ricette della messa à punto del/'opera creativa? Potremmo ancora chiederci, oltre che il senso della letteratura, il senso della crisi e il senso del successo. Crisi intanto può esserecrisi in quanto pochezza di scrittura creativa individuale e generazionale. Di questo si è molto parlato anche negli interventi che sono apparsi in Alfabeta di volta in volta:crisi della letteratura come spazio letterario o né più né meno come è successo negli ultimi anni al cinema; lo spazio del cinema si è venuto restringendo rispetto agli anni Cinquanta o gli anni Sessanta, né più V orrei ricordareche grava sulla letteraturaun peccato originale che a mio parere non è stato espiato e chef orse non può essere espiato, nel senso che la letteratura non è nata come una competenza, che trova la propria differenza, il proprio specifico, accanto ad altre competenze, secondo cui, poniamo, lavorare il ferro o 4istinguersi nel lavorare la seta. E nata come una competenza in opposizione a una incompetenza, è nata per stabilire una distanza antropologica, quella dei letteraticontro gli illetterati. L'abilità che riguarda il dominio delle letteresi pone come un sapere separato contro l'inabilità, un non sapere. Se accettateun'allegoria un poco spregiudicata, e domando scusa particolarmente ai professori, io credo che Manzoni abbia individuato quello che è il santo patrono della letteratura, anche se non è stato promosso agli altari, ed è Don Abbondio. Don Abbondio, come l'uomo del latinorum, è ilpatrono di tutte le belle lettere,patrono tardivo come succed_espesso nella storia ecclesiastica.E un punto delicato, che richiedesubito questa avvertenza, a nessuno passa per la testa ovviamente di fare colpa a Renzo di non conoscere il latinorum, ma è più facile commettere un altro errore, che è quello di fargliene un merito. Questo può spiegare perché esista una famiglia alla quale io mi onoro di appartenere, cioè di coloro che si sono mossi allo scrivere, e si ostinano apraticare la scrittura, in odio alla letteratura. Il secondo punto è questo: in né meno come si è venuto restringendo lo spazio della letteratura. Oppure ancora crisi dal punto di vista di restrizione di spazi editoriali e di mancanza di possibilità editoriali, come ci potevano essere vent'anni fa, per esperimenti liberi dalla necessitàdi riportare in attivo i conti di una casa editrice in pericolo. D'altra parte ci si può chiedere anche che emozione, che senso può avere la nozione ali'opposto della no_ione di crisi: la nozione di successo, che ha finito per superare e annullare certegerarchiedi valori in cui sotto sotto credevamo. Per questi ultimi anni mi piace dire - ho approfittato di varie occasioni e approfitto anche di questa - che un'autentica vocazione poetica è fondabile in odio al poetese; allora accolgo questa occasione, che benedico, per estendere la proposizione e credo che una vocazione letteraria che si rispetti oggi non può che essere impostata come una lotta contro il letterateseo letteraturese, se preferite. Vent'anni fa, qui a Palermo, questo in qualche modo veniva etichettato sotto il vocabolo di avanguardia. Oggi penso che siano,_necessari dei modi più bruschi e se possibili più radicali in proposito. Io· qui non vorrei discutere della letteratura come istituzione, però vent'anni dopo penso che sia opportuno discutere della letteratura come giuoco, non tanto come giuoco linguistico, ma come giuoco soesempio, quando parlavamo vent'anni fa, come giudicavamo i bestseller? I best-sellernoi li giudicavamo con termini e con giudizi di valore, che tutto sommato erano ancora quelli di Virginia Woolf, Middle-brow, oppure di Edward Mac Donald, Mid Cult, ossia compromessi: andare incontro a certe aspettative di un certo vastopubblico, vendere magari merce di seconda mano e di seconda categoriacome se fosse un'esperienza alta, eccelsa, questo era in fondo il concetto di Mid Cult, che avevamo anni fa; questo concetto è venuto completamente superandosi con le lodi ciale; con questa avvertenza, diciamo così di metodo, che naturalmente qui mi guardo bene dallo sviluppare perché voglio stare nei limiti del tempo: che nessun giuoco linguistico può spiegare un giuoco sociale, ma che solo il giuoco sociale può spiegare i giuochi linguistici. La letteraturasi fonda sopra una sorta di normalizzazione e regolamentazione del giuoco, ma il giuoco letterarioper quanto addomesticato naturalmente continua a operare come deve operare, come un conflitto trapersuasori occulti, che fanno finta sotto un velo decoroso di regole negoziate, pattuite, rispettate, magari persino rispettabili di condurre dellepartite assolutamente innocenti. Ma in realtàla letteratura è nuda a dispetto di tutte le coperture, opera come uno spazio di conflitti mortali, di ideologie, di del kitsch, con l'esaltazione del camp e finalmente con quello che io vorrei chiamare, e qui coincide esattamente con quello che diceva poco fa Angelo Guglie/mi sul postmoderno, che io preferirei chiamare spazzatura del riuso, e mi spiego: riuso è un termine molto à la page, che viene usato dagli architetti, dagli artisti e dagli scrittori; spazzatura, in origine trash, si riferiva invece a quei film orrendi, a quei film di serie B e C, che sono stati invece da qualche anno esaltati e portati alle stelle da critici di palato anche molto difficile. Ora, se a questo punto facciamo un pagruppi sociali, finalmente di classi, e certamente esistono i piaceri, appunto pattuiti e addomesticati del testo, ma esistono soprattutto, per fortuna, i veleni del testo. Ora il senso della letteraturaper me è questa nudità; una volta si sarebbe detto occorre demistificarlaperché confessi la sua natura politica, non credo sia una proposizione desueta, non è uno spazio neutro in cui l'umanità ~enga stipando e accumulando dei valori, è l'arena di un'elegante macelleria culturale, immediatamente culturale, ma immediatamente poi credo macelleria tout court. Oggi quello che mi pare importante è il sabotaggio della letteratura. Questo direi che è, nell'orizzonte della letteratura, il suo trattomoderno; e la questione del post-moderno, sulla quale non mi soffermo, per me è liquidabile ricordanDodicpiensieriinrima Giorgio Ce/li 1. Il senso della letteratura sta al senso della cultura come a un senso complementare e speculare - si scrive per il lettore e si legge solo per scrivere - la tautologia di una congiura è l'esercizio di questo vizio solitario e di questo plagio d'autore. 2. 7. Scrivere per mentire a se stessi è la buona condizione perché non ti riconsegnino il telegramma al mittente. Comunicare di non comunicare è comunicazione la parola nulla, se la scrivi, non significa più niente. 8. ,agone con il senso che aveva per noi la qualità culturale vent'anni fa, o dieci anni fa, e il senso che attribuiamo oggi al riuso della spazzatura, ecco che forse possiamo delimitare abbastanza utilmente la letteratura e il senso che vogliamo darle, che vogliamo, possiamo e che dobbiamo darle, qui adesso, non in genere, ma alla metà degli anni Ottanta, avendo alle spalle almeno un decennio e mezzo di produzione, di scrittura e di lettura che non è stato dei più felici. do il capovolgimento di senso ma l'assoluta pertinenza del vecchio detto di Rimbaud «bisogna essere assolutamente moderni», che per Rimbaud significava un'altra cosa, che oggi per noi evidentemente ne significa un'altra, pressoché opposta, ma che rimane in qualche modo l'imperativo categorico della situazione. Del resto questo dovere della modernità è qualcosa che è incominciato nel momento in cui è stato dichiarato che un testo deve essere assunto alla lettera e in tutti i sensi con quella possibile e pressoché fatale pulsione verso il silenzio che deriva naturalmente da una simile impostazione. Oggi quello che mi pare importante è il sabotaggio della letteratura, dicevo, avvertendo però subito una cosa: che ai miei occhi il paradosso è che questo sabotaggio per riuscire efficace richiede proprio un supplemento di letteratura, come un supplemento di coscienza rispecchiati in un supplemento di artificio. D'altra parte è abbastanza ovvio che un sabotatore deve dissimularsi molto onestamente per condurre il proprio giuoco. Al modo anche in cui occorre stare al giuoco per poter dire non ci sto. Ed· è questo non stare al giuoco che credo oggi sia il nostro problema. Per dirla grossolanamente, insomma, il senso della letteratura è nel- /' antiletteratura, per questo oggi è appassionante fare letteratura ed è tollerabile e a suo modo eccitante persino essere uomini di lettere; e forse questo è persino giustificabile anche nel/'accezione morale della parola. Se qualcuno ne vuole la prova scriva pure tranquillo per se stesso. Si chiuda nella torre, offici al dio dell'alfabeto e dell'esilio. Quando si rilegge rimette in circolo il processo: Rifiutare di credersi è un ottimo allenamento all'assenza, ma credere di non credersi è ripiombare nella teologia, ogni scettico ha sempre, nascosta, la nostalgia dell'essenza. rinasce nel proprio lettore e si ritrova figlio di suo figlio. 3. Rileggersi, quindi, significa elevare al quadrato la cultura che diventa l'interprete dell'interpretante che interpreta te stesso. Si ponga in corto circuito questa malsana congiuntura in cui l'innocente confessa la sua innocenza al reo confesso! 4. Se la cultura pensa in noi, se pensa il nostro pensare, scrivere è come vivere: correre più forte e farsi scaltri. «Pensano, dunque sono» è un invito esplicito a barare. Perché se scrivi cominci a pensare con l'inganno nella mente degli altri. 5. Non è necessario capire quel che si scrive per essere capiti. Prendi le tue distanze, affida a un tuo dissimile la chiosa. La cultura è l'impresario dei significati e dei riti. Nel frattempo mettiti sempre a fare un'altra cosa. 6. Tra il dire e lo scrivere del detto, tra l'evento e il racconto sta di mezzo la torre di Babele e la rovina dei mesi. La parola si allontana dalla cosa, lo devi mettere nel conto, per cui la garanzia più grande è quella di venire fraintesi. Si dubiti, allora, di non credere, si creda di non dubitare e così via. 9. Il lettore, se c'è, non paga il sabato e neppure la domenica mattina, è una creatura livida a metà strada tra il ladrone e il vampiro. Menti sempre con lui: fai l'agnello o esalta la nitroglicerina, parla della memoria e dell'amore, non avere pietà: prendilo in giro! 10. Perché l'unica pratica sociale possibile è quella del sicario, che tortura se stesso e gli altri per delega d'utenza. Costringendo ognuno a fare di notte l'inventario, e decretando all'alba che se ne poteva benissimo far senza. 11. Se impieghi lo sberleffo del buffone simula una bella nevrosi; un clown del tutto sano di cervello non ha mai fatto ridere. I poeti piacciono se sono casi pietosi. Solo i matti, i drogati e le donne hanno la licenza di scrivere. 12. Il senso della letteratura è nella sincerità dell'impostura, nelle alchimie che combinano il cinismo e il carisma. Lo scrittore è un mistico ateo o un tecnologo èhe ama la natura, oppure un eretico ansioso di ricomporre ogni scisma.
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