Prefazione Le ricerche sulla semantica dell'«amore» qui esposte mettono insieme due diverse connessioni teoriche. Esse rientrano, da una parte, nel contesto di lavori di sociologia del sapere, che si occupano del passaggio dalleforme sociali tradizionali a quelle moderne. Altri lavori su questo tema sono stati da me stesso pubblicati nel volume Gesellschaftsstruktur und Semantik (2 voll., Frankfurt, 1980-1981; trad. it. Struttura della società e semantica, voi. 1, Roma-Bari, 1983), e si ha l'intenzione di continuare queste ricerche. Esse muovono dalla tesi che il cambiamento del sistema sociale da una differenziazione sistemica a strati in una funzionale produce profondi mutamenti del patrimonio d'idee della semantica, grazie al quale la società può continuare a riprodursi e a collegare le azioni fra loro. Nelle trasformazioni evolutive di questo genere possono essere tramandati nel tempo abiti linguistici, frasi retoriche, norme di prudenza e massime empiriche; ma cambiano il loro senso, la loro capacità di selezionare e di cogliere esperienze e dischiudere nuove prospettive. Si sposta il punto focale a partire dal quale i complessi di senso regolano le operazioni; e, in questo modo, il patrimonio d'idee, solo se è abbastanza ricco, può preparare, accompagnare e rendere plausibili in modo sufficientemente rapido profonde modificazioni nelle strutture sociali. Grazie a questo aiuto le trasformazioni strutturali possono svolgersi in maniera relativamente rapida, spesso addirittura in modo rivoluzionario, senza dover produrre di punto in bianco tutti i propri presupposti. Arriviamo al secondo contesto avviando una teoria generale dei mezzi di comunicazione generalizzati simbolicamente. In corrispondenza con ciò l'amore qui non viene trattato - o lo è solo di riflesso - come sentimento, bensì come codice simbolico che informa su come una comunicazione possa realizzarsi anche dove ciò è piuttosto improbabile. li codice incoraggia aformare corrispondenti sentimenti. Senza di esso i più - pensava la Rochefoucauld - non arriverebbero affatto a tali sentimenti. E le inglesi, che cercano di essere conformi ai romanzi previttoriani, devono aspettare perfino segni manifesti di un amore disposto al matrimonio prima di poter scoprire in modo consapevole che cosa è l'amore. Non si tratta, dunque, di una pura invenzione di una teoria sociologica, bensì di uno stato di fatto da molto tempo riflesso nella semantica dell'amore. La teoria vi aggiunge solo dati d'astrazione, rende possibili confronti con stati di fatto di tutt'altro genere, per esempio col potere, col danaro, con la verità; ne ottiene conoscenze supplementari e dimostra con ciò che l'amore non è solo un'anomalia, bensì una normali5sima improbabilità. L'accrescimento della probabilità dell'improbabile - questa è laformula che collega teoria della società, teoria dell'evoluzione e teoria dei mezzi di comunicazione. La normalizzazione di strutture improbabili della società pone maggiori pretese ai mezzi di comunicazione, si rispecchia nella loro semantica, e l'evoluzione è il progetto che deve spiegare come si realizza una cosa del genere. Gli studi storici sulla semantica dell'amore s'inquadrano in questo contesto teorico. Non possono, naturalmente, accampare il diritto di verificare la teoria dell'evoluzione in un senso metodologicamente rigoroso. Hanno, però, fornito, per quanto riguarda le questioni di metodo, due tipi di esperienze di lavoro che sono tra di loro in rapporto complementare. Il primo afferma che soltanto teorie sociologiche molto astratte e costruite in modo molto complesso possono far parlare il materiale storico. Per raggiungere il concreto, bisogna passare per le vie traverse dell'astrazione. La sociologia è per ora ancora troppo poco teorica e troppo poco astratta perché possa effettuarsi una ricerca storica. La seconda impressione è che le sequenze temporali hanno una peculiare forza probativa per le connessioni di fatto, che non è stata ancora sufficientemente chiarita sul piano metodologico. A Parsons venne già occasionalmente il pensiero che un sistema differenziato è un sistema solo perché è sorto attraverso la differenziazione. Nelle ricerche sulla semantica storica si rafforzano Leimpressioni di questo tipo. Apparentemente l'evoluzione fa i suoi esperimenti grazie alla capacità di stabilire collegamenti. Nel caso di un'osservazione sincronica di stati di fatto altamente complessi la reticolazione risultapersuasiva; certo la si può spiegare come contingente, ma allora si riducono al minimo le possibilità di escludere altre combinazioni in quanto meno buone o meno probabili. Nell'osservazione storica Leaffinità si mostrano più chiaramente perché si conosce come un sistema esistente o una semantica accuratamente formulata pregiudichino il proprio futuro (che però deve essere considerato, per principio, indeterminato). Ciò si mostra nel modo più chiaro, forse, nella storia della scienza: il fatto che in generale si possano stimolare delle scoperte, che in proposito si verificano, non può essere un puro caso. La verità appare nel processo. Ciò forse può essere generalizzato semplicemente in un solo criterio d'ordine. Si abbozzi qui brevemente un esempio tratto dalle ricerche che seguono: la teoria sociologica postula in modo astratto una connessione tra la differenziazione dei mezzi di comunicazione generalizzati simbolicamente e la regolazione dei loro «real assets» (Parsons), dei loro meccanismi simbiotici. Questo può essere reso plausibile con un confronto delle connessioni verità/percezione, amore/sessualità, danaro/bisogni elementari, potere/forza fisica. La ricercastorica per di più mostra, sulla base di questa teoria, che le differenze tra il complesso amour-passion dei francesi e il matrimonio-cameratismo dei puritani avevano dato per scontati, specialmente sotto questo aspetto, differenti presÙpposti di collegamento: solo la s~mantica_dell'amour-passion - come mostreremo dettagliatamente - fu complessa abbastanza per poter assorbire La rivalutazione della sessualità nel XVIII secolo; gli inglesi, sebbene, ai fini dell'integrazione tra amore e matrimonio, avessero insistito sull'anticipazione dei rapporti sessuali, poterono mettere al mondo alle stesse condizioni solo l'aborto della morale sessuale vittoriana. Nella sequenza storica si mostra, e precisamente proprio nella diversità della reazione llllo stesso problema, una connessione di fatto - io aggiungo: in un modo non ancora sufficientemente chiarito a livello metodologico nonostante Weber. A questo punto, non ho bisogno di continuare ad addentrarmi nelle situazioni di fatto e nei risultati; le connessioni sono comunque troppo complesse per un riassunto in poche parole. Anche l'esposizione nella successione dei suoi capitoli è, sotto questo aspetto, un compromesso. In considerazione degli intrecci tra connessioni difatto, mutamenti storici e differenze regionali l'articolazione non ha potuto seguire nessuno di questi punti di vista presi isolatamente. Della letteratura, su cui mi sono basato, si può prendere conoscenza nelle note. Ho consultato appunto in grandissima misura i romanzi del XVII e XVIII secolo, ritraendone l'impressione di un intreccio prima forte, poi decrescente, con Laletteratura gnomica e la trattatistica. Sotto questo aspetto sono, poi, sorte difficoltà d'interpretazione. Nella stessa misura in cui è noto già dal XVII secolo che il romanzo stesso diviene fattore di apprendimento e orientamento nelle questioni amorose, è difficile risolvere questo punto di vista in singole tesi, concetti, teoremi o regole empiriche. Si può solo daccapo costatare che i personaggi del romanzo si comportano orientandosi secondo un codice, dunque si muovono nello Vera Cruz 292 (part.), 1973 spirito del codice piuttosto che aggiungere qualcosa di nuovo. Per casi importanti, ad es. la Princesse de Clèves e la serie di romanzi di rinuncia, che la segue, bisogna riconoscere rapidamente delle eccezioni. Di proposito ho cercato letteraturadi secondo e terzo ordine e di proposito, anche, ho fatto valere, nella sceJta delle citazioni, un principio non di merito, cioè l'eleganza linguistica della formulazione. Così si può attribuire, dunque, a un personale stato d'innamoramento nei riguardi della materia il fatto che non mi sono potuto decidere a tradurre le citazioni tratte dalle lingue europee corren(. Capitolo primo Società e individuo: Relazioni personali e impersonali È sicuramente un errore di giudizio, se si caratterizza la società moderna come società di massa impersonale e si lasciano le cose così. Una tale concezione ha luogo in parte per determinazioni teoriche troppo limitate del concetto di società, in parte per illusioni ottiche. Chi concepisce la società principalmente in termini di categorie economiche, chi la intende, quindi, sulla base del suo sistema economico, arriva necessariamente alla rappresentazione di un predominio di relazioni impersonali, poiché per il sistema economico questo, infatti, ha valore. Ma l'economia è•solo un momento della vita sociale accanto ad altri. Anche se si assume il punto di vista del singolo, ciò che conta naturalmente è il fatto che con la maggior parte degli altri si possono stabilire solo relazioni impersonali. Per questo la società, se vi si intende la totalità delle relazioni possibili, appare prevalentemente impersonale. Ma, allo stesso tempo, per ogni singolo conta anche il fatto che egli ha la possibilità d'intensificare, in alcuni casi, le relazioni personali e di comunicare agli altri molto di ciò che concepisce come la cosa più sua e di trovarlo confermato in altri. Anche questa possibilità è data a livello di massa, se si riflette sul fatto che è una possibilità per ognuno e viene afferrata e realizzata da molti; ed appartiene alle caratteristiche della società moderna il fatto che ad essa si possa liberamente accedere senza che si abbia considerazione di altre relazioni. Perciò, in quanto segue, muoviamo dal fatto che, a confronto con le precedenti formazioni sociali, la società moderna si distingue per un duplice incremento: per una maggiore possibilità di relazioni impersonali e per relazioni personali più intense. Questa doppia possibilità può essere realizzata perché la società è nel suo insieme più complessa e perché può meglio regolare le interdipendenze tra relazioni sociali di genere diverso e meglio filtrare Leinterferenze. Dall'incremento della possibilità di relazioni impersonali si può parlare perché, in numerose sfere, è possibile che si realizzi una comunicazione anche se non si conoscono affatto personalmente i partner e Lisi valuta solo attraverso poche caratteristiche di ruolo, che si possono cogliere rapidamente (poliziotto, commessa, centralinista). E, inoltre, perché ogni singola operazione dipende da innumerevoli altre che non hanno LeLorogaranzie funzionali in caratteristichepersonali che possono essere note a colui che su di essefa assegnamento. A differenza di ogni altra società del passato, ci sono sicurezze improbabili, contingenti, non interpretabili come natura, che non possono essere garantite dalla conoscenza delle persone. L'allargamento delle possibilità di relazioni personali non può essere inteso parimenti come mera estensione, come aumento del numero e della varietà dei rapporti comunicativi che si sviluppano con successo. Una tale estensione assumerebbe subito, per ogni singolo, il carattere di una pretesa esorbitante. Il momento personale nelle relazioni sociali non può essere reso estensivo, bensì solo intensivo. In altreparole, vengono rese possibili Le relazioni sociali nelle quali diventano significative più proprietà individuali, singolari della persona o, infine, in linea di principio, tutte le proprietà di una persona individuale. Vogliamo contrassegnare tali relazioni con il concetto della interpenetrazione interumana. Nello stesso senso si può parlare anche di rapporti intimi. ILconcetto ha carattere graduale. Muove dal fatto che La complessità di ciò che forma concretamente un singolo uomo, i suoi ricordi, i suoi atteggiamenti, non può mai essere accessibile ad un altro; non già perché essa non sia accessibile a Lui stesso (come si può desumere dal tentativo di Tristram Shandy di scrivere Lasua biografia). Ma vi è naturalmente un «più o meno» di ciò che dell'altro si può sapere e a cui fare attenzione. E vi sono, innanzi tutto, sul piano comunicativo, regole o codici che stabiliscono che, in determinate relazioni sociali, si deve essere per principio aperti a tutto ciò che riguarda l'altro, non si può mostrare disinteresse per ciò che l'altro ritiene importante a livello personale e non si può, da parte propria, lasciareproblemi senza risposta, anche e proprio quando essi mirano a ciò che è personale. Mentre, di fatto, l'interpenetrazione interumana può essere accresciuta in modo continuo nella misura in cui la società le dà spazio per questo e prescinde da interferenze, l'apprestamento di una talepossibilità sul piano delle regolazioni comunicative deve esserefissato in modo discontinuo. Si creerà, allora, un tipo di sistema per i rapporti intimi nel quale non è permesso sottrarre alla comunicazione ciò che è personale. Secondo tutto ciò che sappiamo e supponiamo dal punto di vista sociologico sulla genesi sociale della individualità personale, non si può prendere le mosse dal fatto che il bisogno d'individualità personale e Lapossibilità di stilizzare se stessi e gli altri come unici possano essere spiegati con costanti antropologiche; piuttosto questo bisogno e Lasua possibilità di trovare espressione e riconoscimento nelle relazioni comunicative corrispondono a condizioni sociostrutturali, soprattutto alla complessità e alla tipicità di differenziazione del sistema sociale. Non cogliamo qui in tutta la sua estensione questo tema della sociogenesi dell'individualità e della semantica che l'accompagna, bensì ci limitiamo ad un problema parziale importante in questo contesto: il problema dell'origine di un mezzo di comunicazione generalizzato simbolicamente, a cui è assegnato il compito specifico di rendere possibile, coltivare, promuovere il trattamento comunicativo dell'individualità. Ovviamente si deve partire dal fatto che L'individualità dell'uomo, nel senso di una unità psico-fisica, nel senso della possibilità di automovimento e, prima di tutto, nel senso dellapropria morte, è esperienza riconosciuta per tutte le società. Anche l'indistruttibilità cristiana dell'anima e l'idea che Lasalvezza dell'anima sia un destino individuale e non precostituito dalla classe, dalla famiglia o addirittura dalle circostanze della morte, anche il polemico individualismo del Rinascimento, Laindividualizzazione del ménagement affettivo e della razionalità naturale (ad esempio Vives) nonché l'individualismo di auto-affermazione del Barocco non superano, nell'essenza, questa fatticità antropologica; essi rafforzano soltanto la propria legittimità sociale in vista delle crescenti difficoltà di ancorare le singole persone in strutture sociali. La persona viene-ancoradefinita proprio dal suo status sociale, dunque dalla sua posizione nel sistema di stratificazione; ma, allo stesso tempo, diminuiscono le possibilità, che deriverebbero dallo status sociale, di essere collocati negli ambiti funzionali della politica, del/'economia, della religione, del sapere accademico. Tuttavia, tutto ciò non ha portato inizialmente al dissolvimento o, comunque, nel caso dell'uomo, alla modificazione dell'antièo con-
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