Alfabeta - anno VII - n. 69 - febbraio 1985

Il nonreci1r9cvoedere WimWenders Paris,Texas Palma d'oro, Cannes 1984 L a comunicazione - o, più esattamente, la rottura della simmetriadel rapporto comunicativo - è il tema principale del film di Wtm Wenders, Paris, Texas. Quanti lo hanno interpretato come esempio di road-movie o, peggio ancora, come una sorta di «viaggio sentimentale» ambienta• to in un «tipico paesaggio americano» (anche que to è stato scritto), trascurano evidentemente il ruolo predominante che nel film assume la rigorosa analisi dei media come soggetti tendenzialmente sempre più autonomi, anziché come meri strumenti, del processo comunicativo. Piuttosto che attardarsi a descrivere in termini puramente quantitativi forme e deformazioni della società massmediologica, mediante la semplice esibizione della pluralità di «macchine» oggi disponibili, l'autore ne indaga scrupolosamente le trasformazioni indotte nella qualità dei rapporti intersoggettivi e, più in generale, nella stessa struttura complessiva della vita associata. L'America che compare nel film è un paese ridotto alla dimensione di un gigantesco e polimorfo universo di relazioni comunicative oggettivate: nelle strade, negli incombenti raccordi autostradali, negli aeroporti, nelle automobili che scandiscono ritmicamente le diverse parti della storia; ma si tratta, nel contempo, di un paese in cui manca ogni relazione sociale fra gli utenti della rete comunicativa, come risulta, fra l'altro, dalla totale assenza di scc:ne collettive, o anche soltanto di semplici comprimari, oltre ai cinque protagonisti della vicenda. Dal punto di vista dello «sfondo», dunque, all'estensione «materiale» delle possibilità di comunicazione, corrisponde la rarefazione o l'estinzioN et Nuovo alfabeto delle stelle, edito da Rizzo/i nel 1937, veniva subito dopo Bette Davis e Dolores Del Rio. Marco Ramperti, nella sua prosa gonfia, la introduceva così: «Il romanticismo tedesco, che gioca da secoli sulle antitesi estreme, che nel chérubo scopre il démone, e nel riso della donna il ghigno dello scheletro, per suo capolavoro moderno ha questa femmina, formata come un angelo e camusa come la morte». Il ritratto proseguiva poi per cinque pagine, il più lungo tra i cinquanta dedicati ad altrettantedive. In seguito la compagnia è spesso cambiata, ma la sua presenza non è mai mancata nei diversi 'alfabeti' cinematografici che si sono succeduti da noi a partire dagli anni Tren1a: in Divi e divine, ad esempio (La Casa Vsher, 1981), Dean sostituisce Del Rio, ma lei rimane al suo posto, nelle sue solite pose un po' barocche, e con un'intervista che ne risottolinea i contrasti di carattere. Lei è Marlene Dietrich, naturalmente. Dopo aver costituito, alla lettera D, il punto di forza di tanti dizionari, adesso ci offre un dizionario tutto suo - una lista alfabetica «di buone maniere e di cattivi pensieri», come ci precisa la copertina del libro: Il diavolo è donna, pubblicato da Oberon, con una prefazione di Fernaldo Di Giammatteo, parecchie foto, e una accurata filmografia. La maniera migliore di renderne conto è di contine dei rapporti effettivi tra le «figure» che si muovono su tale sfondo, come è efficacemente rappresentato dal vagabondo - autentica vox clamantis in deserto - che dall'alto di un viadotto urla inascoltato la sua profezia--(«Dall'Arizona al Nevada lo vengo ripetendo ... ») verso il fiume di automobili che scorre sotto di lui. Questa scissione fra la molteplicità dei mezzi disponibili e l'evanescenza del tessuto di relazioni sociali che su di essi dovrebbero sostenersi si ripresenta, in maniera ancor più puntuale, nella cellula sociale costituita dai protagonisti del film. Si tratti del muto filmino super otto, del walkie-talkie («non è un giocattolo», precisa più volte il bambino), del binocolo, del telefono o del registratore che compare nell'epilogo, la caratteristica essenziale di tutti i diversi strumenti che fanno da contrappunto allo sviluppo della vicenda è l'abolizione di ogni simmetria nel rapporto comunicativo, di qualsiasi reversibilità o interazione. Il culmine di questo processo, nel quale lo strumento cessa di funzionare come' mediatore, capace di istituire o di trasmettere relazioni paritetiche fra gli attori, e agisce invece come fattore di squilibrio e di disuguaglianza, si raggiunge nelle memorabili sequenze del bordello audiovisivo, in cui si assiste alla scomposizione del binomio comunicativo in un alternarsi mutualmente esclusivo, dominato dalla regola dell'invisibilità di chi vede e della visibilità di chi non può vedere. Qui il modulo classico dell'agnizione è, insieme, ripreso e radicalmente sconvolto: il ritrovarsi non prelude ad alcuna riconciliazione, né tanto meno è risultato di un riconoscimento mediato dal vedere; fuorché in un unico, fugacissimo istante, durante il quale i volti dei due protagonisti si sovrappongono fino a confondersi (efficace citazione da Gli anni di piombo della nuare il gioco, e rischiare un supplemento di voci. Ambiguità. Da un'attrice che ha lavorato soprattutto sull'ambiguità dei propri personaggi ci si aspettano perfidie proprio là dove assume l'aria più dolce, e stoccate proprio là dove giura d'essere onesta. Il dizionario si presta in più punti ad essere letto tra le righe: ma il momento più irresistibile è quando Marlene, per elogiare il «cuore di mamma», riporta una poesia in cui dominano il lutto e la persecuzione. Battute. La più fulminante: «Alimenti: quando l'amore è finito, colmano il vuoto». Cinema. In queste pagine, non è certo una presenza ingombrante: almeno in superficie. Ma, per capire la carriera di Marlene, basta confrontare quanto dice di Bergman («Mentre progettava il suo primo film a colori, mandò tutti i suoi collaboratori a farsi controllare la vista») con quanto dice di Sternberg («Il regista dell'Angelo Azzurro è l'uomo a cui ho più desiderato piacere»). Denaro. Al contrario del cinema, è una presenza ingombrante in queste pagine: almeno in super/iVon Trotta), il venir meno di ogni reciprocità nel rapporto comunicativo erge fra i due una barriera che resta definitivamente invalicabile. Pur non potendo esercitare alcuna violenza diretta nei confronti della donna che si mostra al di là del vetro, colui che vede detiene, inoltre, su di lei un potere pressoché illimitato, risultante dallo squilibrio esistente fra i due relativamente alla possibilità di vedere. Dal punto di vista formale, questa condizione, presente allo stesso modo nel macrocosmo sociale e nel microcosmo familiare, è coerentemente descritta mediante la drastica eliminazione di inquadrature «di relazione», a cui l'autore sostituisce immagini contigue, alternate, giustapposte, comunque fra loro scisse, non legate da alcuna corrispondenza biunivoca; la rappresentazione delle numerose scene di dialogo rinuncia all'uso del campo e controcampo, privilegiando invece schemi espressivi che ribadiscono l'assunto centrale del film, a cominciare da alcuni pianisequenza, che contribuiscono ad accrescere la 'distanza' fra i personaggi che animano la vicenda. l 'insistenza sulla dissociazione della coppia «vedere-essere visto», quale conseguenza e aspetto emblematico di una più generale rottura della simmetria del rapporto comunicativo, ha tuttavia poco a che fare con ternati-' che intimistiche o con la riproposizione di una condizione esistenziale segnata dalla solitudine; al contrario, l'aspetto più interessante del film di Wenders consiste nelle implicazioni politiche, in senso lato, che in esso è possibile cogliere, anche indipendentemente dalle 'intenzioni' dell'autore. Il venir meno della reciprocità del vedere comporta, infatti, l'instaurazione di una situazione strutturalmente - e geneticamente - squilibrata, per quanto riguarda il potere di cui cie. Per quanto Marlene prenda le distanze, ironizzi sui ricchi ed elogi la vita modesta, si sente che ci tiene. Feticismo. La star, fonte inesauribile dei feticisti, ha anche lei i suoi feticci: si legga l'elogio appassionato che fa delle cartolerie. Guerra. L'esperienza della guerra tra la sua patria d'origine - la Germania - e la sua patria d'adozione - gli Usa - ha certamente marcato la Dietrich: il suo impegno al fronte con gli spettacoliper i soldati, cui fa spesso qui riferimento, è il prezzo che ha voluto pagare. Hotel. Da lei m'aspettavo di più sull'argomento. Immagine. La massima fedeltà alla sua immagine, Marlene la esprime in due parole: capriccio («Nel linguaggio musicale indica la libertà di scelta. Dovremmo adottarlo») e contentarsi («La Cenerentola delle emozioni»). Lingua. In queste pagine c'è una straordinaria attenzione ai problemi della lingua (si vedano i lemmi genere, gergo, parole, ecc.). Forse perché Marlene è una tedescache si impone recitando in inglese. O forse perché è un'attrice in cui la voce dispongono i soggetti della relazione; dall'asimmetria esistente circa l'atto del -vedere consegue, cioè, una non equivalenza sul piano delle funzioni di obbedienza e comando. Come ha mostrato Foucault rileggendo il Panopticon di Bentham, il modello ideale dello stato autocratico - proiezione sul piano delle forme statali di un'istituzione sociale fondata sul massimo della coercizione - è quello in cui il 'principe' è tanto più capace di farsi obbedire, quanto più resta invisibile. Da ciò risulta che l'autorità di chi comanda è rafforzata, e resa ancor più temibile, se il soggetto detentore è nascosto, mentre, per converso, la sottomissione del suddito è resa ancor più docile se ogni suo atto o parola sono, almeno virtualmente, osservabili dal sovrano. In questa prospettiva, il fatto che l'asimmetria della comunicazione, e segnatamente di quella visiva, non sia circoscritta da Wenders all'ambito delle relazioni individuali, ma compaia 'oggettivata' nell'ambiente sociale circostante, autorizza ad interpretare questo ragionamento nei termini di un apologo profetico sulla forma attuale, e più ancora sul 'destino', di una società caratterrizzata da rapporti intrinsecamente non-equivalenti, quale risultato di una più generale, irreversibile dissociazione fra la possibilità di vedere e quella di essere visto. Si profila, in altre parole, una lettura della società americana - assunta a simbolo di un paese che ha pienamente consumato la rivoluzione massmediologica - come assetto intrinsecamente autoritario, come una sorta di dittatura senza tiranno, nella quale i mezzi di comunicazione funzionano, in realtà, come strumenti di imposizione di un potere invisibile, impersonale, perché oggettivato e interamente risolto nel1 'insuperabile asimmetria del rapporto comunicativo. La condizioè altrettanto cruciale che il corpo. Mondo. Il mondo di una giramondo è spesso una cartolina (si vedano i lemmi Italia e Roma), talvolta è uno sberleffo («Vienna: molti stranieri pensano che i viennesi ballino in strada giorno e notte. Non lo fanno»). Nostalgia. Nonostante tutto, nel libro non ce n'è affatto. Originale. Il libro americano di cui questo è la traduzione si intitola Marlene Dietrich's ABC, ed è un aggiornamento di una prima edizione del 1961. Di qualcuno - ad esempio della Monroe - si parla come se fosse ancora viva: del resto, è giusto così. Postmoderno. Ovviamente Marlene potrebbe essere l'eroina del postmoderno: in lei convivono capriccio e citazione, ritmo ed ornamento, puro archetipo e disfarsi del racconto. Ma quasi a prevedere il logoramento del termine, nel libro le mosse più azzeccate sono quelle preclassiche. Ricette di cucina. A chi vuol cominciare personalmente consiglio quella alla voce 'Avanzi', e sconsiglio quella alla voce 'Brodo ristretto'. Salute. È una preoccupazione ne di soggezione non scaturisce, perciò, dall'esistenza di una struttura formale di potere, da una funzione di comando identificabile, collocata sul piano delle forme politiche pubbliche, ma nasce, piuttosto, direttamente dall'originarietà pre-, o post-, politica del sistema delle relazioni sociali. Lo sviluppo stesso dei rapporti intersoggettivi, in quanto mediato da mezzi di comunicazione che sono fonti di disuguaglianze, produce 'spontaneamente' condizioni di oggettiva sottomissione, tanto più rigida, quanto più 'invisibile' rimane l'autorità che essi veicolano. Prendendo le mosse dal film, è perciò possibile affrontare il problema della democrazia, dei suoi limiti e delle sue prospettive, non già concentrandosi sulle forme istituzionali o sul sistema delle garanzie che formalmente ne descrive la fisionomia, ma riflettendo sui fondamenti genetici delle strutture di potere, e sulla loro distribuzione disuguale, all'interno di una società - quale è quella americana - in cui la dimensione politica è ormai compiutamente autonoma rispetto allo Stato. L'autocrazia non è, pertanto, funzione specifica di un soggetto separato e politicamente formalizzato, ma appare piuttosto connaturata all'esistenza stessa di un universo di rapporti, adeguatamente rappresentabile come universo di relazioni comunicative dominato da asimmetrie e squilibri ineliminabili. L'odissea del protagonista del film, proveniente dal nulla e nel nulla nuovamente inghiottito a conclusione della vicenda, segna, in questo senso, il fallimento a cui è inevitabilmente destinato ogni tentativo di 'redenzione' individuale, ogni sforzo per recuperare una comunicazione che conservi l'equivalenza degli attori, al di fuori di una trasformazione che investa, nel suo insieme, il sistema dei rapporti comunicativi. che attraversa tutto il libro: ma, più che esprimersi con buoni consigli al riguardo, si manifesta con un profondo disprezzo per i medici e per i loro metodi di cura. L'idea è quella del «chi fa da sé fa per tre»: si veda la voce autodisciplina («La più utile di tutte le discipline»). Tentazioni. Marlene dovrebbe essernemaestra. Ma scartate quelle troppo scoperte per essere vere, e quelle troppo di buon senso per essere efficaci, bisogna cercare tra le righe. Allora si trovano: del resto, come ci ricorda la voce 'Sedurre', «chiunque sia stato sedotto, voleva esserlo». Uscita di scena. È laprova della validità di un personaggio e della grandezza di un divo. Per Marlene, la più famosa resta quella nel [male di Morocco: si toglie le scarpe e avanza a piedi nudi nel deserto. Ma adoro anche quella di Stage Fright, all'insegna de/l'indifferenza, e quella di Rancho Notorius, a/l'insegna del Fato. • Volontà. Ce n'è evidentemente tanta. Dovrebbe (o vorrebbe) inglobare anche i lemmi 'Professionali', 'Successo', 'Seduzione', ecc. Zeta. Per l'ultima lettera de/l'alfabeto, interviene il 'Lieto Fine': «Mi piace il lieto fine; mi piace proprio». Marlene Dietrich Il diavolo è donna Edizioni Oberon, 1984 pp. 206, lire 25.000

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