con prec1s1one i bordi dello spa- . fondare sulle nuove immagini delzio» ma vuole avventurarsi sul ter- la scienza una visione del mondo reno dell'irreversibilità e della pan-ecologista, destinata a rivolumultidimensionalit~ temporali: zionare tutti gli aspetti della cultu- «Gli oggetti sono fiamme gelate ra e della vita sociali. Secondo Cada tempi differenti. J1 mio corpo è pra, la scienza è nuovamente in una fiamma un po' più lenta di grado di informare il politico, di quella cortina cremisi che consu- fargli imboccare la sua stessa direma i ceppi. Altre cose sono ancora più lente, pietre, altre più fulminee, soli. Mille tempi fanno battere i loro bordi» (p.70). Ma questi oggetti complessi, strutture spaziotemporali che tracciano una danza stocastica sullo sfondo di un ambiente altrettanto complesso, sono oggetti sui generis; si sottraggono alla rappresentazione 'oggettiva' da parte di un soggetto. Se vuole parlarne, il discorso scientifico deve rinnegare la differenza metafisica soggetto-oggetto, deve assumere il proprio linguaggio come con-sonanza, vibrazione sincrona alle vibrazioni di cui parla:« ... non vedo più la differenza tra l'attività di invenzione e l'esistenza stessa. L'invenzione in quanto tale, miracolo raro e improbabile, esula dal soggetto conoscente, teorico e pratico. L'imprevedibile ha luogo, si fa, si forma, è l'isola a cui io, isola, sono attaccato, dove parlo la mia lingua rara, dove informo col mio lavoro inatteso forme già strane. L'invenzione assorbe il soggetto come gli oggetti, il linguaggio come il mondo» (p.191). Paradossalmente, è proprio «sporcandosi le mani» col reale, è riaccostandosi all'esistenza, che la scienza può veramente abbandonare il campo di battaglia. Non potendo più rappresentare il mondo in termini di leggi globali e di opposizione soggetto-oggetto, relazioni alle quali subentra una rete complessa di interazioni stocastiche, l'immagine della scienza esce dallo specchio della politica, non offre più un modello idealizzato al dominio. La domanda su 'chi' domina la rete è senza risposta: «La risposta alla domanda chi? nomina qualcuno che si presenta come dominatore delle leggi globali e che noi ci rappresentiamo conie tale. Ora, questa comprensione, questa competenza, o questa possibilità chiara e distinta di una pratica del globale, non hanno mai luogo. Le ideologie, le filosofie della storia, le teorie dello Stato, le morali universali, sono tutte scritte nello spazio della rappresentazione, in cui dal locale al globale le sequenze sono razionali e dominabili. Ora, questo non è vero. Si tratta solo di teatro. Un teatro che cerca spettatori abbastanza poco accorti per crederlo» (p. 96). zione evolutiva: da un paradigma meccanicista, atomista e individualista a una visione olista e organicista della natura e della società. I n un libro apparso lo scorso settembre in edizione .italiana· (Il punto di svolta, Milano, Feltrinelli, 1984), Capra svolge un lavoro di demolizione ,dell'immagine tradizionale del sapere scientifico, a partire dal più classico dei suoi oggetti, vale a dire dall'esistenza di una qualche unità fondamentale della materia: «Al livello subatomico gli oggetti materiali solidi della fisica classica si dissolvono in modelli di probabilità simili a onde. Questi modelli, per di più, non rappresentano probabilità di cose, ma piuttosto probabilità di interconnessioni ... le particel- '- le subatomiche non hanno alcun significato conw entità isolate, ma possono essere intese solo come interconnesion1, o correlazioni, ...la ' eserv1 composta da una moltitudine di oggetti», ma una totalità dinamic;a, indivisibile, «le cui parti sono sostanzialmente interconnesse e _possono essere intese solo come strutture di un processo cosmico». Dal punto di vista della quantistica non sono più le proprietà e il comI ;I I portamento delle parti a determinare quelli del tutto, ma è il tutto a determinare il comportamento delle parti; l'intero edificio del moderno sapere scientifico, fondato sul principio 'riduzionista' della fisica classica, dev'essere rimesso in discussione. Entrano così nel mirino di Capra, gli uni dopo gli alrri, i modelli • 'meccanicisti' applicati alla biomedicina, alla psicologia, all'economia politica. Per riformularne in positivo lo statuto, il fisico americano cerca un punto di vista omologo a quello della sua disciplina che, nello stesso tempo, tenga conto della specificità della materia vivente. Lo trova nella teoria dei sistemi: così come la meccanica quantistica dissolve la nozione di un'entità fisica indipendente, allo stesso modo la visione sistemica rende problematica la nozione di organismo indipendente in biologia (di un attore indipendente in sociologia, di una mente indiviCome Serres ben sa, essendo un seguace ·dichiarato delle teorie antropologiche di Girarci, questa impossibilità _ çlj,ri-legittimare il dominio comporta a sua volta un prezzo pesante: «lasciando in eredità al potere il suo universale la scienza ha reso la violenza assoluta>>. Infatti, nulla impedisce che ciò che non offre più legittimazione possa ancora servire come arma (e quale arma!); ma, soprattutto, una violenza che non è più ritualizzabile come sacro - nemmeno dalla religione laica di un sapere scientifico che si presume universale - non sparisce, si inflaziona (sulle tesi di Girard, cfr. il mio «La guerra e il sa_çro», in Alfabeta n. 60, maggio 1984). In questo numero <ri Il pacifismo di Serres è segnato ~ da un'opzione 'pessimista' nei i::s .s confronti del politico; si trincera ~ nel campo di un sapere proiettato Ci.. alla ricerca del passaggio Nord- ~ o. Ovest, oltre l'opposizione delle ~ 'due culture', per gettare la sia pur ·.::- fragile testa di ponte di una visio- §- ne del mondo che si propone di ;::::, accerchiare la macchina del potei.:: re. ~ Rifiutando questa scelta di 'se- l cessione', il fisico Fritjof Capra ~ tenta assai più ambiziosamente di Sistema moda: Guido Pellegrini, Franco Moschino Beralto: intervista a Antonio Piccinardi New York, cuore di insalata• Insalata di primavera Serpenti alimentari• Parma food valley Ortaggi in scena Inedicola il IOaprile ·fra vari processi di osservazione e misurazione» (pp. 68-69). Dalla dissoluzione della materia ad opera dei concetti della nuova fisica emerge un'immagine dell'universo di cui i lettori del primo libro di Capra tradotto in italiano (Il Tao della fisica, Milano, Adelphi, 1982) già conoscono il fascino: «C'è un moto ma non ci sono, in definitiva, oggetti che si muovono, c'è attività ma non ci sono attori; non ci sono danzatori, c'è solo la danza» (p.79). L'universo non è una «macchina duale in psicologia, ecc.). Le identità atomistiche vengono soppiantate da identità sistemiche; così, nel campo della teoria dell'evoluzione, è ormai divenuto chiaro che l'unità di sopravvivenza non è la specie, la sottospecie o «qualche altra parte elementare del mondo biologico», bensì «l'organismo nel-suo-ambiente»; così, seguendo l'insegnamento della cibernetica di Gregory Bateson (cfr. Verso un'ecologia della mente, Milano, Adèlphi, 1976 e Mente e natura, Milano, Adelphi, 1984), Capra afferma che: «la mente è immanente non solo al corpo ma anche alle vie e ai messaggi fuori del corpo. .Ci sono manifestazioni più ampie della mente di cui la nostra mente singola è solo un sottosistema» (p. 242). Oggetti materiali, organismi v.i- / . . I / venti, soggetti sociali presentano confini sempre meno netti; assie- {lle ai loro contorni è la stessa no- . zione moderna di identità individuale a vacillare. È proprio l'oggetto-fiamma evocato da Serres. Tuttavia, a partire da questa convergenza, i due discorsi cominciano a misurare la distanza fra la vecchia Europa e la giovane America. Sofisticato e disincantato, il pacifismo di Serres ripropone l'antica saggezza stoico-epicurea: il saggio si ritrae dal fragore delle arini e dallo strepito del foro, ma non si illude che le sue parole possano fermare una violenza che si radica nei fondamenti religiosi della cultura umana. Resta solo la speranza di una nuova religione (cfr. Miche! Serres, Che cos'è la religione, in Alfabeta n. 65, ottobre 1984). Non meno sofisticato, ma contagiato dall'ingenuo entusiasmo di una cultura senza storia, l'ecologismo di Capra ritiene di aver già appreso i dogmi di questa ·nuova religione: essi sono inscritti nella inequivocabile convergenza fra le nozioni della nuova fisica e quelle elaborate dal misticismo orientale, in particolare dal taoismo cinese. La polemica contro Il dualismo, contro la tradizione dialettica della metafisica occidentale., comune a Serres e a Capra, si accompagna nel secondo all'adoziom: del gioco fra yin e yang, i due poli complementari dell'antica filosofia cinese. Come le particelle subatomiche non sono corpuscoli od onde, ma godono delle proprierà dell'una e dell"altra natura, ,così yin e yang rappresentano due modi di essere del mondo che non si escludono vicendevolmente, ma si scambiano l'uno nell'altro in un'eterna oscillazione: quando uno dei due poli raggiunge la massima tensione energetica, si prepara la sua conversione nell'altro. Recita la sentenza associata all'esagramma 24 dell'l King, riprodotto sulla copertina del libro cli Capra: «... C'è movimento, ma non è determinato per violenza ... li movimento è naturale, sorge spontaneamente. Perciò la trasformazione di ciò che è invecchiato diventa facile. li vecchio viene rifiutato e ad esso subentra il nuovo. Entrambe le misure sono in accordo col tempo; p rciò non ne risulta alcun danno». Senza violenza rivoluzionaria, senza sforzo, secondo il principio Wu wei («agisci non agendo»), nasce la cultura olistica, sistemica ed ecologica, estendendo la sua influenza anche sul sistema politico. Lo Stato moderno è divenuto un ingombrante anacronismo, troppo grande e troppo piccolo ad un tempo; troppo grande perché agisce su una scala che non gli permette di comprendere la comples- .sità di soggetti sempre più complessi e articolati sul piano geografico, etnico, sessuale, religioso, generazionale, ecc.; troppo piccolo perché pretende di governare conflitti economici e militari che si svolgono su scala planetaria, mettendo in forse la nostra sopravvivenza come specie. Dalle ceneri del Leviatano nasceranno istituzioni politiche capaci di rinunciare al delirio di una crescita incontrollata e di un dominio mondiale, e di ridefinire le proprie competenze rispetto a una società complessa, decentrata, polimorfa. Questa fiducia utopistica ci è meno congeniale del distacco critico di Serres: tuttavia, come già è avvenuto per altre - meno accattivanti - versioni del 'sogno americano', costringe la cultura europea di sinistra a interrogarsi su alcuni nodi di fondo. Non è sul terreno - apparentemente ovvio - della teoria dello sviluppo delle forze produttive e della giustificazione storica della violenza rivoluzionaria che avviene l'impatto più interessante fra cultura ecologica e marxismo (su questo piano, infatti, la revisione autocritica è già avanzata in larghi settori della sinistra occidentale). La contraddizione è più acuta, e feconda, attorno ai temi dell'opposizione olismo-individualismo e della funzione dello Stato nel processo di trasformazione sociale. Come è stato messo in luce recentemente su queste stesse pagine (cfr. Roberto Esposito e Carlo Formenti, individualità e moderno, I e II, Alfabeta n. 66, novembre 1984), il pensiero politico progressista sembra essersi rassegnato a considerare l'esistenza di un sistema economico fondato sulla logica individualista del mercato come un male necessario, di cui si possono limitare le conseguenze, ma che non è possibile eliminare senza minare le basi stesse della democrazia, mentre ogni alternativa olistica sul piano economico e politico evoca i fantasmi gerarchici e totalitari degli antichi imperi asiatici e delle moderne dittature. Ora il movimeoto ecologico ripropone l'utopia di una società in cui la prevalenza del tutto sulle parti non si identifichi con l'apologo di Menenio Agrippa, con la giustificazione organicista del dominio gerarchico; fondando questa possibiltà sull'analogia fra la nuova visione scientifica del mondo e il modello libertario ed egualitario cliorganizzazione sociale e politica di alcune culture pretecnologiche (cfr. Murray Bookchin, L'ecologia della libertà, Milano, Edizioni Antistato, 1984). Questa provocazione a tornare a riflettere da un nuovo punto di vista sulla prospettiva di una società «senza Stato», non può che rivitalizzare il pensiero marxista e post-marxista, il quale, per difendersi dalle accuse dei teorici del liberalismo (di voler cioè liquidare, assieme al capitalismo, la democrazia e la libertà politiche), ha finito per separare la_critica del sistema economico da quella del sistema politico, rendendo. meno penetrante la sua analisi delle nuove forme di dominio, generate dallo Stato tardomoclerno. Michel Serres Passaggio a Nord-Ovest Parma, Pratiche Editrice, 1985 pp. 234, lire 14.000 Fritjof Capra li punto di svolta Milano, Feltrinelli, 1984 pp. 382, lire 38.000
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