Amorecom!passione L'edizione italiana del libro di Niklas Luhmann, di cui offriamo qui un lungo estratto (prefazione, capitolo primo e parte del capitolo tredicesimo, escluse le note) per gentile concessione dell'Editore Laterza, sarà in libreria il prossimo aprile col titolo Amore come passione (titolo dell'edizione originale: Liebe als Passion. Zur Codierung von Intimitat, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1982 traduzione italiana di Maria Sinatra). Dalla qualità alla prestazione C'è una spinta immanente nell'evoluzione del pensiero di Luhmann, che invita a cogliere la riflessione sulla semantica dell'amore come un esito indotto, se non necessitato, dalle tappe che ha attraversato? A metà degli anni Sessanta era già definita, in Luhmann, la propensione a leggere i rapporti interpersonali come relazioni sistema/ambiente: e precisamente nel senso che la ricchezza di Alter è informativamente minacciosa per Ego, sempre costretto ad operare una riduzione di complessità per non veder messo a repentaglio l'ubi consistam del proprio mondo. Le indagini fenomenologiche che presero corpo si muovevano a ridosso di Husserl e talvolta di Max Scheler. Mancava loro, per· così dire, il conforto di un sostegno nella tradizione europea classica: che pure, su questo terreno, non aveva lesinato qualche suggestione, se si pensa che un passo della Religione nei limiti della semplice ragione di Kant des.crive i conflitti tra gli uomini in termini di Umgebung, cioè di Umwelt o di ambiente, di accerchiamento di A da parte di B e viceversa. Con la verità, il potere e il denaro, l'amore ha sempre avuto, per Luhmann, le forme di un mezzo dicomunicazione. Ma qualcosa di addizionale, forse, ha fatto scattare il suo dilatarsi ad oggetto di una ricerca specifica. A prestar fede allo stesso Luhmann vi ha contribuito un forte interesse per una certa letteratura americana sulle persona/ relationships. Sarebbe comunque ingeneroso addebi.tare a Luhmann una incontrollata tumefazione dello schema sistema/ambiente, dai lavori dei primi.anni Settanta fino a quello, del 1982, sull'amore. In realtà è il nodo dei «diritti fondamentali» ( Grundrechte als lnstitution, 1965, è il titolo dell'opera alla quale alludevo in apertura) che si è venuto imponendo sino ad assumere le sembianze di una teoria della libertà. Lo sfilacciarsi di soggetti compatti produce la reciproca libertà di movimento e di atteggiamento ~ una delle grandi svolte nella storia delle relazioni intime: viene riconosciuta cittadinanza sociale al rifiuto della profferta d'amore. È necessario sistematizzare il codice dell' amOurpassion quando alla donna viene accreditata la libertà di abbandonarsi, o di sottrarsi, alle r~lazioni d'amore: quando cioè ad essere tematizzata è la stessa insicurezza dell'esito. Pochi autori come Luhmann hanno saputo restituire, negli ultimi anni, quella trama sottile della libertà che è fatta di potere, equilibrio, razionalità, dignità umana come tecnica di conservazione del- )'esistente, erosione e rafforzamento dei luoghi consacrati e ufficiali della politica. Una libertà impalpabile e coriacea, inalterabile e pur suscettibile di revoca. Basta leggere attentamente, in Liebe als Passion, le pagine sul plaisir: sono una ·sorta di critica in miniatura e senza enfasi della causalità, che in una locuzione come «mi piace perché mi piace» - senza altra giustificazione, ciqè senza altra istanza di giustizia - disegnano l'emergere del soggetto moderno. «Dalla qualità alla prestazione» è il titolo immaginario di un libro che Luhmann non ha ma.i scritto, ma che ha depositato lun'go le strade che ha percorso. Dalla consistenza di qualità percepibili e affidabili all'evanescenza di azioni e reazioni, di simulazioni e di apparenze, di domande e risposte improvvisate: il famoso '_opportunismo' negli aggiustamenti che seguono alle sfide ambientali. Fatta però astrazione da tutte le qualità determinative, racchiuse in un mondo cetuale e nobiliare della cui dissoluzione Luhmann ha reso conto in Struttura della società e semantica, che cosa resta? Già Bernaloue, alla fine del Seicento, sapeva che la carità riferita a Dio è «facile e praticabile» solo perché è una forma d'amore che può prescindere dalle caratteristiche individuali. Ma - appunto - il territorio generale è quello della semantica, ~ in amore «si tratta di trovare senso nel mondo di un altro»: non sicurezza, né calore, né rispondenza, meno che mai identificazione - ma senso. Si può suggerire che in Luhmann la riflessione sullo «stato del benessere» e sulle trasformazioni post-belliche della nostra civiltà, non più «vetero-europea», abbia lasciato un vuoto di chiarezza che è venuto colmandosi con un'accentuata recettività nei confronti della ·semantica storica della scuola di Reinhart Koselleck, È come dire: una ricognizione della crisi post-keynesiana che non si accompagni a un nuovo smontaggio del moderno è un castello di sabbia. Certo, l'ibridazione dei lessici teorici, usati con una certa spregiudicatezza, lascia talvolta perplessi, mentre il rimescolamento impietoso a cui viene sottoposta la compattezza mentale di un autore, o di un periodo storico, fa a pugni con radicate consuetudini di investigazione. Qua e là si ha la sensazione che, con l'aggrovigliarsi del codice in se stesso - una storia d'amore è internamente temporalizzata per il semplice fatto che, quando finisce, si sa che c'è stata -, si dissolva anche l'oggetto d'indagine. Ma chissà se poi, per questa via, non si sedimentino le Vera Cruz 288, 1973 prospettive di una storiografia filosofica strappata alle sue gabbie accademiche. Bruno Accarino Il medium dell'intimità In questo volume Luhmann riprende la tematica già affrontata in Struttura della società e semantica (Bad-Roma, Laterza, 1983; cfr. il mio La decifrazione del sistema, in Alfabeta n. 55, dicembre 1983). Sia là che qui l'analisi della transizione al moderno è condotta attraverso la descrizione del rapporto di co-varianza fra evoluzione delle strutture sociali ed evoluzione della semantica. Tuttavia, mentre l'opera precedente coglieva la genesi del soggetto individuale moderno in rapporto al processo di differenziazione funzionale di diversi sottosistemi (autonomizzazione dei sistemi politico, economico, ecc. dalla struttura gerarchica del mondo premoderno, fondata su valori etico-religiosi), in questo lavoro l'attenzione è concentrata sulla differenziazione funzionale del codice simbolico dell'amore, In altre· parole, Luhmann conduce qui l'analisi del processo che trascorre dal singolo, come personificazione di determinate relazioni gerarchiche (di ceto), all'individuo, come nodo di interazioni comunicative incluso da tutti i codici simbolici del sistema sociale funzionalmente differenziato, ordinandolo secondo il particolare punto di vista dell'evoluzione della semantica dell'amore. A mano a mano che i vari sottosistemi politico, economico, ecc. si strutturano autonomamente, cresce la complessità sociale, costringendo il singolo a far fronte «alla contingenza di tutto ciò che viene indicato come possibile». Nasce così l'esigenza di un medium capa- .ce di arginare l'ansia generata dalla crescente indeterminazione dell'ambiente, risultato che il sistema tenta di ottenere differenziando il proprio ambiente in mondo «lontano» e mondo «vicino», per incrementare il senso di una comunicazione personale che viene così separandosi dalla pletora delle relazioni impersonali (ricerca di «interpenetrazione interumana», di «rapporti intimi»), Per riassumere la descrizione che Luhmann propone per il processo di autostrutturazione del «medium» amore, dal tardo Rinascimento ai giorni nostri, è utile schematizzare quattro fasi (operazione arbitraria, in quanto l'Autore non segue mai serie temporali così lineari): 1) nel XVII secolo è il simbolo guida dell'amour passion ad avviare l'autonomizzazione del medium dal codice dei diritti e doveri che governa il matrimonio tradizionale. La passione, in quanto subita senza poter essere cambiata, consente di mimetizzare l'attività come passività, la libertà come costrizione; in questo modo il soggetto che agisce nel rapporto d'amore non ha più bisogno di giustificare la propria azione; 2) il XVIII secolo è una fase di transizione in cui si producono diversi movimenti: da un lato si tenta, contraddittoriamente, di assumere la 'naturalità' del rapporto sessuale nel nuovo codice dei rapporti intimi pur rivalutando il matrimonio come fusione di amicizia e amore; dall'altro viene rovesciata la semantica del XVII secolo che considerava immutabili le persone - facendone discendere la necessità di un limite temporale del1'amore, della sua 'incostanza', affermando la perfettibilità delle persone come fondamento di un amore stabile; 3) la semantica del Romanticismo determina - fra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo - la svolta decisiva: l'amore si orienta verso una nuova forma di individualità, non si indirizza più all'altro per la sua aderenza a determinate categorie morali. bensì come ad un individuo unico, ad un mondo visto in modo unico. Questa astrazione dalle 'qualità' dell'amato consente al medium di entrare nella sua fase riflessiva: si ama l'amore, il proprio sentimento è riferito alla coincidenza di sentimenti fra un io e un tu. Con la riflessività il ~edium genera necessariamente la 'latenza' del proprio codice, per cui la semantica della passione si presenta rovesciata rispetto al XVII secolo: ora non si tratta più di attività mimetizzata da passività, l'amore è ormai effettivamente un qualcosa che ci succede, su cui non abbiamo più alcun governo tecnico; 4) gli sviluppi successivi (fino ai nostri giorni) si limitano a trivializzare la semantica dell'amore romantico. Ormai «libero» (non più sovradeterminato da altri codici), e tirannico (evento che determina arbitrariamente e casualmente il sentimento del singolo), l'amore fonda il nuovo matrimonio, nel quale coincidono libertà e istituz10ne. L'attuale crisi dell'istituzione non deve ingannare: non si tratta di inversione di tendenza ma di radicalizzazione dei processi già in atto. L'esigenza di differenziare rapporti personali e impersonali, il desiderio di «interpenetrazione interpersonale» si fanno pressanti a mano a mano che la complessità ambientale ci sovraccarica con un eccesso di possibilità, costringendoci a chiedere ad altri di selezionarle: «La scepsi nei confronti degli stati d'animo elevati di ogni tipo si collega con atteggiamenti d'attesa esigenti, altamente individualizzati», e, più avanti: «la stabilità deve ora essere resa possibile sulla base di risorse puramente personali». Luhmann torna così a delineare la prospettiva 'conservatrice' dell'illuminismo sociologico, criticando I'«eccesso di pretese» dell'individuo agente contemporaneo. Dopo essersi 'liberata' da un mondo in cui un unico sistema (il codice etico-religioso e le sue successive incarnazioni politiche) era in grado di esaurire l'intero orizzonte ambientale, la società moderna deve sperimentare acquisizioni che non si presentano più come desideri ma come realtà; di qui una 'delusione' che non può essere vinta rincorrendo nuove utopie emancipatorie ma accettando il risultato dell'autoriferimento sistemico quale presupposto di una «stabilizzazione problematica». Carlo Formenti
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==