Alfabeta - anno VII - n. 69 - febbraio 1985

ra di affermare un'autorità. Per tutti quelli che hanno parlato o scritto dal cerchio dei poteri dominanti in realtà era stato soltanto lacerato il tessuto dell'ordine a loro sottomesso, mentre per noi era stata dilaniata un'altra volta una cultura. Loro potevano credere a nemici e a ribelli, mentre noi potevamo pensare ai custodi e ai maestri di quell'ordine così duramente imposto. 11 terrorismo di strage ha una concezione del potere come autorità sacra e indiscutibile, padrona assoluta di vita e di morte. Quale può essere oggi questo potere per il quale si consumano tali sacrifici? Non è più tanto quello della 'patria', dell'ordine glorioso della storia della nazione e a prescindere dalle ideologie e dottrine che lo venerano e lo esaltano, è in realtà quello unico e vero del capitalismo nazionale e inter11 titolo della mia conferenza tenta, con la sua figura etimologica, di pensare in lingua italiana un termine tedesco così come esso si presenta in alcuni punti decisivi dell'opera di Holderlin e di Heidegger. Questo termine è il sostantivo Stimmung. Se è vero che pensare noi lo possiamo soltanto nel linguaggio, se, come diceva Wittgenstein, ogni interrogazione filosofica può essere presentata come interrogazione sul significato delle parole, allora la traduzione è uno dei modi eminenti in cui l'uomo pensa la sua parola. Ora, come ebbe a notare una volta un grande filologo, la parola tedesca Stimmung è appunto una di quelle che si sogliono definire intraducibili. «Ciò non vuol dire - continua lo stesso filologo - che frasi come in guter Stimmung sein non si possano facilmente tradurre con l'italiano essere di buon umore o col francese ètre en bonne humeur; che die Stimmung in diesem Zimmer non si possa tradurre con l'italiano l'atmosfera di questa stanza; e Stimmung hervorrufen, creare una atmosfera; die Seele zu Traurigkeit stimmen come disporre l'anima alla tristezza, ecc.; manca però nelle principali lingue europee un termine che esprima l'unità dei sentimenti che uq uomo prova faccia a faccia con ciò che lo circonda (un paesaggio, la natura o un suo simile) e fonda insieme il dato oggettivo con quello soggettivo in un'unità armoniosa. «... Un italiano non può dire 'l'umore di un paesaggio' né 'la sua atmosfera', mentre il tedesco potrà parlare sia della 'Stimmung di un paesaggio' che della 'mia Stimmung'. Inoltre la parola tedesca richiama costantemente gestimmtsein, 'essere· in accordo' che, implicando una certa solidarietà e consenso con qualcosa di più vasto, la distingue dal semplice 'stato d'animo'». L a parola Stimmung, come è evidente dalla sua prossimità a Stimme, voce, appartiene in origine alla sfera acustico-musicale. Essa è collegata semanticamente a parole come il latino concentus e temperamentum, o il greco armonia, e vale in origine intonazione, accordo, armonia. Da questo significato musicalè si svolge, senza però mai perdere completamente contatto con il senso originario, il significato moderno di «stato d'animo». Si tratta cioè di una parola il cui significato si è spostato, nel corso del tempo, dalnazionale, della sua bomba nucleare e cosmica, delle sue fortezze auree, dei suoi eserciti di dipendenti e di manodopera, delle sue province tributarie, delle sue colonie di sterminati giacimenti da sfruttare. Il terrorismo di strage si sente autorizzato e riconosciuto pur dopo tutte le accorate smentite, le condanne che ha avuto nella storia e nella scienza e anche nei linguaggi, nei canti, nei proverbi ma, quando vengono sottomesse e sottratte le verità delle culture che lo hanno negato, esso riprende e si investe di nuova fobia. Infatti dove ci sono sudditi ci sono angeli sicari e ci sono banditi ribelli. I primi se la prendono con il gregge, i secondi mirano singolarmente ai sovrani. Quando non ci sono culture e scuole c'è sempre un maestro solitario che si autoinveste, e per se stesso e per il mondo e che vuole impartire lezioni decisive. È la sfera acustico-musicale - cui lo legava la sua prossimità con la voce - a quella psicologica. Non sarà inutile riflettere qualche istante su questo spostamento di luogo. La storia della cultura umana non è spesso infatti altro che la storia di tali spostamenti, di tali dislocazioni, ed è proprio perché non si fa attenzione ad essi che spesso l'interpretazione di categorie e concetti del passato dà luogo a tanti fraintendimenti. Un semplice esempio chiarirà quello che intendo. Sappiamo che amore si dice, in greco, ér6s. Tuttavia per noi l'amore è un sentimento, cioè qualcosa che, per definizione, non è chiaro che cosa sia, ma che appartiene però indubitabilmente alla sfera psicologica, all'esperienza interiore di un individuo psico-somatico. Sappiamo invece che, per i greci dell'età arcaica, Éros era un dio, cioè qualcosa che apparteneva non alla psicologia umana, ma alla teologia. La trasformazione implicita nel passaggio da ér6s ad amore non attiene tanto alla fenomenologia dell'amore, singolarmente costante, quanto al suo migrare da una sfera all'altra. In questa migrazione, il pantheon degli dei greci o - più tardi - la trinitarietà del dio cristiano, si sono spostati dentro di noi: questa dislocazione della teologia è ciò che chiamiamo psicologia. Ed è a questa dislocazione che dobbiamo fare attenzione quando traduciamo ér6s con amore, se non vogliamo cadere in equivoco. Per questo il provenzale amor - e anche l'amore degli stilnovisti - che si trovano sul crinale fra teologia e psicologia, danno luogo a così frequenti fraintendimenti: non è chiaro, infatti, se quel che abbiamo davanti sia un cerimoniale religioso-soteriologico o un'avventura amorosa in senso moderno. Voi comprendete perciò quanto sia importante determinare il luogo in cui dobbiamo situare nel nostro caso la Stimmung. Nel par. 29 di Sein und Zeit, Heidegger presenta la Stimmung - che il traduttore italiano rende con «tonalità emotiva» - come il «modo esisten- • ziale fondamentale» attraverso il quale il Dasein si apre a se stesso. In quanto porta originariamente il Dasein nel suo Da, l'esserci nel suo ci, essa compie, infatti, la «rivelazione primaria del mondo (die primiire Entdeckung der Welt)». Ciò che in essa è in questione riguarda quindi innanzitutto non il piano antico - ciò che possiamo conoscere e sentire all'interno del persino da credere che quel tale maestro di morte, appena dopo aver messo la bomba dentro lo scompartimento e appena intravisto il gruppetto casuale degli alunni che lo occupavano, abbia detto tra sé e la sua sicurezza magistrale: «Così impareranno!». Cos'è che avrebbero dovuto imparare? A non pretendere di cambiare la vita; ad accettare una lunga soggezione alla morte come immutabilità. La repubblica non è diventata l'incontro delle culture, dei conflitti, delle proposte: la casa di vetro per tutte le trasparenze, verifiche, osservazioni. Si può dunque ben dire che non è la società che sia bloccata, come molti sociologi e politologi cercano di farci credere; ma che piuttosto la presenza di un potere molto autoritario e addirittura arcaico è così impenetrabile e inagibile da non ammettere nemmeno più la circolazione delle mondo, gli enti intramondani - ma il piano ontologico - l'aprirsi stesso del mondo. (Nei termini di Wittgenstein, potremmo dire: non come il mondo è, ma che il mondo è, ovvero ancora: non ciò che si dice in proposizioni all'interno del linguaggio, ma che il linguaggio sia.) Pertanto, scrive Heidegger, «essa non viene dal di fuori né dal di dentro», ma «sorge nell'esserenel-mondo stesso». «Essere in una Stimmung - aggiunge Heidegger - non comporta alcun riferimento primario alla psiche: non si tratta di uno stato interiore che si esteriorizzerebbe misteriosamente per colorire di sé cose e .persone». Il luogo della Stimmung - potremmo dire - non è né nell'interiorità né nel mondo, ma al loro limite. Per questo, l'esserci, in quanto è essenzialmente ........ la sua stessa apertura, è sempre già in una Stimmung, è sempre già emotivamente orientato; e questo orientamento è anteriore a ogni conoscenza cosciente come a ogni percezione sensibile, a ogni Wissen come a ogni Wahrnehmen. Prima che in ogni sapere e in ogni percezione sensibile il mondo si apre dunque all'uomo in una jtimmung. «Solo perché ontologicamente propri di un ente - scrive Heidegger - che ha il modo di essere dell'essere-nel-mondo in ·una situazione emotiva, i 'sensi' possono essere 'affetti' e 'aver sensibilità' per ciò che si manifesta nell'affezione». Più che essere essa stessa in un luogo, potremmo dire, allora, che la Stimmung è il luogo stesso dell'apertura del mondo, il luogo stesso dell'essere. La Stimmung, tuttavia, portando il Dasein nell'apertura del suo Da, scopre nello stesso tempo al Dasein il suo essere gettato in questo Da, il suo essere sempre già consegnato ad esso. Lo scoprimento originario del mondo che ha luogo nella Stimmung è, cioè, sempre già svelamento - dice Heisue stesse élites. Questo paese è pieno di mafie, camorre, bande, correnti, massonerie, clientele, spie, agenti, truffatori, eccetera perché i vari ambienti delle sue società non sono rischiarati dalla luce delle culture, ma celati e sottratti dal buio peso del non diritto, della dipendenza e della soggezione. Il terrorismo cosiddetto di sinistra o ribellista, che tanto spazio ha avuto negli ultimi dieci anni, aveva una sua cultura e cercava proprio di dilagare all'interno di culture maggiori, e anche di interpretarle e di guidarle. Ma esso è stato spietatamente messo allo scoperto dalla coscienza e dal giudizio civile e politico di quelle masse tra le quali cercava rifugio e adesioni. Ed è per questo che è balzato netto all'evidenza sopra i fili della verità, isolato e senza possibilità di nessuna presa. Il terrorismo delle stragi invece <legger - di una Geworfenheit, .di un essere-gettati, alla cui struttura inerisce un'essenziale negatività. Nel par. 40 di Sein und Zeit, analizzando l'angoscia come Stimmung fondamentale, Heidegger precisa i caratteri di questa negatività. Innanzitutto, anche qui ciò che l'angoscia rivela non è un qualche oggetto intramondano determinabile. «Il davanti-a-che dell'angoscia - scrive Heidegger - è completamente indeterminato ( ... ) Perciò l'angoscia non ha occhi per vedere un determinato qui o là da cui si avvicina ciò che la minaccia. Ciò che caratterizza il davantia-che dell'angoscia è il fatto che il minaccioso non è in nessun luogo ( ... ) esso c'è già, ma non è in nessun luogo; è così vicino che ci opprime e ci mozza il fiato, ma non è in nessun luogo. Nel davanti-a-che si rivela il 'non è nulla e in nessun luogo' (nirgends)». Nel punto stesso in cui il Dasein accede dunque all'apertura che gli è più propria e, nell'angoscia, si pone davanti al nuovo in quanto mondo, quest'apertura si rivela f. . sempre già traversata da una negatività e da un malessere. Se - come scrive Heidegger - il Da sta ora l davanti al Dasein come «un inesorabile enigma», ciò è perché la Stimmung, scoprendo l'uomo come sempre già gettato e consegnato alla sua apertura, gli svela, insieme, che egli non si è portato da sé nel suo Da. «Essendo - scrive Heidegger, - il Dasein è gettato, non si è portato da se stesso nel suo Da ( ... ). Esistendo, esso non risale mai indietro al suo essere gettato( ... ). Poiché esso stesso non ha posto il fondamento, esso riposa nel suo peso, che la Stimmung gli svela come un carico». Proprio perché il Dasein è aperto al mondo in modo tale che egli non è mai padrone della sua apertura, questa apertura al mondo ha il carattere dello spaesamento. «L'angoscia - scrive Heidegger- va a riprendersi l'esserci dal suo sentirsi a casa propria nel mondo e ha perciò innanzitutto il carattere dello spaesamento» (del non sentirsi a casa propria: zu Haus). Qui dovete pensare a un testo poetico che Heidegger ha costantemente in mente mentre scrive Sein und Zeit, e, cioè, le Elegie Duinesi di Rilke. Già nei primi versi della prima elegia, dopo l'apparizione tremenda dell'angelo, Rilke scrive che «gli animali sanno che noi non siamo a casa nel mondo interpretato (wir nicht sehr verliisslich zu Haus sind in der gedeunon ha cultura, non dibatte, non discute, non vuole ragione né seguaci perché sa di essere capito, protetto e già in qualche modo celebrato dal rigore collerico «dei superiori» come dal lamento della povera gente abbattuta. Il terrorismo di strage non è quindi riconoscibile per una sua cultura, per un suo progetto e per un suo particolare sistema di relazioni e di comunicazioni. Esso è un maestro muto che sta pronto all'ombra e all'ordine non tanto della cultura quanto della potenza dell'autorità dominante. Quindi non è possibile descriverlo, incontrarlo, decifrarlo, inseguirlo e raggiungerlo, ma è necessario, per arrivare a guardare il suo feroce e informe piedistallo di ferro, entrare nelle stanze e nelle ragioni del potere. teten Welt)». E, nell'ottava elegia, evocando l'idea dell'Aperto - das Offene - in cui l'animale guarda con tutti i suoi occhi, Rilke scrive che «noi non abbiamo invece mai davanti a noi il puro spazio, dove i fiori sbocciano senza fine ( ... ) sempre è per noi Mondo e mai il danessuna-parte senza non (Nirgends ohne nich)». e erchiamo ora di ricapitolare i caratteri di questa Stimmung, di questa apertura originaria al mondo che costituisce il Dasein, e - se possiamo - di situarne il luogo. La Stimmung è il luogo dell'apertura originaria del mondo, ma un luogo tale che non è esso stesso in un luogo, ma coincide col luogo proprio dell'essere dell'uomo, col suo Da. L'uomo - il Dasein - è questa sua apertura. E, tuttavia, questa Stimmung, questo accordo originario e questa consonanza fra Dasein e mondo, è, insieme, una dissonanza e una scordatura, un essere-spaesati e gettati. L'uomo è, cioè, sempre già anticipato dalla sua stessa apertura al mondo. Perché, chiediamo ora, l'apertura della Stimmung ha questo carattere di scissione e di dissonanza? Che cosa è in gioco in essa? Che cosa si tratta di accordare e di intonare, se la sola «intonazione» possibile ha la forma di una dissonanza? Riflettiamo un momento sul carattere fondamentale, sul carattere di arché che Sein und Zeit assegna alla Stimmung e all'angoscia in quanto Stimmung fondamentale. Un solo stato d'animo, una sola passione, una sola Stimmung ha nell'antichità un simile privilegio e un simile carattere di principio: il thaumazein, la meraviglia, che secondo un'antichissima e costante tradizione è l'arché del filosofare. Notiamo, innanzitutto, di passaggio, una differenza fondamentale: l'apertura originale appartiene per i greci alla sfera ottica - thaumazein è theiisthai, guardare -, mentre, per Heidegger e, in generale, per noi moderni, essa si situa nella sfera acustica (Stimmung da Stimme, voce). Questo è il debito della modernità con l'ebraismo, in cui la rivelazione è sempre un fenomeno acustico. Ricordate che nella Bibbia si legge: «L'Eterno parlò a voi dal fuoco. Voi udiste una voce di parole, ma forme, figure non ne avete vedute, tranne la voce». In che senso dobbiamo'intendere il carattere acustico della Stimmung e il suo rapporto con la me-

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