L'onnivorCaarte, Angela Carter La camera di sangue (The Bloody Chamber, 1979) trad. di Barbara Lanati Milano, Feltrinelli, 1984 pp. 186,' lire 15.000 The Sadeian Woman London, Virago, 1979 pp. 150, ls 2,95 R ivisitazioni seducenti e ambigue di fiabe, eleganti frammenti di storie mitiche sono i racconti di Angela Carter pubblicati di recente nella versione italiana con il titolo Là camera di sangue. Con essi esce dall'ombra una scrittrice che già da tempo aveva fatto parlare di sé all'estero - soprattutto negli Usa, oltre che nel suo paese, l'Inghilterra. Nella voluminosa serie di opere - molti i romanzi, una raccolta di poesie, traduzioni e saggi - e nelle loro varietà tonali, questo libro è solo uno dei tanti approcci alla conoscenza di questa straordinaria, elegante e ironica affabulatrice: interessante, tuttavia, perché apre nuovi orizzonti e pone coraggiosamente delle problematiche nuove alla letteratura; le sue fiabe, o rifacimenti di fiabe, si inseriscono infatti in pieno nel dibattito sulla letteratura fantastica, sul Sl,IO ruolo nella letteratura contemporanea. Ma la Carter non è semplicemente una raccoglitrice e 'restauratrice' di leggende e di tradizioni: nel momento stesso in cui 'ricostruisce' con apparente buona fede, non fa che attaccare e demolire alla base le categorie fondamentali con un'ironia corrosiva che non lascia nulla dietro di sé. «Onnivora» ha giustamente definito quella scrittura Nadia Fusini (Il mantfesto, 12 febbraio 1984, n. 36, p. 7), perché la Carter, rispolverando le leggende più note e le tradizioni più trite della letteratura (il romanzo gotico o la fantascienza), giuoca contrappuntisticamente con le sue tipologie, con le convenzioni più antiche e rassicuranti; adopera quelle atmosfere (i suoi racconti sono per lo più ambientati in lugubri castelli, gelidi paesaggi invernali, foreste magiche e insidiose dove si consufiaba, di rifiutare, anche attraverso la parodia dei modelli, dei .clichés che la letteratura ha contribuito a consolidare. B ersaglio polemico della Carter è soprattutto quella lunga tradizione iconografica che assegna alla donna dei ruoli prestabiliti ed esemplificati nella letteratura (la vittima e la strega delle favole e del romanzo gotico). Se è possibile jnfatti rintracciare all'interno della scrittura una peculiarità 'femminile', qui la donna ne diviene il segno stesso, ciò che rende quella scrittura operativa e pragmatica. mano atroci riti cannibaleschi); .=-,"'""'"""",a.; trasforma quegli effetti di crudeltà La Carter non tenta di sostituire in perversioni. nuovi miti ai vecchi o di creare nuoScrivere, o riscrivere, diviene ve tipologie letterarie che servano qui soprattutto volontà di possede- da supporto a un'ideologia, ma di re, aggredendolo, un patrimonio sfatare, con un'ironia sferzante, già consumato, quasi nel tentativo l'immagine consolatoria della pafrenetico di afferrare un senso che zienza femminile o della Grande sfugge o che non si riconosce. Ne Dea, simbolo di fertilità e amore. risulta quel carattere evanescente Ne risulta una prospettiva capovoldei miti e delle immagini del passa- ta in cui Cappuccetto Rosso seduce to, l'impossibilità o il rifiuto di fis- il lupo, le matrigne cattive riescono sare qualche punto fermo o di crea- sempre a spuntarla, la Bella convire un ordine narrativo. E lo scritto- ve con la Bestia in un amplesso re non è più un vate che svela la mostruoso. realtà del mondo, ma un illusioni- È a tal proposito che Nadia Fusista che può creare, a un livello ver- ni parla della qualità «post-femmibale, solo effetti momentanei: l'e- nista» di quest'opera, termine che leganza barocca e sensuale dello compendia bene la duplicità di stile, l'aggregato prezioso e bizzar- quell'operazione. Perché scopo ro del tessuto narrativo, non fanno della Carter è di smontare pezzo che consolidare l'immagine del per pezzo l'edificio fatiscente che si giuoco: un giuoco dissacratorio che è voluto creare attorno all'immagitende a svuotare immagini e miti ne femminile come elemento negadel loro contenuto tradizionale. tivo, passività, materia inerte opL'operazione 'post-moderna' posta alla forma, caos opposto alche mi pare di rintracciare nella l'ordine; di far crollare il pregiudiCamera di sangue consiste soprat- zio che vuole l'alterità della donna tutto nell'attaccare con sarcasmo come un fatto ontologico, come iconoclastico quella fissità ideolo- una cosa, per così dire, naturale. gicae morale che riposa dietro ogni In The Sadeian Woman, un sagPatrizia Carella gio-pamphlet di prossima pubblicazione da Feltrinelli (come del resto nei racconti e nei romanzi), la Carter si intrattiene soprattutto ad analizzare, rivisitare e demolire con sarcasmo le simbologie sessuali di cui è intessuta la letteratura, da quella più vulgata a quella colta. Rinviene, negli strumenti simbolici di cui si serve, gran parte della cultura occidentale, il tentativo di astrarre l'immagine femminile da ogni corrispondenza con la realtà: le ridefinizioni di antichi miti di cui spesso è intessuta la letteratura (dalla sacerdotessa occulta alla Grande Madre) sono tanto più offensive in quanto tutte, bene o maiii"~r le, tendono ad accentuare l'elemento irrazionale e immaginario che una volta per tutte esclude le donne da ogni possibilità di contatto con il mondo razionale. Vi si legge: «Tutte. le versioni mitiche delle donne, dal mito della purezza redentrice della vergine a quello della madre conciliante e salvatrice, sono dei consolatori nonsenses ( ... ) Sé un revival dei miti di tali culti dà alla donna soddisfazione emozionale, la dà al prezzo di offuscare le reali condizioni di vita. E questo è in primo luogo la ragione per cui essi furono inventati». I graffiti sui muri e la pornografia, per la minore complessità simbolica e la crudezza degli strumenti, costituiscono forse l'esempio più evidente di una ideologia che vuole costringere il concetto di sessualità entro schemi fissi e immagini archetipe, astraendolo in tal modo dal contesto storico e sociale in cui si sviluppa e si trasforma. Una pornografia che vede la donna come puro oggetto di ricezione e l'uomo come principio attivo che solo le dà significato, è una mistificazione che esemplifica o, per meglio dire, nega follemente, in una sorta di reductio ad absurdum, non solo l'esistenza e la coscienza· individuale, ma anche le complessità delle relazioni umane. Da tale accusa non è certo esentata la cultura ufficiale: le stesse teorie freudiane che riconducono gran parte dei modelli comportamentali dell'uomo al comune denominatore della sessualità e dell'anatomia non mancano di ambiguità; «la mia anatomia - afferma la Carter- è solo parte di un'organizzazione infinitamente complessa, il mio essere» (The Sadeian Woman). In tal modo viene messo in moto quel problematico rapporto fra donna e scrittura, cl)e in primo luogo obbliga a fare i conti con una tradizione fondamentalmente maschile. È a tal proposito che Virginia Woolf, in Una stanza tutta per sé, affermava: «Se la donna non avesse altra esistenza che quella assegnatale nella letteratura maschile, la si potrebbe supporre una persona di estrema importanza; molto varia; eroica e meschina; splendida e sordida; infinitamente bella ed estremamente odiosa; grande come l'uomo, e certuni dicono assai più grande» (Woolf, Romanzi e altro, Milano, Mondadori, 1980, p. 757). Si tratta, insomma, di strappare quell'immagine alla fissità ideologica e iconografica, di ridefinirla all'interno del contesto sociale e storico in cui si forma e, non ultimo, di indicare nuovi legami fra scrittura e corpo vivente. Ed è proprio in Sade che la scrittrice riconosce colui che per la prima volta, con la violenza iconoclastica e demistificatrice delle sue opere, apre una breccia nel museo delle cere della letteratura. Con lui le relazioni sessuali e la violenza erotica sono calati all'interno dei rapporti sociali esistenti, fino a divenire la metafora stessa delle strutture sociali e politiche che governano la Francia degli ultimi anni dell'Ancien régime. Vittime sacrificali o sacerdotesse di selvagge feste propiziatorie, le eroine sadiane divengono emblemi di un sistema di tensioni sociali e di fermenti rivoluzionari; i suoi libertini, aristocratici e latifondisti, sono l'incarnazione della corruzione e delle perversioni delle istituzioni e del potere. Ne emerge il quadro inquietante e tragico di un inferno governato dalla logica ferrea della tirannia pura e della violenza. L a conclusione morale dellaJustine che vede nella virtù non un bene da perseguire, ma un male da evitare, scalza la tipologia femminile del tempo, della brava ragazza borghese e della vergine perseguitata, che troverà l'esempio più emblematico nei romanzi del Richardson. Ma è soprattutto nelle grandi donne, in Juliette e in Clairwill, come nella Principessa Borghese, Caterina di Russia e Carlotta di Napoli, che la Carter vede realizzarsi la dissacrazione totale della tradizione letteraria. Queste donne che hanno conosciuto le alte sfere del potere e hanno fatto uso della tirannia e della violenza, trascendono ogni distinzione di sesso e di classe, sovvertendo così il ruolo tradizionale cui erano state assegnate e con esso l'istituzione patriarcale. Certo, la Carter è ben consapevole dei limiti e delle contraddizioni insite in queste figure: il modello cui aspirano queste donne è quello maschile; la loro liberazione è strumento di oppressione per gli altri, siano uomini o donne. Ma ciò è dovuto ai limiti ideologici stessi dell'autore: Sade, nemico acerrimo delle donne, solo inconsapevolmente finisce per divenire un loro alleato; con lui la donna subisce un processo di demistificazione e di secolarizzazione: non è più la mitica madre, la dea Natura simbolo della fecondità; nega, con la pratica dell'aborto, l'istinto materno e afferma, nella ricerca del piacere fisico, la propria autonomia sessuale. All'interno della cultura occidentale, dunque, la Carter rinviene in Sade un punto di riferimento importantissimo, perché è solo distruggendo alle radici, come lui ha fatto, il tempio del «vecchio Adamo, esemplificato in Dio, il Re e la Legge» (p. 24), la sacra triade del- !'Autorità, che si possono fondare le basi di una reale emancipazione, di una società che non ammette né ~ conquistato né conquistatore. .s Con genio e arguzia la Carter ~ crea le sue figure femminili - e mi c:i.. riferisco soprattutto a romanzi co- ~ me Love, Heroes and Villains, The -. .9 Magie Toyshop - sulla scia di Sade, I;:! s:: trasformando quelle oltraggiose s:: Il.) invenzioni in simboli del nostro 0-0 tempo e obbligando a restituire al- ~ la donna - attraverso lo smaschera- s:: mento ironico dei vecchi clichés - un'immagine più ricca e autentica.
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