margine si sono, e specialmente in questi nostri anni, infittite, sovrapposte, confuse. E al punto che agli occhi dei più ne sono come devastati. E allora, come antidoto alla devastazione, al pericolo di illeggibilità di un sentimento che è ancora, nonostante tutto, nel cuore umano leggibile, mi piace monitoriamente, e posso anche dire - scusandomene con voi - trasgressivamente, inopportunamente, ricordare la pagina di una confidenza di Alessandro Manzoni a Ruggero Bonghi: Miche! de Certeaux La fable mystique Paris, Gallimard, 1982 in corso di pubblicazione presso Il Mulino Jean Leclercq Cultura monastica e desiderio di Dio Firenze, Sansoni, 1983 pp. 338, lire 28.000 I monaci e l'amore nella Francia del XII secolo Roma, Jouvence, 1984 pp. 179, lire 22.000 M. Maddalena de' Pazzi Le parole dell'estasi Milano, Adelphi, 1984 pp. 198, lire 8.500 M.Grazia Angelini Il Monaco e la parabola Brescia, Morcelliana, 1981 pp. 201, lire 7.500 «lo sono del parere di coloro i quali dicono che non si deve scrivere d'amore in modo da far consentire l'animo di chi legge a questa passione. L'amore è necessario a questo mondo; ma ve n'ha quanto basta, e non fa mestieri che altri si dia la briga di coltivarlo; e, col volerlo coltivare, non si fa altro che farne nascere dove non fa bisogno. Vi hanno altri sentimenti dei quali il mondo ha bisogno, e che uno scrittore, secondo le sue forze, può diffondere un po' più negli animi; come arebbe la commiserazione, l'affetto al prossimo, la dolcezza, l'indulgenza, il sacrificio di se stesso; oh di questi non ve n'ha mai eccesso; e lode a quegli scrittori che cercano di metterne un po' più nelle cose di questo mondo; ma dell'amore ve n'ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte più di quello che sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie. lo stimo dunque opera imprudente l'andarlo fomentando cogli scritti; e ne son tanto persuaso che, se un bel giorno, per un prodigio, mi venissero 1spuate le pagine più eloquenti d'amore che un uomo abbia mai scritto, non piglierei la penna per metterne una linea sulla carta: tanto son certo che me ne pentirei». Al cattolico Fogazzaro, questa opinione e precetto del cattolico Manzoni parve una esagerazione; e rispettosamente, in una conferenza, ne fece rifiuto. Pur essendone, per altri versi e in altri modi, seguace,· è soprattutto nell'affermazione che «vi hanno altri sentimenti dei quali il mondo ha . la spo~gdiDio L a separazione, la perdita, la ricerca, il ritrovamento: la conduzione nella casa della madre, nella stanza della nascita. ( Cantico dei Cantici, 3, 1-4). Il Cantico, testo dell'amore monastico e mistico per eccellenza, rappresenta il rapporto sponsale di Israele-donna e il suo Dio-sposo, come un'unione fondata su un desiderio che non si placa e che cresce con la perdita e la ricerca dell'amato. Del resto tutta la cultura monastica è fondata sul desiderare, sull'anelare. Gregorio Magno, il grande diffusore del monachesimo medievale, è il dottore del desiderio: i termini più frequenti dei suoi scritti sono anhelare, aspirare, suspirare. Un desiderio che si alimenta dell'assenza dell'Altro, un perpetuo abbandonarsi a colui che sembra abbandonarti (Luca, 23, 46), una tensione desiderante che si rigenera dalla continua alternanza tra perdita e ritrovamento. «Quanto più ti trovo, tanto più sono assetata di cercarti» (M. Maddalena de' Pazzi, p. 79). Discorso mistico e discorso erotico, entrambi evocano il tema della nostalgia, entrambi sono oggetto di qualcosa di perduto. Tale eterno e reiterato rimpianto è rivolto al fantasma dell'unico. Nel senso espresso dagli spiriti religiosi quando lamentano «uno solo mi viene meno e tutto mi manca» o nelle esortazioni contenute nei manuali di perfezione che riportano «Dio solo mi basta». Quell'unico che Miche) de Certeaux associa a Mosè e il monoteismo: «il discorso mistico è la malattia dell'essere separati: la melancolia. Si è ammalati dell' assenza perché si è ammalati dell'unico ( ... ) Il concetto di unico che si ricollega al Freud di Mosè e il monoteismo» (La fable mystique). In è uscito tale intersezione tra discorso psicanalitico e percorso mistico troverebbe conferma, secondo alcune letture, il postulato laca11iano secondo cui «il desiderio dell'uomo è il desiderio dell'Altro» (Lacan). Ed è proprio in ragione di questa assenza che la mistica rientrerebbe nel campo del femminile. Ma la tensione ascetica femmi-' nile piuttosto che riferirsi, come sostiene Lacan, «ad una mancanza rispetto al godimento fallico» rimanda più direttamente al vuoto, al «non tutta» dovuto alla separazione, a quel distacco primario che fa 'anelare' all'unico contatto originario fusionale, quello materno. Il ritiro monastico è la nostalgia per un luogo originario in cui tornare a essere tutt'uno con Dio e non più soggetto diviso: ciò può portare a un riconoscimento di sé, a trovare il proprio nome, nuovo e segreto, come pure al permanere in una fusione indistinta di natura bisogno», la rifiuto anch'io. Ma teniamola, anche qui ed ora, moderatamente presente. L'intervento di Leonardo Sciascia che pubblichiamo costituisce l'introduzione al convegno Amore e culture, tenutosi a Palermo dal3 al 5 dicembre 1984, organizzato dal- /' Istituto di Antropologia dell'Università di Palermo, con la partecipazione, fra gli altri, di M. Augé, A. Cohen, D. Héritier, J.- P. Vernant, G. Bechelloni, A. Buttitta, O. Calabrese. regressiva. Nell'esperienza religiosa femminile possono darsi entrambi gli esiti e occorre distinguerli perché anche la mistica non diventi la nuova ideologia dell'interiorità femminile, l'ultimo ritrovato, la formula magica dell'arduo accesso alla conoscenza di sé. La fusionalità sensuale della monaca «sposa di Cristo» può fondarsi e accentuare un'assenza dei propri confini: un matrimonio consumato e possibile solo perché la sposa resta bambina. E così il dissolversi, il perdersi amoroso non è spaventoso perché il Dio amato è protettivo, onnipotente, nutnt1vo, femminile (Madame Guyon, Teresa di Lisieux). La fusionalità come indeterminatezza: la metafora del seno, le madri reali Da un sogno di S. Chiara, uno dei rari testi di carattere autobiografibol ainoontri n. 1/1985 Dario Fo Proclamo Bologna capitale popolare della Padània Giuseppe Campos Venuti Le «due culture» nei novant'anni del Touring Club Italiano Tadeusz Kantor L'arte è un armadio dipinto Franco Giovane/li L'Alfieri è recitabile? Si, cosi Gianluigi Bovini La città meno feconda d'Europa Maurizio Stroscio I giardini segreti di Ferrara Giuseppe Richeri Perché sono i padroni del mercato audiovisivo mondiale Stefano Benni L'isola delle tagliatelle I giornalisti di Pirro Cuniberti Waltraut Schwarz Il dottor Muller, la teologia, i briganti e Schleiermacher Edgar Morin Lo spettacolo degli altri mondi Le rubriche Il capolavoro del mese / Le strisce di Santachiara / Di cotte & di crude / La Fortezza della solitudine / Domani mostre / Domani spettacoli / Libri Una copia L. 2.000 Abbonamento annuo per 11 numeri L. 15.000 per l'Italia - L..~.000 per l'estero I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale n. 15591407 intestato a Bologna Incontri, via de' Foscherari 2, 40124 Bologna A tutti gli abbonati per il 1985 verrà data in regalo una delle CARTE DEI SENTIERI SEGNALATI NELL'APPENNINO EMILIANO ROMAGNOLO edite dal Comitato città d'arte, terme, Appennino dell'Emilia-Romagna L. ~-500
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