O\ <"'I <::I I:! -~ t::l.. ~ O\ -.. C) ~ <::I t: ~ I:! s ~ -e ~ Antonio Vignali La Cazzaria Ed. critica di Pasquale Stoppelli Introduzione di Nino Borsellino Roma, Ed. dell'Elefante, 1984 pp. 171, s.p. Girolamo Bargagli Dialogo de' giuochi Ed. critica di P. D'Incalci Ermini Introduzione di R. Bruscagli Siena, Accademia Senese Degli Intronati, 1982 pp. 260, lire 12.000 Piero Lorenzoni Erotismo e pornografia nella letteratura italiana Storia e antologia Milano, Il Formichiere, 1976 pp. 332, lire 6.000 L e veglie senesi erano proverbiali. Ne dava conferma anche il cavalier Marino nell'Adone: «fanno giochi tra lor di tante sorti,/ quanto suol forse celebrarne a pena / ne le veglie sue la bella Siena». E ai giochi ricreativi, in uso nelle «spiritose vegghie» della senese Accademia Degli Intronati, Girolamo Bargagli dedicò un Dialogo pubblicato nel 1572 ma scritto tra il 1563e il 1564. In esso il Sodo Intronato, alias Marcantonio Piccolomini, e un «drappello» di altri Accademici si intrattengono (peraltro allo scopo di definire il perfetto accademico giocatore, in mondana complicità di gusti con un 'salotto' felTiminile)sulle varie possibilità di gioco: ovvero su quella «festevole azzione di una lieta e amorosa brigata, dove _sopra una piacevole ed ingegnosa proposta fatta da uno, come autore e guida di tale azzione, tutti gli altri facciano e dicano alcuna cosa l'uno dall'altro diversamente, e questo a fin di diletto e d'intertenimento». L'opera del Bargagli era però, come ha ben documentato Bruscagli, un nostalgico e «irreversibile congedo dai 'virtuosi. diletti' del1' Accademia Intronata»: già negli anni di composizione, che coincidevano con la sospensione delle Arsiccio. Io vorrei, Sodo, non ti volere tanto bene e non istimar tanto l'onor tuo quant'io stimo, ch'io ti risponderei: se tu non le vuoi sapere, statti! e se tu volessi affogare, io ti darei la pinta e direi che tu facessi bene. Ma il troppo amore ch'io ti porto mi spinge a ritrarti da l'error tuo e farti vedere manifestamente la tua ignoranza, e farti toccar con mano il cazzo essere una de le prime cose che si dovessino imparare in filosofia. E che sia il vero vien qua, Sodo: qual de le cose create è la più degna? Se tu vorrai rispondere saviamente tu dirai: l'uqmo, ché sai che la sacra e la profana scrittura vuol così. Ora sta forte: qual dunque è la più degna parte de la filosofia? Di necessità segue che sia quella parte che cerca le più degne cose, e così quella che è posta 'ìntorno a la cognizione de l'uomo. Con ciò sia, dunque, che questo uomo non possa essere senza il cazzo, come chiaro è a forza bisogna mettere il cazzo per chiuLa.Cmzaria sedute per ragioni politiche, e ancor più alla data della stampa. A non parlare di una contestuale volontà di contrizione quaresimale, che nel ragionamento risolve in superciliosa onestà e in controriformistico conformismo qualsiasi tentazione di licenza carnevalesca. In tal senso è abbastanza esplicito l'accademico Mansueto, che a un giovane in vena di giochi carnevaleschi promette una sonora «cruciata di pianelle» che di corsa lo avrebbe spedito in quaresima. Lo stesso Sodo, cui danno sconcerto gli equivoci di un gioco quale quello rubricato con il titolo «Dar da beccare il fico all'uccello», non si stanca di anatemizzare la «succidezza» e di raccomandare onestà di atti e di parole. E si arriva addirittura alla compilazione di un «indice de' giuochi proibiti» e alla approvazione di una «ripulitura» del Decameron, soprattutto là dove si porta «mal essempio di religione». Eppure il Sodo non aveva mancato di indossare, negli anni di der la polta e 'I culo, di qui ne segue che tutte queste cose denno esser le prime cose che si denno imparare; del mescolamento poi de la potta, del cazzo e del culo ne segue la cognizione del fottere e del bugerare, e così si viene allargando la scienza. Ben è vero che queste cose non si trovano (per quel ch'io ne sappi) poste da alcuno, o antiquo o moderno scrittore, tuttavia il cazzo, la potta e 'I culo sono cose che tutto 'I dì si maneggiano e si adoperano; onde non par da credere che alcuno sia tanto sciocco che non lo comprenda per se stesso, sì come aviene ancora de la santa saliva, le infinite virtù de la quale non furono mai da alcuno scrittore scritte: con tutto ciò non credo che sia fanciullo che non le sappia o tutte o la maggior parte, peroché per esser cosa tanto mastucata e tutto 'I giorno volgersi per la bocca di questo e intorno al culo di quell'altro, per se stessa si dimostra. E pertanto mi pare che, essendo tu uso con il cazSalvatore Nigro fondazione dell'Accademia (nel biennio 1525-1526), la maschera fescennina che lo aveva fatto protagonista di un questionante «giuoco del fottere» nella Cazzaria - o «viluppo di cazzi» - del suo interlocutore Antonio Vignali detto Arsiccio in Accademia. La cochonnerie del dialogo (repertorio copioso di questioni sconce, poi ripetute per secoli fino al Tempio e al Belli) poggiava sulla coincidenza tra la lascivia della messinMartha's Vineyard Fl2, 1969. scena e la sfrontatezza della vita degli interlocutori: a smentita della nota giustificazione di Marziale, che controbilanciava con la probità della vita l'oscenità della scrittura. Nella Cazzària (e non Cazzarìa, come pretenderebbe Stoppelli), l'Arsiccio non fa mistero delle proprie predilezioni sodomitiche. E il Sodo, che a sua volta ha già concesso le rotondità al dotto 'studio' di un frate, si adatta a dialogare persino a letto: mentre l'Arsiccio gli sta dietro, muscolosamente. zo e co_ngli coglioni tutto 'I dì, ti sia acquistato questa sera un gran vitupero, negando avere nessuna cognizione. E che diavolo nei fai tu intorno al culo, se tu non ne impari cosa alcuna? che diavol ti è giovato e giova il tanto fottere ed essere bugerato, se tu non ne hai tanto di construtto di poter sapere a/manco perché i coglioni non ti sono un tratto entrati nel culo o tu non gli hai ad altro o dietro o dinanzi cacciati? Oh, e' non è sì lordo il culo né sì sfottuto che se tu glie ne dimandi, che non te lo sappia dire, e non solo questo ma de le cose più sottili e acute! Ma tu sei tanto de/i-. catello e schezzenoso che, come tu senti un culo parlare, tu torci il griffo come se gli puzzasse il fiato, e non lo vòi ascoltare. E io mi ricordo che 'l mio ha voluto assai volte ragionare di questo fatto, e tu ti sei fuggito e hai fatto quel conto di sue parole, che s'ellefussino state di merda. Ora vedi quello che tu n'hai guadagnato, ché, s'io fussi in Del resto il nome Sodo è una divisa. Difatti è spesso coinvolto in ridondanze acustico-articolatorie: cazzo-Sodo, tocco-Sodo, Sodo-mio, Sodo-ma infine. E anche il registro metaforico è coerente, tanto che le sovraeccitate argomentazioni dell'Arsiccio «toccano i lombi» al disponibile Sodo. La Cazzaria, che celebra il trionfo (la passione e la gloria) del coibile culo ficarino («di specie pottesca», per l'appunto), è connofobica quanto il Dialogo de' giuochi del Bargagli è ginofilo. Ha pertanto ragione Borsellino a proporre, con la sua consueta acutezza, una lettura parallela - in controcanto - delle due opere Intronate fra loro congiunte dalla metamorfosi del Sodo. Alla prudenza controriformistica del Dialogo fa riscontro, nella Cazzaria, la profanazione della confessione (usata dai frati poltroni come espediente «per poter investigare e sapere se alcuno piacer si trova tra i secolari che a loro fusse incognito») e addìte, io mi nasconderei in qualche luogo, che per uno anno io non vorrei che persona mi vedesse in viso. B non ti scusare con dire di volere attendere a cose di maggiore perfezzione e di più gloria: che dove tu volessi dire che 'I cazzo, la potta e 'l culo non fusseno cose perfette e gloriose, tu caderesti de la padella ne la brage, e saria come il voler dire che 'Iparadiso e le cose . del Cielo non fussero perfette, con ciò sia che 'l cazzo è tanto cosa perfetta che·e-filosofi· non posserono mai perfettamente imaginare di che materia egli sia composta. E di qui nacque la quistione di quelle tre fanciulle, s'egli era di carne o di nerbo o d'osso; e benché alcuni tengono che la minor, quale meglio che le altre teneva il cazzo essere d'osso, avesse la palma, perché ella allegò quella ragione che, avendolo in mano e tramenandolo, spesso gli aveva veduto sputare il medollo, nondimeno io trovo alcun'altri degni di maggior fede, quali rittura della Creazione: con un Padreterno che manipola il nodoso «scatapocchio» di fango del progenitore. Alla politezza dell'uno fa eco da lontano il turpiloquio dell'altra. Al disimpegno politico dell'opera più tarda si contrappone, nell'opera prima, «l'orribile guerra cazzicida» (già evidenziata da Paul English: Geschichte der erotischen Literatur, 1927): «una piacevole ma pesante allegoria degli interni dissensi della città dove, nelle cospirazioni dei Piccoli e dei Grandi Cazzi e delle Brutte e Belle Potte, non era difficile veder simbolizzata la. lotta tra il partito popolare e quello aristocratico» (Lorenzoni). E il presupposto di tanto furore è nella certezza che «chi ben siede mal pensa». Ora che la perizia filologica di Stoppelli ha sottratto la Cazza_ria alle manomissioni di una diffusione clandestina, mentre Borsellino . l'ha recuperata alla serietà di up «conte philosophique di ispirazio.~ ne libertina» radicato nella •premessa che ciò che è naturale è razionale, si può cogliere in·tutta la sua drammaticità il senso della marcata collocazione quaresimale del tardo (e conclu.sivò, nella storia dell'Accademia) Dia(ogo de' giuochi. Nel momento in cui l'opera del Bargagli si proporrà come consuntivo testamentario dell'attività intronatica, ci si preoccuperà di mortificare e cancellare la licenziosità delle origini. La quaresima sarà allora il volto ufficiale, nella cui maschera seriosa l'Accademia si sentiva obbligata a espiare l'«espressività» erotica di specie omosessuale dell'originaria oscenità carnevalesca. Al «giuoco del fottere» succederà, a futura memoria, il casto e salottiero gioco dei giochi accademici. In principio era il «Culiseo», l'infrazione e la provocazione per via di agiografica analità; alla fine resterà la zucca (sen- ·•· za sale) dell'insegna dell'Accademia. E Morfeo scenderà spietato sulle veglie, dette «spiritose»: generosamente, dicono costei esser stata giudicata vincitrice non per aver saputo il vero interamente, ma per essersi più accostata al vero che l'altre, e appresso averne allegata la ragione: ma perfetta cognizione non si trova ancor da alcuno dichiarata. E di qui è che 'I cazzo è chiamato alcuna yolta materia o cosa, come per eccellenza o perfezzione di materia non si trovi cosa pari al cazzo; e insomma è di tantaperfezzione e di tal necessità fra le cose create, che senza quello né uomini né animali possono essere al mondo. O/tra che io non veggio altro animale che senza ossa si mova se non il cazzo, il quale per mirabile artificio si rizza in piedi senza avere osso che lo sostenga, oltre éhe di piacevolezza tutti gli altri avanza. Né trovo che altro animale sia così domestico nel lasciarsi tramenare come il cazzo, onde io mi maraviglio che sì pregiata cosa e sì glorioso membro come il cazzo non sia con grandissima riverenza ricordato. <::!.__ ________________________________________________________________________ ....
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