siom improprie o prive di senso; un paesaggio urbano monotono, ripetitivo, del tutto privo di «personalità»; un'organizzazione della vita associata ispirata a norme inensate o arbitrarie; una dilagante omologazione dei comportamenti, dei gusti, delle scelte, rigidamente controllate dall'imperversare del mezzo televisivo. Oltre che sul piano letterario, la «trovata» di capovolgere il tradizionale rapporto fra europeo e americano, facendo d1 quest'ultimo l' «oggetto» e non il ·oggetto di un'indagine antropologica cd etnologica, è indubbiamente assai felice anche dal punto di vista cli una possibile - anche se solo ac • cennata - interpretazione politica. Watzlawick non lo dice esplicitamente, ma un paese come questa merica, ancora così semibarbara e primitiva, così galatticamente distante dalla cultura e dalla civiltà europea, sarà «arretrata» anche per ciò che riguarda le forme e lt1 qualità della vita politica Il gusto• so apologo «de America» culminerebbe così, con una conclusione ,<impegnata», dalla quale in verità si astiene un'analisi che resta fino alla fine sul piano del bozzetto divertente, ma privo di profondità. Paul Watzlawick America. istruzioni per l'uso Milano, Feltrinelli, 1985 pp. 112, lire 10.000 Corridoi Lea Vergine Con un colpo di fioretto, Nives Ciardi va a piazzarsi tra i pochissimi che sono, insieme, esperti e dilettanti. / corridoi della mente, uscito per le edizioni Unicopli di Milano, guadagna all'autrice un po. to nel mondo dei fuorilegge della critica dell'architettura. Le sue scorrerie, da Tommaso d' Aquino alla Dickinson, per cli eutere di Gropius, Speer e Po t-modern, sono fuori e distanti dalle normali procedure. I ponti gettati tra progettazione complessiva dell'ambiente, storia del pensiero e divenire del linguaggio poetico sono un ingegnoso artifizio per far rimbalzare vecchie monete com Musi I e Heidegger, Ca netti e Barthes, Marlowe e Holderlin. Certo il lettore deve essere versato; e versatile l'architetto che s'inoltrerà nei «corridoi». Poeti, filosofi, artisti non sono accostati, in tal eccelso «bestiario», per scoprirne o proporne affinità: il discorso privilegia inediti e singolari attraversamenti quali occasioni per riflettere, e non per cavarne fuori quérelles disciplinari. E i cor .. ridoi sono anche ambulacri, gallerie, anditi, dedali, meandri, spira-- li, attraverso i quali Nives Ciardi si muove spedita nell'acutezza delle annotazioni, nell'estrosità dei rimandi e col gusto della lavorazione nella scrittura. Le obiezioni che fa, le connessioni di causa ed effetto, mostrano che maneggia bene quella che Kant chiamava l'arte del sistema, intendendo per sistema l'unità di conoscenze molteplici raccolte sotto un'unica idea. Cerebrale? Forse. Ce ne fossero a trattare delle problematiche dell'architettura e del design secondo un deliberato piano intellettuale, in luogo di sfilacciati e tolti spontanei mi! Nives Ciardi non adopera le parole come se fossero stringhe cta ·carpe - rara avis! - e riesce, anche per questo, a darci un prodot · to agli antipodi di quelli che ci vengono scodellati ogni giorno da tante bertucce della convergenza o dell'mchitettura-connection. Se è vero. inoltre, che l'architettura è tra le arti, quella più nutrita di idee, sarà per que to che la Ciardi se ne è occupata così bene sulle pagine della vecchia rivista Modo fino a qualche anno fa, e continua a farlo dove può. Nives Ciardi l corridoi della mente Milano, Unicopli, 1984 pp. 70, lire 7.000 Ontologia ermeneutica Alberto Giovanni Biuso Chi ha seguito gli studi da Vattimo via via dedicati a Nietzsche - da Ipotesi su Nietzsche del '67 a Al di là del soggetto de11'81 - può facilmente constatare come questo volume ne rappresenti un esito importante e assai fecondo. Qui, infatti, lo studioso riassume e rinnova, con la sua consueta esemplare chiarezza, il senso di una interpretazione attenta soprattutto al valore propriamente teoretico dell'opera nietzscheana -· in ciò seguendo alcune indicazioni heideggeriane, ma anche oltrepassandole in senso sp·ecificamente ermeneutico. Infatti, Vattimo inizia il suo studio sottolineando l'unità sostanziale che il pensare di Nietzsche attua fra la dimensione ontologico-metafisica e quella morale-culturale, per cui diventano complementari ~ non oppositive le letture di Heidegger e Dilthey (pp. 6; 66). In omma, «l'orizzonte di questa lettura di Nietzsche è quello della 'ontologia ermeneutica'», che considera Nietzsche un momento assai rilevante di quel filone di pensiero che da Schleiermacher perviene fino a Heidegger e all'ermeneutica post-heideggeriana, in particolare Gadamer (p. 7). In tale prospetti va le fasi su cui storiograficamente viene scandito il pensiero nietzscheano acquistano un senso molto preciso e coerente. Tn un primo tempo, Nietzsch co truisce - sulle basi della mctafi ica chopc11haueriana - una filosofia del tragico nettamente contrapposta alle parzialità classicistiche e storicistiche, con molte illusioni sulla possibilità del ritorno wagneriano alla tragedia. A partire da Umano, troppo umano cadono gli ultimi miraggi sostanzialmente neo-romantici e inizia una decostruzione della metafisica basata anche sulle scienze. Tuttavia, «Nietzsche non si aspetta dalla scienza una immagine del mondo più vera, ma piuttosto un modello di pensiero non fanatico, attento alle procedure, sobrio( ... ) il modello di ciò che egli chiamerà anche lo 'spirito'» (p. 43). Il senso di questa che sarà la «filosofia del mattino» è l' «approvazione incondizionata della vita» (p. 67). Tale benedizione dell'esistenza si arricchisce e complica nella «filosofia di Zarathustra». Essa sembra sostanzialmente soccombere di fronte a una non risolta tensione tr'a l'elemento soggettivo della decisione, dell'/ch will, dell'iiberrnensch, e l'elemento dissolutivo del soggetto, rappresentato dal riconoscimento radicale dell'eterno ntorno, non sottoposto e non sottoponibile ad alcun dominio e controllo individuale (pp. 76; 94). fnfine, la filosofia dei frammenti postumi - liberata eia ogni strumentalizzazione politica e impressionismo psicologico - rivela il significato propriamente ermeneutico dell'intera filosofia nietzscheana. ui, la vera essenza della volont_'. cli potenza è i terpretativa: <da lot a delle opposte volontà di potenza nzitutto, è otta di interpretazioni (.... Ciò corrisponde al dive1 ire favola del mondo vero: non c è altro che il mondo apparente, e questo è prodotto delle interpretazioni che ciascun centro di forza elabora» (pp. 96-7). Se anche di questa filosofia i può dire • «è c;olo un 'interpretazione», Nietz che risponde· «Ebbene, tanto meglio», finché, in definitiva, «lo stesso soggetto che interpreta è preso nel gioco dell'interpretazione, esso stesso solo una 'posizione' prospettica di una volontà di potenza» (p. 97). A questo punto, gli unici criteri che possono discriminare le diverse interpretazioni sono di natura fisiologica: forza e debolezza, salute e malattia. La volontà di potenza diviene, così, arte e solo arte, «perché l'arte può, anche ·e non deve, necessariamente, darsi in forma non malata» (p. 106), e «l'essere è riportato a puro accadimento interpretativo» (p. 113). li ritorno dell'estetico e dello storico («l'ossessione cli una 'efficacia storica' del suo pensiero» (p. 72), conducono l'uomo-Nietzsche al collasso nervoso ma fanno del pensiero-Nietzsche, in qualche modo, «un destino» Questa filosofia del c;ospetto, della genealogia e del pro pettivismo costituisce, infatti, il fondamento più profondo su cui edificano molte fra le più feconde forme artistiche e teoretiche del Novecento. Di tale centralif il volume di Vattimo mostra con molta efficacia le basi e gli sviluppi fino al presente. Gianni Vattimo Introduzione a Nietzsche Bari-Roma, Laterza, l985 pp. 190, lire l0.000 La parola accanto Federica Sossi Il libro di Wanda Tommasi Maurice Blanchot: La puro/a errante è il primo saggio complessivo -ull'opera di Blanchot che e ce in Italia - proprio nel momento in cui l'attualità delle riflessioni teorico-letterarie di questo autore viene avvertita e riproposta da più parti (un esempio: l'annunciato fascicolo speciale della rivista Nuova Corrente). Il libro della Tornmasi non è tuttavia un'introduzione ma una lettura orientata, al cui centro viene posto il rapporto tra Blanchot e la filosofia di Hegel. Rap-- porto di oscillazione: tra un Hegel, quello del pensiero francese degli anni Trenta e Quaranta, che avrebbe saputo riconoscere ·1 rischio dell'azione devastatrice del negativo, e, invece, «il grande impostore» che ricopre l'elemento della negatività con i veli della mediazione. L'ipotesi della Tommasi è che anche questo secondo polo, quello della «rivolta contro Hegel», delinei lo spazio cli«una peri-, colosa e insieme necessaria pro simità con il percorso dialettico». L'immagine del disastro (centrale già nel titolo di u11recente lavoro di Blanchot, L'écrilure tlu désastre) deve essere precisata anche nel suo significato letterale, come dis-astro, separazione, uscita dall'astro. Rottura. come ricorda la Tommasi, con ogni forma di totalità. Ma, già in é, tale parola di rottura comprende anche ciò rispetto a cui si rompe. ciò cta cui ci si allontana, alludendo così, in,·ieme, al venir dopo di tale allontanamento e all'impossibilità del uo completo e definitivo realizzarsi. La parola dialettica, parola di· unità e totalità, non può essere definitivamente superata dall'altra parola, perché nel suo processo di Cfr. ~i~ totalizzazione spo ta continuamente i confini di ciò che così comprende. L'altra parola, quella della separazione e clell'eccedenza, si profila allora come parola/accanto, doppia, insieme dialettica e non-dialettica Ed anche, in quanto situata ai limiti della dialettica, come parola non immediata, parola che iene dopo il compimento della circolarità e dell'assimilazione. Non una negazione as-- soluta, quindi, e non solo perché il negativo sarebbe ancora troppo interno alla logica del positivo, ma perché siam di fronte a una parola estenuata, .·finita. Parola passiva, non identifica bi• le. Né l'uno né l'altro: il neutr blanchotiano las erebbe dunqu .• intravedere il luogo di uno spos-- sessamento totale la cui impensabilità ci riconduce proprio, come suggerisce la bella introduzione di -Giorgio Franck, nel nostr luogo più vicino, quello del «s1» quotidiano in cui la prosaicita della chiacchiera è «il segno del l 'infan • zia della parola ( ... ) un indeciso, vago mormorio, un'incapacità di parlare». Wanda Tommasi Maurice Blanchot: La parola errante introd. di Giorgio Franck Verona, Bertani, 1984 pp. 200, lire l4.000 L'arma e l'occhio Roberto Cagliero La ricerca cli Virilio. rivolta a un'analisi del sociale come trasparenza assoluta, pone tra le basi di questa condizione contemporanea la fine, o comunque una trasformazione radicale, dei modelli di conoscenza del moderno: tra questi la guerra occupa una posizione di rilievo. Infatti, con la fine della politica si esaurisce anche il concetto di guerra come suo proseguimento. L'analisi di Virilio ha un taglio storico, nel senso che parte dalla prima guerra mondiale (e quindi da un periodo cli poco successivo alla nascita del cinema) per giungere al presente, delineando quella che è una progressiva sparizione del campo di battaglia, del contatto fisico col nemico; si tratta di un movimento che coincide con l'omologazione dell'arma a strumento visivo. La rjcognizione aerea è il primo passo di questa trasformazione. Con essa inizia il trionfo del «fuori campo», di una regia lontana e se-- parata dall'oggetto che si esprime nell'uso cli apparecchiature fotografiche e cinematografiche, collegate alle mitragliatrici degli aerei. A queste tecniche di informazione i affianca una nuova predominanza della luce: necessità di esporre l'oggetto per rappresentarlo, necessità di illuminare il cielo (da terra) per consentire alla contraerea di abbattere i nemici. (Anche la Twentieth Century Fax utilizza quest'immagine nel marchio, solcato dai fasci di luce mobile della contraerea). In una ase più recente il sociale bellico subisce una ulteriore dematerializzazione: all'abitacolo dell'aereo, da cui l'osservazione avviene in modo diretto, subentra lo schermo, il radar che descrive to-- pologicamcnte il nemico senza rappresentarlo. Con la fine della seconda guerra mondiale, dopo le Storia e lavoro storico tre volumi per la scuola media La storia dal XIII secolo a oggi un volume per gli istituti professionali GALANTEGARRONE novità La nostra Repubblica piccolo manuale del cittadino per le secondarie superiori BAIRATI, FINOCCHI arte in Italia nuovaedizione lineamenti di storia e materiali di studio tre volumi per le secondarie superiori GIANNANTONI nuovaedizione La ricerca filosofica: storia e testi tre volumi per le secondarie superiori CESERANI, DE FEDERICIS li materiale e l'immaginario storia letteraria / testi / critica IO volumi per le secondarie superiori SABATINI Lingua e linguaggi • educazione linguistica e italiano nella scuola media La comunicazione e gli usi della lingua pratica, analisi e storia della lingua italiana per le secondarie superiori CIVILE, FLORIANI, FORTI, RICCI Leggere e scrivere antologia italiana per i bienni GIANOTTI, PENNACINI Società e comunicazione letteraria in Roma antica storia e testi tre volumi per le secondarie superiori ■ LOESCHER ■ - scuolaINTERSEZIONI Pier Cesare Bori Gianni Sofri Gandhi e Tolstoj Dalla corrispondenza tra il giovane Gandhi e il Tolstoj degli ultimi anni, la testimonianza di uno stesso impegno per il pacifismo e la nonviolenza Georg Simmel Il volto e Il ritratto· L'evoluzione del ritratto, il panorama, la cornice, Michelangelo, Rembrandt, Rodin: i saggi ritrovati del Simmel storico dell'arte Ernst Robert Curtius Marcel Proust Il saggio che nel 1925 consacrò la «Recherehe» tra i capolavori della letteratura mondiale Hans Blumenberg Naufragio con spettatore Paradigma di una metafora dell'esistenza Da Lucrezio a Nietzsche, le metamorfosi di una metafora :n cui si specchia il rapporto dell'uomo con il mondo, il suo dolce o disperato smarrirsi nel mare dell'essere il Mulino
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