Alfabeta - anno VI - n. 66 - novembre 1984

di fuga», anche schizoide: che è l'improvvisa apertura o il contrasto con la repressione, nel servo della gleba, nei peflegrino, nell'eretico, ecc. ecc., e oggi nella base .-di massa. Inoltre in Pasolini preme profondamente e violentemente l'irrisolta sutura, da parte qi tutta la tradizione teorica della sinistra, fra .mondo contadino e mondo operaio. Il problema relativo investe in certi periodi la sinistra in termini decisivi. E per esempio la «cultura popolare» che troviamo anche presso Bachtin, e che è separata e propria del «basso», con autonomia, è quella contadina del Medioevo e Rinascimento; quella operaia è connessa invece, anche se con scopi alternativi, alla intellettuale e cittadina postilluministica. Ciò si sente in Pasolini come fondo. Ciò ha ripreso evidenza massima dopo il dibattito mondiale recente nell'occasione del centenario di Marx: la connessione del Terzo mondo col materialismo marxista è stata posta come l'attualità del marxismo, indicando anomalie e imprecisioni in proposito. 3. Re- e tras-gredire Oggi che la sinistra abbisogna di una strategia complessiva nuova, dopo le recenti lacerazioni e sconfitte, a me pare che certi sbocchi della ricerca intellettuale (insieme e tutt'una che poetica) quale si è . svolta in Pasolini (e in altri) della generazione nata negli anni venti, possano essere ripigliati. Occorre allora un atto o un momento di regressione lucida sui motivi fondamentali. Devo dire che io non amo gli equivoci sul termine e concetto di industria: esso è positivo nei clas- •• sici e vuol dire lavoro in gruppo,_ pon livellamento. C'è però nella FondoP.P. Pasolini scelta tutta produttivistica della stessa sinistra tradizionale, dopo il '45, un errore; si deve cogliere con l'analisi accuratissima il punto o la produzione comporta eventi disastrosi.. . Ed è . necessaria una strategia cognitiva e di grandi scelte che ci possa rimmergere nei filoni dei fondamenti: l'evoluzionismo, le culture del Terzo mondo, la lotta sull'ambiente, ecc. ecc. Né certo il nuovo interesse (francese) per Pasolini deve leggere semplicemente come passatista, e cioè di tipo «anacronistico» attuale, un suo proprio atteggiamento. Ora la trasgressione a più livelli, e la critica complessiva e la cultura del cambiamento, possono ripartire solo mantenendo un'attenzione polemica nei riguardi di ogni tentativo di livellamento (che oggi si è unificato, con la massima evidenza, nell'ambito che definiamo «mediale»). Infine vorrei citare un grande teorico e storico terzomondista in Usa, Wallerstein, che ho ascoltato lo scorso inverno leggere a Roma in un buon italiano il suo formidabile intervento al Convegno dell'Istituto Gramsci su Marx, da lui scritto controllando la traduzione italiana dei testi (con la collaborazione di Nicoletta Stame). Si sa che Wallerstein pone nei primi secoli dopo il Mille l'inizio del capitalismo, o piuttosto di quella «economia-mondo» che egli articola nella contraddizione generale fra centro e periferia. Leggo anzitutto: «il capitalismo ha rappresentato un regresso morale e per la vasta maggioranza della popolazione mondiale un regresso materiale, perfino quando ha assicurato agli strati superiori del mondo (ora estesi da un 1 per cento a circa un 20 per cento della popolazione mondiale) un benessere economico e uno stile di vita • che superano di gran lunga perfino le possibilità dei potentati orientali del passato» (pp. 38-39del dattiloscritto). E sulla strategia Wallerstein osserva: «Una transizione che è controllata, che è organizzata, deve necessariamente contenere qualche forma di continuità dello sfruttamento. Dobbiamo abbandonare la paura di una transizione che prenda la forma di uno spezzettamento, di una disintegrazione. La disintegrazione è confusione, può essere in qualche modo anarchica, Note (1) Pasolini, Longhi e le avanguardie. Come osserva G. Contini nella voce «Espressionismo» della Enciclopedia del Novecento (1977), Longhi utilizza la sua lettura giovanile di Worringer, che fu- tra i primi a usarè u· teniiìiiè attorno al '10, per estenderlo a suo modo inaspettatamente ad alcuni pittori bolognesi del Trecento. Io ritengo che Pasolini abbia sviluppato quest'uso inizialmente eccezionale di Longhi, scaricando fuori dalle ricerche che si è usato definire «avanguardie» l'espressionismo stesso (nel quale egli si iscrive, pur con realismo di effetto manieristico, e io pure oggi mi iscrivoe lo ribadisco in senso rigoroso nuovo). Per alGibba ma non è necessariamente un disastro ... Le organizzazioni possono essere essenziali all'inizio, per rompere la crosta». È così •sconcertante la visione che proviene non dal centro ma dal mondo, e cioè da quello stesso che si è usato dire «sottosviluppo» ... E bisogna riprendere - anche nel proprio della ricerca letteraria - i motivi fondamentali che, in ·un'attenzione posta come assoluta sul linguaggio oppure sul valore della storicità, sono diventati sotterranei. Con il patrocinio di Ministero dello Spettacolo Ministero degli Esteri Ministero dei Beni Culturali Ministero della Cultura di Francia presentano tro gli atteggiamenti teorici sulle avanguardie del Novecento sono articolati in più modi: a) spiegazione teorica nuova (l'allegoria di Benjamin, che per Lukacs è forse accostabile al «simbolico» proprio dei primitivi in Hegel); b) periodo innovativo estremo (o postromantico) come è nel concetto di «tradizione del nuovo» nella formulazione di Rosenberg per l'arte; c) collegamento, talora riduttivo talora rivelativo, con altri momenti storici, limitando la validità ad alcuni autori (Carrà e De Chirico come appare ancora oggi nella «storia» diretta da Zeri, o con svuotamento del concetto stesso di «avanguardia» a cui si è assistito in quest'ultimo periodo presso vari autori). • • <<... con le armi dellapoesia... >> Parigi 1 ottobre1984 - 6 gennaio 1985 PEUGEOT TALBOT ITALIA Sponsor culturale (2) Pasolini e il '68. Un altro chiarimento minimo. Pasolini ha avuto alcuni rapporti interni al movimento: per esempio con Adriano Sofri fin dal Potere operaio di Pisa. Accanto a lui Moravia leggeva e commentava a voce accuratamente i nuovi opuscoli... Devo dire che mi fu offerto di inserire nella rivista Nuovi argomenti, come in un canguro, la nuova rivista col titolo Che fare a cui lavoravo con Pomodoro e con Di Marco più giovane; non accet- •tai, ma la spregiudicatezza fu chiara pubblicandomi un breve saggiodi critica teorica interna alla storia del Pci... Certo in Pasolini il livello teorico non era solido fuori della letteratura; ed egli si fidava piuttosto delle persone ... In più, per studiare i suoi vari atteggiamenti e rovesciamenti, si deve badare che certo c'è una sua «drammatizzazione» della propria ambiguità fra militanza e religione; ma c'è in più un trauma straordinariamente continuo della morte del fratello minore ucciso da compagni nella resistenza, che lo spingeva a deprecare sempre ogni forma politica di «libidine dell'azione»... Si deve infine tenere conto del supporto nella linea del Pci secondo cui si è voluto dopo il '45 connettere «partito» e «fronte» escludendo l'impegno sul materialismo teorico e avviando quel nesso comunista-cattolico, di cui Pasolini è rappresentante, e di cui il '68 è stato contraddittore. La relazione fra i grandi intellettuali e il '68 è tuttavia non semplice ma stratificata, dalla partecipazione teorica intellettuale di Fortini, al rigetto di stretta osservanza tradizionalista di Sanguineti, all'attività elaborativa di altri o alla tensione autentica di Althusser per ricollegare vecchia e. nuova sinistra. Si può dire che Pasolini, critico del '68, si è comportato a tratti con interessi terzomondisti e ribelli assai simili, vissuti come alternati- -va sentimentale e come dissenso assoluto. Chiaramente ciò non ha un valo- •re neoclassico o «anacronistico». Testo ampliato dell'intervento al • seminario «Strategiedella trasgressione» al Centre Pompidou a Parigi il 5-6 ottobre iniziando la seriedi manifestazioni per Pasolini. (Gli .interventi sono stati di E. Golino, M.A. Macciocchi, D. Noguez, M. Pleynet, G. Raboni, A. Romanò, G. Barbiellini Amidei, R. Dadoun, F. Fortini, F. Leonetti, G. Scarpetta, G. de Van). Arei/media

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