Alfabeta - anno VII - n. 69 - febbraio 1985

potere) venga distillata qualche nuova illazione o rivelazione, al momento più utile a questa o quella fazione. Anni fa, Sartre coniò per il potere sovietico un termine appropriato, la Cosa. Il potere in Italia, ovviamente, non assomiglia a quello in Urss, ma il termine si addice a designare, con molta precisione, le trame degli ultimi quindici anni, o venti, se si preferisce far data dalla vicenda del Sifar. Non crediamo che, in un simile atteggiamento, vi sia un rischio di qualunquistica confusione. Ogni italiano onesto e anche ~ol mediocremente informato sa dove collocare e come pesare, nell'arco di questi quindici o vent'anni, le diverse responsabilità di gruppi sociali, partiti, movimenti, personaggi. Viceversa, è sul lato opposto che il rischio è più serio, denso, presente. E qui, per chi abbia avuto pazienza, i giunge anche al campo che ci compete, quello dei media. Non vediamo infatti come si possa presumere che, per star dietro a ogni «puntata» del romanzaccio, ogni lettore e cittadino si trasformi in un ibrido di Pico della Mirandola e Sherlock Holmes. Per sfuggire al paradosso (questo sì, davvero orwelliano) della nostra storia recente occorre che si cristallizzi nell'opinione pubblica, a cominciare dal suo strato intellettualmente più attivo, un giudizio di insieme, basato sui fatti, con il minor numero di pregiudizi ideologici, «aperto» finché si vuole, ma sufficientemente chiaro. Rispetto a tale condizione e a tale esigenza, il ruolo dei media e della stampa, pur sempre rilevante, è, in più di un senso, secondario. La stampa, naturalmente, non può che raccontare via via i fatti, le dichiarazioni ecc. Ed è meglio se, in questo suo compito, evita grossolane deformazioni od omissioni. Ma, alla lunga, il racconto tracima dall'arco naturale di vita dell'informazione, dalle ventiquattr'ore o dalla settimana, diventa insonne «storia al presente», feuilleton senza capo né coda, mulino che alimenta la saturazione della memoria collettiva. Non è una colpa dei media, che non possono comportarsi altrimenti. Anzi, recentemente, alcuni, come Giorgio Galli su Panorama, hanno provato a offrire una propria sintesi, basata sui fatti e su un giudizio generale di essi. Sono sforzi lodevoli, per quanto densi di difficoltà e di trappole. Ma la sola sintesi che conti è quella che deve necessariamente avvenire dalla parte dei lettori-spettatori, se non dei milioni, almeno delle migliaia di persone più intellettualmente attive (che non sono da identificarsi con gli «intellettuali», o non solo con essi). Se questa capacità di giudizio si è sedimentata negli anni, allora sarà decisiva la sua comunicazione diretta, destinata (sarà bene non stancarsi di ricordarlo) a pesare in modo decisivo anche sui mezzi di comunicazione di massa. Se tale capacità di giudizio non c'è, non saranno i volonterosi «contributi» di questo o quello a riempire il vuoto. Il succo, per noi, è questo, ed è doveroso dichiararlo mentre, ancora una volta, offriamo qualche scarno strumento ai nostri lettori, volutamente ridotto a un ristretto repertorio dei tanti articoli che si possono trovare «interessanti» sulle recenti vicende italiané. Ad essere onesti fino in fondo, attendiamo dai lettori di sapere come ritengono, in questa situazione, di poter esser meglio serviti da noi. Come promesso, non abbiamo parlato del maltempo. Eppure, non è del tutto irrilevante, nel contesto richiamato sopra a grandi tratti, che due importanti settimanali, per fare solo un esempio, abbiano pubblicato a metà gennaio due copertine come quelle che abbiamo sulla scrivania: quella di Panorama è intitolata Il grande freddo/Tutti i guai portano a Roma/E se cambiassimo capitale?; quella dell'Espresso, dedicata al Pci di Natta, reca la fascetta gialla: La paralisi di Roma/Una capitale ventenni oscuri. Forse non è così. Abbiamo Qromesso di non entrare nel campo di questa novella geopolitica meteorologica e non lo faremo: quanto detto serve solo a giustificare perché, nel repertorio seguente, fra le citazioni sui mala RadioFreeDada/Le Clair, Santa Rosa, California sotto accusa. Entrambi dedicano i propri servizi di apertura agli ormai fatidici dieci centimetri (secondo L'Espresso) o venti centimetri (secondo Panorama) di neve caduti su Roma il giorno dell'Epifania, trascinandosi dietro un'alluvione di polemiche, commenti e tempora, figura qualcuna che riguarda il cosiddetto «maltempo». Parla il capogruppo dei parlamentari socialisti: il massacro viene dall'estero, per fermare La nostra autonomia/«Col sangue l'Italia è stata avvertita»/ Rino Formica spiega la strage. «Siamo incapaci Serse Luigetti, Perugia prese di posizione. Qualche giorno dopo la trafila si ripeteva a Milano e altrove. Noi non sappiamo commentare il fenomeno, ma alla mente, in clima di anniversario longanesiano, vengono immagini che ricordano Strapaesi di altri di difenderci»/ ( ... ) La congenita inefficienza dei nostri servizi segreti e Leverità che nessuno vuole sapere (intervista a La Repubblica, 29 dicembre 1984, p. 3). ILsuo messaggio di Capodanno dedicato soprattutto alle vittime della strage/Pertini: la sede del terrorismo si trova probabilmente ali' estero (titolo di testa del Corriere della Sera, 2 gennaio 1985). Allarmata denuncia del Presidente della Corte Costituzionale! Elia: la strage prepara l'assalto alla democrazia/«11Paese deluso dalle promesse sui servizi segreti» ( titolo di testa dell'Unità, 3 gennaio 1985, che riprende un'intervista di Leopoldo Elia a L'Ora di Palermo). Spadolini polemizza con Formica e difende i nostri servizi/ «Nessun patto segreto tra il Sismi e la Nato» («Il ministro della Difesa Spadolini ha smentito categoricamente l'esistenza di un patto di subalternità che lega le mani, da 35 anni, ai servizi segreti italiani», La Repubblica, 4 gennaio 1985, p. 1). Ieri riunione del Comitato per la sicurezza sulla strage del treno/li governo scrive ai giudici/«Contate sui servizi segreti» (titolo di testa del Corriere della Sera, 5 gennaio 1985). «Succursale della Nato» (lettera di Rino Formica, che replica all'on. Cabras e al Ministro della Difesa, Spadolini, La Repubblica, 5 gennaio 1985, p. 1). «Sull'accusa di Formica intervenga il governo» (lettera di Spadolini in risposta a quella di Formica del giorno precedente, La Repubblica, 6 gennaio 1985, p. 1). Dopo che Palazzo Chigi ha preso ieri Ledistanze da Formica/Rapporto di Craxi sui servizi segreti presto a disposizione del Parlamento (Corriere della Sera, 7 gennaio 1985, pp. 1-2). Per un po' di neve l'Italia è rimasta senza la capitale - E se il governo si trasferisce nelle Eolie?, corsivo di Luca Goldoni ( Corriere della Sera, 8 gennaio 1985, p. 1). In una Letteraal ministro Spadolini/Sui servizi Craxi sconfessa Formica - Tremila i feriti, Signorile: «Abbiamo retto bene»/ll sindaco Vetere: do difendo Roma» ( La Repubblica, 9 gennaio 1985, p. 1). L'Italia è paccata in due (titolo di testa a tut~a pagina, ILGiorno, 9 gennaio 198 • . Il governo s riunisce per l'emergenza-gelo ( r, Repubblica, 10 gennaio 1985, 1). Formica fa appello al Psi/~La ragione di Stato ha mosso Craxi, ma c'è chi vuole il rogo della verità» (intervista, La Repubblica, 10 gennaio 1985, p. 12). Polemica sul dramma della neve nella capitale/Il sindaco Vetere protesta/A Roma ha funzionato tutto (lettera di Vetere, titolo di testa, Corriere della Sera, 11 gennaio 1985) e Ma allora quel ghiaccio l'ha messo forse la Cia? (replica di Giuliano Zincone a Vetere, ivi). Ferrovia ferrovia per scassata che tu sia ( commento di Giorgio Bocca, La Repubblica, titolo di testa, 11 gennaio 1985). Sui servizi segreti difendo Formica ( commento di Gianni Baget Bozzo, La Repubblica, titolo di testa, 12 gennaio 1985). Invece delle polemiche sulla «subalternità» è necessario completare Leriforme già avviate/Servizi segreti, le colpe del passato e le chiacchiere di oggi ( commento di Luigi Caligaris, Corriere della Sera, 12 gennaio 1985, p. 1).

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