Alfabeta - anno VII - n. 70 - marzo 1985

Cesare:•V-Niani Sogno dei solitari quando Mary mi segue nell'arsura della piana per indicare i posti della vana promessa - Labambina fino a ieri corre alla dispensiera come sente richiamo dei dolci e L'impasta col primo pulsare del ventre. Oh, mi dice, Lafigurina è veneta· presa nell'atelier nei pizzi o nella veranda dei vizi dei suoi ma non rimane che Lacrisalide. E io che mi toccavo risparmiata nell'afa del meriggio, è Lapiccina che guarda la famiglia addormentata. Ti porto nella vasca di regine chiusa dalle tribune e dalla cerchia di forti difensori, nella storia di specchi. EdoardSoa· nguineti 1. ho pestato un bel piede, muovendo indietro un passo, scoraggiato, davanti a un femminone tutto DOC, marca Rubens, a un'esploratrice del Prado: (poi mi sono scusato, imbarazzato): (e ho aggiunto un incantato, un molto gusto: a chi L'ho detto, non si sa, non so): (io mi estasio e mi godo, così, senza un motivo: anzi, piuttosto, mi inceppo, mi incespico, sballottato sballato, e sbalordito, tra polpe incorniciate e muscolame turistico): (ma,· se hai presente il pelele, cadendo come cado e dove cado, saltandomi e storcendomi, sbando di qua e di là, dove mi sbandi e come, con questa seccatura di una spazzatura di una segatura, che mi emano, mi emetto): (finto, e cucito stretto, sono un giuoco un po' spinto): 2. ti ricordi della slovacca, che mi ha staccato il mio naso sudato, con le sue dita, tre volte, quietamente come niente, quasimente per niente? (e questo avvenne mediante un ticket/or free drink, blu (02965), dopo che l'ombra.del masi si allungò fino all'ombra di un Rijn che si ignora il suo nome): (e mi disse: ma come, ma come, ~~~ra~: • ti ricordi di quella pazza ragazza, che, sopra l'erba imbrattata, imberrettata, convisse con la mascherata dei froci (dei proci precoci procaci), dei baci? (che si imbiaccò di bianca bava quella sua fronte di perla: che n·oi ', Lastavamo a vederla inverdirsi, infeltrirsi, impunkirsi, ferirsi, • strapparsi gli anelli): ti ricordi del cadavere in divisa Louis XIV (che si spalancò l'intiera sua bocca di cera vera, una sera, che si cavalcò e si spezzò, che si cantò e si grattò il suo mein Vater, mein Vater)? ti ricordi di me (ma perchì? ma perché?), che mi sono decomposto di nascosto (con quella, con questo, scomposto), sottoposto sottocosto, benevolmente indisposto (rimesso, rimasto al mio posto)? (eh, ti ricordi di te?): 3. Laninfettina dell'ambasciatrice, la leggitrice illuminata di sotto in su, con le sue pigre mammelle/te imperfette, quella inaccoglibile favorita praecox, che si sfoglia un suo libro illustrato, di sé mi fece epifania in un letto: (mi ha fatto un pronto effetto): (e un barbuto mi ha strizzato un occhio bellissimo, in un suo abito greco ortodosso): (ci fu un fraintendimento generale e generico, generalmente esoterico, al ricevimento dell'arcivescovo Piterim, dopo il doppio filmato, quando è scoccata l'ora del Julien, che era un pasticcio sopraffino): e appena ho smesso di poppare alla fiamminga, volevo attaccarmi un preludio alla Boilly: (ma un insigne storico dell'arte mi avvertì che mi mancava il suo pendant perduto, con la coppietta dei languidi soddisfatti): (avevo l'intenzione di telefonarti così: senti, se non tornerò molto presto, per descriverti gli autocrati subalterni e i teocrati in pectore, non ci stanno motivi realmente inconfessabili: vedi, è soltanto che sto peregrinando tra gli ultimi cortigiani euroasiatici): (e tu non te la conosci abbastanza, ancora, vecchia ninfa, questa imperiale douceur, dopo la rivoluzione). Prove d'artista Alcuni testi inediti letti a Palermo Il 9 novembre 1984 in occasione del convegno «Il senso della letteratura» [Alfabeta 70] GiancarlMo a·iorin Ho lungamente baciato Lesue schifose incertezze di non riconosciuto, di l'insufficiente poeta ha Lacrimando abbracciato perdente, di somigliante al creato nel suo più basso tendere verso Ledivine forme• ammirate portanti morte tagli merda sangue per mogli e amanti figlioli assassinati a volte vedi chiaro • nel volto macellaio mentre piccolo povero eretti a fortilizio chiamano e tu corri zànzare e mos chini protetto da amori minimi squassando il vento e di Lì giriamo tacciono e sdegnoso solitario scrivi non! ti tòc cano ti amo alla russa perché sbrodo/oso tu reciti putredine di arrivi radioso nel colore tra i festanti tra macchine· da presa nella poesia dei privi sembravano problemi aristocratic.ima sono pro. di massa il guaio delle tue calzette è che pile di Librinascondono i tuoi Lividi ti Leccosoffrendo ti bacio Lacrapa sudata serenamente filosofo tu ridi e scrivi mentre unà Leisi sacrifica Lentapassando e spolverando i mobili trapunti di alte stelle. Biancamaria Frabotta I È l'ora dell'imbàrco. L'altoparlante ci invita per l'ultima svolta della notte a risalire il crinale del passato ardore diurno a permutare ciò che non è ancora stato con ciò che non è mai stato. La chiamano utopia o rosa del deserto questo salto nel vuoto improvviso di ore che sembravano gremite e ora -nel loro lento sfarsi sulla pista che appare fumigante e nebbiosa dietro i vetri si fanno rade e disperse mentre si accalcano gli angeli in coda alla Lista d'attesa, l'angelo biondo del Nord che sbandiera una sua penna iridata perfuggire Lasua pena segreta un angelo bruno del Sud che se ride risplende color Libano di cedro e s'imbosca al mio desiderio proibito ... Tutti l'altoparlante vinse. Alzai gli occhi dal Libro sulla via e ti vidi Partenza irta di tornanti. Nota bene. Nella serata dell'8/l 1/84 a Palermo, durante l'incontro sul tema «Il senso della letteratura», sono stati letti dagli autori anche racconti di Aldo Gargani e di Carla Yasio, che prevediamo di pubblicare in un numero successivo del giornale. La poesia di Andrea Zanzotto qui pubblicata è stata letta per cura del gruppo teatrale diretto da Michele Perriera. Nella serata, inoltre, hanno letto una sua poesia inedita Patrizia Valduga, e alcune poesie già note Elio Pagliarani e Maurizio Cucchi.

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