Alfabeta - anno VII - n. 69 - febbraio 1985

tore di un'opera differente ed esplorativadifficilmentesi troverà di frontea un risultatotuttocompiuto e conchiuso in perfezione, tuttavia quel lavoro che gli offre le premesse per essere autore di visione oggi cominciaa funzionare come richiamodiversodallarassicurazione della Regola. Lo spettatore non è settario come tanti specialisti e incontra il valore della ricerca anche in proposte come quella del puparo Mimmo Cuticchio, che riprende la tradizione del racc011Lpoolifonico del cuntastorie (La spada di Celano) o nel varietà che il giovane comicoillusio11istaBustric recita tutto da solo ( Cattivi si nasce), ovvero in spettacoli godibili per l'immediata riconoscibilità dei contenuti. E mentre l'architetto-performe. Alessandro Mendini estetizza m esangui «azioni» (Nulla). nientemeno che un azzeramento del senso e del design (con buon riscontro presso l'ottuso e provinciale ambiente di certa metropoli patinata e inesistente), ben diversamente è vissuta in pubblico la crisi e l'interrogazione creativa di tanti gruppi teatrali. . Falso Movimento (Otello), Gaia Scienza ( Cuori strappati) e Krypton (Eneide) sono reduci da una contrastata tournée negli Usa, dove si è manifestato un certo interesse per l'originalità di alcuni risultati ottenuti, assieme però alla necessità di procedere ben oltre per intensità e differenza, e sono al lavoro per le prossime decisive uscite. Il primo sta per cimentarsi con Il desiderio preso per la coda di Picasso (debutto previsto al Fabbricone di Prato in febbraio); il secondo è diviso in due formazioni che hanno permesso l'emersione di vocazioni differenti con Il ladro d'anime di GiorgioBarberio Corsetti e Notturni diamanti di Alessandra Vanzi e Marco Solari. Questi ultimi due promettono, ancora al Fabbricone di Prato che questa stagione è committente per molti gruppi, un Suono giallo da Kandinsky. Krypton infine si misura, sempre al Fabbricone (marzo), con un Angeli di luce ispirato all'Apocalisse di Giovanni, spettacolo che sviluppa la poetica 'elettronica' del gruppo con un maggiore investimento sulla presenza d'attore e la drammaturgia. Tre prove che consentiranno di verificare l'avanzamento dei lavori dopo il successo già ottenuto. Successo che ha baciato anche due formazioni come Santagata & Morganti e il Teatro della Valdoca, fino a pochi mesi fa stimate e sostenute da pochissimi oltre che da chi scrive. I primi hanno mietuto riconoscimenti con il Calapranzi di Pinter, spettacolo più lineare e anche ovvio dei precedenti (Katzenmacher, Buchner mon amour I e 11)e tuttavia apprezzato come un segno di ritorno all'ordine del testo e della regia (siglata da Carlo Cecchi) da parte di due giovani talenti 'irregolari'; poi si sono presentati alla Biennale con Mucciana City, di nuovo fatto completamente da loro stessi, e pubblico e critica sono tornati a dividersi sulla valutazione. La Valdoca è arrivata a Venezia con Le radici del- /' amore, una continuazione logica del famoso Lo spazio della quiete ma anche, a nostro parere, una prova opacizzata da una sorta di autocompiacimento che espone il (:;:I .5 gruppo al rischio di un intimismo ~ astratto di maniera. l::l.. Tutti i gruppi ultimi che, dopo ~ °' anni di lavoro negletto, sono stati ....., riconosciuti e hanno ottenuto un ,9 l:: ~ ~ ~ °' 'O ~ certo successo, ne hanno risentito negativamente per le prove successive. (Ecco un buon argomento per i luoghi comuni qualunquisti). Così che poi c'è un'ulteriore selezione. Solo chi sa coltivare i motivi ~ più intimi della propria ricerca, la- ~ sciando cadere la pretesa e il progetto di un consenso, trova ragioni di sopravvivenza culturale e incontra spettatori con cui scambiare energia anziché complimenti. Ci sono gruppi come Magazzini Criminali, Raffaello Sanzio e Padiglione ltalya di cui non possiamo considerare le ultime prove in questo quadro, per mancanza di visione diretta, ma un dato emerge con chiarezza: hanno diviso ferocemente pubblico e addetti. C'è chi addirittura ne invoca l'espulsione dal Teatro e chi attribuisce alla loro radicalità un po itivo segno di nuovo. Tant-obasterebbe a dire della loro importanza, 1:enon altro per capire t; p..,, ·1pirci. { casi atipici sun, •~. tanti e diversi tra lo~<'.Stuaw 3 di Perugia ha potuto mostrare solo poche volte il 1:uo Autunno in città, che si segn~la non tanto per i vistosi ma intelligenti riferimenti alla poetica teatrale di Pina Bausch quanto per alcune sequenze che aprono invece su un altro modo, proprio del di altri e che hanno cominciato a rischiare in prove d'autore ( 0/ogos per Cara, Viola per Finocchiaro-Torta) ancora minori rispetto alle possibilità, ma già segno di personalità teatrali di rinnovamento. Questa zona del paesaggio teatrale è un terreno di coltura la cui importanza non è compresa (dalla nuova legge, ma non solo) e che invece andrebbe preservato. Ai margini del sistema teatrale c'è anche un proliferare di esperienze che trovano una legittimazione di funzioni innanzitutto a livello locale, per un esempio 'lontano': in Puglia il Teatro Kismet sta mettendo a punto un proprio modo di fare teatro, per assemblaggio di dialetti teatrali ed elaborazione drammaturgica autonoma. È un teatro lontano da tutti gli altri citati (più ispirato semmai da Peter Brook) e che risulta molto propulsivo in quel contesto, sia perché funziona come comunicazione popolare eppure non bana5€<i~~potts Regione Piemonte Assessorato alla Cultura, Provincia di Torino Assessorato all'Istruzione e alla Cultura, Città di Torino Assessorato alla Gioventù, Città di Cattolica Assessorato alla Cultura e Centro Culturale Polivalente, Arei/Media, Extrastudio, Radioflash In collaborazionecon: AIAP, Centre Culture! Franco-Italien, Goethe Institut Turin, Movie Club, Rai Radio Televisione Italiana Sede Regionale per il Piemonte, Unione Culturale. Mostre: 'Il manifesto di pubblica utilità dagli anni Settanta ad oggi' 'Il manifesto di pubblica utilità a Torino e in Piemonte' a cura del Fondo di Documentazione della Biennale della Grafica di Cattolica. Dal 23 febbraio al 16 marzo 1985 Unione Culturale, Via Cesare Battisti 4/b, Torino Seminario: 'Il mestiere del grafico' a cura dell'Extrastudio 1 e 2 marzo 1985 Informazioni: Extrastudio, Via Accademia Albertina 21, Torino, telefono 011/8396508. Comitato Scientifico del Fondo di documentazione della grafica: Giovanni Anceschi, Mario Cresci, Gelsomino D'Ambrosio, Paolo De Robertis, Marcello Di Bella, Massimo Dolcini, Pino Grimaldi, Giovanni Lussu, Oscar Micucci, Gaddo Morpurgo, Roberto Pieraccini, Gianni Sassi, Gianfranco Torri. regista Roberto Ruggieri, di raccontare quella folla di solitudini e quella coazione a comunicare che sono il vistoso indicatore delle «generazioni che hanno perso i media». Si tratta di situazioni fluide, che potrebbero anche esaurirsi sotto le sigle con cui sono nate ma certo non disperderanno i bisogni teatrali che incarnano. La complessa alchimia dei gruppi produce qualche decina di nuovi incontri ogni -le, sia per l'operatività creativa dispiegata dal gruppo in una regione in cui il teatro vive soprattutto di assistenza e connivenze sottogovernative. T ra questi fermenti qualche segnale di direzione pure emerge. Ne vogliamo dare atto non per certificare un futuro modello ma per fermare l'attenzione su certe particolarità e semmai rinviare a una verifica più col- -.llllllll~Quadrimestrale d l Centro di Ricerca sul,/aTradizione Manoscritta di Autori Contemporanei. Universitàdi Pavia Nel quarto numero: Pietro Gibellini: D'Annunzio, Fedra, il mito Massimo Bonafin: La parodia, il dialogo, il motto di spirito Flavia Ravazzoli: Viaggi tangenziali e storie ribattute Pierantonio Frare: Testo e macrotesto nel «Nastro di Moebius» di Erba Guido Lucchini: L'atra riiera. Note sulla prosa dell'«Adalgisa» (II) In libreria a lire 8.000 Abbonamento per un anno (3 numeri) Lire 22.000 Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2, 20137Milano ContoCorrentePostale15431208 stagione, essi sono il protoplasma di ciò che meglio si renderà riconoscibile più avanti. C'è qualcosa in questo senso a Roma, ma molto di più in provincia. E qualcosa nascerà senz'altro a Milano, e da quel gruppo di attori e attnc, (Ruggero Cara, Claudio Bisio, Antonio Catania, Paolo Rossi, Carlina Torta, Angela Finocchiaro e altri) che finora hanno mostrato doti eccezionali in spettacoli lettiva. Parliamo degli spettacoli di Gustavo Frigerio (Dell'odore della pelle), Antonio Sixty per Out Off (Tartarughe dal becco d'ascia), Panna Acida (Viola), Teatro Laboratorio Settimo (Signorine), Tico Teatro (Immortale cerca divertente), Tir (Il giardino grigio), Albe di Verhaeren (Mondi paralleli), ma l'ipotesi riguarda anche, almeno, Santagata & Morganti (Mucciana City) e Teatro dei Mutamenti (Titanic The end). Sono spettacoli che propongono non narrazioni ma situazioni, e senza una storia degna di nota che le preceda. Vediamo in uno spazio scenico unico (anche se trasformabile) poche persone. L'azione accumula versioni e ipotesi an~iché svilupparsi. Se postbeckettiana è la partenza ('post' perché qui non si tratta di afasia né di servitù, bensl di una vitalità senza ottimismi, di attrito c·reativo a partire da una situazione di handicap antropologico), lo svolgimento non è pirandelliano (non vediamo verità contrapposte ma interfacce e virtualità della stessa situazione). Quasi sempre alle spalle di questi spettacoli c'è un materiale strutturato per altre comunicazioni (romanzi, ma anche 'grandi' testi teatrali) la cui sovrabbondanza viene distillata, cercando istintivamente una economia teatrale specifica e diversa («messa in spazio» del tempo di narrazione, privilegio dei nessi analogici su quelli logico-consequenziali). L'interpretazione intreccia un forte piano gestuale, con punte fino al coreografico, con una recitazione senza enfasi, una sorta di ipernaturalità - della piccola scena però - che tritura il linguaggio. Uno dei risultati più interessanti di questi lavori è il «nuovo volgare» che lasciano sentire: via l'italianese della tv e del teatro normale, persi i dialetti per estraneità antropologica, privilegiata la 'foneticità' rispetto al significato, ecco un nuovo sentire che, pur essendo distante da quelli tuttora ufficiali nelle comunicazioni di massa, suona più vero e vicino a ciò che siamo. C'è una grande attenzione alle condizioni di ricezione, viene pensato uno spazio della rappresentazione che comprende il pubblico (non troppo numeroso, vicino). Niente narrazioni, niente 'personaggi' e niente pubblico. Piuttosto spettatori, lettori e visionari cui si offre un arazzo in movimento; e perciò tutti gli artisti che collaborano allo spettacolo non sono chiamati a convergere su un centro di interpretazione, ma a creare una polifonia di materiali e tecniche. Il centro è semmai lo stile e lo spettacolo è 'riuscito' quando queste diversità riescono a interagire nello stesso spazio e tempo. L'unico, paradossale, accenno di storia è costituito dai finali, perché banalmente devono far capire che è il momento di staccare l'attenzione, ma soprattutto perché questa sensibilità porta per forza di cose alla profezia (come deduzione analogica e veloce, come conseguenza terribile ma non fatale: si può forse fare qualcosa per smentirla), al contrario della catarsi. Non è possibile qui una lettura estesa di questi spettacoli, la segnalazione è solo per un invito a un primo incontro. Non si vuole in alcun modo, ripetiamo, suggerire il Modello di Stagione. Le buone lavorazioni possibili sono tante, gli esempi fatti servono solo a una percezione incrociata che rileva valori inaspettati. Che il teatro sia nascosto e piccolo e ininfluente rispetto ad altri mezzi è un fatto, che oggi esso rappresenti non solo una sopravvivenza ma anche un bisogno culturale che si reincarna in forme più evolute è pure un fatto (di cui però non ha senso informare chi non ne vuole sapere). La citazione iniziale di Proust non è quindi per minacciare, casomai per testimoniare a chi percorre strade difficili, e si sente a tratti sfiorato dal vuoto, che ciò è normale, è sempre stato. Ma la forza che ci viene dalla possibilità di questo riconoscimento conviene riversarla nella radicale impietà che distingue la ri~rca dalla decorazione del rumore di fondo. Sergio Colomba La scena del dispiacere. Ripetizione e differenza nel teatro italiano degli anni Ottanta Introduzione di G. Fink pp. 232, L. 20.000 Francesco Jovine Commedie inedite e cronache teatrali a cura di F. D'Episcopo pp. 416, L. 30.000 Figura da burattino. Mappa del teatro italiano di marionette, pupi, burattini & Co. . a cura del Centro Teatro di Figura pp. 176, 120 ili., L. 15.000 Émile Zola Il naturalismo a teatro. Gli esempi a cura di G. Liotta pp. 104, L. 8.000 Franco Tonelli La caduta della Sfinge. L'enigma della tragedia di Edipo pp. 208, L. 20.000 G. Barberi Squarotti Le sorti del dragico». Il Novecento italiano: romanzo e teatro pp. 248, L. 15.000 Giovanni Pascoli Testi teatrali inediti pp. 216, L. 18.000 Teatro umanistico veneto: la Commedia pp. 280, L. 25.000 Teatro umanistico veneto: la Tragedia pp. 240, L. 25.000 Longo Editore c.p. 431 - 48100 Ravenna Tel. 27026 (ltaly) caseaditrmiceariett SAGGISTICA Jacques Gernet CINA E CRISTIANESIMO Nota introduttiva di Adriano Prosperi Pagine 294, lire 29.000 In una sorta di «rovescio dell'evangelizzazione», la storia, le strategie e le astuzie della penetrazione pacifica del cristianesimo in Cina. Siegfried Kracauer JACQUES OFFENBACH E LA PARIGI DEL SUO TEMPO Pagine 306, lire 30.000 Doppia biogafia, di un uomo e di una città. La figura del maestro del/'operetta nella Parigi del Secondo Impero con «i suoi protagonisti, il suo apparato di potere, le sue feste e la sua dissoluzione». FILOSOFIA Silvia Ferretti IL DEMONE DELLA MEMORIA Simbolo e tempo storico in Warburg, Cassirer, Panofsky Pagine 254, lire 23.000 Le differenze di pensiero e di intento storiografico di tre fra le maggiori figure del Novecento. I concetti di simbolo e di tempo storico nell'impostazione dei problemi di storia della cultura. STUDI RELIGIOSI John Meyendorff LA TEOLOGIA BIZANTINA Sviluppi storici e temi dottrinali Nota introduttiva di Lorenzo Perrone Pagine XXVII+298, lire 26.000 Una visione sistematica, chiara ed essenziale, su una grande teologia cristiana, matrice e cuore ancora vivo dell'ortodossia. La prima sintesi in Italia, opera di uno fra i maggiori teologi ortodossi. Rashi di Troyes COMMENTO ALLA GENESI Prefazione di Paolo De Benedetti Introduzione di Luigi Cattani Pagine XXXII +444, lire 40.000 L'affascinante personalità di Rashi e l'originalità della sua esegesi. Per la prima volta in italiano il Commento più importante e autorevole di tutta la tradizione ebraica.

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