zionale «Il tempo morente». tenu- "- tosi a Venezia dal 14 al I6 dicem- ~ bre 1984, organizzato dall'Istituto ;:::: Gramsci, in collaborazione con la s::: Freie Universitiit di Berlino, il ~ Max Plank Jnstitut di Gottingen e l il Goethe lnstitut. ~
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==