S e si eccettuano i rariframmenti biografici confidati nel 1979 a Jean Pierre Barou, questa intervista rilasciata da Miche/ Foucault a René de Ceccatty per Gai Pied nel marzo 1981 è la sola che parli della sua "1.oralepersonale. Era stàto lo stesso Foucault a suggerire, nell'ap"riledel 1979, il titolo della pubblicazione al suo fondatoreJean de Bitoux: il Gai Pied, mensile d'informazione e di riflessione redatto da omosessuali. Il filoso/ o contribuì anche alla redazione del primo numero (aprile 1979) con un articolo sul suicidio dal titolo «Un plaisir si simple», oggi semiclandestino e quasi introvabile. Il titolo suggerito da Foucault, Gai Pied, deriva dall'espressione francese prendre son pied, cioè «andare a gonfie vele». E corrispondeva a una visione positiva e gioiosa del/'omosessualità. Questo tipo di consapevolezza si era formato, verso la fine degli anni Sessanta, presso la seconda generazione omosessuale, quella che darà origine al Gay Liberation Front in America il 28 giungo 1969, e al Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire (FHAR) in Francia il 10 marzo 1971. Nel marzo 1981, Miche/ Foucault, che era solito ripetere che quanto aveva formulato nelle sue opere era più importante della sua vita privata e della sua biografia reale, affida ai «gay viandanti» questa intervista in cui parla di sé. «Per me aver voglia di ragazzi è sempre stato aver voglia di avere delle relazioni con i ragazzi. Per me è sempre stato qualcosa d'imlavoro non consista tanto nel liberare i nostri desideri, quanto nel renderci infinitamente più capaci di piaceri. Occorre sfuggire alle formule già fatte nel mero incontro sessuale e della fusione amorosa delle identità. D. Negli Stati Uniti, e comunque in tutte le città in cui il problema della miseria sessuale sembra risolto, esistono le premesse per la costruzione di relazioni più forti? Foucault. Quello che mi pare certo è che negli Stati Uniti, anche se il fondo di miseria sessuale esiste ancora, l'interesse per l'amicizia è diventato molto più importante: non si accede a una relazione per giungere fino alla consumazione sessuale, che è facile; quello verso cui la gente è polarizzata è l'amicizia. Come arrivare, attraverso le pratiche sessuali, a un sistema relazionale? È possibile creare un modo di vita omosessuale? Le donne Questa nozione di modo di vita mi sembra importante. Non sarebbe il caso d'introdurre una diversificazione altra da quella dovuta alle classi sociali, alle differenze di professione, ai livelli culturali, una diversificazione che sarebbe anche una forma di relazione, e che sarebbe il modo di vita? Un modo di vita può essere condiviso tra individui di età, status, attività sociali ~ diverse. Può dar luogo a relazioni _5 intense che non somigliano a nes- ~ suna di quelle istituzionalizzate. ~ Mi sembra che un modo di vita può ~ dar luogo a una cultura e a un'eti- ...... ca. Essere gay, credo non sia iden- .si c::s tificarsi ai tratti psicologici e alle s:: ~ maschere visibilidell'omosessuale, cio ma cercare di definire e sviluppare oO "° un modo di vita. i:: D. Non è una mitologia dire: ~ « Eccoci all'inizio di una socializzaÌ zione che attraversa le classi, le età, ~ le nazioni»? Gay ld!n~anti portante. Non necessariamente sotto la forma di coppia, ma come questione d'esistenza ... ». Ciò di cui il filosofo sembra farsi eco nell'intervista (ripubblicata da Gai Pied nel giugno 1984, in morte del filoso/ o) è una trasfoI11_1aziòne intima del personaggio omosessuale. Con questa intervista, Foùcault già si rivolge alla terza generazione omosessuale, l'attuale, quella dégli anni Ottanta: profondamente diversa dalle precedenti, sradicata e come consegnata a vivere l'iperrealtà de/là cosiddetta «sessualità liberata» nelle gabbie consumistiche e gli zoo spettacolari che le loiFoucault. Sì, è un gran mito dire:· non vi saranno più differenze tra omosessualità ed eterosessualità. D'altronde penso che è una delle ragioni per cui oggi l'omosessualità costituisce un problema. Infatti, l'affermazione che essere omoseste degli anni Settanta hanno contriuito a creare nelle metropoli occidentali... Foucault suggerisce che non è questo l'approdo, ma un continente ancora sconosciuto, un esito che forse non è l'uomo che conosciamo. Quando Foucaùlt passa dal/'investigazione sulla «sessualità» a un'interrogazione più vasta, riguardante il «governo di sé» e l'invenzione - attraverso l'omosessualità - ai modi di vitapiù liberi e più felici, cogliamo il tentativo di superare le ·eterne questioni in cui si chiude l'omosessualità: la sessualità e la repressione. suale, ma perché la sua posizione «di traverso», in qualche modo, e le linee diagonali che può tracciare nel tessuto sociale, permettono di fare apparire queste virtualità. D. Le donne potrebbero obiettare: «Cosa ci guadagnano gli uomini Sciocchia,·bbonatevailcavallo suale significa cs~cn: tHlflH> e amarsi, questa ricerca di un modo di vita va contro le ideologie dei movimenti di liberazione sessuale degli anni Sessanta. È in tal senso che i «clones» con i baffi hanno un significato. È un modo di rispondere: «Non abbiate paura, più saremo liberati, meno ameremo le donne, meno ci si confonderà in questa polisessualità in cui non esiste più differenza tra gli uni e gli altri». Non è per niente l'idea di una grande fusione comunitaria. L'omosessualità è un'occasione storica di riscoprire virtualità relazionali e affettive, non tanto per le qualità intrinseche dell'omosestru di loro in rapporto alle possibili relazioni tra un uomo e una donna, o tra due donne»? Foucault. C'è un libro appena uscito negli Usa sull'amicizia tra donne1 • È molto ben documentato a partire da testimonianze di relazioni d'affetto e di passione tra donne. Nella prefazione l'autrice dice di essere partita dall'idea di scoprire relazioni omosessuali. Poi si è accorta che tali relazioni non erano sempre presenti ma che era interessante sapere se questo si poteva o no chiamare omosessualità. Nel corso della relazione, come appare nelle parole e nei gesti, appaiono altre cose essenziali: amori, Nel modo in cui Foucault pone la questione omosessuale ai suoi interlocutori gay, si riflette la questione (insistente e ancora irrisolta) della prospettiva trasfarmatrice dei rapporti umani. Questaprospettiva nasce dal/' idea (o il sogno o la visione) di poter piegare la storia a volontà nuove. E attraversada sempre i movimenti efa nascere dentro i diversi mondi (femministi, giovanili, gay) spinte e domande di un'alternativa le cui promesse non hanno ancora forma. Bruscamente, dai margini di questo colloquio con Foucault viene alla luce un dislivello della vita e della cultura europea. Emeraffetti densi, meravigliosi, luminosi o molto tristi-,molto neri. Questo libro mostra anche quanto importante sia stato il ruolo ·del corpo della donna e del contatto tra corpi femminili: una donna pettina un'altra donna, l'aiuta a truccarsi, a vestirsi. Le donne avevano diritto al corpo delle altre donne: tenersi per la vita, abbracciarsi. Il corpo dell'uomo era interdetto all'uomo, in modo più drastico. Se è vero che la vita tra donne era tollerata, è soltanto in certi periodi e dopo il XIX secolo che la vita tra uomini non solo fu tollerata, ma rigorosamente obbligatoria: sèmplicemente durante le guerre. La guerra Parimenti nei campi di prigionieri. Avevate· dei soldati, dei giovani ufficiali che hanno trascorso nei campi dei mesi, degli anni insieme. Durante la guerra del 1914, gli uomini vivevano completamente insieme, gli uni sugli altri, e non era poca cosa perché la morte era lì, perché il dedicarsi gli uni agli altri e il servizio reso erano sanzionati da un gioco di vita e di morte. Al di fuori di qualche frase sul cameratismo, della fraternità d'anime, di qualche testimonianza molto frammentaria, cosa sappiamo di quegli uragani affettivi, delle tempeste del cuore che si son potute verificare in quei momenti? E ci si può chiedere che cosa ha fatto sì che, in quelle guerre assurde, grottesche, quei massacri infernali, la gente ha resistito malgrado tutto. Indubbiamente attraverso un tessuto affettivo. Non vogliodire che continuavano a combattere perché erano innamorati gli uni degli altri. Ma l'onore, il coraggio, il non perdere la faccia, il sacrificio, uscire dalla trincea con il compagno, davanti al compagno, tutto ciò implicava una trama affettiva molto intensa. Questo non vuol dire: «Ah, ecco ge, insieme all'insistenza sulla questione omosessuale, una continuità più profonda, più rimossa, più segreta: quella del sapere storico delle lotte, lamemoria di problemi e d'inquietudini ancora attuali. Qui Foucault non ci confida solo la suapassione ma cercadi dirci anche che un altro mondo è possibile. Muovendosi, prendendo posizione in·un'orizzonte di «positiva insoddisfazione» (cfr. PierAldo Rovatti, Alfabeta. n. 64) non a caso questa intervista su~'amicizia come modo di vita fu confidata aigay. Per la loroposizione «di traverso» nel tessuto sociale, il filosofo pensava forse che i gay - popolando il nostro universo d'uomini e di parole nuove-avrebbero potuto sconvolgere i nostri rapporti con gli altri, con più forza dei cosiddetti grandi eventi. Ma esistono davvero dei soggetti gay, nel- /' epoca dellamicrofisica del potere? E chi è disposto a ri-orientare se stesso e a sfidare il rischio del «gioco attraverso il vuoto» che l'epoca ormai suscita in noi, e di cui lo stesso Foucault si è fatto eco? Se avviciniamo la lettura di questo frammento autobiografico alle opere di studio e di erudizione del filosofo emerge la forza essenziale di un lavoro e di un impegno che non sembrafatto solo per comprendere, ma per prendere posizione. «De l'amitié comme mode de vie: Entretien avec Miche! Foucault» in Gai hebdo Pied, n. 126 30 giugno - 6 luglio 1984 pp 60, ff 10 l'omosessualità!» Detesto questo genere di ragionamento. Ma indubbiamente abbiamo qui una delle condizioni, .non la sola, che ha permesso questa vita infernale in cui certa gente, durante settimane, sguazzava nel fango, i cadaveri, la merda, moriva di fame, veniva ubriacata al mattino dell'assalto. Il gioco attraverso il vuoto Vorrei infine dire che qualcosa di pensato e di volontario come un giornale dovrebbe rendere una cultura omosessuale, vale a dire strumenti per relazioni polimorfe, varie, individualmente modulate. Ma l'idea di un programma e di proposte è pericolosa. Dal momento in cui un programma viene presentato, fa legge, diventa proibito inventare. Dovrebbe esserci una inventività propria a una situazione come la nostra e a questa voglia, che gli Americani chiamano coming out, cioè manifestarsi. Il programma deve essere vuoto. Occorre scavare per mostrare come le cose son.o state storicamente contingenti, per questa o quella ragione intelligibile ma non necessaria. Occorre fare apparire l'intelligibile sul fondo di vacuità e negare una necessità, e •pensare che quello che esiste è lungi dal riempire tutti gli spazi possibili. Lanciare una sfida senza contorni con la questione: a cosa si può giocare, e come inventare un gioco? (Traduzione di Gianni De Martino) Il testo di questa conversazione è stato ripubblicato dalla rivista Gai hebdo Pied (che già l'aveva presentata nel marzo del 1981) sul n. 126 (30 giugno-6 luglio 1984). Nota (1) Lilliao Faderman, Surpassing The Love of Men, Ed. William Morrow, 1980.
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