to permanente di cronaca. Con il fiuto che lo contraddistingue, Indro Montanelli si è accorto di questa paradossale condizione collettiva; commentando le vicende andreottiane, Montanelli ha scritto: lo scandalo all'italiana «dopo aver divampato e devastato, non viene, come dappertutto altrove, archiviato. Viene inscatolato come il tonno e la consçrva di pomodoro, e messo in dispensa per • 1 succe·ssivi impieghi. Ecco perché gli scandali non si riesce mai a seppellirli, e ogni poco ci tornano in gola... » (Tiroal piccione, in Il Giornale, 14ottobre 1984). Certo, è facile obiettare che scandali e misteri d'Italia non finiscono mai perché non vengono quasi mai risolti. Ed è altrettanto facile osservare che, facendo leva sulla noia e sulla nausea dell'opinione pubblica, si rischia di «seppellire» e «archiviare» i fatti più torbidi e i misfatti più ripugnanti. Montanelli tuttavia vede lucidamente che l'esigenza di comprensibilità, di «fissare» il passato per fare spazio al presente, sta montando come una necessità incomprimibile del metabolismo civile. La «questione morale» si muove in bilico fra un potente desiderio di fare chiarezza e il desiderio altrettanto potente cli evitare che il passato continui a intorbidire il presente, senza che nulla si chiarisca mai davvero. È in questa situazione obiettiva che si trovano oggi la stampa e tutto il sistema dell'informazione. Fossero pure la stampa e l'informazione migliori del mondo, potrebbero fare ben poco per modificare in meglio tale situazione, anche se molto possono fare per modificarla in peggio. Il contributo, assai modesto e assai poco esaltante, che questa rubrica può dare in questa circostanza è quello di documentare come i nostri giornali definiscono, delimitano e interpretano la «questione morale», questa etichetta che deve designare troppe cose, spesso poco comprensibili in termini di moralità o di immoralità. Queste difficoltà sono indicate, non senza toni di sconforto, da Alfredo Pieroni che sul Corriere della Sera ha scritto: «Tutto ciò pone un problema ai giornali e ai giornalisti. Noi siamo dei reporter e siamo costretti a riportare. Siamo però perplessi, perché vediamo che nel gic;>caol massacro, in buona parte gratuito, è esiguo il numero di chi resta a sedere dignitosamente. Non vorremmo essere accusati di partecipare a un gioco al quale i cittadini, nelle pause del loro lavoro, assistono senza capire né il senso, né il fine». L'articolo, che compare in un commento di prima pagina, sotto il titolo di testa del 16 ottobre Il governo è con Andreotti, reca un titolo assai si- ' gnificativo: Quando il cittadinoassiste·senza capire. Pieroni cita Thomas Babington Macaulay: «Non conosco spettacolo più ridicolo degli inglesi in uno dei loro periodici attacchi cli moralite» e aggiunge: «Se vogliamo tradurre in italiano e adattarla al nostro Paese, va introdotta una variante. Lo 'spettacolo più ridicolo' cambia: diventa 'Lo spettacolo più irresponsabile'». Sulla Repubblica dell'll ottobre un commento cli Gianni Rocca (Il ~ terzo livello) muove da considera- ~ zioni analoghe per giungere però a ·i conclusioni opposte: «C'è spessoc:i.. nel nostro paese - un moto cli fa- ~ ·stidio per chi solleva, periodica- ~ mente, la questione morale. 'Pro-' ~ paganda a buon mercato ... Facile j moralismo... Dietrologia da stra-. pazzo... Generico polverone ... ~ Pretesto per complotti e colpi bas- ~ si...': son cli solito questi i comi:: menti degli uomini politici cli volta ~ in volta investiti in pieno o lambiti Ì da uno scandalo. In realtà la que1! stioò.e morale è ormai, da molti anni, la scenografia abituale della recita politica italiana. Leonardo Sciascia la definisce 'il contesto' ... Si • prendano le conclusioni rese note ieri sul 'caso Cirillo'. Siamo alle solite: servizi segreti che, sotto l'ala della P2, deviano dalle loro: incombenze, s'intrecciano con la· delinquenza organizzata e il terrorismo, si sostituiscono ai poteri legali dello Stato... L'indebolirsi· dello Stato e delle sue istituzioni, l'indiscriminato uso del potere da parte dei partiti mettt in luce, per. ogni caso che scoppia (Sindona, Gelli, camorra, mafia), quel 'terzo livello' che non è altro che la somma di amicizie pericolose, di legami inconfess<l:bilid, i nefasti do ut des. Troppo comodo di fronte a queste realtà rifugiarsi nelle scappatoie o 'chiamarsi fuori'. È un modo di governare che va cambiato». La Stampa del 21 ottobre presenta un articolo di Massimo L. Salvadori, La moralenel cassetto, che sottolinea gli aspetti paradossali assunti dalla «questione morale»: «essa è infatti diventata una merce stagionale che i diversi soggetti prendono e lasciano seguendo la propria convenienza». SeI \ / 1/ cA f1 Vt·-' ,;:..,µ "' f~tv-... u-,c,-, "1 •• . . ,. • t'... • • I "-, -.. .-., j notato che «la rivelazione delle· malefatte di tanti personaggi pub-, blici e non pubblici ha creato una situazione di scandalosità permanente che sconvolge la pubblica opinione» e che così «si genera nel pubblico perfino la convinzione che gli scandali siano costituiti solo dalle informazioni che si hanno su alcune malefatte, anche se vecchie di molti anni», Orfei scrive: «È bene ricordare che quel che viene alla luce oggi è espressione. di un grande fallimento. Il fallimento di gruppi e persone che hanno creduto davvero nella propria impunità perché collocati soprattutto nelle infrastrutture pubbliche. Essi si consideravano il personale di ruolo anche rispetto ai capi politici, considerati degli avventizi che mutavano e mutano poltrona troppo spesso senza impadronirsi abbastanza bene dei meccanismi cli esecuzione e di controllo dell'esercizio amministrativo. (... ) Quel che sta accadendo, dunque, è un passaggio obbligato per togliere di mezzomolte illusioni sulla stanza dei bottoni e sull'apoliticità tecnica di tanti grandi commessi dello Stato. Il fatto che numerpsi di questi finiscano nelle c., ..., C, I, \,J (4 fii! .. \..'' ·~' llli I , I I I~ I· "l) ,-.Q. { I 4 /' ;l"" . ,). (» ,l-', '1,- 1 /' A r~, '/li FedericoFellini condo Salvadori, «quel che appare peggio cli ogni cosa è l'uso immorale della questione morale o, se si: vuole, il suo uso 'politico': che cioè si utilizzi la morale quale bastone da gettare al momento buono nelle ruote altrui. ( ... ) Il che non significache la questione morale come aspetto centrale della nostra vita pubblica sia una falsa questione. All'opposto: essa è decisiva. Ma il dramma politico più autentico è la sua continua strumentalizzazione, secondo canoni che - sia concesso dirlo - sembrano quasi mafiosi. Orbene, una simile strumentalizzazione della questione morale è il nocciolo duro, implacabile dell'immoralità presente. Una moralità tirata fuori dal cassetto al momento buono nelle dosi più opportune rende in troppi casi.accusatie accusatori simili gli uni agli altri». Più «storicista» e aperta all'ottimismo appare invece l'interpretazione data da Ruggero Orfei nel fondo Il segnale di qualcosache cambia, pubblicato da Il Giorno del 21 ottobre sotto il titolo cli testa «L'inchiesta Musumeci - L'ex vicecapo del Sismidepistò le indagini per coprire la P2/L'ombra della strage cli Bologna». Dopo aver maglie del potere giudiziario... sta a significare che qualcosa di profondo sta cambiando». Per il commentatore de Il Tempo Domenico Fisichella, le prospettive sono molto meno promettenti; nelle sue «riflessionisul caso Andreotti» (Il circolo vizioso, 10 ottobre) Fisichella scrive che l'ondata scandalistica non può non portare a una «crisidi regime», secondo una stretta concatenazione: «Se il ministro degli Esteri è costretto alle dimissioni cade il governo, visto che pubblicamente i democristiani sono schierati secondo il modulo di Villafranca. Se cade il governo si esaurisce la formula pentapartitica. Se questa si esaurisce finisce la legislatura. Se la legislatura finisce il quinto consecutivo scioglimento anticipato delle Cam!!re sancisce oltre ogni ragionevole dubbio la crisi di regi-· me e del regime. Il circolo vizioso si chiude e ritorna alle origini». Il p_roblema, avverte Fìsichella, «non è tanto nell'atteggiamento comunista» e «neppure è problema cli politica invisibilee politica visibile». Infatti, bisogna distinguere la «politica invisibile» lecita da quella illecita: «C'è una dimen- • sione lecita della politica invisibile, per ragioni di sicurezza interna e internazionale e anche per altri motivi... Nemmeno in democrazia, dunque, si può dire tutto a tutti». C'è poi la «politica invisibile» illecita, «con i suoi traffici, affari e malaffari, con le sue miserie e i suoi ricatti ed intrighi». Ma anche questa seconda specie, prosegue Fisichella, è in una certa misura «ineliminabile anche nei sistemi democratici, per il semplice fatto che la competizione democratica (quando pure non sia essa stessa fonte di corruzione) è solo una delle arene e dei terreni ove si volge il gioco del potere e dove si sviluppa la lotta per il potere». A questo punto, si domanda il commentatore, «se non possiamo ragionevolmente sperare di eliminarli completamente, possiamo almeno agire e combattere per ridurre gli spazi loschi della politica invisibile?» A giudizio di Fisichella, «le speranze di miglioramento sono assai modeste», perché «sarebbe necessaria una precisa espressione e individuazione delle posizioni di chi accusa e di chi è accusato». Ma nelle odierne vicende «esiste tale scenario di chiarezza, quando neppure sappiamo chi tira il sasso, perché lo tira e per colpire chi?» La conclusione è tetra: «Vi piace ancora una democrazia del genere?» Anche chi dissenta dall'interpretazione data dal commentatore de Il Tempo, deve riconoscere che il «circolo vizioso»in cui si trova il nostro paese vi è esposto con ammirevole franchezza: la «politica invisibile» è in buona parte ineliminabile; poiché, per definizione,, essa intorbida le acque, rende dif-· ficile uno «scenario di chiarezza» e senza di esso non siamo più in gra-, do di capire il senso degli eventi. Accusatori e accusati, «moralisti» e «immoralisti» divengono indistinguibili. Il moralismo rischia di innescare ulteriori pericoli per la. democrazia. Come abbiamo visto, questo atteggiamento - pur con diverse intonazioni - comincia a prendere piede, e non senza ragioni. Contro cli esso si schiera apertamente il direttore dell'Espresso, Giovanni Valentini (Ma il peggio è già arrivato, editoriale del 28 ottobre), quando scrive: «Sull'onda di una malintesa indignazione, sta tornando di moda in questo autunno della Repubblica la censura nei confronti del cosiddetto scandalismo. Ci associamo volentieri anche noi. A patto, s'intende, che dietro la facciata non si nasconda I l'opportunismo di chi vuol assicurarsi l'impunità. 'Oportet ut scandala eveniant', ammoniva la saggezza degli antichi romani. E nella Roma degli anni Duemila non serve neppure invocare come deterrente le incognite del futuro, perché tutto lascia ritenere che il peggio sia già arrivato». ' La locuzione «censura nei confronti dello scandalismo» fa venire in mente che il termine «censura» è stato abbondantemente usato da. più parti per commentare la recente 'sentenza della Corte di cassazione che ha dettato i principi cui la stampa deve attenersi per iion incorrere nella diffamazione. Nel coro di proteste, è da dire, non sono mancate voci come quella di Marco-Pannella e di Piero Ottone che hanno indicato nella sentenza un richiamo a regole fondamentali del giornalismo, troppo spesso violate. Ma il fatto stesso che la sentenza cadesse proprio nei giqr~ ni delle polemiche sulla questione· morale e sullo scandalismo non può che sollevare pensieri poco allegri sul ruolo che la stampa italiana potrà svolgere in futuro in mezzo a una situazione tanto ingarbugliata. Alla lunga, le regole malsane della «politica invisibile» impongono un'informazione altrettanto «invisibile». ~ANCHIDA EDITORI Edgar· Lander BELA LUGOSI biografia di una metamorfosi presentazione di Gianfranco Manfredi Angel Amigo PONCHO la fuga da Segovia Jack London LA BOXE due racconti Victor Serge DUE RACCONTI il vicolo San Barnaba l'ospedale di Leningrado Ida Travi UN MATERASSO CHE VA A VAPORE con una nota di Elvio Fachinelli Roberto Vaccani ~ ...E LA TESTA j RITROVÒ LE MANI proposte concrete di lavoro in classe Autori Vari GLI OSTELLI DELLO SCIAMANO alle radici della tossicomania Alfonso Sastre CRITICA DELL'IMMAGINAZIONE tomo 1. <'"ll.1n.1 I r:1·:,: 11 ,it i Luigi Bruni E.T.A. storia politica dell'esercito di liberazione dei Paesi Baschi introduzione di Eva Forest . Matériaux IL RIFIUTO DEL LAVORO gli operai contro lo stato Tl:.\\l'll!IJ.\ I Ili l<Jl'.l Cl>l'.il> t'l)::.o ~J, ~(J l 1; 1 .li 1:. J te-!. ((,.!) 1,·,'. 1.: I,!.\ ,,... ..__ .... ... Cafme Società Itaìiana di Musica da Camera flauto: Glauco Cambursano, Alessandro Ponzi, Andrea Romani oboe: PierGiorgio Mcirandi, Silvano Scanziani, Franco Tangari clarinetto: Vincenzo Canonico, Massimo Fornasari, Gaspare Tirincanti faqotto: Ovidio Danzi, Oscar Meana, Vasco Vacchi corno: Stefano Alessandri, Angelo Borroni, Valerio Maini tromba: Giuseppe Bodanza, Sandro Malafesta trombone: Giancarlo Corsini, Renato Filisetti pianoforte: Marisella De Carli, Sergio Lattes percussioni: Maurizio Ben Omar, Valter Morelli violino: Anahi Carfi, Carlo De Martini,' Mauro Loguercio, Gigino Maestri, Raimondo Matacena; Bruno Salvi viola: Tito Riccardi, Renato Riccio, Luigi Tondo violoncello: Alfredo Riccardi, Marco Scano contrabbasso: Cesare Maghenzani Direzione artistica, organizzazione e pubbiche relazioni: Vincenzo Canonico, Oscar Meana, Nicola· Silvestri ii MONTEDISON fl PROGEITOCOLTURA
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