Alfabeta - anno VII - n. 68 - gennaio 1985

Carlo Cristiano Delforno Transizione Torino, Einaudi, 1979 pp. 151, lire 3.000 Via Palamanlio Milano, Rizzoli, 1981 pp. 190, lire 8.000 Blu Indigo Milano, Rizzoli, 1983 pp. 188, lire 12.000 Fiaba estrema Milano, Rizzoli, 1984 pp. 163, lire 14.000 stupirà perciò se il nuovo libro, smascherato: «Adesso basta - dis- se si vuole, alle tecniche degli haiFiaba estrema, si svolgerà in un se Lustig in un sussurro-. L'entità kai giapponesi, o alle suggestioni tempo a venire, in una realtà deva- che tu rappresenti non è. E quella del tao. stata da un'imprecisata catastrofe. che voi volete rappresentare, non è Non sorprende, perciò, se lungo Tanto più che il senso, l'atmosfe- più ... Lasciatevi aspirare, o larve questo itinerario Carlo Cristiano ra della catastrofe sembra domi- schifose. Voi siete larve, ciò che Delforno incontri Robert Walser. nante in tutta la narrativa - sin qui vive dentro alla morte. Viah!» Di lui egli scrive: «Ogni suo libro, -di Delforno. Sarà in Transizione, Entro lo spazio delimitato da ogni sua immagine respira questa la morte del padre: «Un giorno queste due polarizzazioni- appun- meravigliosa libertà, che nel caso morì e morì sulle nevi, sciando a to «estreme» - i viventi «accanto- circoscritto di ogni scrittura è liriSestrière. Sciava con la famiglia ed nati» che vivono un'esistenza lar- smo. Un lirismo casuale, neutro, è morto. Tra una curva e l'altra, la vale e ne sono desolatamente con- taoista, che riveste la logica della vita lo lasciò. Istantaneamente, im- sapevoli; i morti reali che, larve, grande Emozione» (si veda, di provvisamente. Sembra crudele, disperatamente si aggrappano al- C.C. Delforno l'articolo «Sulle ali assurdo dire la cosa così. Ma la l'illusione di essere ancora vivi degli angeli», in Il piccolo Hans, realtà lo è stata, non il modo di («Se tu sapessi come è vuoto il cie- n. 37, gennaio-marzo 1983). Un linarrarla, che si ritaglia sull'avveni- lo. Non c'è nulla, nulla, nulla ... Se rismo - aggiungerà nello stesso ar- «Nel nome di Josef K.» mento. Morì così, per caso... Sulle tu sapessi quale gioia è per noi re- ticolo - che nasce dallo «stupore» in Il piccolo Hans n. 31 nevi». O in Via Palamanlio: «Il filo spirare il calore della terra ... »), tra che la piccola vita di ogni giorno strana storia che lo aveva incuriosì- .:.._\f·-"· -••-.,.._,. ·.:· to. Essa parlava di un misterioso '.~ftti/ castello che sovrastava un piccolo 't.S:-( ::~:-~~:::: .::: villaggio. La divorai senza capirne ifl# ., una parola e senza, perciò, cessar- td? ne la lettura. «Oggi, a ventiquattro anni di distanza (il giorno dopo), desidero ritornare sul luogo dell'inizio, esprimendo, in questo appunto, l'amore che provai, e che ancor provo per quella persona, la quale m'aiutò a vivere senza mai dare un'importanza sconsiderata, sì... , intendo eccessiva, a cosa m'accadeva intorno.» Così Carlo Cristiano Delforno in che dà titolo e tono al terzo romanzo di Delforno, l'estate, ancora, che si configura sul pianeta sconvolto di Fiaba estrema. Giacché, per Delforno, uomini, animali, paesaggi sono egualmente «creature»: intento dello scrittore è dar loro forma: «dar forma- scrive nella pagina 'preliminare' a Fiaba estrema-, con la parola scritta, a creature e situazioni che, quali escrescenze incorporee, immagini eteree per lo sguardo retinico, desiderano trasformarsi sulle pagine del volume lasciando di nuovo solo, ma intatto, il narratore». Il Narratore, appunto. Da non confondere, come si sa, con il personaggio, sia esso protagonista o no, che dice «io». Quest'ultimo, dominante nella trilogia, ma sostituito dalla terza persona nella Fiaba, ha sempre dietro di sé, con sé, e questa sempre in prima persona, la coscienza dell'operazione che si è in corso di compiere: la scrittura. <~Quando un giorno rileggerò questi appunti e ricorderò di averli scritti, ricostituirò in me il sentimento che provai in quell'istante vivendo la scena descritta su questo foglio. Quando questo avverrà forse capirò meglio. Io sono lui, dirò per esempio. Io sono colui che scrisse l'esperienza e vedrò questo con triplice consapevolezza: quella della vita, della narrazione e della lettura» (Fiaba estrema). «Essere costretti alla menzogna :\ può giovare all'arte romanzesca, { ed è stimolo dell'immaginazione una nota su Kafka pubblicata, nel ':=' per la nostra intelligenza» (Blu /n1981,su Il piccolo Hans; più che un ,t. '' • digo). frammento autobiografico, quasi l{t\\% «Cosa la storia narra non ha la ir:::~~x. una dichiarazione di intenti: qual- {@ ... benché minima importanza. I fatti, cosa che ci aiuta a meglio accostar- ~\t\1fit\}:$~- in sé, isolati, sono continue incoe- • • • {:::-~$;;::. ·*~~::~i::-»::::- CI al suo lavoro, fttto, dt narratore: 11,.>tltt:MX renze. La storia non bada ai fatti, qu~tt_roroman~i dati .al!a _luce in l;t\!\{lt:~\\\1}· di questa essa si serve come la vosoh cmque anm, e tutti d1nlevante .';\f: /@%,, .-.-,-:,;.~::,,,·,,:;.,'Jf'''"''··''·,::::-.-❖ • . stra persona della sedia e le nostre i.~iit1~~~~~:è41~~0j:r~ ~,4,_,~_rz:t;•~~:-_:7~*~ ~~~E~~~i~;~~~~:~ to, Lowry, Walser, Ionesco ... ) - copertina). una sua esperienza di viaggiatore conduttore della storia, come si di- questi poli estremi del non-essere («le malinconiche e gentili aspira- Non si tratta - mi sembra - di europeo, Londra, Parigi, Roma, la ce, era abbastanza esemplare, e si muovono, agiscono, amano, sof- zioni della signorina che cerca ma- mere dichiarazioni di poetica, che, Savoia, che ritroveremo in Blu In- anche un po' triste, poiché non fini- frono tutti i numerosi personaggi rito ... il calore di un sorriso, il mi- come si sa, per la comprensione dei digo, un occhio attento alle vicen- -vamai bene nel suo gran fin.aie, e che popolano le narrazioni di Del- stero d'una mano, o una lettera che testi di uno scrittore contano que~- de, non solo letterarie, del mondo: nemmeno nelle piccole fini che vi forno: con un di più o di meno di ti giunge inattesa») possa- malgra- lo che contano. Piuttosto, per tutto tutto tranne che 'provinciale', se è sono al termine di ogni giornata. consistenza, ma sempre, in ogni ca- do tutto! - rivelare elementi, parti- quello che si è detto, queste «intruvero che anche la Torino dei due Partiva bene e finiva male. Perché? so, costituiti di uno spessore, di cole, éli senso. sioni» dell'Autore costituiscono primi romanzi, Transizione e Via Perché mai doveva per forza finir una materia, labile, debole, dotati parte integrante del.suo universo Palamanlio, è in realtà una «città male?» O ancora, più sottilmente di uno statuto esistenziale incerto, s e dunque sarà sufficiente un narrativo: ogni evento, ogni persodel mondo». forse, in Blu lndigo: «Insomma, figure, proiezioni, umbrae, si- gesto, un colore, un senti- naggio, ogni luogo, nei romanzi di Fortemente rilevato, individua- siamo gente che la società degli uo- louettes. mento anche banale, a costi- Delforno, si presenta con lo statuto lizzato, al contrario, il personaggio mini ha voluto accantonare ... Vi Ma se il Lustig della Fiaba estre- tuire, a definire, una 'realtà', ciò «larvale» che ad essi è attribuito che dice «io» nei tre primi romanzi, sono persone che sono destinate a ma li scaccia via con la stessa (forse significa che vi è un luogo, un po- dall'essere «scritti», costituiti di concepiti e strutturati esplicita- morire giovani, fisicamente giova- necessaria) violenza con cui ha im- sto, una casella del tutto ove possa «parole»; ma sono proprio le paromente come una trilogia: lo Stelvio ni: ossia, vengono uccise da un ma- prigionato e aggiogato gli struzzi insorgere l'esistenza, per effimera le, e le loro sequenze, a «fissarli»in Enrico Marcone che ha venduto in le, da se stessi o da altri. Ve ne sono che condurranno al mare il carro che essa sia, e ove essa, comunque, una faticosa «estrazione» dal nulla Transizione la fabbrica ereditata altre - noi, per esempio - che sono della salvezza, il Narratore, mosso possa acquisire un 'valore'. Né ciò che è sotto il cielo. E ciò avviene, dal padre, ha ritrovato, in Via Pa- destinate a morire spiritualmente; da ciò che egli stesso definisce una vale unicamente per gli umani, se, come Delforno dice da qualche lamanlio, l'immagine della madre qualcosa di prezioso, direi d'essen- ineludibile pietas, dona una sostan- particolarmente in Blu lndigo, tali parte, per amore, per pietas. Nella ragazzina, si allontana dalla moglie ziale, viene loro a mancare. Conti- za, sia pur sempre minimale, a que- segnali di presenza ci sono_offerti pagina, a differenza che nella vita, e dal borgo savoiardo, a chiusura di nuano a esistere, certo, ma non vi- ste presenze. Lo fa con il solo stru- (ancora una volta 'taoisticamente') quando di «pagina», cioè di scrittuBlu lndigo. vono più ... E spesso, non lo sanno, mento di cui dispone, a forza di dagli stessi animali: «Delfina aveva ra letteraria si tratta, nulla viene :::: Segnata da questa presenza, e da voglio dire non sanno che fingono parole; noi, critici, diremmo «a un braccio intorno al collo dell'or- perduto, e una Françoise «vale» _5 interni rimandi e richiami, la trilo- di vivere». forza di stile». so, il grande capro s'era messo con una Gilberte Swann o una duches- ~ gia muove dallo «zero» e dall'«u- Delforno, infatti, è scrittore col- le zampe sul davanzale e mi fissa- sa di Guermantes; un orso, al limiCl.. no» dei capitoli, o delle parti, del u na citazione, quest'ultima, to, passato attraverso la grande va; padre Tilly teneva tra le mani te, tutto l'orgoglio del quale il pro- ~ primo testo, si espande nel «due» che trova immediato riscon- narrativa del nostro secolo, della un gatto». Ancor oltre, diremmo, è tagonista di Transizione dice di es- ~ del secondo, ricade all'«uno» e allo tro nelle pagine di Fiaba quale impiega sapientemente le lo stesso mondo (cosiddetto) inani- sere imbevuto. -~ «zero», circolarmente, del terzo. estrema. Qui, nel loro viaggio ver- maggiori scoperte espressive: dai mato a parlare, a chiedere, a chie- In questo senso, forse, Delforno i:: ~ L'autore ha coagulato, in queste so il mare, il piccolo gruppo dei flashes-back proustiani al monolo- derci, di essere riconosciuto: il tra- può dire dei suoi romanzi che sono bo cinquecentocinquanta pagine un protagonisti superstiti si imbatte in go interiore, aggiungendovi di pro- monto estivo o l'alba che fanno da «leggende». Quanto al Critico, che ~ giro dell'esperire - o dell'immagi- una città ancora abitata, col suo prio, oltre alla specificità dell'uso scenario agli eventi di Transizione, qui si espone, vuol concludere con nare. Ha narrato, come egli affer- sindaco, le sue rappresentanze, le dei modelli, le spezzature, sintatti- il paesaggio «austero», «plumbeo» un ghiribizzo: poniamo un etimo ~ ma nel risvolto di Via Palamanlio, sue lotte politiche per il potere. Ma che e grafiche, che fanno scivolare del cortile di Via Palamanlio, colto forzato. «Leggende» come storie ;:g_ una «leggenda», «che non sarà l'ul- tutto questo - come sottolinea il il dettato pros~stico in forme poeti- anch'esso in un giorno d'estate, il che meritano, e pienamente, di es- ~ tima». Solo il lettore disattento si testo- è unicamente illusione; e va che, o il ricorso ad incisi riferibili, nivale «blu indaco» della Savoia sere lette.

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