Un festivqtl1,ggo un giorno H ollywood, aprile 1983. Ne-· gli ambienti che contano FrancisFord Coppola (Il Padrino, Apocalypse Now, tanto per non fare nomi) è datoper spacciato. Dicono che si è scavato lafossa con la sua mania per l'elettronica, con i nuovi costosi giocattoli che rivoluzionano il conservatorismo, camuffato da progressismo, della Mecca del Cinema. E non si sfida impunemente Hollywood. Finora i suoi giochi elettronici non gli hanno procurato grandi successi di botteghino (vedi Un sogno lungo un giorno). Lui replica: siamo di fronte a una rivoluzione paragonabile a/l'invenzione della ruota, della scrittura. Abbiamo inventato ilfoglio e lamatita con cui puoi fare degli scarabocchi o, se lo sai fare, scrivere la Divina Commedia o disegnare la Gioconda. Dipende da come usi la matita. È la stessa cosa con l'elettronica: devi imparare a usarla, capire le sue possibilità, le sue sfumature. Dice ancora Coppola: « Pensate alla resistenza che ogni nuova tecnica ha incontrato nel cinema. La mia insegnante era stata una montatrice e ai suoi tempi il film si tagliava prendendolo letteralmente in mano e misurandolo a braccia. E quando introdussero la moviola i montatori pensavano che, senza toccarlo, senza sentirlo fisicamente sotto le mani, sarebbe stato impossibile tagliare unfilm. La stessacosa è avvenuta con la sincronizzazione per il sonoro. Una volta c'era il sistema dei fori le, vive per sempre. Un film e un palazzo sono paragonabili in questo senso. E purtroppo i costi del cinema sono i più alti che esistano. Anche quando fai un piccolo film come The Outsiders girato in sole undici settimane in una piccola città di provincia, finisce per costare lo stesso otto milioni e mezzo di dollari. E se vai a vedere come questi soldi sono stati spesi, ti rendi conto che solo un terzo sono finiti direttamente nel film. Gli altri sono stati spesi in costi supplementari ~':i .:~-== .·:: {L::::·~t:::~:~.------ .. _h_. .. """'-=;,;,: ai lati del nastro, con il sonoro che si faceva coincidere con i fori ai lati della pellicola. Poi è arrivato il sistema elettronico di sincronizzazione. Eppure quando introdussero il sistema elettronico i vecchi tecnici del montaggio del suono andavano in giro dicendo: 'Non c'è niente da fare, se non ci sono i buchi non si può sincronizzare'. Oggi sembra assurdo, ma è questo che succede ogni volta che si introduce una nuova tecnica. Spesso non ci si rende conto di quante risorse abbiamo a disposizione: solo ci rifiutiamo di usarle. A Hollywood, poi, tutti hanno paura del/'elettronica. Quelli hanno paura di restare col culo per terra». 'Quelli' non rispondono. Aspettano. Sanno che il padrePadrino è un regista 'da novanta', ma sul terreno della finanza non capisce nulla. 'Quelli', invece, sanno fare i conti e stringono i lacci delle banche. Francis è sprezzante. A chi gli chiede qual è l'ultimo film che gli è piaciuto risponde: «Sono due anni che non vado al cinema. Hollywood non mi interessa. Hollywood ormai è diventata una f abbrica di programmi televisivi. Hollywood è diventata uguale a Detroit: si fabbricano i programmi come le auto, alla catena di montaggio». E poi il massimo schiaffo. Il suo nuovo film (Cotton Club, che uscirà presto sugli schermi americani e che fino a oggi è costato qualcosa come 50 milioni di dollari) lo va a che non puoi evitare. E anzi io sono uno dei pochi nell'industria del cinema cui i sindacati e i lavoratori hanno dato una mano. Mentre gli amministratori degli studi sono i più recalcitranti a dare una mano a chiunque. Sapeste quanta gente ci ha aiutati facendo lavoro volontario per noi. Se fossimo riusciti a convincere anche i pezzi grossi degli studi a darci una mano avremmo finito per fare una vera e propria rivoluzione a Hollywood e questo probabilmente non l'avrebgirare a New York, nei mitici Astoria Studios - costruiti nel 1919 da Adolph Zukor e lesse Lasky (che creeranno poi la Paramount Pictures); dodici acri di studios al di là del ponte di Queensboro, a un tiro di schioppo da Manhattan, il regno di Woody Allen, il territorio rivale di Hollywood per eccellenza. Hollywood, aprile 1984. La notizia del/'omaggio che il Santa Fé Film Festival dedica a Francis Ford Coppola («The Spirit of Zoetrope») giunge in sordina. Si perde nei meandri della Grande Comunicazione. C'è appena tempo di prendere l'ultimo TWA per Albuquerque. Due ore di volo nella notte limpida del deserto, verso est, un volo intervallato da broccoletti e cannelloni ripieni di salsa rossa. L'ultimo shuttle per Santa Fé è già partito. L'~lternativa è una Buick a noleggio che scivola silenziosa in un contorno luminoso di stazioni di servizio, di cafeterie aperte 24 ore su 24. La colonna sonora della radio è quella degli anni American Graffiti che si scontra con le Quattro Stagioni di Vivaldi vomitate da invisibili altoparlanti sui clienti del Santa Fé Hilton. La comitiva si allarga: c'è fohn Giannini, ex fotografo militare che si è fatto tutto il Vietnam e indossa giacche di una misura più piccola. C'è Gene Hackman che si scioglie solo quando racconta degli esordi teatrali della sua carriera cinematografica a New York: divideva la stanza con Dustin Hoffman, be visto di buon occhio nessuno. Penso che quando siamo rimasti a secco di soldi c'è stata un sacco di gente a Hollywood - parlo dei grossi studi - che ha tirato un sospiro di sollievo. D. Cos'è esattamente lo «Spirito di Zoetrope» cui questo Festival si riferisce? Coppola. È l'idea di divertirsi e di fare cose avventurose. È solo per questo che lavoro nell'industria cinematografica. Potrei fare più soldi facendo lo scrittore, ma ma Dustin era più povero di lui e dormiva per terra. Hackman apprezza molto la mia giacca di pelle e mi chiede di farci un giro. Gliela do, tantofacaldo. C'èDennisHopper che racconta di essere ossessionato da Peter Fonda che vuole girare la seconda parte di Easy Rider. Poi andiamo tutti insieme al seminario che, tra una proiezione e l'altra, Francis tiene sul cinema elettronico. E lì, all'Armory for the Arts (letteralmente: la sala d'armi delle arti), c'è Robert Duvall e Shelley Duvall, la Olivia dei film Braccio di Ferro che mi chiede notizie di Fellini (chissà perché tutti mi chiedono cosa fa Fellini?). Lui, Francis, gigioneggia sul palcoscenico. Fa l'elogio del cinema elettronico. Dice: è uno scherzo dirigere un film con queste nuove macchine. Ne potremmo improvvisare uno qui, su due piedi. Il pubblico accetta la sfida. Francis indica la prima fila. «In sala ci sono alcuni amici, adesso vifaccio vedere.» Assume su due piedi Robert Duvall, Dennis Hopper e Gene Hackman; li manda fuori nel parcheggio dove staziona la sua roulotte attrezzata di tutto punto e, dalla sua poltrona sul palcoscenico dell'Armory for the Art5, dirige una scena improvvisata. Le immagini scorrono, in contemporanea, sul grande schermo alle sue spalle, immagini che Francis si diverte a montare, spostare, colorare, sonorizzare, far vivere in modo elettronicamente creativo. Il pubc'è qualcosa di magico nel fare un film, lavorare a contatto con altri amanti del cinema e con il pubblico. Per me lo spirito di Zoetrope è un sogno avuto tanto tempo fa e che continuo ad avere. Non credo che, nonostante tutto, il cinema finirà solo nelle mani dei ragionieri, dei geometri. I film saranno il linguaggio del futuro e prima o poi i ragazzini scriveranno le loro lettere d'amore alle ragazzine di cui sono innamorati con un film e viceblico è in visibilio. Lo era stato, nonostante tutto, anche Wim Wenders quando si ostinava a girare Hammett (prodQtto da Coppola) con i metodi tradizionali, mentre Coppola spingeva perché girasse in elettronica. Era successo, a un certo punto, che Wenders, conservativamente tradizionalista, si era trovato affogato nella scatenata corrente creativadi un inarrestabileCoppola e costretto dagli eventi all'uso del video. Ricorda Wenders: «Ero lì, davanti allo schermo video. Ali' inizio, era terribile trovarmi davanti a uno schermo invece di essere davanti agli attori insieme ali'operatore. Dopo un po' di tempo mi sono talmente abituato che sono diventato completamente dipendente dal video, come drogato. Un giorno, una video camera non ha funzionato per due o tre ore e bisognava continuare senza, con me di nuovo davanti agli attori, insieme ali'operatore: non riuscivo più a rendermi conto di niente. Non sapevo se la scenafunzionava o meno: era terribile. Non riuscivo più a giudicare. O meglio, giudicavo solo di fronte al video e non più di fronte agli attori».1 Un punto a favore di Coppola. Che leprofezie di Francisstiano per avverarsi? Nota (1) Da Wim Wenders, L'idea di partenza, Liberoscambio Editore. versa. Sarà la forma più ampia di comunicazione. Una forma d'amore. Nota (1) Gli Zoetrope Studios altro non sono che gli Hollywood Generai Studios, costruiti nel 1919: fra gli studi più vecchi di Los Angeles, che occupano nove acri di terreno nel cuore di Hollywood, praticamente vicini di casa degli studi Goldwyn e Paramount. Sono costati a Coppola sette milioni e duecentomila dollari pagati parte in contanti, parte con mutuo. -~:':r.:'.:~w:• i'.:::_:.:,~~t;{;:~$!~½4~r ~
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