Alfabeta - anno VII - n. 70 - marzo 1985

Prove d'artista Alcuni testi inediti letti a Palermo il 9 novembre 1984 in occasione del convegno «Il senso della letteratura» [Alfabeta 70] AndreaZanzotto MiloDeAngelis 1 Docile e qua e là riluttante assai feudo di Nino - ti mantieni con la tua stessa immensità con la tua stessa intensità per tante valli e dossi posati qui in te . da chissà quante e quali eternità. Mi sorridono le tue vertigini m'accarezzano i buffi dei tuoi rovi che sono i fiorjiori dell'invernale universo, un che di brina spuma e ore cui non spetta, nemmeno lontanamente, morire - segno di, in mille e mille respiri, preservare e regno di - alitando - sopravanzare - Feudo che emani emani emani da te, che esprimi, accogli e nascondi ma soprattutto spalanchi te e noi e ciò che mai potrà essere in noi ma che è qui, se-lo-vuoi, sterpo betulla croco culla di dovizia primizia e foco applicato da uccelli d'ogni più preziosa estrazione Silenzio troppo poco umano così che dà, per scale di confronti ciò che è umano - e che sta nell'amore, amerà ( 2 Nessuna tristezza per i me stessi che non vi ho ritrovati né per gli altri, i cari amici, che sempre ho ritrovati, anche se talvolta più vaghi, più paghi degli ultimi arboscelli nei fondi e sui crinali - Nulla che parli davvero di cose effimere o finali bensì della pertinenza, bensì del fatto, della mai fattuale presenza, che pur qui si dà giustamente straripando da tutti gli altrove e singolarità alla nostra quasi-indolenza / Quanto quanto qui distilla e si distillò quale paradiso perfino dolorosamente nel suo insistere muto ora è soltanto lieto, e non distrattamente, ma i suoi valori li compie e li ritira e li riacconsente un posto più in là comodi e umili anche se dalle nostre mani alquanto strani e lontani. E nei grigiori assopiti, appena specchianti con gridii di dipinte piume e sbeccuzzati silenzi (è) come se noi e i nostri ricordi ma più i nostri presenti si unissero senza appello, ma non sotto imperio, ma induzione di ragionamenti che non lo saranno mai più, per aver raggiunto pacatamente (e insegnandolo) gli elementi. Mi attende, nel legno, una fila di elmi lenti uomini lungo la campagna sono una fine che non diventò solenne seguendo un dialetto qualsiasi, aggiustando le coperte e le calze dalla radio la figura appare senza nulla, occhi attaccati al nervo, seno terrestre la materia si strappava già... forse quaranta gradi... il pendio nel bisturi o il primo colore dove per forza vado Mi/o, perché la cerchiamo qui? ... perdeva sangue... anche lei. .. una mascella rotta... non parlava... agile schermitrice che vidi bianca al Saini, un sabato pomeriggio: qualcuno, memore, ci accompagnava dentro la neve, un grammo al giorno, i bilancini di precisione, la carne in scatola eravamo qui?... dicembre? ringraziando chi per sempre ragionò in noi guardando il salto di Valery Brume/ due e ventotto, anche lui un russo molti, i più stanchi, si rinchiusero nella tenda con un po' di rum due luoghi del cervello, qualche data: era il sole, il più falso sole delle vostre cartoline, di Casale e Milano, incollate alla tascq, al mio straccio di guastatore, alle tempie ... krassivi ... krassivaia ... un minuto, solo una gola nuda .. . non parlava ... padre, cupo padre del cielo, non posso vederti, ti cerco con l'atlante e con questa radio, giro le manopole e imparerò l'alfal;,eto,conterò le gocce se oggi taci ancora, accettando un solo colore per il regno degli amici, ultima, angelicatafame. RobertoDiMarco In giacca e cravatta Ciro attraversa un corridoio immacolato; s'era detto: «Andrò prima in cortile e poi in strada per la mia passeggiata». Un avvenimento del genere ci sgomenta poiché non si ravvisano circostanze narrativamente notabili. E con ciò? Ciro pensa: «Ma sì, aboliamo la vita e ogni sua disdetta». La lingua è un'altra cosa: non la si può abolire benché sia pervasa di fumisterie che scandalizzano gli allocchi. ( ... ) Queste non sono piume ma l'approdo di una lunga sperimentazione che ha avute le sue ombre ma anche esiti luminosi. Qualcuno però voleva fare delle prove bizzarre e ha perduto: andrà a caccia da solo. ( ... ) Pioveva. Tuonava. Lampi indiscreti squarciavano le nubi nel cielo oscuro e minaccioso sulla palude. Ciro nei giorni scorsi era venuto a impantanarsi qui per cogliere due o tre mazzoli di fiori. Nella bufera egli sbuffa in termini di vergogna: «Perché proprio io» si domandava «devo sempre assu- ·mermi questi incarichi che sono di copertura?». La nuova trama che già si intravede nella palude dietro alla bufera imprevista riguarda gli intricati traffici di Ciro coi suoi morti sepolti nel piccolo cimitero di montagna di fianco alla chiesetta bianca e rossa. Ma a dire il vero la trama era semplicissima: Ciro alla fine aveva impostato un minuzioso programma per la conquista dell'immortalità fondato principalmente sull'autoesclusione da tutte le cose del mondo e degli umani. ( ... ) A sera, da oltre la palude, un alone rossastro lascia immaginare l'orgia di luci e di suoni nel piccolo cimitero, ed era anche questa la emozione di Ciro. Intanto, parallelamente alla burrasca, si è svolto con malagrazia il sacrificio d'un rospo che Ciro ha pestato invocando la pace. Cerchiamo di spiegarci: gli anni della scarsità sono un ricordo lontano, ora tutti vogliono gustarsi di più la vita, e gli umani come Ciro col pretesto di non volersi prestare a una pagliacciata si dichiarano convinti che tutto ciò non avrà un seguito. A dire il vero, occorre però un lavoro preciso e ben fatto, cioè unire al bisogno la fedeltà all'utile. Ma il tempo è passato, il luogo è mutato, le evenienze sono altre; quando l'animo è preda delle emozioni l'intera realtà gira dentro la mente dell'uomo come un orologio impazzito. Oppure impazzisce l'uomo a tratti ma non fa differenza. ( ... ) Ognuno fa la sua parte. Ciro immagina una cascina sul prato con mucche, pecore e galline. Immagina anche regali, naturalmente, regali. E inoltre il turbinoso mare delle Antille in Autunno e i fuochi propiziatori sulla spiaggia per richiamare l'attenzione benevola degli spiriti di fortuna e carità. Un tempo quegli spiriti erano uomini sapienti nel condire gli asparagi col sangue dei gabbiani, le patate col mestruo delle lumache. ( ... )

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