D al Ludwig all'Hitler, dal Winifred Wagner al Karl May, il cinema di Syberberg è un progetto di genealogia audiovisiva dello spirito tedesco, realizzato attraverso una ricostruzione fantasmatica e eclettica dei suoi miti e delle sue ossessioni, delle sue utopie e dei suoi simulacri. Wagner è il centro di questo percorso interpretativo, l'immagine attorno a cui si dipana il discorso di Syberberg, il nucleo pulsante che illumina i microcosmi descritti e definisce le coordinate fondamentali dell'universo evocato. Perché Wagner appare a Syberberg come una sorta di realizzazione rovesciata e infinitamente dilatata della filosofiaclassica tedesca,_ costituisce una concrezione ideale in cui un Volksgeist a un tempo si scopre e si definisce nella sua forma simbolica per diventare atto, storia. Secondo Syberberg, Wag- • ner elabora una mitologia deter- I minata ·che rappr~senta il punto d'incontro di tutte le utopie radicali della Germania contemporanea, dal progetto di una estetizzazione del mondo di Ludwig II al programma hitleriano di palingenesi totale attraverso la distruzione degli impuri. In questo quadro, la realizzazione del Parsifal come film riflette la volontà· di Syberberg di confrontarsi con un'immagine di Wagner che esprima la forza del mito nella sua più rigorosa concentrazione e nella sua più consistente risonanza antropologica. È l'opzione per un mondo impregnato di valenze simboliche, in cui si dispiega un 'itinerario esistenziale che delinea non mere contingenze, ma presunte essenze. Il Parsifal è una «grande visione di redenzione intesa come risultato di una conoscenza raggiunta mediante l'illusione e la follia» - come scrive Syberberg stesso nel Parsifal. Notes sur un film-, è uno sabilità della lettura e della passione hitleriana. Il Parsifal è solo un mito catartico e palingenetico, un progetto spirituale che affonda nella testa di Wagner, un testamento visionario che ha determinazioni ideologiche estremamente indeterminante. È un mito ,attra- ,-~~' ...... --......... "' - "· sguardo assorto, concentrato sulla _ ~ublimità di un processo catartico. 1 t,,:,.- E un viaggio all'interno di ,,-·::;;;;/?1, una concrezione estatica e • /;?? ,1 (~ interiore in cui il puro in- !-C .: tellettuale e il puro senti- • ( , mentale si fondono, è la ~.::::::- mitologia di un fantasma di liberazione e di morte che sbocca su un'utopia religiosa. Non a caso Hitler, che immaginava il nazismo come la realizzazione violenta e sacrificale di una grande rigenerazione razziale e spirituale, ·era un devoto ammiratore del Parsifal. Ricorda Winifred Wagner, nella lunga intervista concessa a Syberberg, che Hitler le aveva dichiarato: «Del Parsifal farò una religione». E il Parsifal era stato scelto dal Fiihrer per celebrare l'attesa vittoria in guerra. Naturalmente, sarebbe grottesco attribuire a Wagner la responverso il quale Wagner tenta insieme di riaffermare e di trasformare la purezza e l'autonomia estetica dell'arte classica, inserendola in quel grande processo di reinvenzione totale dell'artistico propria del moderno. Polarità opposte con;ieil mito e la storicità del Weltgeist, il classico e il moderno quali modelli estetici, sono unificati da Wagner in una grande sintesi visionaria. Insieme, il Parsifal è anche la realizzazione erberg più matura della gra~de concezione wagneriana dell'arte, l'essenza stessa del Wort-Ton-Drama. Misurarsi con il Parsifal significava per Syberberg tentare di attuare un Gesamtkunstwerk sulla scia di Wagner, ripensando completamente la messa in scena, per reinventare tutto il testo wagneriano in termini non solo di linguaggio cinematografico, ma di radicale esteticità. L'obiettivo di Syberberg «per rispondere a questa esigenza dell'opera d'arte totale» è .O. creare qualcosa che sia in- . sieme «filmmuto con mu- , ..1', sica, melodramma nella sua estrema angoscia e nei suoi più alti trionfi, opera, film, teatro, pittura, architettura, linguaggio, cultura cantata, musica, poesia e dramma, mito ed epopea e Witz» (Syberberg). Per Syberberg si tratta di continuare Wagner «con altri mezzi», ossia di «rendere udibile quello che non è mai stato visto e visibile quello che non è mai stato udito». Il suo è quindi un progetto non tanto di totale riscrittura del testo wagneriano, quanto di trasformazione del linguaggio cinematografico, di superamento dei confini tra i linguaggi. Far vedere quello. che non è mai stato udito e fare udire quello che non è mai stato visto significa spalancare un occhio interiore profondo e pensare il cinema unicamente per quell'occhio, considerare il cinema come un infinito flusso di intensità pure che non si rivolgono a nessun organo percettivo particolare, ma investono direttamente tutta la sensibilità dello spettatore. 11 Parsifal di Syberberg è allora il progetto di un'avventura oltre la soglia dell'esprimibile, riflette la volontà di raggiungere l'interiorità stessa dell'artistico e di trasformarla in un puro flusso, in una visione musicale, in una piena emozionalità dispiegata. In questa evocazione dell'indicibile come qualità segreta del proprio Parsifal, Syberberg si riallaccia indirettamente alla concezione dell'arte dell'Ejzenstejn maturo che, nel grande saggio La natura non indifferente, individua l'essenza del cinema nella «musica del paesaggio», sorta di «post-pittura che trapassa in una pre-musica». ' È un'idea di cinema fondata sul progetto di «raccontare emozionalmente quanto è inesprimibile con altri mezzi», per realizzare una composizione musicale in cui il supporto rappresentativo venga superato ma non dissolto. E il Parsi[al di Syberberg è una «musica per gli occhi» (Ejzenstejn), in cui «la musica rende udibile quello che è indicibile .(... ) e le·immagini . fissano, trattengono, ·éonsèrvano• quanto non è visibile» (Syberberg). Paolo Bertetto I n Germania Richard Wagner è sempre stato, fino a oggi (e oggi significa: a Bayreuth dopo Wieland Wagner e Chéreau), un'occasione per odiare l'arte eper fraintendere; Richard Wagner, comunque sia, è un caso emblematico per la qualità di chi giudica: sovente, per molte persone prive di conoscenze e di competenze, è un tabù, sinonimo del culto di Hitler e posto sullo stesso piano del mito estatico della sensualità irriflessa e della ricezione priva di spiritualità; infine, proprio nella generazione post-hitleriana, che si definisce illuminata e razionale, Wagner è spesso e volentieri occasione per affrettate confessioni di un certo tipo utili a una carriera intellettuale alla moda, ed è compensato con una sonora pacca sulle spalle daparte degli intimiditi consumatori di mass-media. Tutto ciò è molto strano. che, nonostante tutte le grandi analisi della generazione degli emigrati (infatti, Hitler non erastato un seguace degli scritti di • Wagner, ma della sua musica), soltanto l'atto interpretativo avrebbe potuto condurre questo artigianò della musica oltre _ la salvezza, libero dalla maledizione di quel.passato, fino a una nuova, geniale serenità, che davvero si addice a questo grande tragico. inserito nel filone dell'opera e della tradizione musicale, si offrì un'occasione, particolarmente a Parigi all'epoca della sua proiezione (1973), che fu accolta con piacere dagli amici di Richard Wagner e dell'opera così come dai cinéphiles più entusiasti; e per la prima volta una nuova generazione, al di fuori della Germania - e si trattava di persone in gran parte lontane da Wagner- ascoltò questa musica in un modo nuovo e diverso e, sorprendentemente, la trovò accettabile, come se scoprisse un tesoro nascosto. Ai piani superiori della vita intellettuale tedesca, infatti, Richard Wagner è diventato, dopo il 1945 (non era mai successo), in seguito a ripetuti esami e riflessioni, il musicista spirituale per eccellenza, grazie a Adorno, BloGh e Hans Mayer, grazie insomma a coloro che, sfuggiti a Hitler, erano poi tornati in patria. E per di più Bayreuth è diventata, nonostante tutto, il simbolo della rinascita del/'establishment tanto economico e politico (seppur con esitazione) quanto ' 1 intellettuale, grazie al ben accolto Wieland Wagner e, più tardi, grazie a Wolfgang Wagner con Boulez e addirittura Chéreau, il che ci spinge a chiedere se Chéreau non sia piuttosto un'eredità di Wieland al di là di Boulez, il quale del resto fu chiamato proprio da Wieland. Così Richard Wagner è in assoluto la figura chiave, proprio grazie agli abissi della sua opera e dellasua persona e del culto tributatogli da Hitler, un culto che a differenza di quello dei suoi compagni di partito era di caratterepersonale, ed è perciò possibile affermare che tutto quanto era di Hitler nel Reich di Hitler aveva a che fqre in modo particolare con Wagner. Ed è proprio grazie a questo intreccio con la storia tedesca, a causa della personale attrazione di quest'uomo oggi maledetto, che siamo costretti a avvicinarci al fondo della nostra anima, e cioè, misurandoci secondo il metro di Richard Wagner, a riguadagnarlo a noi, poiché non si supera Hitler né con le statistiche né con Mozart, ma con Wagner stesso. La ferita è sanata soltanto dall'arma che l'ha provocata (fine del Parsifal). Richard Wagner è un caso fortunato della storia della cultura, da un punto di vista politico, morale, estetico e sociale, là dove la colpa e il suo appassionata superamento possono e devono incontrarsi. Bert Brecht s.criveva ancora nel suo diario, durante la guerra, del «vecchio artefice di miti», éd era lì che bisognava intervenire. Era anche chiaro Solo troppo presto fu chiaro che Wieland non sarebbe stato in grado, nella sua miscela di Albert Speer e di stile astratto storicamente condizionato (tavolinetto a fagiolo, epoca anni cinquanta), e a causa della sua stretta vicinanza personale a Hitler, di produrre questo atto necessario. li suo passo in ' \:,~ ~ ,:i - ~ . 7' / - " @;_...,_ ::.o:,- campo esteticofu importante, ma privo della grande forza di convincimento morale e della profondità che, nonché gettare amare la zavorra più esteriore, avrebbe potuto anche garantire una liberazione interiore. La combinazione Boulez-Chéreaufu ilpasso seguente e decisivoper l'internazionalizzazione spirituale-teatrale del teatro wagneriano. Mai come dopo Wieland e Chéreau-Boulez Richard Wagner era diventatod'un tratto e così ovviamente - oggetto della vita intellettuale internazionale, anche al di fuori dei teatri d'opera. Con la mia decisione, a proposito del film su Ludwig del 1972, di scegliere la musica secondo una coerenza che permettesse all'intero film, anche nella sua struttura estetica, di essere, e di poter essere paragonato a, un dramma musicale Questa ricezione, tuttavia, era specificamente francese e contrapposta a quella tedesca, chefin dall'inizio intese questo film e soprattutto Richad Wagner al suo interno tutt'al più come una curiosità, nella misura in cui la curiosità ha a che fare con la nuova generazione del '68 inserita ne~'ambito dell'intellettualismo pop internazionale. L' establishment intellettuale di questo paese si escluse fin dall'inizio. I fraintesi concetti orrorifici dell'estetizzazione e della mitologizzazione, appesantiti dalla maledizione del passato hitleriano, bloccarono la discussione in Germania; e ciò continuò fino a quel film su Hitler efino ali'attualefilm su Parsifal, che pone sullo stesso piano Richard Wagner e il regista, gettandolo nella maledizione del/'oblìo e del boicottaggio con quel calcio che invece avrebbe dovuto aprire leporte del/'onestà intellettuale antifascista e ideologicamente determinata. Si trovarono presto tutti' d'accordo, i critici d'arie, letterari, cinematografici e musicali, e così anche questi film diventarono molto legati a Wagner e, attraverso e oltre di lui, come Richard Wagner stesso, furono un momento di verificaper gli intellettuali di questo paese, e soprattutto per la generazione post-hitleriana. Si potrebbe allora affermare che soltanto unfilm, e soltanto un film tedesco, frutto appunto- di questa generazione posthitleriana, poteva offrire ciò che si doveva offrire: la liberazione attraverso un nuovo atto, a livello estetico, morale, spirituale, politico e individuale. Richard Wagner conosceva il motivo del suo chiedere innanzi tutto là chiarezza, poiché soltanto la chiarezza garantiva dall'evitare rozzi suoni estatici e consentiva quella passione proveniente dallo spirito della musica che giustifica Wagner soltanto; e ciò è consentito e raggiunto in grande misura nella concezione e nella tecnica di questo film. Tuttavia questo rifiuto, dato che si fa ancora di Richard Wagner un tabù per la discussione e per di più un alibi del nuovo establishment divenuto ideologicamente affidabile, rende non soltanto la Germania ma anche Bayreuth la rozza provincia delle risposte banali, dato che tali risposte si negano alla curiosità intellettuale, che è base di ogni analisi. , Cpsì i dibattiti sull'antisemitismo di Richard Wagner sono ~ ('\;I ~ -S ~ ~ ~ ~ .... ~ .C) ~ o s:: ~ ~ s. Il) .C) -~ -------------------------------------------------------------------------11
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